08-07-2010

di
genere
incesti

08-07-2010
scritto 2012-10-31 10:02:59
genere: incesti

Avevo lasciato il mio portatile in ufficio e utilizzando il PC di mia moglie, in una cartella “diario” che avevo aperto per curiosità ho trovato questo file: “08.07.2010”. Non era protetto come pochi altri di quella cartella. Ho iniziato a leggerlo avendo, dopo le prime righe, una potente scarica di adrenalina di particolare effetto sulle parti basse. Ne ho fatto una copia per leggerlo con calma. Non so se sia stato lasciato perché lo trovassi e se un giorno lo scoprirò, racconterò il seguito. Sono passati due anni dai fatti narrati, non mi sono mai accorto di nulla e in questo periodo non ho mai avuto nessun sospetto di quello che era successo, poiché in famiglia nulla era diverso dal solito. All'epoca Patrizia aveva 39 anni molto ben portati, Alberto 18 appena compiuti, ma ne dimostrava almeno un paio di più ed Anna, la piccola, 11 anni. Leggendolo ed andando, adesso, a quel periodo di vacanza nella nostra casa estiva a Rimini, ricordo Patrizia particolarmente calda, disponibile e collaborativa.
Roberto, il padre cornuto.

“08.07.2010”.
Inizia il racconto, di mia moglie.

“Non so se rivelare, in una pagina, quanto è successo, sia voler rivivere fatti, timori ed emozioni. Oppure scrivendo schiarirmi le idee e cristallizzare pensieri e momenti che altrimenti fuggirebbero. Ma adesso ho bisogno di mettere nero su bianco.
E’ successo! Successo che cosa? E’ successo che mi sono lasciata toccare da Alberto.
Con una certa frequenza mi dedicava effusioni non sempre innocenti, passare le mani sul seno, qualche leggera pacca sul sedere e sguardi evidenti se una vestaglia o una scollatura, erano leggermente più aperte, del necessario. Le cose che fanno tutti i ragazzi quando il ribollire degli ormoni si fa particolarmente sentire e la mamma non è proprio da buttare via. Un paio di volte sia io, Patrizia, che Roberto, mio marito, abbiamo avuto la sensazione di essere stati spiati in momenti di sesso nella nostra camera.
Ieri è stata una grande giornata di sole; nel pomeriggio tornati dal mare, dopo la doccia ero distesa a leggere. Anna, la piccola, sarebbe rimasta, fino a questa sera, a casa di una sua amichetta. Alberto è venuto a chiedermi il programma della serata, si è seduto vicino dicendomi che gli era piaciuta la bella nuotata che avevamo fatto e che era contento di passare qualche ora senza la sorella rompiscatole, poi mi ha improvvisamente abbracciato.
Si è rannicchiato contro, come a fare le fusa. Sentivo il suo corpo, il suo abbraccio. La bocca sul collo mi faceva il solletico. Una mano si è spostata sul seno, con una carezza leggera, facendomi indurire il capezzolo. Poi la sua bocca sul copricostume, che cercava l’altro seno. Poi la mano si è infilata nella scollatura.

Il sole che avevo preso, la pelle calda, fa strani scherzi e invece di liberarmi e scacciarlo, come al solito, l’ho lasciato fare. Con carezze leggere, quasi titubanti, mi aveva scoperto ed è stata una strana sensazione, stare proprio sotto i suoi occhi con i seni liberi, lasciandoglieli accarezzare; sempre con tocco quasi impercettibile, incoraggiato dalla mia passività, ha allentato la cintura e scostato i lembi del vestito. Sapevo di essere nuda ed esposta al suo sguardo e sono rimasta ferma aspettando. Ho chiuso gli occhi per lasciarlo più libero ma, sentivo il suo sguardo e le sue mani, che dal seno sono scese, mentre contro il fianco premeva il suo sesso di giovane maschio.
Non so perché l’ho lasciato fare, o forse lo sapevo bene, ma l’ho lasciato fare. Perché mi piaceva. E mi piaceva, davvero. Ma anche per lasciare una impronta che si sarebbe portato come ricordo positivo, spero. Non è stata passività, come ho scritto poco fa, aspettavo, anzi volevo che sciogliesse la mia cintura e che potesse guardarmi. Forse l’ho anche aiutato muovendomi in modo che i lembi del vestitino che usavo, come copri costume, si aprissero. E poi era stato lui a cominciare, ma questa è solo una mia giustificazione. Avevo letto di società in cui era, abbastanza usuale, che fosse, proprio la mamma, ad iniziare il figlio al sesso e la cosa non mi aveva scandalizzato.
Doveva aver capito che non mi sarei tirata indietro e continuando le sue carezze, mi ha detto, come gli piaceva la pelle liscia e calda e che gli sembrava di sognare; zucchero le sue parole; gli ho risposto che, non sapevo se fosse bene, quello che stava succedendo, ma che sarebbe stato per una sola volta; non so perché, ho poi
aggiunto, che, visto che stiamo facendo una frittata, che almeno sia una buona frittata. Abbiamo riso. Non aveva perso tempo, facendomi sentire mano e dita, che giocavano sopra il mio sesso. Era teso e rilassato allo
stesso tempo, come fosse normale avere a disposizione il corpo della mamma; mi ha detto, sorprendendomi e spiazzandomi, "Non voglio solo accarezzarti, voglio guardarti anche li, dove non ti ho mai visto!"

Si era spostato, di traverso, quasi in fondo al letto, con tutte e due le mani allargava e chiudeva le labbra, passava il palmo in mezzo, in un massaggio, che non lasciava scampo, vedevo la sua testa e sentivo il suo sguardo, carezze sul pelo e poi sul clitoride, le dita che si muovevano dentro. Poi la sua bocca e la lingua; era sicuramente la prima volta, ma aveva un istinto innato e ci sapeva fare. Avevo un piede all'altezza del suo sesso e l’ho sentito venire. Ho avuto, anch'io, un orgasmo frenato, ma molto forte, fatto di emozioni e di sensazioni. Ho richiuso le gambe, quasi imprigionandogli la testa, che non voleva smettere di succhiarmi.
Avrei voluto essere nella sua testa per conoscere i suoi pensieri, in quei momenti, disteso fra le mie gambe, con la figa a pochi centimetri dagli occhi, si la figa ed il corpo della mamma a sua disposizione, da esplorare e sentirli palpitare. Si è disteso accanto, con il fiato corto, in silenzio, con il costume impiastricciato.

Gliel'ho fatto scendere e con un fazzoletto ho incominciato a pulirlo, accarezzandolo.
Non volevo scioccarlo ma, avrei voluto succhiarlo, sentire il suo sapore; per interrompere, ho preso la scusa di andare a fare una doccia.
Poco dopo mi ha seguito e si è infilato in cabina anche lui, tutti e due nudi sotto l’acqua. L’acqua tiepida, il sapone che rende i corpi scivolosi, le mani che scorrono. La schiuma sulla schiena, poi sui fianchi poi sul culetto e poi per sciacquarsi il getto dell’acqua e le mani che non si stancavano di scivolare dappertutto. "Ti lavo io!" disse. Soprattutto li, pensai, chissà perché. Era piacevole stare con le gambe leggermente divaricate e sentire le mani che mi esploravano davanti e dietro.
Mi ha abbracciato, uno di fronte all'altro e con le sue mani mi teneva il sedere. L’ho lasciato fare, senza irrigidirmi e forse l’ha preso come un lasciapassare. Era come un lasciapassare, anche per vedere fino a dove si sarebbe spinto. Prima con leggerezza, poi più deciso, un suo dito malandrino si è fatto strada nel mio buchetto dietro schiacciando il suo sesso davanti, sulla mia pancia. Il tutto aiutato dal fatto che l’acqua della doccia continuava a bagnarci.
Non volevo sentirlo dentro, ma giocare e farlo giocare ed è stato ancora più forte. Mi sono girata e di nuovo mi ha abbracciato, da dietro, incollato contro il culo, il suo sesso che premeva e cercava un contatto ancora più intimo, una mano a stuzzicarmi in basso e l’altra il seno.

***Aveva il sesso in tiro, come se non fosse venuto poco prima. Ne ho sentito la punta che stava entrando "dietro", l’ho lasciato fare. Certo sentirlo così, la sua punta che cercava il mio "buchino", poi tutto il suo sesso penetrarmi e dilatarmi il canale rettale, in profondità, facendo accoppiare i suoi turgidi testicoli alle mie sode chiappe, tutto questo, agevolato dal viscido sapone, mi ha dato un brivido e credo, l’abbia provato anche lui. Confesso, anche, che mi sono appoggiata a lui, spingendo, perché volevo aiutarlo ad entrare tutto e subito dopo, avrei voluto lasciarlo continuare. Ma mi sono scostata ed è stato meglio così.
Gliel'ho preso in mano, volevo farlo venire; e gli dissi: "Adesso stai buono con le tue mani e ti faccio provare, quello che stavi facendo provare a me!" Mi è piaciuto stringerglielo ritmicamente mentre, con l’altra mano, gli accarezzavo il sedere. Ha appoggiato la mano sulla mia, come per aumentare la pressione e quando, dopo
qualche carezza circolare, intorno all'ano, sono entrata, leggermente, si è lasciato andare, spruzzando con una serie di pulsazioni molto forti.
Mi sono ricoperta con il copricostume e le mutandine, con una certa malizia, sapendo che con qualsiasi piccolo movimento il seno poteva spuntare dalla scollatura. Ed anche lui si è messo un costume.

Ci siamo distesi di nuovo, semicoperti con un lenzuolo, era stato, fino a quel momento, tutto dolce e naturale. C’è stato il gusto del frutto proibito? Senz'altro ma, ancora di più,
l’impressione di avergli dato qualcosa di molto desiderato, che non pensava di poter mai avere.

"Perché, per una volta sola?" -mi ha chiesto- E’ talmente bello!"
"E’ bello anche per me -gli ho risposto- ma è per una volta sola e deve essere così, poi ognuno riprende il suo ruolo e ci conto. Avrai le tue ragazze e le tue avventure; il ricordo non si cancella ma sarà come, se fosse stato solo un sogno, come dicevi tu prima."
E’ rimasto in silenzio, poi ribatte: "Se è un sogno -ha aggiunto- voglio che continui ancora per un poco!"
Ha ricominciato ad accarezzarmi i seni, pizzicare i capezzoli e guardarli.
"Mamma lasciami ancora, guardarti fra le gambe, vedere mentre cambia di colore e diventa tutta rossa, morbida e bagnata, mentre ti tocco."
Mi ha sorpreso, ancora una volta, con quel mamma, con quello che diceva, semplicemente senza remore.
Una carezza sulle mutandine, la mano che si infilava fra la stoffa e la pelle, farmi inarcare per sfilarle, allargarmi le gambe e farmi piegare le ginocchia, per essere più aperta, scoprire il cappuccio sopra il clitoride, carezze per esplorare le pieghe bagnate e dare succhiotti e bacini.
Ma devo essere sincera, l’ho aiutato sollevandomi per farmi togliere le mutandine, ho allargato piano le gambe, piegato le ginocchia, per essere più aperta, alzato il sedere. Ma è stato lui ad inserire, sotto un cuscino per potermi accarezzare meglio.
L’ho accarezzato anch'io, infilando la mano nel costume e gliel'ho preso con le due mani. Un bacio sulla punta, una leccatina, un succhiotto leggero. Non volevo ancora che venisse e gli ho detto allora di andare a prendere, in bagno, una crema per il corpo e di rendersi utile, spalmandomela bene. Volevo che mi sentisse, come un giocattolo e la cosa mi divertiva e mi eccitava.
Mi ha fatto venire, lui un’altra volta, stendendola, lentamente sui seni e sul corpo. Le mani, unte sulle cosce, scivolavano sul sesso, abbandonandolo per qualche istante per ritornarci subito dopo. Poi mi ha fatto girare sulla pancia, massaggiandomi il collo e scendendo. Si è come impadronito delle mie natiche, prima la crema fredda, spremuta nel solco, poi la mano a stenderla. Si era accorto del piacere che mi stava dando, massaggiando tutta la zona dell’ano, con brevi incursioni dentro. L’altra mano, si dava da fare davanti. Anche questo massaggio, mi ha fatto perdere la testa, ancora una volta. Mi sentivo svuotata e mi sembrava di avergli dato, tutto quello che poteva desiderare, ma mi sbagliavo, lui il "briccone", approfittando del mio stato, quasi confusionale, nel frattempo si era tolto gli slip, mi dice che era meglio se mi montava sulle gambe, per massaggiarmi meglio le spalle, in quanto era più facile centrare il suo corpo, io annuii col capo e lui mi montò sulle gambe. Dapprima, con le mani unte, iniziò un doppio massaggio, con la sinistra mi accarezzava un fianco ed un seno, ripetendo l'azione sull'altro e con la destra prese a passarmela sull'inguine. Mi lambiva delicatamente, come sfiorandomi, la mia più che umida fica, poi saliva verso il perineo, accarezzandolo, per poi affondare un dito nel mio culetto, lubrificandolo, ulteriormente. Ormai stordita dai suoi toccamenti, sempre più, non riuscivo a reagire e godevo e godevo, tanto. Ad un certo punto, mio figlio Alberto, mi si sdraia sopra, avverto qualcosa che preme sulle mie floride chiappe ed in un soffio, mi sussurra: "Mamma amatissima, sarai mia!" Subito, si rialza e con molta destrezza, mi infila il suo grosso strumento di goduria nel mio bagnatissimo antro, dal quale era uscito 18 anni prima, iniziando a pompare, sempre più forte, colpo dopo colpo, ormai non connettevo più, godevo spassionatamente, senza pensare ad eventuali conseguenze.

Il mio caro Alberto, dimostrava un'abile arte amatoria, di sicuro nel suo DNA, c'era mio padre Ugo e suo padre Roberto, due abilissimi amatori. Dopo lungo penetrarmi, nella mia natura, Alberto, estrasse il suo pene, al ché, mi scappò un: "Noooooooo!" ma non mi diede tempo, dicendomi: "Aspetta!!!" e me lo appoggiò alla rosetta anale, infilandomelo fino nel profondo, facendo combaciare il suo scroto, bello turgido alle mie labbra infuocate, restò un attimo fermo, per far adattare il mio canale rettale al suo tubo, procacciatore di goduria. Non avvertii, alcun dolore, ero come in anestesia, stette, ancora un attimo e prese a martellarmi l'ano, come non avevo mai permesso di farmi fare, da nessuno, fino a quel fatidico momento. Ormai ero come un pozzo o meglio una sorgente, cacciavo liquidi ormonali da tutte le parti, ero bagnatissima, la sua indole giovane, gli permise di scopare con me, per molto tempo.
Trascorsa mezzora, lo estrasse dal mio martoriato sedere e lo infilò, nuovamente nella mia natura. Dopo alcuni colpi, lo sfilò ed iniziò, alternando, a breve, la penetrazione, tra i miei ormai slabbrati buchi, resi preda di mio figlio Alberto, che se la godeva, facendo più che godere anche me, la sua adorata mammina, portandola ad uno stato di sottomissione ben ripagata. Durante tutto questo, non si permise mai di etichettarmi con nomignoli ed epiteti, sgradevoli e scurrili, mi amava veramente ed anche troppo! Tant'è che al momento di godere, non volle scaricare il suo dolce seme, nella mia natura, onde evitare, eventuali sgradevoli conseguenze. Si distese, all'inverso, avevo davanti il suo sesso rigido e ben lubrificato, dai suoi e miei umori, come a reclamare la sua parte. Non lasciarmi così, sembrava dirmi, ma non ce n'era bisogno, perché avevo voglia di succhiarlo e sentirlo spruzzare in bocca. Non era ancora stanco, di accarezzarmi e leccarmi. Mi cingeva le gambe, accarezzandole ed abbracciandole, fino a quando ho sentito la sua lingua, leccare avidamente i frutti da lui tanto percossi, poi abbacchiati e suggere i gustosi succhi, cercando, di nuovo, la mia calda intimità. Di mio, gliel'ho preso fra le labbra, fatto scivolare avanti e indietro, trattenendolo contro la mia ugola e avvolgendolo con la lingua, poi succhiando il suo buchetto ed aspirando fino a quando, non l’ho sentito svuotarsi completamente. Da buona bolognese, pensai: "Soc, che pompin con l'ingoj, sensa dent, che go fat al me fijol!" (Richiesta della donna bolognese, al proprio momentaneo partner o cliente": "Cui dent o senza dent, cun l'ingoj o senza l'ingoj") [Non penso che ci voglia la traduzione, ma per eventuali lettori che non conoscono il bolognese, eccola: Soc è un'esclamazione, come per rafforzare una parola o un discorso: "Succhia, che pompino con l'ingoio, senza denti,che ho fatto a mio figlio." Richiesta: "Coi denti, o senza denti, con l'ingoio, o senza l'ingoio?" In base alla scelta, varia la "tariffa." Si perché Bologna è famosa oltre che per la Bologna = Mortadella, per le sue donne, che li sanno fare senza denti e con i denti, i famosi "rigatoni", dalle caratteristiche striature che rilasciano dopo averlo effettuato. Pensate che molte donne, si fanno recidere il frenulo, sotto la lingua, per poter "liberare" la lingua stessa e scatenarsi in risucchiate a spirale attorno al membro maschile]
Era tanto carico, che mi percosse il palato, con tanti spruzzi, uno dietro l'altro, io ingoiavo, cercando di non perdere nemmeno una goccia del suo miele d'amore. Dal tanto godere mio, da lui causato, strabuzzavo gli occhi, mostrando la sclera bianca, come posseduta, si, ma dal suo profondo amore.
Alberto forse, un po' stordito ed appagato, per il forte orgasmo provato, mi ha detto: "Mamma, una cosa così forte, forse, non la proverò mai più." "Anch'io -gli ho risposto- Stasera ritorna papà Roberto, per ora non posso dirgli nulla, abbiamo molta confidenza ed un giorno, forse, lo farò partecipe di quello che ho provato, a stare intimamente con te."

Infatti... ecco questo racconto, scritto di proposito, sul mio computer, lasciato incustodito. Non ho il coraggio di affrontarlo per dirglielo, ma spero nel caso fortuito di una sua casuale lettura. Li amo entrambi, come marito e figlio, non vorrei perderne uno per acquisire l'altro, spero tanto di godermeli in contemporanea, magari in una doppia, chissà!

P.S. Trovato in rete, senza autore. Corretto ed ampliato da NIK BARTLEY 16-01-2016 , specialmente nel fare la cronaca minuto per minuto, secondo per secondo, dei racconti a tema "anale" ed "incesto" è questo il mio chiodo fisso.
scritto il
2019-04-06
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