Precipizio
di
Maury1967
genere
poesie
Assenza di peso.
La mia anima è in caduta libera
e nulla vi è a cui aggrapparsi.
Lei al tuo pari,
o mia dolce compagna,
era il mio sostegno,
il puntello che mi impediva di cadere
in questo liscio e buio
pozzo senza fondo.
Vorrei essere carnefice di me stesso
perché consciamente reo
di averti tradito con lei,
nonostante nulla vi sia stato
a insudiciare
la purezza di quel sentimento.
Quello stesso amore che,
ora come prima,
trapassa il mio povero cuore
da parte a parte
e che come vampa inesorabilmente
arde e mi consuma.
Eppure ancora adesso
respiro l'aria di questa inutile sera.
Mi muovo e parlo,
celando a tutti il mio dolore,
ma non posso non chiedermi
se realmente vivo.
Tutte le mie certezze
sono venute meno,
della gioia dei giorni trascorsi
oramai non v'è più traccia
e il mio caldo sangue
è divenuto gelida acqua.
Vorrei dormire e ristorami,
ma non posso.
Vorrei piangere e urlare,
ma non riesco.
Vorrei così stemperarmi nel nulla,
ma l'oblio mi rifiuta.
Poi, finalmente,
al mattino il sonno mi coglie:
allora vedo ancora il suo bel viso
e odo la dolce melodia della sua voce.
Risuona ancora nei miei ricordi
l'eco delle sue parole.
Rivivo
nella opprimente gabbia di un sogno
il giorno in cui,
dimentichi di tutto e tutti,
segretamente ci aprimmo alle nostre
rispettive intime fragilità.
Amore mio impossibile,
come fu dolce
percorrere entrambi,
mano nella mano,
quel sentiero proibito che ci portò
all'inizio della nostra fine.
Ora son rimasto solo,
con la mia frustrazione ed impotenza,
sull'orlo di questo precipizio.
Sento in me un caldo dolore,
sordo e profondo,
che mai balsamo potrà lenire.
Tristezza e sconforto
dilaniano l'animo mio,
come insaziabili fiere selvagge,
e l'unica certezza a me rimasta
è che non vi sia, ahimè,
salvezza alcuna.
Così mi sento
inesorabilmente precipitare
in questo vuoto senza fine.
La mia anima è in caduta libera
e nulla vi è a cui aggrapparsi.
Lei al tuo pari,
o mia dolce compagna,
era il mio sostegno,
il puntello che mi impediva di cadere
in questo liscio e buio
pozzo senza fondo.
Vorrei essere carnefice di me stesso
perché consciamente reo
di averti tradito con lei,
nonostante nulla vi sia stato
a insudiciare
la purezza di quel sentimento.
Quello stesso amore che,
ora come prima,
trapassa il mio povero cuore
da parte a parte
e che come vampa inesorabilmente
arde e mi consuma.
Eppure ancora adesso
respiro l'aria di questa inutile sera.
Mi muovo e parlo,
celando a tutti il mio dolore,
ma non posso non chiedermi
se realmente vivo.
Tutte le mie certezze
sono venute meno,
della gioia dei giorni trascorsi
oramai non v'è più traccia
e il mio caldo sangue
è divenuto gelida acqua.
Vorrei dormire e ristorami,
ma non posso.
Vorrei piangere e urlare,
ma non riesco.
Vorrei così stemperarmi nel nulla,
ma l'oblio mi rifiuta.
Poi, finalmente,
al mattino il sonno mi coglie:
allora vedo ancora il suo bel viso
e odo la dolce melodia della sua voce.
Risuona ancora nei miei ricordi
l'eco delle sue parole.
Rivivo
nella opprimente gabbia di un sogno
il giorno in cui,
dimentichi di tutto e tutti,
segretamente ci aprimmo alle nostre
rispettive intime fragilità.
Amore mio impossibile,
come fu dolce
percorrere entrambi,
mano nella mano,
quel sentiero proibito che ci portò
all'inizio della nostra fine.
Ora son rimasto solo,
con la mia frustrazione ed impotenza,
sull'orlo di questo precipizio.
Sento in me un caldo dolore,
sordo e profondo,
che mai balsamo potrà lenire.
Tristezza e sconforto
dilaniano l'animo mio,
come insaziabili fiere selvagge,
e l'unica certezza a me rimasta
è che non vi sia, ahimè,
salvezza alcuna.
Così mi sento
inesorabilmente precipitare
in questo vuoto senza fine.
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