In viaggio con il capo (2)
di
Randall Flagg
genere
dominazione
il ritorno da Barcellona fu devastante. Il giorno della firma del contratto il mio capo non mi aveva rivolto nemmeno uno sguardo. Quello stronzo mi aveva inculato mentre ero al telefono con il mio ragazzo e adesso nemmeno mi si filava. Avevo giudicato il sig. Santini una brava persona ed invece magari era solo un porco che voleva scoparsi una ragazza più giovane. Mi sbagliavo di grosso e l’avrei scoperto a mie spese. Tornati a Milano Luca aveva preteso di avermi due giorni per se ed io, complice il senso di colpa, ero capitolata subito. Avevamo scopato in ogni stanza della casa, il miglior sesso da quando stavamo insieme. Lui mentre mi pompava ogni tanto mi urlava che ero una troia a farmi scopare da quel vecchio porco del mio capo. Poi mi chiedeva scusa, dicendomi che l’avevo fatto troppo eccitare con la telefonata di Barcellona. Non pensavo al mio capo mentre il cazzo di Luca mi penetrava, ma senza volerlo era lui a metterlo fra noi e a mettermi in testa pensieri osceni. Tuttavia nei giorni del ritorno in Italia Santini non mi cercò, ne volle incontrarmi in ufficio. Dopo una settimana dal ritorno la mia mente sembrava più rilassata ed ero quasi riuscita a seppellire il ricordo del suo cazzo che mi penetrava nel culo mentre Luca si masturbava ignaro al telefono. Ci pensò la mia collega Silvia a farmi ripiombare nella realtà.
“Cristina, il dott. Santini mi ha chiesto di selezionare per un incarico il curriculum di Luca Tosti e che lo avevi tu. Puoi girarmelo per mail?”. Rimasi impietrita a quella domanda, ma per evitare di suscitare sospetti inviai la mail alla mia collega. Tornata a casa raccontai a Luca la richiesta del mio capo e lui si mise a ridere.
“Ed io che pensavo volesse portarti in giro per scoparti, non è che magari gli piacciono i ragazzi?” mi disse in tono di scherno. Pensai a quanto fosse lontano dalla verità e che quel vecchio porco lo aveva già reso cornuto una volta. Chissà adesso cosa aveva in mente. Passarono un paio di giorni e poi Luca mi disse di aver ricevuto una telefonata da una segretaria della mia società per un appuntamento. Gli dissi che era sicuramente Silvia che si occupava dei colloqui del personale. Luca mi spiego che sarebbe andato per rispetto, ma che gli sembrava difficile che a lui, ricercatore e analista impiegato a 2.500 euro al mese all’Università, potessero proporre un contratto migliore. Mi sentii subito più sollevata. Avrebbe rifiutato una proposta inferiore e difficilmente la mia società avrebbe potuto fargliene una superiore. Non avevo fatto i conti con Santini. L’indomani a lavoro mi stavo occupando una pratica, quando sentii l’inconfondibile bussata di Santini. Quella che avevo udito la notte in hotel a Barcellona. Non risposi, ma lui aprí lo stesso la porta del mio ufficio. Avanzò verso la mia scrivania e mi chiese se disturbava. Mi alzai di scatto e aggirando la scrivania mi frapposi fra lui e le sedie, così da non farlo accomodare. Ero tesa e le mie gambe slanciate tremavano impercettibilmente facendo ondeggiare la gonna che portavo. Lui mi guardò lo spacco della camicetta in mezzo al seno, dove penzolava un piccolo pendaglio. Avevo già visto quello sguardo. Prima che potessi parlare mi mise in mano un cellulare. Sullo schermo c’erano due persone. Erano Luca e Silvia che parlavano seduti l’uno davanti all’altro nell’ufficio al piano di sotto. Il bastardo di Santini aveva messo una telecamera nell’ufficio di Silvia. Chissà da quanto c’era. Tante volte con lei ci eravamo scambiate opinioni sui nostri uomini e una volta, due anni fa, ricordai di aver detto che non mi sarei mai fatta scopare da uno di cinquant’anni. Che Santini ci avesse spiato fin da allora?
“Il tuo Luca lavorerà per me, decideremo insieme su quali progetti” mi disse sfiorandomi con la mano l’interno della coscia.
“Non credo sia una buona idea” risposi, mentre sentivo chiaramente le mie mutande già umide. Lui risalí con la mano verso il tanga che portavo e lo scostò quel che era sufficiente per inserire due dita nella mia fica.
“Non puoi decidere chi lavora in questa società” mi disse Santini mordendomi il lobo dell’orecchio. Ma puoi decidere assieme a me altre cose.
“Ad esempio?” chiesi ansimando con le sue dita sempre più penetranti nella mia fica. Santini si fermò e mi girò di spalle, facendomi appoggiare le mani sulla scrivania. Poi posizionò il cellulare sulla scrivania in modo che potessi vedere Luca che parlava con Silvia. Si erano spostati su un divantetto dove lei le aveva offerto un caffè. Erano piuttosto vicini. Silvia era una di quelle donne che ogni uomo vorrebbe scoparsi, ma non il mio Luca. Mi sembrava di vederlo in imbarazzo ma non potevo sentire cosa dicessero e comunque non l’avrei capito lo stesso perché Santini mi stava scopando con le dite facendomi bagnare tantissimo. Si avvicinò ancora al mio orecchio e mi disse “cosa faresti se adesso Silvia prendesse in bocca il cazzo del tuo Luca?”. Una scossa mi attraversó il corpo e venni urlando, costringendo il mio capo a mettermi la sua mano libera sulla bocca. “Come pensavo” sussurrò lui. Si slacciò i pantaloni, mi alzò la gonna e con il tagliacarte che era sul tavolo mi strappo facilmente il tanga che indossavo. Ci mise un secondo a penetrarmi nel culo. Era la secondo volta che lo faceva. Pompava e mi toccava i seni. Pompava e mi baciava il collo. Pompava e mi disse “decideremo insieme su quali progetti far lavorare il tuo Luca”. Mentre lo diceva guardai ancora il video e mi sembra di vedere una mano di Silvia poggiata sulla coscia di Luca mentre entrambi ridevano. Ma aprivo e chiudevo gli occhi al ritmo delle spinte di Santini e non riuscivo a capire cosa fosse vero e cosa no. Guardai ancora il cellulare, ma Santini chiuse l’app video. Lo guardai arrabbiata e lui mentre pompava mi chiese se fossi gelosa. Mi fece godere un’altra volta e mentre continuava a incularmi mi tirò i capelli verso di lui dicendomi: “se ti incazzi perché il tuo ragazzo è seduto vicino la tua collega, cosa dovrebbe dire lui che ti fai inculare dal tuo capo sulla tua scrivania?”. La vergogna mi provocò un altro orgasmo e gli spasmi del mio culo fecero venire anche lui. Rimanemmo così abbracciati per qualche minuto, poi ci rivestimmo. Giusto in tempo per sentire bussare alla porta. Era Silvia a dieto di lui entrò anche Luca.
“Questo è il sig. Santini” disse Silvia presentando il mio ragazzo al mio aguzzino.
“Ho sentito parlare molto di lei” disse il mio capo a Luca. La situazione mi faceva scoppiare le tempie. Per terra in un angolo della stanza vidi chiaramente il mio tanga strappato. Avevo il panico. Cercai di avvicinarli verso la porta, chiedendo se volessimo prendere un caffè. Tutti accettarono, mentre stavamo per uscire vidi Santini avvicinarsi all’angolo della stanza dove c’era il mio tanga. Lo raccolse rapidamente e se lo infilò in tasca. Ero ancora bagnata. Riuscii ad uscire dalla stanza e mi sentii salva. Bevemmo il caffè e Santini ci salutò cordialmente. Fece lo stesso anche Silvia dando un bacio sulla guancia a Luca. Mi passarono per la testa mille pensieri. Cercai di osservarli per capire se anche loro avessero scopato, ma non trovai nessun indizio. Rimasti soli davanti all’ascensore, chiesi a Luca perché avesse accettato. E lui mi rispose che l’offerta aveva raddoppiato il suo stipendio attuale e che inoltre avremmo fatto molte missioni insieme.
“Non potevo proprio rifiutare. Santini mi voleva ad ogni costo. Dividerò l’ufficio con la tua collega Silvia” mi disse prima di prendere l’ascensore. Rimassi a guardarlo e mi chiesi cosa avesse in mente Santini. Stava plasmando la mia vita come voleva. Mi scopava, ma quello che gli interessava era avermi in suo potere.
“Cristina, il dott. Santini mi ha chiesto di selezionare per un incarico il curriculum di Luca Tosti e che lo avevi tu. Puoi girarmelo per mail?”. Rimasi impietrita a quella domanda, ma per evitare di suscitare sospetti inviai la mail alla mia collega. Tornata a casa raccontai a Luca la richiesta del mio capo e lui si mise a ridere.
“Ed io che pensavo volesse portarti in giro per scoparti, non è che magari gli piacciono i ragazzi?” mi disse in tono di scherno. Pensai a quanto fosse lontano dalla verità e che quel vecchio porco lo aveva già reso cornuto una volta. Chissà adesso cosa aveva in mente. Passarono un paio di giorni e poi Luca mi disse di aver ricevuto una telefonata da una segretaria della mia società per un appuntamento. Gli dissi che era sicuramente Silvia che si occupava dei colloqui del personale. Luca mi spiego che sarebbe andato per rispetto, ma che gli sembrava difficile che a lui, ricercatore e analista impiegato a 2.500 euro al mese all’Università, potessero proporre un contratto migliore. Mi sentii subito più sollevata. Avrebbe rifiutato una proposta inferiore e difficilmente la mia società avrebbe potuto fargliene una superiore. Non avevo fatto i conti con Santini. L’indomani a lavoro mi stavo occupando una pratica, quando sentii l’inconfondibile bussata di Santini. Quella che avevo udito la notte in hotel a Barcellona. Non risposi, ma lui aprí lo stesso la porta del mio ufficio. Avanzò verso la mia scrivania e mi chiese se disturbava. Mi alzai di scatto e aggirando la scrivania mi frapposi fra lui e le sedie, così da non farlo accomodare. Ero tesa e le mie gambe slanciate tremavano impercettibilmente facendo ondeggiare la gonna che portavo. Lui mi guardò lo spacco della camicetta in mezzo al seno, dove penzolava un piccolo pendaglio. Avevo già visto quello sguardo. Prima che potessi parlare mi mise in mano un cellulare. Sullo schermo c’erano due persone. Erano Luca e Silvia che parlavano seduti l’uno davanti all’altro nell’ufficio al piano di sotto. Il bastardo di Santini aveva messo una telecamera nell’ufficio di Silvia. Chissà da quanto c’era. Tante volte con lei ci eravamo scambiate opinioni sui nostri uomini e una volta, due anni fa, ricordai di aver detto che non mi sarei mai fatta scopare da uno di cinquant’anni. Che Santini ci avesse spiato fin da allora?
“Il tuo Luca lavorerà per me, decideremo insieme su quali progetti” mi disse sfiorandomi con la mano l’interno della coscia.
“Non credo sia una buona idea” risposi, mentre sentivo chiaramente le mie mutande già umide. Lui risalí con la mano verso il tanga che portavo e lo scostò quel che era sufficiente per inserire due dita nella mia fica.
“Non puoi decidere chi lavora in questa società” mi disse Santini mordendomi il lobo dell’orecchio. Ma puoi decidere assieme a me altre cose.
“Ad esempio?” chiesi ansimando con le sue dita sempre più penetranti nella mia fica. Santini si fermò e mi girò di spalle, facendomi appoggiare le mani sulla scrivania. Poi posizionò il cellulare sulla scrivania in modo che potessi vedere Luca che parlava con Silvia. Si erano spostati su un divantetto dove lei le aveva offerto un caffè. Erano piuttosto vicini. Silvia era una di quelle donne che ogni uomo vorrebbe scoparsi, ma non il mio Luca. Mi sembrava di vederlo in imbarazzo ma non potevo sentire cosa dicessero e comunque non l’avrei capito lo stesso perché Santini mi stava scopando con le dite facendomi bagnare tantissimo. Si avvicinò ancora al mio orecchio e mi disse “cosa faresti se adesso Silvia prendesse in bocca il cazzo del tuo Luca?”. Una scossa mi attraversó il corpo e venni urlando, costringendo il mio capo a mettermi la sua mano libera sulla bocca. “Come pensavo” sussurrò lui. Si slacciò i pantaloni, mi alzò la gonna e con il tagliacarte che era sul tavolo mi strappo facilmente il tanga che indossavo. Ci mise un secondo a penetrarmi nel culo. Era la secondo volta che lo faceva. Pompava e mi toccava i seni. Pompava e mi baciava il collo. Pompava e mi disse “decideremo insieme su quali progetti far lavorare il tuo Luca”. Mentre lo diceva guardai ancora il video e mi sembra di vedere una mano di Silvia poggiata sulla coscia di Luca mentre entrambi ridevano. Ma aprivo e chiudevo gli occhi al ritmo delle spinte di Santini e non riuscivo a capire cosa fosse vero e cosa no. Guardai ancora il cellulare, ma Santini chiuse l’app video. Lo guardai arrabbiata e lui mentre pompava mi chiese se fossi gelosa. Mi fece godere un’altra volta e mentre continuava a incularmi mi tirò i capelli verso di lui dicendomi: “se ti incazzi perché il tuo ragazzo è seduto vicino la tua collega, cosa dovrebbe dire lui che ti fai inculare dal tuo capo sulla tua scrivania?”. La vergogna mi provocò un altro orgasmo e gli spasmi del mio culo fecero venire anche lui. Rimanemmo così abbracciati per qualche minuto, poi ci rivestimmo. Giusto in tempo per sentire bussare alla porta. Era Silvia a dieto di lui entrò anche Luca.
“Questo è il sig. Santini” disse Silvia presentando il mio ragazzo al mio aguzzino.
“Ho sentito parlare molto di lei” disse il mio capo a Luca. La situazione mi faceva scoppiare le tempie. Per terra in un angolo della stanza vidi chiaramente il mio tanga strappato. Avevo il panico. Cercai di avvicinarli verso la porta, chiedendo se volessimo prendere un caffè. Tutti accettarono, mentre stavamo per uscire vidi Santini avvicinarsi all’angolo della stanza dove c’era il mio tanga. Lo raccolse rapidamente e se lo infilò in tasca. Ero ancora bagnata. Riuscii ad uscire dalla stanza e mi sentii salva. Bevemmo il caffè e Santini ci salutò cordialmente. Fece lo stesso anche Silvia dando un bacio sulla guancia a Luca. Mi passarono per la testa mille pensieri. Cercai di osservarli per capire se anche loro avessero scopato, ma non trovai nessun indizio. Rimasti soli davanti all’ascensore, chiesi a Luca perché avesse accettato. E lui mi rispose che l’offerta aveva raddoppiato il suo stipendio attuale e che inoltre avremmo fatto molte missioni insieme.
“Non potevo proprio rifiutare. Santini mi voleva ad ogni costo. Dividerò l’ufficio con la tua collega Silvia” mi disse prima di prendere l’ascensore. Rimassi a guardarlo e mi chiesi cosa avesse in mente Santini. Stava plasmando la mia vita come voleva. Mi scopava, ma quello che gli interessava era avermi in suo potere.
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