Adrian e la Lezione Notturna - parte 1
di
Elena Bardì
genere
orge
Mi chiamo Adrian, forse avrete già sentito parlare di me.
A scuola nessuno sembra sapere quello che è successo.
Andrea e Nicola hanno cominciato a salutarmi,ma quello è l’unico segno di quello che abbiamo passato insieme. Sento ancora nella mia bocca il sapore e la densità del seme di Andrea e mi scopro a cercarlo in tutto quello che mangio.
Io continuo ad essere me stesso: il timido essere sociale che frequenta con assiduità le lezioni e che si allena per lo più da solo. Mia sorella Alice sembra sospettare che qualcosa sia accaduto ma non fa domande: porta Clara a casa ancora due o tre volte, lei mi fissa, mi saluta, fa il caffè per due, cercando un contatto che vada oltre quello che abbiamo fatto.
Io penso per lo più allo studio.
La scuola Allievi ha molte materie da studiare, ma tra le mie preferite c’è il laboratorio di fisica, retto dalla Prof.ssa Francesca Franciusi. Il laboratorio è grande quasi quando un terzo della palestra e al suo interno ha molte attrezzature diverse. In quest’anno le lezione della Prof.ssa Francesca, come la chiamiamo tutti noi studenti visto che è molto giovane ed allegra, si sono succedute con regolarità e saranno materie di esami alla fine dell’anno.
Francesca però non è il classico tecnico di laboratorio infelice in camice bianco e paranoia. É una ragazza sui trentanni, sempre dolce e solare, con due grandi occhi grigi che a tratti diventano verdi. Dipende dalla luce. I suoi capelli sono castano rossicci, portati lunghi, qualche volta sciolti e sensuali, altre volte con treccine rasta.
La mia classe è composta da otto alunni, metà maschi e metà femmine. Francesca è sempre molto sprona verso di noi: ci insegna le varie fasi della biologia e della fisica. Ha uno stile molto easy, con tante felpe e salopette che però non ne mortificano il corpo snello, giovane. Alunni e alunne apprezzano molto la sua disponibilità: è infatti un insegnante di “mezzo” con la quale possiamo parlare di tutto senza che si scandalizzi e con cui è normale sentirsi liberi di esternare le proprie preoccupazioni.
A lezione accade spesso che Francesca debba richiamare la classe: tutti tranne me. Io sto sempre molto attento alle sue lezioni, mentre le femmine hanno in mano cellulari, e i maschi sembrano un po’ imbranati con boccette e formule chimiche. Non ho grossi rapporti con loro: le ragazze mi considerano un solitario, mentre con i ragazzi parlo ma sempre poco.
Paola è una ragazza bionda, un po’ rotondetta, ma con una terza di seno e un sedere abbastanza ben fatto. La faccia non è un granché, troppo lunga, ma ha gli occhi di un azzurro profondo che danno da pensare. Fa spesso comunella con Elisa, un po’ bassetta, ma dai fianchi stretti. Ha i capelli corti, da maschietto, ma la faccia è carina, con due bei occhi scuri, pieni di vita.
Giorgia è la figa della classe. Alta, corpo slanciato in alto, culo che parla, seno ben formato. Ha gli occhi castani brillanti e i capelli lunghi fino alle spalle. Alla fine c’è Andreea, quella alternativa, con il taglio da Natalie Dormer: ben fisicata, ma molto femminile. Si dice che sia lesbica.
I miei compagni maschi invece si chiamano Alberto, Nico e Gabriele. Alberto è un secchione di prima categoria, ben piantato a terra, fisicato ma non troppo. Ha i capelli ricci che gli scendono sulla nuca e gli occhialetti da nerd. Nico è quello più minuto, ma anche quello con più energia. Occhi e capelli neri, rasati quasi a zero, gli piace andare alla stadio. Alla fine Gabriele, il più saggio del gruppo, ripetente di un anno. Occhi neri e grandi, fisicato, capelli già radi sulle tempie.
- l principio dei vasi comunicanti è il principio fisico secondo il quale un liquido contenuto in due o più contenitori comunicanti tra loro, in presenza di gravità, raggiunge lo stesso livello, originando un'unica superficie equipotenziale - dice Francesca, mentre la vediamo trabattare con gli alambicchi.
E’ venerdì e ci dice che darà una dimostrazione particolare questa sera, con un’apertura straordinaria della scuola. Tutti noi ci guardiamo un pò spaesati, tranne Gabriele.
- E’ per la riproduzione dei pesci blu? – chiede.
Seria, Francesca dice di sì.
- Tu sei il migliore in questo corso, ma forse è meglio spiegarlo agli altri. Tra oggi e domani notte, la femmina del pesce blu rilascerà le sue uova. Si tratta di un’occasione che arriva una volta l’anno. Nell’esperimento che andremo a fare con il favore dell’oscurità andremo a capire come gli spermatozoi del pesce maschio si legano alle uova che la femmina depone nei suoi nidi. –
Nico e Alberto sghignazzano, ma io rimango calmo. Le ragazze fanno spallucce. Solo Giorgia è scocciata perché aveva un impegno in discoteca e dovrà rimandare.
Suona la campanella.
- Vi aspetto tutti qui verso le ventitré e trenta, portate le liberatorie dai vostri genitori - dice, consegnandocele a mano, prima che usciamo. Quando arriva il mio turno mi fissa con gli occhi color argento che si ritrova e sorride.
Sorrido anche io.
Anche se non ho idea del perché.
E’ una serata di aprile quando in bicicletta mi avvio di nuovo verso la scuola. E’ fresco, ma la città è praticamente vuota per via di un concerto.
I miei compagni sono già tutti all’entrata. Posteggio la bici e mi trovo a chiacchierare con Elisa.
- Finalmente sei arrivato. Vieni, andiamo, la Francesca ci sta aspettando. – dice. Sembra quella più eccitata di tutti anche se non ne conosco il motivo.
Il clima della classe è straniato: osservo i volti e comprendo che c’è un pò di timore nel affrontare la scuola deserta. A presidiare l’uscita ci sono soltanto due bidelli pieni di sonno, Maria e Girolamo che ci salutano senza trasporto.
Aule e corridoi vuoti, solo poche lampade accese ad indicarci la via del laboratorio. Quando vi entriamo anche questo è oscurato, con solo la vasca dai pesci blu illuminata con gli infrarossi.
Francesca è vicina. Indossa una felpa azzurra e sopra quello che sembra un camice. Ha disposto i banchi in cerchio davanti alla vasca.
- Ben trovati. Le liberatorie sulla cattedra poi sedetevi e prendete appunti –
Noi tutti, ora svogliati, consegniamo le carte e ci sediamo. La femmina del pesce blu ha deposto molte uova sul fondale della vasca. Francesca controlla un’altra volta la temperatura con un lungo termometro digitale.
- Bene, possiamo cominciare - dice, mentre chiude la porta.
Ha un piglio più energico del solito, si muove a scatti.
Mi guarda.
- Adrian, aiutami a prendere il seme dal freezer. –
Mentre i miei compagni sghignazzano facendo battute oscene, mi dirigo con lei verso la scansia.
- Vedi, quello dall’etichetta verde – mi dice, indicandomelo.
Lo prendo.
E’ pesante, ma lo trasporto senza difficoltà verso il bancone. Qui lei mi prende per i fianchi e mi indica di sedermi. Sono un po’ scombussolato. Mi sembra quasi che mi abbia palpato il culo.
Mentre mi siedo apre il barattolo e s’infila i guanti di laboratorio. Poi con quelli prende un dosatore ed estrae un liquido bianco e denso.
- Questo sperma è stato congelato il laboratorio. Indossate i guanti anche voi e venite a tastarlo – dice.
Incuriositi lo facciamo. Francesca se ne versa un pò tra indice e anulare.
- Ne vedete la consistenza? Abbastanza denso da intaccare le uova. –
Annuiamo, poi lei ci rimanda al posto. Ne estrae un grosso quantitativo e lo immerge nell’acqua. Lo sperma quasi magnetizzato viene attratto dalle uova.
- Questa è soltanto la prima dimostrazione della serata. Adrian ancora tu, verresti a rimettere il barattolo in freezer? –
Mi alzo di nuovo, mentre i miei compagni continuano ad osservare l’ovulazione delle uova, che ora stanno cambiando colore.
A scuola nessuno sembra sapere quello che è successo.
Andrea e Nicola hanno cominciato a salutarmi,ma quello è l’unico segno di quello che abbiamo passato insieme. Sento ancora nella mia bocca il sapore e la densità del seme di Andrea e mi scopro a cercarlo in tutto quello che mangio.
Io continuo ad essere me stesso: il timido essere sociale che frequenta con assiduità le lezioni e che si allena per lo più da solo. Mia sorella Alice sembra sospettare che qualcosa sia accaduto ma non fa domande: porta Clara a casa ancora due o tre volte, lei mi fissa, mi saluta, fa il caffè per due, cercando un contatto che vada oltre quello che abbiamo fatto.
Io penso per lo più allo studio.
La scuola Allievi ha molte materie da studiare, ma tra le mie preferite c’è il laboratorio di fisica, retto dalla Prof.ssa Francesca Franciusi. Il laboratorio è grande quasi quando un terzo della palestra e al suo interno ha molte attrezzature diverse. In quest’anno le lezione della Prof.ssa Francesca, come la chiamiamo tutti noi studenti visto che è molto giovane ed allegra, si sono succedute con regolarità e saranno materie di esami alla fine dell’anno.
Francesca però non è il classico tecnico di laboratorio infelice in camice bianco e paranoia. É una ragazza sui trentanni, sempre dolce e solare, con due grandi occhi grigi che a tratti diventano verdi. Dipende dalla luce. I suoi capelli sono castano rossicci, portati lunghi, qualche volta sciolti e sensuali, altre volte con treccine rasta.
La mia classe è composta da otto alunni, metà maschi e metà femmine. Francesca è sempre molto sprona verso di noi: ci insegna le varie fasi della biologia e della fisica. Ha uno stile molto easy, con tante felpe e salopette che però non ne mortificano il corpo snello, giovane. Alunni e alunne apprezzano molto la sua disponibilità: è infatti un insegnante di “mezzo” con la quale possiamo parlare di tutto senza che si scandalizzi e con cui è normale sentirsi liberi di esternare le proprie preoccupazioni.
A lezione accade spesso che Francesca debba richiamare la classe: tutti tranne me. Io sto sempre molto attento alle sue lezioni, mentre le femmine hanno in mano cellulari, e i maschi sembrano un po’ imbranati con boccette e formule chimiche. Non ho grossi rapporti con loro: le ragazze mi considerano un solitario, mentre con i ragazzi parlo ma sempre poco.
Paola è una ragazza bionda, un po’ rotondetta, ma con una terza di seno e un sedere abbastanza ben fatto. La faccia non è un granché, troppo lunga, ma ha gli occhi di un azzurro profondo che danno da pensare. Fa spesso comunella con Elisa, un po’ bassetta, ma dai fianchi stretti. Ha i capelli corti, da maschietto, ma la faccia è carina, con due bei occhi scuri, pieni di vita.
Giorgia è la figa della classe. Alta, corpo slanciato in alto, culo che parla, seno ben formato. Ha gli occhi castani brillanti e i capelli lunghi fino alle spalle. Alla fine c’è Andreea, quella alternativa, con il taglio da Natalie Dormer: ben fisicata, ma molto femminile. Si dice che sia lesbica.
I miei compagni maschi invece si chiamano Alberto, Nico e Gabriele. Alberto è un secchione di prima categoria, ben piantato a terra, fisicato ma non troppo. Ha i capelli ricci che gli scendono sulla nuca e gli occhialetti da nerd. Nico è quello più minuto, ma anche quello con più energia. Occhi e capelli neri, rasati quasi a zero, gli piace andare alla stadio. Alla fine Gabriele, il più saggio del gruppo, ripetente di un anno. Occhi neri e grandi, fisicato, capelli già radi sulle tempie.
- l principio dei vasi comunicanti è il principio fisico secondo il quale un liquido contenuto in due o più contenitori comunicanti tra loro, in presenza di gravità, raggiunge lo stesso livello, originando un'unica superficie equipotenziale - dice Francesca, mentre la vediamo trabattare con gli alambicchi.
E’ venerdì e ci dice che darà una dimostrazione particolare questa sera, con un’apertura straordinaria della scuola. Tutti noi ci guardiamo un pò spaesati, tranne Gabriele.
- E’ per la riproduzione dei pesci blu? – chiede.
Seria, Francesca dice di sì.
- Tu sei il migliore in questo corso, ma forse è meglio spiegarlo agli altri. Tra oggi e domani notte, la femmina del pesce blu rilascerà le sue uova. Si tratta di un’occasione che arriva una volta l’anno. Nell’esperimento che andremo a fare con il favore dell’oscurità andremo a capire come gli spermatozoi del pesce maschio si legano alle uova che la femmina depone nei suoi nidi. –
Nico e Alberto sghignazzano, ma io rimango calmo. Le ragazze fanno spallucce. Solo Giorgia è scocciata perché aveva un impegno in discoteca e dovrà rimandare.
Suona la campanella.
- Vi aspetto tutti qui verso le ventitré e trenta, portate le liberatorie dai vostri genitori - dice, consegnandocele a mano, prima che usciamo. Quando arriva il mio turno mi fissa con gli occhi color argento che si ritrova e sorride.
Sorrido anche io.
Anche se non ho idea del perché.
E’ una serata di aprile quando in bicicletta mi avvio di nuovo verso la scuola. E’ fresco, ma la città è praticamente vuota per via di un concerto.
I miei compagni sono già tutti all’entrata. Posteggio la bici e mi trovo a chiacchierare con Elisa.
- Finalmente sei arrivato. Vieni, andiamo, la Francesca ci sta aspettando. – dice. Sembra quella più eccitata di tutti anche se non ne conosco il motivo.
Il clima della classe è straniato: osservo i volti e comprendo che c’è un pò di timore nel affrontare la scuola deserta. A presidiare l’uscita ci sono soltanto due bidelli pieni di sonno, Maria e Girolamo che ci salutano senza trasporto.
Aule e corridoi vuoti, solo poche lampade accese ad indicarci la via del laboratorio. Quando vi entriamo anche questo è oscurato, con solo la vasca dai pesci blu illuminata con gli infrarossi.
Francesca è vicina. Indossa una felpa azzurra e sopra quello che sembra un camice. Ha disposto i banchi in cerchio davanti alla vasca.
- Ben trovati. Le liberatorie sulla cattedra poi sedetevi e prendete appunti –
Noi tutti, ora svogliati, consegniamo le carte e ci sediamo. La femmina del pesce blu ha deposto molte uova sul fondale della vasca. Francesca controlla un’altra volta la temperatura con un lungo termometro digitale.
- Bene, possiamo cominciare - dice, mentre chiude la porta.
Ha un piglio più energico del solito, si muove a scatti.
Mi guarda.
- Adrian, aiutami a prendere il seme dal freezer. –
Mentre i miei compagni sghignazzano facendo battute oscene, mi dirigo con lei verso la scansia.
- Vedi, quello dall’etichetta verde – mi dice, indicandomelo.
Lo prendo.
E’ pesante, ma lo trasporto senza difficoltà verso il bancone. Qui lei mi prende per i fianchi e mi indica di sedermi. Sono un po’ scombussolato. Mi sembra quasi che mi abbia palpato il culo.
Mentre mi siedo apre il barattolo e s’infila i guanti di laboratorio. Poi con quelli prende un dosatore ed estrae un liquido bianco e denso.
- Questo sperma è stato congelato il laboratorio. Indossate i guanti anche voi e venite a tastarlo – dice.
Incuriositi lo facciamo. Francesca se ne versa un pò tra indice e anulare.
- Ne vedete la consistenza? Abbastanza denso da intaccare le uova. –
Annuiamo, poi lei ci rimanda al posto. Ne estrae un grosso quantitativo e lo immerge nell’acqua. Lo sperma quasi magnetizzato viene attratto dalle uova.
- Questa è soltanto la prima dimostrazione della serata. Adrian ancora tu, verresti a rimettere il barattolo in freezer? –
Mi alzo di nuovo, mentre i miei compagni continuano ad osservare l’ovulazione delle uova, che ora stanno cambiando colore.
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