La Gioventù di Adrian
di
Elena Bardì
genere
masturbazione
INCIPIT
Nient’altro che una calda sera d’estate.
Sulla mia città splende una luna apolide: afa e caldo insudiciano l’aria. Quasi nessuno in giro per strada. La mia stanza dà direttamente sul giardino aperto, farfalle e falene notturne si combattono su per finestra come una danza della morte.
Cercano di raggiungere la luna. Voci di grilli tutt’intorno,
Quella filtra dalle nuvole e la sua luce ricopre tutta la finestra.
Ci sono tutti i miei sedici anni nella stanza. I vecchi poster, la scrivania, il letto sfatto.
Io nudo.
Sì, sono nudo come madre mi ha fatto. Sono nudo e appoggiato con la schiena alla spalliera, osservando la luna. Sulla mia destra un computer acceso, un porno sottomesso, silenziato. Le immagini scorrono senza che io le guardi.
La pelle del mio cazzo si tende impercettibilmente. I testicoli cominciano a formicolare ma non è vera e propria eccitazione. Le mie mani sono ferme, il mio cuore regolare. Leggeri scatti in alto della mia asta, che sembra dotata di vita propria.
Cerco di mettermi più comodo, di godermi lo spettacolo del mio corpo che si eccita quasi da solo. La mano destra si agita, indugia sui capezzoli. Non sono così sviluppati come vorrei ma si irrigidiscono.
Il porno continua ad andare.
C’è una ragazza che viene fermata per strada. Viene fatta salire su di un pulmino e le vengono offerti dei soldi. Lei ride e scherza. La fanno ridere con una serie di battute: alla fine le offrono dei soldi per slacciarsi. Cosa che lei fa.
Belle tette. Tette sode, giovani, piene nelle mani di lei che ride mostrandole. Il resto sono altri soldi dati e ricevuti, lei che si spoglia, lui che tira fuori il cazzo già eretto. Venti centimetri di carne. L’espressione beata di lei.
Io guardo a sprazzi. Il mio pene continua a muoversi impercettibilmente. Piccoli scatti poco convinti, sottomessi. La pelle del glande si scopre un poco.
I testicoli continuano a formicolare.
Chissà che cosa stanno facendo i ragazzi della polisportiva adesso.
Il sonno si fa sentire. Decido che è il momento di godere. Il mio cervello manda subito i segnali concordati. Il pene sussulta sempre di più, scatti sempre più repentini. La carne si allarga, si espande, si stacca dalla coscia.
Ho il pene pesante io. Non ce la fa a sollevarsi del tutto tranne quando è totalmente eccitato. Con la mano sinistra io mi prendo le palle e comincio a massaggiarle, piano con movimenti regolari. Il pene è off limits: mi concentro sul sangue che occupa via via i vasi sanguigni, sul prepuzio che batte sempre di più, sempre più sensibile.
Sono diciassette centimetri, non uno di meno.
Un’asta sottile, un prepuzio proporzionato. Non certo un guinness dei record.
Mi prendo le palle e le lego insieme all’asta con un movimento consolidato. Il cordino di velluto mi provoca eccitazione. Il pene si fa sempre più duro senza che io l’abbia ancora toccato.
Cosa che faccio adesso stringendolo fino a farmi male.
Il sangue va su e giù, la carne come una spugna mi procura piacere.
Comincio ad andare su e giù, piano. Delle volte fisso il porno: la ragazza adesso sta facendo un pompino all’attore. Brava, prende l’asta del tipo e se la passa ripetutamente con la lingua umettandola e facendola scorrere per tutta la bocca. Indugia sul prepuzio e lo lecca, come se fosse un cono gelato. Continua a ridere nei brevi intervalli che il regista le concede.
Io continuo a fare su e giù con la mano. Il cazzo adesso è del tutto eretto. Del liquido ha cominciato ad umettare il prepuzio e mi copre la mano, me lo porto alla lingua, lo assaggio. Sa di salato e insieme di dolce.
Mi piace vederlo, lì in attesa del piacere finale.
Fisso il porno. Adesso l’attrice si sta facendo penetrare. Colpi rapidi e secchi, che la fanno venire in fretta. L’attore le rimette il cazzo in bocca e gliela scopa. Poi la mette a pecora e ricomincia a sfodarle la vagina: stavolta colpi profondi, serie da dieci, lei che piange per il piacere e alla fine, alla quarta serie, chiede uno stop.
Le danno della birra. L’attore continua a menarselo e le massaggia il sesso, facendola venire un’altra volta.
Il mio cazzo sussulta, piccoli colpi di reni lo tengono su ed il laccio impedisce che si ammosci. Lo riprendo in mano. Altro liquido, altra degustazione. Ci sono gocce di sperma in mezzo.
I muscoli mi si intorpidiscono. Ricomincio a fare su e giù sempre lentamente.
Alla fine lo sento arrivare. Come una marea montante occupa tutta la spiaggia del mio cervello. Mando avanti il porno: la ragazza è ormai sudata, l’attore la sta chiavando da davanti e sussulta quando la tira su e le apre la bocca. Fa in tempo a scoparle la bocca per altri venti secondi e poi le viene direttamente dentro.
Due, tre, quattro versate. Lei sorride e apre la bocca facendo vedere il seme, simile a bianco latte. Lo ingoia e riprende il cazzo pulendolo per bene.
Riprendo il mio cazzo ormai esausto: due, tre, quattro manate e le contrazioni si fanno ormai certe.
Vengo.
Una, due, tre volte. Gli zampilli caldi mi ricoprono i testicoli esausti. Sono scosso da sussulti. Faccio appena in tempo a raccogliere il mio seme e portamelo in bocca, succhiandolo, prima di addormentarmi.
Nient’altro che una calda sera d’estate.
Sulla mia città splende una luna apolide: afa e caldo insudiciano l’aria. Quasi nessuno in giro per strada. La mia stanza dà direttamente sul giardino aperto, farfalle e falene notturne si combattono su per finestra come una danza della morte.
Cercano di raggiungere la luna. Voci di grilli tutt’intorno,
Quella filtra dalle nuvole e la sua luce ricopre tutta la finestra.
Ci sono tutti i miei sedici anni nella stanza. I vecchi poster, la scrivania, il letto sfatto.
Io nudo.
Sì, sono nudo come madre mi ha fatto. Sono nudo e appoggiato con la schiena alla spalliera, osservando la luna. Sulla mia destra un computer acceso, un porno sottomesso, silenziato. Le immagini scorrono senza che io le guardi.
La pelle del mio cazzo si tende impercettibilmente. I testicoli cominciano a formicolare ma non è vera e propria eccitazione. Le mie mani sono ferme, il mio cuore regolare. Leggeri scatti in alto della mia asta, che sembra dotata di vita propria.
Cerco di mettermi più comodo, di godermi lo spettacolo del mio corpo che si eccita quasi da solo. La mano destra si agita, indugia sui capezzoli. Non sono così sviluppati come vorrei ma si irrigidiscono.
Il porno continua ad andare.
C’è una ragazza che viene fermata per strada. Viene fatta salire su di un pulmino e le vengono offerti dei soldi. Lei ride e scherza. La fanno ridere con una serie di battute: alla fine le offrono dei soldi per slacciarsi. Cosa che lei fa.
Belle tette. Tette sode, giovani, piene nelle mani di lei che ride mostrandole. Il resto sono altri soldi dati e ricevuti, lei che si spoglia, lui che tira fuori il cazzo già eretto. Venti centimetri di carne. L’espressione beata di lei.
Io guardo a sprazzi. Il mio pene continua a muoversi impercettibilmente. Piccoli scatti poco convinti, sottomessi. La pelle del glande si scopre un poco.
I testicoli continuano a formicolare.
Chissà che cosa stanno facendo i ragazzi della polisportiva adesso.
Il sonno si fa sentire. Decido che è il momento di godere. Il mio cervello manda subito i segnali concordati. Il pene sussulta sempre di più, scatti sempre più repentini. La carne si allarga, si espande, si stacca dalla coscia.
Ho il pene pesante io. Non ce la fa a sollevarsi del tutto tranne quando è totalmente eccitato. Con la mano sinistra io mi prendo le palle e comincio a massaggiarle, piano con movimenti regolari. Il pene è off limits: mi concentro sul sangue che occupa via via i vasi sanguigni, sul prepuzio che batte sempre di più, sempre più sensibile.
Sono diciassette centimetri, non uno di meno.
Un’asta sottile, un prepuzio proporzionato. Non certo un guinness dei record.
Mi prendo le palle e le lego insieme all’asta con un movimento consolidato. Il cordino di velluto mi provoca eccitazione. Il pene si fa sempre più duro senza che io l’abbia ancora toccato.
Cosa che faccio adesso stringendolo fino a farmi male.
Il sangue va su e giù, la carne come una spugna mi procura piacere.
Comincio ad andare su e giù, piano. Delle volte fisso il porno: la ragazza adesso sta facendo un pompino all’attore. Brava, prende l’asta del tipo e se la passa ripetutamente con la lingua umettandola e facendola scorrere per tutta la bocca. Indugia sul prepuzio e lo lecca, come se fosse un cono gelato. Continua a ridere nei brevi intervalli che il regista le concede.
Io continuo a fare su e giù con la mano. Il cazzo adesso è del tutto eretto. Del liquido ha cominciato ad umettare il prepuzio e mi copre la mano, me lo porto alla lingua, lo assaggio. Sa di salato e insieme di dolce.
Mi piace vederlo, lì in attesa del piacere finale.
Fisso il porno. Adesso l’attrice si sta facendo penetrare. Colpi rapidi e secchi, che la fanno venire in fretta. L’attore le rimette il cazzo in bocca e gliela scopa. Poi la mette a pecora e ricomincia a sfodarle la vagina: stavolta colpi profondi, serie da dieci, lei che piange per il piacere e alla fine, alla quarta serie, chiede uno stop.
Le danno della birra. L’attore continua a menarselo e le massaggia il sesso, facendola venire un’altra volta.
Il mio cazzo sussulta, piccoli colpi di reni lo tengono su ed il laccio impedisce che si ammosci. Lo riprendo in mano. Altro liquido, altra degustazione. Ci sono gocce di sperma in mezzo.
I muscoli mi si intorpidiscono. Ricomincio a fare su e giù sempre lentamente.
Alla fine lo sento arrivare. Come una marea montante occupa tutta la spiaggia del mio cervello. Mando avanti il porno: la ragazza è ormai sudata, l’attore la sta chiavando da davanti e sussulta quando la tira su e le apre la bocca. Fa in tempo a scoparle la bocca per altri venti secondi e poi le viene direttamente dentro.
Due, tre, quattro versate. Lei sorride e apre la bocca facendo vedere il seme, simile a bianco latte. Lo ingoia e riprende il cazzo pulendolo per bene.
Riprendo il mio cazzo ormai esausto: due, tre, quattro manate e le contrazioni si fanno ormai certe.
Vengo.
Una, due, tre volte. Gli zampilli caldi mi ricoprono i testicoli esausti. Sono scosso da sussulti. Faccio appena in tempo a raccogliere il mio seme e portamelo in bocca, succhiandolo, prima di addormentarmi.
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