Padroni e Schiave - cap. 1 1 I padroni, le schiave e i cuck
di
Koss
genere
dominazione
Nel bel palazzetto, situato in una delle zone più prestigiose della città, erano attese tre coppie. Matteo era vestito da maggiordomo, Anna da governante. Quando sentirono il campanello squillare andarono alla porta entrambi. Aprirono il cancelletto ed il portoncino e videro la coppia, alla luce dei lampioncini, percorrere il vialetto e salire le scale che portava al portoncino, la prima coppia.
La scena si ripeté a distanza di circa cinque minuti altre due volte.
La prima era una coppia matura, lui Paolo, un signore distinto e lei Sara, una signora morbida, pesante con due grandi tette. Parlò Anna, - buonasera, sapete già, dalle mail intercorse, come funziona, la signora viene con me e lei, - rivolgendosi all’uomo - va con Matteo. – Anna fu formale, rispettosa, ma non servizievole, quelli non erano padroni.
I due annuirono e seguirono i rispettivi anfitrioni. L’ingresso dava su un salone, di fronte a loro, e, ai lati, su due corridoi, uno a destra ed uno a sinistra. Matteo seguito da Paolo andò verso destra. Matteo aprì una porta e fece entrare Paolo in un salottino. Dentro il salottino c’era Giulia che attendeva gli ospiti. – Si spogli signore per cortesia – disse Giulia mentre Matteo chiudeva la porta e ritornava per dove era venuto.
Paolo era imbarazzato, ma non discusse, come detto, era già tutto concordato. La biondina che gli stava di fronte, vestita severamente da cameriera, una trentenne minuta e graziosa, che invece non mostrava nessun imbarazzo, doveva essere abituata ad eventi simili pensò Paolo, ed era così. Paolo, era alto ed in sovrappeso, ma tutto sommato ben tenuto, era depilato e esitò quando si levò le mutande. Giulia non disse niente, si limitò a guardarlo e lui finì di spogliarsi. L’attrezzo era normale e moscio. Paolo arrossì e rimase in piedi. Giulia si avvicinò e con modi esperti ingabbiò il cazzo dell’uomo, con tocchi decisi e professionali e poi gli disse che poteva accomodarsi in una delle poltroncine del salottino. Poi gli mise un laccetto rosso al collo, di cuoio. Sedendosi Paolo andò ad accavallare le gambe, ma – per cortesia, non accavalli le gambe, se vuole le può tenere chiuse, ma non accavallate. – Lo rimproverò velatamente Giulia.
Anche Anna portò Sara in una stanza dell’altro corridoio. Qui c’era Flavia ad attendere le donne. Flavia era moretta e minuta come Giulia, ma molto più giovane. Una ventenne, fidanzata di Matteo, si fa per dire, perché il loro padrone praticamente non permetteva loro di avere rapporti sessuali, solo quando lo voleva lui e sotto i suoi occhi. Sara si spogliò con più disinvoltura del marito, rimanendo in intimo: scarpe, autoreggenti, mutandine e reggiseno. Era una mora, matronale, non molto alta, abbondante, con cosce importanti e con due tette enormi. Anche a lei fu messo un collare rosso.
Matteo era un ventenne, moro, alto, bello, longilineo, dinoccolato, completamente sottomesso al suo Padrone, Anna era invece una cinquantenne, bionda, minuta, anche lei e pure lei totalmente sottomessa al suo Padrone. Altre due volte aprirono cancello e portoncino.
La scena si ripeté identica, come con le altre due coppie, imbarazzante per gli uomini, più facile con le donne: Corinne e Michele, Adriano e Beatrice.
Corinne e Miche erano quarantenni. Adriano e Beatrice cinquantenni, maturi, ma ben tenuti ed in forma, soprattutto la signora.
Corinne era una rossa formosa, alta e molto piacevole, con lunghe cosce e belle tette. Era una francese.
Beatrice era una bionda con belle forme, ma più bassa di Corinne, particolare interessante era inanellata, ai capezzoli, sulle grandi labbra e sul clitoride.
Tutte le signore calzavano scarpe con un tacco esagerato che le slanciava e le rendeva desiderabili.
Poi Anna andò a prendere le signore discinte e silenziose e le condusse in fila indiana nel salone. Dietro Anna, Sara, poi Corinne e Beatrice, chiudeva la fila Flavia.
Nello stesso momento, Matteo conduceva in analogo modo gli uomini, qui chiudeva la fila Giulia.
Entrarono contemporaneamente nel salone, da porte opposte e mentre gli uomini si allineavano lungo una parete, le donne, invece, si allineavano di fronte a due uomini seduti in poltrona e vestiti elegantemente. Due uomini rilassati e distaccati che le guardarono distrattamente, mentre Anna le invitava a congiungere i polsi dietro la schiena. Stesso ordine venne dato agli uomini da Matteo. Tutti eseguirono senza fiatare. Nessuno di loro aveva emesso un verbo da quando erano entrati.
Giulio, il padrone di casa, era un uomo ricco, non più giovane, sui sessanta anni. Era alto, dinoccolato ed elegante. Un viso scavato, occhi grandi e celesti, vissuti. Il viso era incorniciato da una barbetta bianca, come bianchi e lunghi erano i capelli. Era un uomo magro e ascetico, raffinato e colto. Poteva sembrare un uomo dolce e comprensivo, e lo era, ma era anche molto dominante. Faceva l’intermediario di grosse operazioni finanziarie, sfruttava le sue relazioni, lavorava da casa con un’unica dipendente, la sua segretaria e schiava Anna.
Marco, era il suo migliore amico, molto tempo prima era stato un discepolo di Giulio che l’aveva introdotto al mondo BDSM e gli aveva insegnato tutto e da allora non si erano mai persi di vista. Era un cinquantenne, possente e forte. Spalle larghe e mani d’acciaio, viso squadrato, mascella volitiva. Un Padrone severo e in un certo modo spietato. Più duro e deciso del suo amico e mentore, non solo perché era più giovane, ma soprattutto per il suo ruolo nella società. Era un commissario di polizia.
I due uomini discutevano amabilmente, ma di qualcosa di importante, visto che neanche le tre belle donne, che avevano di fronte, a loro disposizione, li avevano distolti dai loro discorsi.
- Quindi il bastardo si chiama Viktor – disse Giulio sorseggiando un liquido ambrato.
- Sì, gli sono alle calcagna, ma è furbo, non lascia tracce, però lo prenderò, è questione di tempo. –
- Ne sono sicuro, ma fai presto, perché quello intanto fa molti danni. –
- Hai ragione, ma ora lasciamo perdere Viktor, abbiamo qui queste tre belle manze, con quale vuoi cominciare? –
Finalmente anche Giulio guardò verso le donne allineate di fronte a lui, che trepidanti attendevano silenziose cercando di rimanere ferme sugli alti tacchi.
- Niente male, tutte e tre. Te ne sei già fatta qualcuna? –
- La rossa con il laccetto giallo si chiama Corinne, la bionda inanellata con il laccetto verde si chiama Beatrice. Me le sono fatte, mentre quella con il laccetto rosso si chiama Sara ed è la prima volta che la vedo. Ti consiglio Corinne, è stupenda. –
- E tu? –
- Prenderò Sara che per me è una novità, ma non lascerò Beatrice senza far niente, o ne vuoi due tu? –
- No, no, - declinò Giulio, - alla mia età una alla volta. –
Marco sorrise, il suo amico poteva farsele tutte e tre entrando ed uscendo da un buco e passando all’altro senza problemi, ma gli piaceva fare il modesto.
I due uomini si misero in piedi e Anna e Giulia si avvicinarono ai Padroni aiutandoli a spogliarsi.
Marco si mosse verso le donne in attesa. Il Master mise le mani sulle enormi tette di Sara e le strizzò ruvido e dolce allo stesso tempo, poi si chinò su di lei che era, nonostante i tacchi, leggermente più bassa e la morse sul collo. Le mani intanto navigavano in tutta quell’abbondanza, accarezzavano e strizzavano. Sara cercava di rimanere ferma, le cosce leggermente divaricate e i polsi sempre uniti dietro la schiena, ma gemeva ed ansimava, era calda e eccitata, bollente e non vedeva l’ora che quell’uomo prestante e possente la prendesse. Sentiva quelle mani forti rovistarla e palparla con padronanza, il petto si gonfiava sempre più, i capezzoli bruni e grossi svettavano su quelle dolci e immense montagnole, finalmente una mano arrivò tra le cosce, due stupendi prosciuttoni soffici e morbidi, ma in quel momento tesi e anelanti, poi la fessura, grande e soffice e piena di umori che sgorgavano e colavano tra le cosce. Lui strizzò e lei gemette e grugnì, poi la fece piegare e passò dietro di lei che ora appoggiava le mani su mobiletto. La pelle, ben curata e nutrita con costose creme, diventò d’oca. Non osava parlare, ma aprì ancora di più le gambe invitandolo a fotterla. E marco entrò dentro di lei come un siluro, la caverna era accogliente e liquida, il cazzò entrò come un razzo e la riempì. La troia sospirò felice muggendo.
Giulio era più calmo e compassato. Rimase seduto in poltrona e fece cenno a Corinne di mettersi a quattro zampe. Giulio indossava una maglietta nera e niente altro, il cazzo, bello lungo ciondolava tra le gambe. Fece cenno alla sua troia di gattonare verso di lui. Era una bella manza, un bel corpo, tenero, ma atletico, aveva anche un bel viso e si muoveva come una pantera. Corinne sapeva cosa lui voleva e glielo prese tra le labbra. Il cazzo guizzò e comincio ad irrigidirsi. Lei lo prese in bocca e divenne duro. Gustoso, lungo, grosso, duro. Tenerlo in bocca dava piacere, ma Corinne non sarebbe mai riuscita ad ingoiarlo tutto. Lui la prese per i capelli e spinse in avanti, la troia tossì, ma lui non la lasciò fino a quando non sentì la cappella sbatter in fondo alla gola. Solo allora la lasciò andare. Quindi l’invitò a girarsi e a sedersi sulle sue ginocchia, dove si impalò. Corinne andava su e giù, su quel magnifico cazzo duro e resistente.
Vedendo ancora Beatrice libera e immobile, cambiò idea e fece cenno alla bionda con il laccetto verde di avvicinarsi.
La troia era infoiata e rispose all’invito immediatamente. Lui la fece inginocchiare su un lato della poltrona e la prese, attirandola a sé, per gli anellini dei capezzoli.
Corinne faceva tutto da sola e lui si poteva dedicare alla bionda, Allungò una mano e trovò gli anellini in basso. Con indice e medio la penetrò e con il pollice trovò il clitoride che frizionò. La bionda iniziò a sbrodolare. Con l’altra mano andò a toccare il clitoride di Corinne che uggiolò felice. Le due troie erano servite e lui guardò verso i due mariti. Quello di Corinne era completamente depilato, era alto e robusto, probabilmente aveva anche un bel cazzo, ma era in gabbia, li stava guardando con gli occhi annebbiati. Chi sa cosa sta provando il cornuto pensava Giulio, mentre lanciò una stoccata alla fica della moglie che la fece squittire felice.
Poi guardò l’altro, aveva dieci anni di più, era più grasso, ma anche questo era un bell’uomo, però pensava con una moglie così troia, inanellata, era difficile che uno così potesse dominarla, sicuramente gli anelli glieli aveva fatti mettere un altro. Spinse anche le dita più a fondo e la bionda gli venne sulle dita tremando e gemendo. Proprio una vacca pensò Giulio.
Altri due affondi e anche Corinne arrivò all’orgasmo. Lui le tenne su di sé, appagate e spossate, Le dita dentro Beatrice e il cazzo ancora duro dentro Corinne. Guardò il terzo uomo, il marito di Sara, era basso e tarchiato, al contrario degli altri due era peloso. Incrociò gli occhi del suo amico, la sua troia gemeva e grugniva come una scrofa, doveva essere bollente e sicuramente stava raggiungendo il secondo orgasmo. Marco ricambiò lo sguardo dell’amico.
- E la tua schiava amante? – chiese Marco mentre affondava dentro la procace Sara e le strizzava le enormi tette.
- Eleonora. Prima o dopo la conoscerai, è in addestramento. Se ne sta occupando Anna. –
Marco sorrise, mentre penetrava Sara come uno stantuffo. – Povera Eleonora. –
- E’ vero, Anna pensava che quel ruolo spettasse a lei dopo avermi servito per tanti anni. Ma non poteva essere lei, troppo sottomessa, e poi tutti la conoscono da tempo come la mia segretaria. A me, alla mia età, serve una donna matura, posata e sofisticata. Ne farò una schiava elegante, che sa stare in società ed al tempo stesso docile ed ubbidiente. Una che posso portare ai miei incontri mondani e che però fa tutto quello che voglio. Le ho dato anche una servetta: Francesca. –
- Ah, mi domandavo dove fosse finita la ragazza. Sembra che Eleonora sia proprio una bella donna e che a lei ci tieni. –
- Lo è ed Anna la sta addestrando bene. La controlla con piacere proprio perché si vuole vendicare, ma sa che deve anche rispettarla. –
- Capisco. Te la tieni tutta per te? –
- Per ora sì, ma avrai modo di assaggiarla prima o dopo. –
- Lo farò con piacere. Ora dove è? –
- E’ andata a trovare i suoi vecchi a Roma, Francesca è con lei. La controlla e la serve. Non la lascio mai sola, deve capire fino in fondo che anche se vive nel lusso è una schiava. Sempre, e non ha nessuna autonomia. –
- Bene. Alla fine ne hai prese due tu. Come vuoi proseguire? –
- Penso che questa biondina inanellata abbia bisogno di prendere due cazzi contemporaneamente. –
Marco sorrise – sì, è avida di cazzo, la conosco bene. –
La fecero sdraiare sul tappeto e Giulio la prese davanti mordendola sui capezzoli, mentre Marco si sdraiava dietro di lei e la penetrava in culo.
Le sborrarono davanti e di dietro quasi nello stesso istante e la biondina decollò.
Si concessero una pausa. Anna portò le tre signore in bagno a rassettarsi, ne avevano bisogno.
- Qualcuno di questi cornuti è bsx? – chiese Giulio.
- Due sicuramente, il terzo non lo so. -
- Vediamo – disse Giulio.
Marco ordinò a Matteo di spogliarsi e mettersi a quattro zampe, mentre la sua fidanzata le liberò il cazzo, contemporaneamente Giulia liberava quelli dei tre cuck che appena liberi se lo toccarono e sospirarono di piacere mentre rizzavano. Avevano assistito alla monta delle rispettive mogli ed erano infoiati. Sapevano che quella sera le donne non erano per loro e ad un cenno di Marco si avventarono sul giovane schiavo che era passivo e pronto a riceverli, la fidanzata lo guardava teneramente, entrambi vivevano per essere umiliati e per servire.
Flavia sapeva che quella sera nessuno se la sarebbe fatta, ma probabilmente i padroni avrebbero concesso a lei e a Giulia di lesbicare.
Gli uomini furono rapidamente su Matteo. Il più giovane s’inginocchiò dietro allo schiavo e lo penetrò, lo schiavo lo sentì farsi strada e grugnì mordendosi le labbra per non gridare, ma poi fu penetrato da quello più grasso in bocca ed ebbe altro da fare. Era pieno e il suo pene si irrigidì, non diventava più facilmente duro, ma era giovane e in basso qualcosa si mosse. Il terzo cuck, quello peloso, si sdraiò sotto di lui e glielo leccò. Matteo iniziò a colare. Quando era penetrato non rizzava mai completamente, anche se si toccava o lo spompinavano, ma il pene si inturgidiva lievemente e iniziava a colare. Difficilmente arrivava ad eiaculare, ma colava come una baldracca e l’uomo sotto di lui beveva avidamente.
Quando le signore tornarono videro i loro uomini in azione e sorrisero.
Marco e Giulio richiamarono la loro attenzione, erano pronti per il secondo round e le signore anche.
Marco chiamò Giulia e Flavia a spogliarsi e dare spettacolo. Le due si spogliarono e si disposero a due metri dagli uomini che stavano fottendosi Matteo e iniziarono a leccarsi. La dolce e tenera Flavia prima di immergersi tra le cosce di Giulia diede un’ultima occhiata al suo amato Matteo. L’uomo peloso che fino a qualche minuto prima lo stava spompinando ora gli stava sborrando sul viso. Povero amore.
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La scena si ripeté a distanza di circa cinque minuti altre due volte.
La prima era una coppia matura, lui Paolo, un signore distinto e lei Sara, una signora morbida, pesante con due grandi tette. Parlò Anna, - buonasera, sapete già, dalle mail intercorse, come funziona, la signora viene con me e lei, - rivolgendosi all’uomo - va con Matteo. – Anna fu formale, rispettosa, ma non servizievole, quelli non erano padroni.
I due annuirono e seguirono i rispettivi anfitrioni. L’ingresso dava su un salone, di fronte a loro, e, ai lati, su due corridoi, uno a destra ed uno a sinistra. Matteo seguito da Paolo andò verso destra. Matteo aprì una porta e fece entrare Paolo in un salottino. Dentro il salottino c’era Giulia che attendeva gli ospiti. – Si spogli signore per cortesia – disse Giulia mentre Matteo chiudeva la porta e ritornava per dove era venuto.
Paolo era imbarazzato, ma non discusse, come detto, era già tutto concordato. La biondina che gli stava di fronte, vestita severamente da cameriera, una trentenne minuta e graziosa, che invece non mostrava nessun imbarazzo, doveva essere abituata ad eventi simili pensò Paolo, ed era così. Paolo, era alto ed in sovrappeso, ma tutto sommato ben tenuto, era depilato e esitò quando si levò le mutande. Giulia non disse niente, si limitò a guardarlo e lui finì di spogliarsi. L’attrezzo era normale e moscio. Paolo arrossì e rimase in piedi. Giulia si avvicinò e con modi esperti ingabbiò il cazzo dell’uomo, con tocchi decisi e professionali e poi gli disse che poteva accomodarsi in una delle poltroncine del salottino. Poi gli mise un laccetto rosso al collo, di cuoio. Sedendosi Paolo andò ad accavallare le gambe, ma – per cortesia, non accavalli le gambe, se vuole le può tenere chiuse, ma non accavallate. – Lo rimproverò velatamente Giulia.
Anche Anna portò Sara in una stanza dell’altro corridoio. Qui c’era Flavia ad attendere le donne. Flavia era moretta e minuta come Giulia, ma molto più giovane. Una ventenne, fidanzata di Matteo, si fa per dire, perché il loro padrone praticamente non permetteva loro di avere rapporti sessuali, solo quando lo voleva lui e sotto i suoi occhi. Sara si spogliò con più disinvoltura del marito, rimanendo in intimo: scarpe, autoreggenti, mutandine e reggiseno. Era una mora, matronale, non molto alta, abbondante, con cosce importanti e con due tette enormi. Anche a lei fu messo un collare rosso.
Matteo era un ventenne, moro, alto, bello, longilineo, dinoccolato, completamente sottomesso al suo Padrone, Anna era invece una cinquantenne, bionda, minuta, anche lei e pure lei totalmente sottomessa al suo Padrone. Altre due volte aprirono cancello e portoncino.
La scena si ripeté identica, come con le altre due coppie, imbarazzante per gli uomini, più facile con le donne: Corinne e Michele, Adriano e Beatrice.
Corinne e Miche erano quarantenni. Adriano e Beatrice cinquantenni, maturi, ma ben tenuti ed in forma, soprattutto la signora.
Corinne era una rossa formosa, alta e molto piacevole, con lunghe cosce e belle tette. Era una francese.
Beatrice era una bionda con belle forme, ma più bassa di Corinne, particolare interessante era inanellata, ai capezzoli, sulle grandi labbra e sul clitoride.
Tutte le signore calzavano scarpe con un tacco esagerato che le slanciava e le rendeva desiderabili.
Poi Anna andò a prendere le signore discinte e silenziose e le condusse in fila indiana nel salone. Dietro Anna, Sara, poi Corinne e Beatrice, chiudeva la fila Flavia.
Nello stesso momento, Matteo conduceva in analogo modo gli uomini, qui chiudeva la fila Giulia.
Entrarono contemporaneamente nel salone, da porte opposte e mentre gli uomini si allineavano lungo una parete, le donne, invece, si allineavano di fronte a due uomini seduti in poltrona e vestiti elegantemente. Due uomini rilassati e distaccati che le guardarono distrattamente, mentre Anna le invitava a congiungere i polsi dietro la schiena. Stesso ordine venne dato agli uomini da Matteo. Tutti eseguirono senza fiatare. Nessuno di loro aveva emesso un verbo da quando erano entrati.
Giulio, il padrone di casa, era un uomo ricco, non più giovane, sui sessanta anni. Era alto, dinoccolato ed elegante. Un viso scavato, occhi grandi e celesti, vissuti. Il viso era incorniciato da una barbetta bianca, come bianchi e lunghi erano i capelli. Era un uomo magro e ascetico, raffinato e colto. Poteva sembrare un uomo dolce e comprensivo, e lo era, ma era anche molto dominante. Faceva l’intermediario di grosse operazioni finanziarie, sfruttava le sue relazioni, lavorava da casa con un’unica dipendente, la sua segretaria e schiava Anna.
Marco, era il suo migliore amico, molto tempo prima era stato un discepolo di Giulio che l’aveva introdotto al mondo BDSM e gli aveva insegnato tutto e da allora non si erano mai persi di vista. Era un cinquantenne, possente e forte. Spalle larghe e mani d’acciaio, viso squadrato, mascella volitiva. Un Padrone severo e in un certo modo spietato. Più duro e deciso del suo amico e mentore, non solo perché era più giovane, ma soprattutto per il suo ruolo nella società. Era un commissario di polizia.
I due uomini discutevano amabilmente, ma di qualcosa di importante, visto che neanche le tre belle donne, che avevano di fronte, a loro disposizione, li avevano distolti dai loro discorsi.
- Quindi il bastardo si chiama Viktor – disse Giulio sorseggiando un liquido ambrato.
- Sì, gli sono alle calcagna, ma è furbo, non lascia tracce, però lo prenderò, è questione di tempo. –
- Ne sono sicuro, ma fai presto, perché quello intanto fa molti danni. –
- Hai ragione, ma ora lasciamo perdere Viktor, abbiamo qui queste tre belle manze, con quale vuoi cominciare? –
Finalmente anche Giulio guardò verso le donne allineate di fronte a lui, che trepidanti attendevano silenziose cercando di rimanere ferme sugli alti tacchi.
- Niente male, tutte e tre. Te ne sei già fatta qualcuna? –
- La rossa con il laccetto giallo si chiama Corinne, la bionda inanellata con il laccetto verde si chiama Beatrice. Me le sono fatte, mentre quella con il laccetto rosso si chiama Sara ed è la prima volta che la vedo. Ti consiglio Corinne, è stupenda. –
- E tu? –
- Prenderò Sara che per me è una novità, ma non lascerò Beatrice senza far niente, o ne vuoi due tu? –
- No, no, - declinò Giulio, - alla mia età una alla volta. –
Marco sorrise, il suo amico poteva farsele tutte e tre entrando ed uscendo da un buco e passando all’altro senza problemi, ma gli piaceva fare il modesto.
I due uomini si misero in piedi e Anna e Giulia si avvicinarono ai Padroni aiutandoli a spogliarsi.
Marco si mosse verso le donne in attesa. Il Master mise le mani sulle enormi tette di Sara e le strizzò ruvido e dolce allo stesso tempo, poi si chinò su di lei che era, nonostante i tacchi, leggermente più bassa e la morse sul collo. Le mani intanto navigavano in tutta quell’abbondanza, accarezzavano e strizzavano. Sara cercava di rimanere ferma, le cosce leggermente divaricate e i polsi sempre uniti dietro la schiena, ma gemeva ed ansimava, era calda e eccitata, bollente e non vedeva l’ora che quell’uomo prestante e possente la prendesse. Sentiva quelle mani forti rovistarla e palparla con padronanza, il petto si gonfiava sempre più, i capezzoli bruni e grossi svettavano su quelle dolci e immense montagnole, finalmente una mano arrivò tra le cosce, due stupendi prosciuttoni soffici e morbidi, ma in quel momento tesi e anelanti, poi la fessura, grande e soffice e piena di umori che sgorgavano e colavano tra le cosce. Lui strizzò e lei gemette e grugnì, poi la fece piegare e passò dietro di lei che ora appoggiava le mani su mobiletto. La pelle, ben curata e nutrita con costose creme, diventò d’oca. Non osava parlare, ma aprì ancora di più le gambe invitandolo a fotterla. E marco entrò dentro di lei come un siluro, la caverna era accogliente e liquida, il cazzò entrò come un razzo e la riempì. La troia sospirò felice muggendo.
Giulio era più calmo e compassato. Rimase seduto in poltrona e fece cenno a Corinne di mettersi a quattro zampe. Giulio indossava una maglietta nera e niente altro, il cazzo, bello lungo ciondolava tra le gambe. Fece cenno alla sua troia di gattonare verso di lui. Era una bella manza, un bel corpo, tenero, ma atletico, aveva anche un bel viso e si muoveva come una pantera. Corinne sapeva cosa lui voleva e glielo prese tra le labbra. Il cazzo guizzò e comincio ad irrigidirsi. Lei lo prese in bocca e divenne duro. Gustoso, lungo, grosso, duro. Tenerlo in bocca dava piacere, ma Corinne non sarebbe mai riuscita ad ingoiarlo tutto. Lui la prese per i capelli e spinse in avanti, la troia tossì, ma lui non la lasciò fino a quando non sentì la cappella sbatter in fondo alla gola. Solo allora la lasciò andare. Quindi l’invitò a girarsi e a sedersi sulle sue ginocchia, dove si impalò. Corinne andava su e giù, su quel magnifico cazzo duro e resistente.
Vedendo ancora Beatrice libera e immobile, cambiò idea e fece cenno alla bionda con il laccetto verde di avvicinarsi.
La troia era infoiata e rispose all’invito immediatamente. Lui la fece inginocchiare su un lato della poltrona e la prese, attirandola a sé, per gli anellini dei capezzoli.
Corinne faceva tutto da sola e lui si poteva dedicare alla bionda, Allungò una mano e trovò gli anellini in basso. Con indice e medio la penetrò e con il pollice trovò il clitoride che frizionò. La bionda iniziò a sbrodolare. Con l’altra mano andò a toccare il clitoride di Corinne che uggiolò felice. Le due troie erano servite e lui guardò verso i due mariti. Quello di Corinne era completamente depilato, era alto e robusto, probabilmente aveva anche un bel cazzo, ma era in gabbia, li stava guardando con gli occhi annebbiati. Chi sa cosa sta provando il cornuto pensava Giulio, mentre lanciò una stoccata alla fica della moglie che la fece squittire felice.
Poi guardò l’altro, aveva dieci anni di più, era più grasso, ma anche questo era un bell’uomo, però pensava con una moglie così troia, inanellata, era difficile che uno così potesse dominarla, sicuramente gli anelli glieli aveva fatti mettere un altro. Spinse anche le dita più a fondo e la bionda gli venne sulle dita tremando e gemendo. Proprio una vacca pensò Giulio.
Altri due affondi e anche Corinne arrivò all’orgasmo. Lui le tenne su di sé, appagate e spossate, Le dita dentro Beatrice e il cazzo ancora duro dentro Corinne. Guardò il terzo uomo, il marito di Sara, era basso e tarchiato, al contrario degli altri due era peloso. Incrociò gli occhi del suo amico, la sua troia gemeva e grugniva come una scrofa, doveva essere bollente e sicuramente stava raggiungendo il secondo orgasmo. Marco ricambiò lo sguardo dell’amico.
- E la tua schiava amante? – chiese Marco mentre affondava dentro la procace Sara e le strizzava le enormi tette.
- Eleonora. Prima o dopo la conoscerai, è in addestramento. Se ne sta occupando Anna. –
Marco sorrise, mentre penetrava Sara come uno stantuffo. – Povera Eleonora. –
- E’ vero, Anna pensava che quel ruolo spettasse a lei dopo avermi servito per tanti anni. Ma non poteva essere lei, troppo sottomessa, e poi tutti la conoscono da tempo come la mia segretaria. A me, alla mia età, serve una donna matura, posata e sofisticata. Ne farò una schiava elegante, che sa stare in società ed al tempo stesso docile ed ubbidiente. Una che posso portare ai miei incontri mondani e che però fa tutto quello che voglio. Le ho dato anche una servetta: Francesca. –
- Ah, mi domandavo dove fosse finita la ragazza. Sembra che Eleonora sia proprio una bella donna e che a lei ci tieni. –
- Lo è ed Anna la sta addestrando bene. La controlla con piacere proprio perché si vuole vendicare, ma sa che deve anche rispettarla. –
- Capisco. Te la tieni tutta per te? –
- Per ora sì, ma avrai modo di assaggiarla prima o dopo. –
- Lo farò con piacere. Ora dove è? –
- E’ andata a trovare i suoi vecchi a Roma, Francesca è con lei. La controlla e la serve. Non la lascio mai sola, deve capire fino in fondo che anche se vive nel lusso è una schiava. Sempre, e non ha nessuna autonomia. –
- Bene. Alla fine ne hai prese due tu. Come vuoi proseguire? –
- Penso che questa biondina inanellata abbia bisogno di prendere due cazzi contemporaneamente. –
Marco sorrise – sì, è avida di cazzo, la conosco bene. –
La fecero sdraiare sul tappeto e Giulio la prese davanti mordendola sui capezzoli, mentre Marco si sdraiava dietro di lei e la penetrava in culo.
Le sborrarono davanti e di dietro quasi nello stesso istante e la biondina decollò.
Si concessero una pausa. Anna portò le tre signore in bagno a rassettarsi, ne avevano bisogno.
- Qualcuno di questi cornuti è bsx? – chiese Giulio.
- Due sicuramente, il terzo non lo so. -
- Vediamo – disse Giulio.
Marco ordinò a Matteo di spogliarsi e mettersi a quattro zampe, mentre la sua fidanzata le liberò il cazzo, contemporaneamente Giulia liberava quelli dei tre cuck che appena liberi se lo toccarono e sospirarono di piacere mentre rizzavano. Avevano assistito alla monta delle rispettive mogli ed erano infoiati. Sapevano che quella sera le donne non erano per loro e ad un cenno di Marco si avventarono sul giovane schiavo che era passivo e pronto a riceverli, la fidanzata lo guardava teneramente, entrambi vivevano per essere umiliati e per servire.
Flavia sapeva che quella sera nessuno se la sarebbe fatta, ma probabilmente i padroni avrebbero concesso a lei e a Giulia di lesbicare.
Gli uomini furono rapidamente su Matteo. Il più giovane s’inginocchiò dietro allo schiavo e lo penetrò, lo schiavo lo sentì farsi strada e grugnì mordendosi le labbra per non gridare, ma poi fu penetrato da quello più grasso in bocca ed ebbe altro da fare. Era pieno e il suo pene si irrigidì, non diventava più facilmente duro, ma era giovane e in basso qualcosa si mosse. Il terzo cuck, quello peloso, si sdraiò sotto di lui e glielo leccò. Matteo iniziò a colare. Quando era penetrato non rizzava mai completamente, anche se si toccava o lo spompinavano, ma il pene si inturgidiva lievemente e iniziava a colare. Difficilmente arrivava ad eiaculare, ma colava come una baldracca e l’uomo sotto di lui beveva avidamente.
Quando le signore tornarono videro i loro uomini in azione e sorrisero.
Marco e Giulio richiamarono la loro attenzione, erano pronti per il secondo round e le signore anche.
Marco chiamò Giulia e Flavia a spogliarsi e dare spettacolo. Le due si spogliarono e si disposero a due metri dagli uomini che stavano fottendosi Matteo e iniziarono a leccarsi. La dolce e tenera Flavia prima di immergersi tra le cosce di Giulia diede un’ultima occhiata al suo amato Matteo. L’uomo peloso che fino a qualche minuto prima lo stava spompinando ora gli stava sborrando sul viso. Povero amore.
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