In viaggio con il Capo (4)

di
genere
dominazione

Erano passare due ore e non mi ero ancora ripresa. Dopo aver scopato il mio Luca e quella troia di Silvia si erano addormentati e lo spettacolo trasmesso in diretta dal televisore di casa mia si era fatto più noioso. Mi era venuta fame, ma Santini il mio capo mi aveva detto che non sarei dovuta uscire di casa. A portarmi del cibo ci avrebbe pensato uno dei miei colleghi Michele. Mi venne voglia di chiamarlo e di chiedergli quali consegne avesse avuto da Santini. Mi rispose al primo squillo e mi chiese subito di cosa avessi bisogno. Ordinai una pizza come si fa con i ristoranti da asporto. Lui mi disse che sarebbe passato di lì a poco. Santini aveva organizzato tutto. Non voleva mi perdessi nemmeno un secondo del viaggio di Luca e Silvia. Sapeva che avrei goduto nel vederli scopare e soprattutto che questo avrebbe alleviato il mio senso di colpa per aver tradito due volte Luca. Michele ci mise mezz’ora ad arrivare e mi trovò ancora in accappatoio, dopo una doccia veloce fatta nel tentativo di riprendermi. Mi guardò sorpreso, ma subito dopo il suo sguardo divenne più malizioso. Mi salutò con un bacio sulla guancia e mise il cartone della pizza sul tavolo della cucina. Mi chiese come stessi e immaginai che Santini gli avesse detto che ero malata per convincerlo a portarmi del cibo a casa. Gli risposi che stavo un pochino meglio. Dopo cinque minuti se ne sarebbe andato se dal fondo del soggiorno le immagini non avessero ripreso vita e le voci di Luca e Silvia non avessero cominciato a sentirsi nella stanza. Michele guardò verso il televisore e mi chiese cosa stessi guardando, poi sgranò gli occhi e disse a voce più alta “ma quella è Silvia ed è nuda”. Lo presi per mano e gli lo accompagnai sul divano. Mi seguì senza mai smettere di guardare le immagini sulla tv. Silvia e Luca erano sdraiati e si stavano baciando. Poi lei gli disse qualcosa all’orecchio e comincio a baciarlo sul petto, leccandogli i capezzoli, scendendo con la lingua verso l’ombelico e poi ancora più giù verso il pene già rigido. Cominciò a leccarglielo ed io dopo aver fatto sedere Michele ed essermi seduta affianco a lui presi il telecomando e cambiando telecamera trovai quella giusta che ci mostrasse quel pompino pieno di saliva. Michele non fiatava ed ogni tanto mi guardava. Era eccitatissimo e sembrava non capire bene quello che stesse succedendo. Lo capì meglio quando qualche secondo dopo il mio telefono suonò. Era Luca. Guardai il nome sul cellulare e poi lo schermo. Quello stronzo mi stava chiamando. Non sapeva che io sapevo tutto. Risposi. “Ciao amore, come stai?”. Lui mi disse che stava bene ed era stanco, ma che gli mancavo molto. Silvia continuava a leccarlo dolcemente, passando la lingua lungo l’asta e guardandolo negli occhi mentre mi mentiva. “Cri ti va di fare il nostro gioco? Mi piacerebbe che ci masturbassimo insieme”. In quel momento Michele mi guardò e capì che l’uomo che riceveva il pompino da Silvia era Luca. Non lo aveva riconosciuto bene, essendo più interessato al corpo della nostra collega. Scosse la testa e gli scappò una risata. Intanto io aprii l’accappatoio e comincia a toccarmi. Luca mi diceva che si stava masturbando pensando a me, mentre Silvia aveva aumentato il ritmo del pompino, ingoiando tutta l’asta ormai turgida. Anche io dissi a Luca che mi stavo toccando il clitoride e a quel punto Michele si alzò dal divano ed inginocchiandosi davanti a me cominciò a leccarmi la fica. Gli misi subito una mano sulla testa per aiutarlo nel ritmo. Povero Luca, pensava di essere più furbo e di stare a tradirmi, mentre era ancora una volta lui il cornuto. Michele gli era sempre stato sulle palle perché diceva che mi guardava le tette al lavoro. Adesso era fra le mie gambe a leccarmi la fica. Certo lui si stava facendo fare un pompino, ma alla faccia sua io mi sarei fatta scopare sul nostro letto. L’avrei fatto ancora cornuto. Erano pensieri che mi facevano fremere di piacere. L’orgasmo mi travolse quando vidi Silvia salire sul cazzo di Luca. Michele nel frattempo mi stava scopando con le dita. Mi penetrava furiosamente con indice e medio. Era frenetico e cominciai ad urlare al telefono. Luca non mi parlava più perché Silvia lo stava massacrando e gli leccava il collo. Li sentivo ansimare, mentre io avevo già goduto altre due volte. Quando Luca venne, ci mise qualche secondo a riparlarmi, ma io non risposi perché stavo leccando l’uccello di Michele, un pene grande, che aveva un’odore forte che mi eccitava. Provai a dirgli che stavo bene, mentre leccavo sempre più profondamente l’asta che avevo nella mano. Dissi a Luca che l’avrei richiamato e anche lui fu sollevato di poter attaccare. Non appena appesi la cornetta Michele mi prese e mi girò con le mani sulla spalliera del divano. Mi sputò sul culo e dopo avermelo lubrificato con la lingua, cominciò a penetrarmi dolcemente. Mentre pompava mi baciava sul collo ed io gli dissi se avesse immaginato un pomeriggio così. Lui mi disse che ero una porca e quel pomeriggio non sarebbe rimasto isolato. Continuò a penetrarmi con maggiore foga ed io gli chiesi di spaccarmi il culo. Lui eseguì fino a farmi arrivare ad un altro orgasmo capace di scuotermi completamente. Michele non era ancora venuto e mi chiede di potermi penetrare la fica. Gli dissi di si. Quel pezzo di merda di Santini non mi aveva ancora mai scopato la fica. L’avrei data a Michele perché avevo voglia di sentire il suo cazzo dentro di me. Non si fece attendere e mi riempì fino in gola. I suoi colpi erano forti e regolari, il mio corpo vibrava fra le sue braccia e stavo sudando per lo sforzo della frizione. Godevo. Godevo come non avevo mai goduto in vita mia. Sentivo Silvia e Luca che scopavano, avevano ricominciato. Lei gli diceva che le era piaciuto sentirmi godere mentre gli leccava il cazzo. Io pensavo alla troietta che non sapeva di essere una burattinaia in mano del capo. Io invece ero la protagonista principale dello spettacolo. Michele mi stava scopando come nessuno aveva fatto prima. Lo abbracciai e lo bacia appassionatamente e lui mi sputò dentro la bocca. Mi disse che ero una gran troia e mi sollevò di peso, senza farmi scendere dal suo cazzo. Era in piedi e mi teneva per il culo, facendomi salire e scendere sul suo cazzo. Venni ancora e gli dissi che non avrei mai voluto smettere. Lui si staccò dalla mia fica e mi mise in ginocchio davanti a lui. Capii che dovevo leccare fino alla fine è così feci. Lo feci esplodere dentro la mia bocca. Il suo sperma caldo mi inondò la gola togliendomi il respiro. Ingoiai tutto e poi con la lingua pulii completamente la sua cappella. Lui dolcemente mi accarezzò i capelli e infine mi sollevò per darmi un bacio appassionato. Mi disse che ci saremmo rivisti. Non risposi. Non comandavo certo io il gioco. Lo salutai facendolo uscire da casa e poi mi sdraiai sfinita sul divano. Non avevo più forze e la pizza ormai era fredda.
scritto il
2019-04-27
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