Accettare le condizioni - Capitolo 4
di
Glorfindel
genere
sadomaso
Dopo l'avventura nel negozio ero sfinita, tornammo a casa verso le 19, mio fratello sparì in camera sua senza dire una parola mentre io mi concedetti una doccia rilassante. I nostri genitori si erano concessi qualche giorno fuori soli soletti per festeggiare il fatto che la mamma era tornata in salute quindi mi preparai una insalatona che gustai sul divano, mi guardai un bel film che stavano trasmettendo ma poi il sonno, la stanchezza mi vinsero e decisi di andare a dormire.
Feci appena in tempo ad infilarmi sotto le coperte che la porta si aprì facendo entrare mio fratello: “sorellina, hai dimenticato gli ordini della padrona?”
Guardandolo, stupita, negli occhi, mi resi conto che non stava affatto scherzando.
“Davo per scontato che visto che non può controllarci qui a casa le avremmo potuto mentire.”
Mio fratello mi guardò in silenzio per qualche secondo, come riflettendo.
“Ci scoprirebbero, si accorgerebbe che non ti ho fatto fare i tuoi allenamenti, non possiamo mentire e poi credo che sia giusto che noi rispettiamo la nostra parte dell'accordo come loro rispettano la loro.”
Ero esterrefatta dalle parole di mio fratello fino a che , abbassando gli occhi, non vidi il grosso gonfiore all'altezza dell'inguine.
“Ma non ti fa schifo che tua sorella si faccia scopare e trattare come un cane da tutti?”
“No, a dire la verità mi piace molto, guardarti nel negozio è stato fantastico, io ti voglio molto bene sorellina e sono contento di vederti esprimere tutta la tua femminilità, tutta la tua bellezza, credo che sia giusto che tutto il mondo goda di te, sarebbe uno spreco se, bella come sei, ti avessero solo pochi uomini. Tu sei un tesoro e tutto il mondo deve poterti vedere, poter godere di te.”
Restai a bocca aperta nel sentire le parole di mio fratello, era chiaro che non avrei avuto sconti da lui, abbassai lo sguardo rendendomi conto che anche dentro casa mia sarei stata un oggetto fatto per soddisfare cazzi.
“Vuoi davvero sodomizzarmi? Magari potrei farti una sega o un pompino? Mi fa male prenderlo dietro, potresti accontentarti pa… pa… padrone?”
Nel sentire che mi appellavo a lui come padrone il suo cazzo ebbe un sussulto sotto la stoffa.
“No, non posso, abbiamo avuto un compito da svolgere, questa settimana servirà per abituare il tuo buchino ad essere penetrato, è l'unica cosa che posso fare con te e poi non è più tuo diritto scegliere come far usare il tuo corpo. Dai sorellina, spogliati.”
Vinta, tolsi il pigiama, ci vollero pochi secondi.
“Come vuoi che mi metta?”
Ci pensò un attimo: “intanto mettiti in ginocchio davanti al letto, appoggia il busto sul materasso, e allarga le gambe poi, con le mani, allargati le chiappe in modo che abbia la via libera.”
Mi misi in posizione, piegata a 90', con il culo esposto e ben allargato.
“Fai piano per favore, non farmi male, sii delicato, mi brucia ancora da oggi.”
Lui si mise in ginocchio dietro di me, sentivo il suo viso a pochi centimetri dal mio sesso, sentivo il suo respiro, la sua libidine, mi stava facendo effetto e mi trovai a desiderare che appoggiasse la lingua sulla patatina che sentivo gonfia, cosa mi stava succedendo? Avevo goduto in negozio, mi stavo eccitando per le attenzioni di mio fratello ma il mio pensiero mi venne strappato. Sentii del liquido colarmi sul buchino, la sua saliva e poi un dito, che roteava piano intorno all'apertura, sempre più stretto, sempre più vicino al centro e d'improvviso…
“Ahiiiii, piano, ti prego.”
Mi aveva infilato dentro due dita di botto quel bastardo, facendole entrare fino in fondo e ora le ruotava, palpava l'interno del canale, spingeva verso la vagina con forza e scavava, scavava…
“Fai silenzio per favore, non disturbarmi o dovrò chiedere alla padrona il permesso di punirti per insegnarti a fare silenzio mentre lavoro sul tuo corpo e poi non lamentarti, credi che tutti gli uomini che ti avranno in questo buchino potranno perdere tempo ad attendere i tuoi comodi? Mi spiace sorellina ma devi imparare a prenderlo nel culo senza creare disagi a chi ti sta usando, quindi non posso essere delicato. Ora taci, mordi il lenzuolo se vuoi ma non disturbarmi, ho da fare e tira di più con quelle mani, ho bisogno delle chiappe ben aperte.”
Mentre diceva queste parole continuò la sua indagine della mia cavità anale, non potei fare altro che abbassare la testa sul materasso e tirare di più le chiappe in modo che avesse facile accesso. Ogni speranza che il mio fratellino fosse un alleato era scomparsa, sarebbe stato anche lui uno di quelli a cui avrei pagato li prezzo delle mie scelte. Continuò a lavorarmi con le dita a lungo, le infilava e rigirava per poi uscire ad osservare il risultato, mi sfiorava con la punta del dito il buchetto mentre si richiudeva e appena iniziava a fare pressione lo ripenetrava a fondo, mescolava bene, palpava ogni millimetro e poi allargava le dita e le tirava fuori, aveva preso sul serio il compito di dilatarmi.
La cosa era fastidiosa ma dolorosa poco e niente e il suo respiro che si infrangeva sulle mie parti sensibili mi faceva un strano effetto; la situazione in cui mi trovavo, la posizione oscena, le sue dita a studiarmi come una cavia, il suo respiro come un alito di caldo vento che attraversava il mio sesso, cominciai a colare, sentivo distintamente i miei umori che fuoriuscivano spontanei dal sesso per colare fra le mie gambe aperte.
Presi sul serio il lenzuolo in bocca ma non per il dolore, per soffocare i gemiti che mi salivano spontanei ma lui se ne accorse comunque, sentii le mani che spalmavano i miei succhi sulle cosce, salivano piano, sempre più vicino alla mia fica bollente. Mi trovai a desiderarlo, oh, come avrei volute che immergesse la mano in me, in profondità ma non arrivò mai.
“Sorellina, le mie attenzioni ti stanno facendo effetto, vorrei tanto potermi dedicare alla tua passerina ma mi è stato vietato, posso avere solo il tuo culo.”
Parlai senza rendermene conto, parlai stupendomi delle mie parole.
“Non lo dirò a nessuno!”
“Non dirai a nessuno cosa?”
“Se mi scopi non lo dico a nessuno, mettimelo dentro, per favore, mettimi il tuo cazzo nella fica, ne ho tanta voglia.”
Continuava a carezzarmi le cosce avvicinandosi sempre di più ma senza mai arrivare, mi sentivo bruciare con quelle cazzo di due dita che mi rovistavano il culo senza sosta e l'odore dei miei umori nell'aria.
“Sei proprio disubbidiente, non devi dire queste cose, devi imparare che i tuoi bisogni, le tue necessità, non contano nulla, non ha importanza che il fatto che ora hai voglia di essere scopata, il tuo compito è imparare a prenderlo nel culo quindi l'unica cosa che puoi fare è imparare a godere del fatto di avere un cazzo nel tuo buchetto.”
Mentre diceva queste parole si alzò, si spogliò del pigiama in un attimo, dallo specchio vidi il suo sesso eretto, mio fratello aveva proprio un bel cazzo, lo puntò nel mio buchino e si abbassò, non di botto, ma senza pause, prepotentemente, lo vidi che mi sprofondava dentro fino alla base nel giro di tre secondi.
“Ahhhhhhhhhhhhh! Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm….!”
Lo sentii appoggiarsi di peso al mio culo spaccato, ormai tutto in me mentre tornavo a mordere il lenzuolo dopo essermi dimenticata di avere la micina grondante. Lui uscì, osservò il risultato, mi carezzo i bordi del buchetto che si richiudeva dopo essere stato spanato dal suo attrezzo e appena lo vide chiuso ripeté il suo affondo nello stesso modo. “Ahhhhhhhhhhhhh! Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm…”
Toccò il fondo, vi rimase qualche secondo e poi uscì per ricominciare da capo. “Ahhhhhhhhhhhhh….. mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm……. Ahhhhhhhh!!! Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm”
Mi sentivo così aperta, spanata, il dolore era scomparso e anche il fastidio se ne stava andando, stava tornando a farsi sentire la mia fichetta gonfia, ogni volta che mi affondava nel culo le grandi labbra si aprivano, il mio sesso si esponeva, liquido ne usciva in quantità mentre il cazzo di mio fratello, da dentro, mi stimolava l'utero, in profondità, attraverso il canale anale. Stavo, ormai, mugolando vistosamente.
“Che ti succede sorellina” Stai godendo per il mio cazzo nel culo?”
Continuai a mordere il lenzuolo senza rispondere ma mi arrivarono una serie di affondi forti che fecero sprofondare il suo cazzo ancora di più.
“Si, si, mi stai facendo godere.”
“Vedi che la padrona aveva ragione, lei sa cos'è meglio per te, ha visto la troia che c'è in te e vuole farla uscire, devi sempre ubbidire ai tuoi padroni perché loro sanno cosa è giusto fare della tua vit.”
“Si, si, ubbidirò ai miei padroni, sono una troia, sono la vostra schiava, la vostra cagna.” Pronunciando quelle parole lacrime mi solcavano il viso, lacrime mentre mi umiliavo davanti a mio fratello che non solo mi stava sodomizzando ma che vedeva anche che per quanto la mia mente non lo accettasse il mio corpo era veramente quello di una troia, di una cagna. Ma poi mi lasciò senza fiato stappandomi il culo di botto.
“Forza, vieni sopra di me, voglio guardarti mentre ti inculi da sola, voglio vedere il tuo viso sfatto dal desiderio mentre hai il mio cazzo nel culo.”
Rossa in volto mi mossi senza pensare, mi alzai e lasciai che lui si accomodasse, steso, il suo grosso cazzo che svettava verso l'alto; gli salii sopra e proprio come mi era stato richiesto, passando una mano dietro la schiena per afferrargli il membro, resistendo al desiderio di mettermelo nella fica, guidai la cappella verso il mio buchino, la puntai e docile scesi facendolo scivolare nel mio canale posteriore fino alla radice, fino ad accoglierlo tutto sedendomi di peso sopra di lui.
“Mhhhh…”
Ormai travolta dalla situazione gli presi una mano per guidarla al mio sesso famelico ma lui si ritrasse.
“No, no, non ti è concesso, dobbiamo seguire le regole ma sei mia sorella e ti voglio bene quindi non ti ordinerò di non godere ma se vuoi farlo dovrai farlo solo con il culo, avanti, muovi quei bei fianchi.”
Se ne stava comodamente sdraiato, le mani dietro la testa, ad osservare il mio corpo nudo, offerto al suo sguardo mentre iniziavo un timido sue e giù per massaggiargli il pene con il mio sfintere. Mi bruciava da matti, non mi ero ancora abituata alla sodomia e per quanto il suo membro si fosse fatto ormai spazio in me continuava a sembrarmi che il culo si dovesse spaccare ma ero una schiava e dovevo obbedire. I suoi occhi rapiti dal mio seno gonfio che ballonzolava su e giù spinto dal cazzo con cui mi spanavo il buchetto mi facevano effetto, mi sentivo sempre più bagnata ed eccitata, quando poi allungò una mano per afferrare il ciuffetto, rossiccio come i capelli, che mi sormontava il pube non potei fare a meno di mordermi un labbro gemendo.
Facendo bene attenzione a non stimolarmi il clitoride, usò quella presa per darmi il ritmo, prima mi costrinse a salire fino alla punta del cazzo per poi ridiscendervi piano, piano in modo che potessi sentire tutto il suo attrezzo che mi percorreva dentro e, dopo un po', mi fermò completamente impalata facendomi ruotare i fianchi senza risalire perché il cazzo mi allargasse bene all'interno.
Con quel movimento scoprii che il suo cazzo andava a toccare punti che mi donavano un piacere estremo, ad ogni rotazione del bacino spingevo in modo che mi premesse proprio lì, da dentro e ad ogni rotazione, vergognandomi per le sensazioni che provavo, spingevo sempre più. Ci volle parecchio ma il piacere, lento e inesorabile, cresceva a dismisura fino a che non fui costretta a girare il volto per la vergogna, lui se ne accorse e mi afferrò le tette con le mani, stringendo, massaggiando e premendo sempre più forte.
“Devi guardarmi negli occhi, se sei così troia da godere mentre ti sodomizzi con il mio cazzo devi farlo guardandomi o ti stringerò le tette fino a farle scoppiare.”
Non scherzava, le sue mani sembravano tenaglie e mi forzai a guardarlo, allentò un pelo ma non molto, avevo la bocca spalancata nel gemere, mi colava saliva dai lati, ruotavo sempre più forte, sempre più in fretta, stavo perdendo il controllo del movimento. Il bruciore non lo sentivo più, spingevo solo lì, sempre più lì, tremavo in modo convulso e poi giravo e poi spingevo e poi tremavo, le sue mani a tirarmi le tette verso il basso perché fossi impalata il più possibile. Poi mi attraversò, scoppiò come un velo di plastica che non riesce più a reggere la pressione e si lacera di botto, i piedi tirati come per i crampi, brividi per tutto il corpo, urlavo, senza accorgermene, a squarciagola e proprio mentre l'orgasmo era al suo apice mi afferrò per i fianchi, di peso mi alzò fino a lasciare dentro solo la cappella e poi, con robusti colpi di reni, prese a stantuffarmi il culo con tutta la forza e la velocità che riusciva.
Continuò a sbattermi per almeno due minuti, senza sosta, mentre urlavo per l'orgasmo che non riusciva a calare, tenuto alto dal suo cazzo che mi trapanava in modo folle e poi schizzò, schizzò mentre ancora stantuffava, schizzò mentre continuava a stantuffarmi, il liquido caldo nel mio intestino, le sue mani avvinghiate a fianchi stretti, fino alla fine, fino dopo la fine e poi finì.
Mi accasciai al suo fianco distrutta, stremata. Poco dopo lui si alzò, prese il fallo che aveva avuto dalla padrona e me lo infilò nel culo senza problemi, fino alla base, mi infilò le mutandine perché non uscisse, mi coprì mentre ancora avevo i brividi e con un bacio sulla fronte madida mi diede la buonanotte.
La mattina dopo fui svegliata dalla sensazione che mi venissero sfilate le mutande, avevo dormito scomoda per quel coso che avevo piantato nell'ano, mezza insonnolita mi resi conto che mio fratello era sul letto con me, ero ancora nuda dalla sera prima e avevo ancora il suo sperma nell'intestino. Senza dire una parola mi fece mettere a pancia sotto, sfilò il fallo facendomi sussultare, mi bloccò le gambe fra ginocchia e piedi divaricandomi oscenamente e proprio come fossi un mero oggetto mi si piantò nel culo con prepotenza. Il buco era ben dilatato per la nottata passata ma l'assenza di lubrificazione mi fece urlare mentre mi entrava dentro.
“Su, su, devi abituarti, non puoi pretendere che chi vorrà incularti abbia sempre il tempo di lubrificarti, vedrai, imparerai, sei così portata a fare la cagna e poi sta mattina vado di fretta, fra 5 minuti devo uscire, farò alla svelta.”
Detto questo cominciò a pomparmi vigorosamente, soffocavo i miei gemiti nel materasso mentre mi schiacciava con il suo peso, affondo dopo affondo sentivo il suo respiro crescere, farsi più affannoso, iniziò a darmi affondi sempre più potenti godendosi poi il mio canale per qualche istante per poi propinarmi un altro colpo, fece così per una ventina di volte e poi mi eruttò dentro, soffocando il suo piacere nella mia schiena nuda, solo qualche secondo in cui sentii colare il suo seme dentro il corpo poi uscì, si pulì per bene l'uccello sul mio culo, mi allargò le chiappe complimentandosi con se stesso per il risultato di dilatazione che stava ottenendo, mi mollò una bella sberla su una chiappa facendomi urlare e poi, sorridendo, mi diede un bacio sulla nuca e se ne andò. Dopo poco sentii chiudersi la porta di casa, ero sola, finalmente sola e mi concedetti, dolorante, una doccia rinfrancante.
Rientrò all'ora di pranzo, stavo imburrando una padella per preparare della carne, mi salutò giovialmente e io ricambiai, poi lo sentii venire alle mie spalle.
“Scusa sorellina ma ce l'ho proprio duro e sai cos'ha detto la padrona…”
Nel mio silenzio mi prese, mi abbassò i pantaloni e gli slip per poi togliermeli, afferrò i miei fianchi facendomi indietreggiare perché mi chinassi mentre mi aggrappavo con le mani al top della cucina, prese del burro e me lo passò sul buchino, in abbondanza.
“Dopo dovrai metterci un po' di crema su questo buchino, si sta allargando bene ma è tutto rosso e dovremo usarlo spesso in settimana, trattalo bene.”
Mentre mi diceva queste parole mi forzò tranquillamente e mi penetrò per tutta la sua lunghezza, io restai ferma e in silenzio a farmi usare soffocando le mie sensazioni. Se la prese comoda, mi affondava completamente e poi mi ruotava dentro a lungo per spanarmi bene, odiavo sentire i miei umori colare ma così era, mi lavorò il culo con perizia, uscendo anche ogni tanto a controllare come procedeva per poi riempirmi di nuovo. Durante questo lavoro mi raccontò come era andata la sua mattinata, come se sodomizzarmi fosse la cosa più scontata del mondo mi parlò di quello che aveva fatto e di cosa gli era successo esattamente come faceva normalmente con me prima che tutta questa storia avesse inizio. Dopo dieci minuti di questo servizio sentii le sue mani infilarsi sotto la maglietta ed afferrarmi le tette.
“Scusa sorellina ma ho fame, concludiamo, ti prometto che la prossima volta dedicherò più tempo al tuo culo, sei contenta?”
Mi strinse le tette facendomi capire che pretendeva una risposta.
“Si, sono contenta quando mi inculi, ti prego, inculami il più possibile, puoi farlo quando vuoi.”
Fui sorpresa io stessa delle mie parole.
“Facciamo così, visto che la mamma e il babbo non ci sono credo che sia meglio che tu resti in casa in questi giorni, potrai stare sempre nuda in modo che possa lavorare su di te in ogni momento senza perdere tempo, ok?”
“Si, come vuoi, fai di me ciò che vuoi!”
E così dicendo mi sfilai la maglia restando nuda.
“Vedrai, la padrona sarà contenta del lavoro che farò con il tuo culo e mi darà il permesso di avere altre parti di te così ci divertiremo sempre di più.”
Mentre pronunciava queste ultime parole, pompandomi velocemente, mi diede un ultimo affondo per depositare ancora il suo frutto caldo dentro il mio ano fino a sentirsi pago poi si rivestì e si sedette al tavolo ad osservarmi mentre, completamente denudata, gli preparavo il pranzo.
Trascorse tutta la settimana, mio fratello si premurava sempre che dormissi con il fallo nel culo e a volte veniva anche a controllare la notte. La sua voglia sembrava non avere fondo ed arrivava a sodomizzarmi anche cinque o sei volte al giorno. Anche dopo che i nostri genitori furono tornati trovava sempre il modo di appartarsi con me per prendere possesso del mio ano. Alla fine della settimana ero in grado di farmi inculare in tutti i modi senza problemi anche per lungo tempo.
Una volta era sgattaiolato nella mia camera di notte e mi aveva impalato, continuativamente, fino al mattino, facendo ben attenzione a non venire, fermandosi ogni volta che sentiva l'orgasmo montare ma la cosa più incredibile era che quando voleva, indipendentemente dalla mia volontà, riusciva a farmi venire in un modo intenso, un modo che non avevo mai provato prima. Ormai ero il suo gioco sessuale, completamente abbandonata ero diventata la sua svuota palle ma la settimana passò e una mattina squillò il mio cellulare…
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Feci appena in tempo ad infilarmi sotto le coperte che la porta si aprì facendo entrare mio fratello: “sorellina, hai dimenticato gli ordini della padrona?”
Guardandolo, stupita, negli occhi, mi resi conto che non stava affatto scherzando.
“Davo per scontato che visto che non può controllarci qui a casa le avremmo potuto mentire.”
Mio fratello mi guardò in silenzio per qualche secondo, come riflettendo.
“Ci scoprirebbero, si accorgerebbe che non ti ho fatto fare i tuoi allenamenti, non possiamo mentire e poi credo che sia giusto che noi rispettiamo la nostra parte dell'accordo come loro rispettano la loro.”
Ero esterrefatta dalle parole di mio fratello fino a che , abbassando gli occhi, non vidi il grosso gonfiore all'altezza dell'inguine.
“Ma non ti fa schifo che tua sorella si faccia scopare e trattare come un cane da tutti?”
“No, a dire la verità mi piace molto, guardarti nel negozio è stato fantastico, io ti voglio molto bene sorellina e sono contento di vederti esprimere tutta la tua femminilità, tutta la tua bellezza, credo che sia giusto che tutto il mondo goda di te, sarebbe uno spreco se, bella come sei, ti avessero solo pochi uomini. Tu sei un tesoro e tutto il mondo deve poterti vedere, poter godere di te.”
Restai a bocca aperta nel sentire le parole di mio fratello, era chiaro che non avrei avuto sconti da lui, abbassai lo sguardo rendendomi conto che anche dentro casa mia sarei stata un oggetto fatto per soddisfare cazzi.
“Vuoi davvero sodomizzarmi? Magari potrei farti una sega o un pompino? Mi fa male prenderlo dietro, potresti accontentarti pa… pa… padrone?”
Nel sentire che mi appellavo a lui come padrone il suo cazzo ebbe un sussulto sotto la stoffa.
“No, non posso, abbiamo avuto un compito da svolgere, questa settimana servirà per abituare il tuo buchino ad essere penetrato, è l'unica cosa che posso fare con te e poi non è più tuo diritto scegliere come far usare il tuo corpo. Dai sorellina, spogliati.”
Vinta, tolsi il pigiama, ci vollero pochi secondi.
“Come vuoi che mi metta?”
Ci pensò un attimo: “intanto mettiti in ginocchio davanti al letto, appoggia il busto sul materasso, e allarga le gambe poi, con le mani, allargati le chiappe in modo che abbia la via libera.”
Mi misi in posizione, piegata a 90', con il culo esposto e ben allargato.
“Fai piano per favore, non farmi male, sii delicato, mi brucia ancora da oggi.”
Lui si mise in ginocchio dietro di me, sentivo il suo viso a pochi centimetri dal mio sesso, sentivo il suo respiro, la sua libidine, mi stava facendo effetto e mi trovai a desiderare che appoggiasse la lingua sulla patatina che sentivo gonfia, cosa mi stava succedendo? Avevo goduto in negozio, mi stavo eccitando per le attenzioni di mio fratello ma il mio pensiero mi venne strappato. Sentii del liquido colarmi sul buchino, la sua saliva e poi un dito, che roteava piano intorno all'apertura, sempre più stretto, sempre più vicino al centro e d'improvviso…
“Ahiiiii, piano, ti prego.”
Mi aveva infilato dentro due dita di botto quel bastardo, facendole entrare fino in fondo e ora le ruotava, palpava l'interno del canale, spingeva verso la vagina con forza e scavava, scavava…
“Fai silenzio per favore, non disturbarmi o dovrò chiedere alla padrona il permesso di punirti per insegnarti a fare silenzio mentre lavoro sul tuo corpo e poi non lamentarti, credi che tutti gli uomini che ti avranno in questo buchino potranno perdere tempo ad attendere i tuoi comodi? Mi spiace sorellina ma devi imparare a prenderlo nel culo senza creare disagi a chi ti sta usando, quindi non posso essere delicato. Ora taci, mordi il lenzuolo se vuoi ma non disturbarmi, ho da fare e tira di più con quelle mani, ho bisogno delle chiappe ben aperte.”
Mentre diceva queste parole continuò la sua indagine della mia cavità anale, non potei fare altro che abbassare la testa sul materasso e tirare di più le chiappe in modo che avesse facile accesso. Ogni speranza che il mio fratellino fosse un alleato era scomparsa, sarebbe stato anche lui uno di quelli a cui avrei pagato li prezzo delle mie scelte. Continuò a lavorarmi con le dita a lungo, le infilava e rigirava per poi uscire ad osservare il risultato, mi sfiorava con la punta del dito il buchetto mentre si richiudeva e appena iniziava a fare pressione lo ripenetrava a fondo, mescolava bene, palpava ogni millimetro e poi allargava le dita e le tirava fuori, aveva preso sul serio il compito di dilatarmi.
La cosa era fastidiosa ma dolorosa poco e niente e il suo respiro che si infrangeva sulle mie parti sensibili mi faceva un strano effetto; la situazione in cui mi trovavo, la posizione oscena, le sue dita a studiarmi come una cavia, il suo respiro come un alito di caldo vento che attraversava il mio sesso, cominciai a colare, sentivo distintamente i miei umori che fuoriuscivano spontanei dal sesso per colare fra le mie gambe aperte.
Presi sul serio il lenzuolo in bocca ma non per il dolore, per soffocare i gemiti che mi salivano spontanei ma lui se ne accorse comunque, sentii le mani che spalmavano i miei succhi sulle cosce, salivano piano, sempre più vicino alla mia fica bollente. Mi trovai a desiderarlo, oh, come avrei volute che immergesse la mano in me, in profondità ma non arrivò mai.
“Sorellina, le mie attenzioni ti stanno facendo effetto, vorrei tanto potermi dedicare alla tua passerina ma mi è stato vietato, posso avere solo il tuo culo.”
Parlai senza rendermene conto, parlai stupendomi delle mie parole.
“Non lo dirò a nessuno!”
“Non dirai a nessuno cosa?”
“Se mi scopi non lo dico a nessuno, mettimelo dentro, per favore, mettimi il tuo cazzo nella fica, ne ho tanta voglia.”
Continuava a carezzarmi le cosce avvicinandosi sempre di più ma senza mai arrivare, mi sentivo bruciare con quelle cazzo di due dita che mi rovistavano il culo senza sosta e l'odore dei miei umori nell'aria.
“Sei proprio disubbidiente, non devi dire queste cose, devi imparare che i tuoi bisogni, le tue necessità, non contano nulla, non ha importanza che il fatto che ora hai voglia di essere scopata, il tuo compito è imparare a prenderlo nel culo quindi l'unica cosa che puoi fare è imparare a godere del fatto di avere un cazzo nel tuo buchetto.”
Mentre diceva queste parole si alzò, si spogliò del pigiama in un attimo, dallo specchio vidi il suo sesso eretto, mio fratello aveva proprio un bel cazzo, lo puntò nel mio buchino e si abbassò, non di botto, ma senza pause, prepotentemente, lo vidi che mi sprofondava dentro fino alla base nel giro di tre secondi.
“Ahhhhhhhhhhhhh! Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm….!”
Lo sentii appoggiarsi di peso al mio culo spaccato, ormai tutto in me mentre tornavo a mordere il lenzuolo dopo essermi dimenticata di avere la micina grondante. Lui uscì, osservò il risultato, mi carezzo i bordi del buchetto che si richiudeva dopo essere stato spanato dal suo attrezzo e appena lo vide chiuso ripeté il suo affondo nello stesso modo. “Ahhhhhhhhhhhhh! Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm…”
Toccò il fondo, vi rimase qualche secondo e poi uscì per ricominciare da capo. “Ahhhhhhhhhhhhh….. mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm……. Ahhhhhhhh!!! Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm”
Mi sentivo così aperta, spanata, il dolore era scomparso e anche il fastidio se ne stava andando, stava tornando a farsi sentire la mia fichetta gonfia, ogni volta che mi affondava nel culo le grandi labbra si aprivano, il mio sesso si esponeva, liquido ne usciva in quantità mentre il cazzo di mio fratello, da dentro, mi stimolava l'utero, in profondità, attraverso il canale anale. Stavo, ormai, mugolando vistosamente.
“Che ti succede sorellina” Stai godendo per il mio cazzo nel culo?”
Continuai a mordere il lenzuolo senza rispondere ma mi arrivarono una serie di affondi forti che fecero sprofondare il suo cazzo ancora di più.
“Si, si, mi stai facendo godere.”
“Vedi che la padrona aveva ragione, lei sa cos'è meglio per te, ha visto la troia che c'è in te e vuole farla uscire, devi sempre ubbidire ai tuoi padroni perché loro sanno cosa è giusto fare della tua vit.”
“Si, si, ubbidirò ai miei padroni, sono una troia, sono la vostra schiava, la vostra cagna.” Pronunciando quelle parole lacrime mi solcavano il viso, lacrime mentre mi umiliavo davanti a mio fratello che non solo mi stava sodomizzando ma che vedeva anche che per quanto la mia mente non lo accettasse il mio corpo era veramente quello di una troia, di una cagna. Ma poi mi lasciò senza fiato stappandomi il culo di botto.
“Forza, vieni sopra di me, voglio guardarti mentre ti inculi da sola, voglio vedere il tuo viso sfatto dal desiderio mentre hai il mio cazzo nel culo.”
Rossa in volto mi mossi senza pensare, mi alzai e lasciai che lui si accomodasse, steso, il suo grosso cazzo che svettava verso l'alto; gli salii sopra e proprio come mi era stato richiesto, passando una mano dietro la schiena per afferrargli il membro, resistendo al desiderio di mettermelo nella fica, guidai la cappella verso il mio buchino, la puntai e docile scesi facendolo scivolare nel mio canale posteriore fino alla radice, fino ad accoglierlo tutto sedendomi di peso sopra di lui.
“Mhhhh…”
Ormai travolta dalla situazione gli presi una mano per guidarla al mio sesso famelico ma lui si ritrasse.
“No, no, non ti è concesso, dobbiamo seguire le regole ma sei mia sorella e ti voglio bene quindi non ti ordinerò di non godere ma se vuoi farlo dovrai farlo solo con il culo, avanti, muovi quei bei fianchi.”
Se ne stava comodamente sdraiato, le mani dietro la testa, ad osservare il mio corpo nudo, offerto al suo sguardo mentre iniziavo un timido sue e giù per massaggiargli il pene con il mio sfintere. Mi bruciava da matti, non mi ero ancora abituata alla sodomia e per quanto il suo membro si fosse fatto ormai spazio in me continuava a sembrarmi che il culo si dovesse spaccare ma ero una schiava e dovevo obbedire. I suoi occhi rapiti dal mio seno gonfio che ballonzolava su e giù spinto dal cazzo con cui mi spanavo il buchetto mi facevano effetto, mi sentivo sempre più bagnata ed eccitata, quando poi allungò una mano per afferrare il ciuffetto, rossiccio come i capelli, che mi sormontava il pube non potei fare a meno di mordermi un labbro gemendo.
Facendo bene attenzione a non stimolarmi il clitoride, usò quella presa per darmi il ritmo, prima mi costrinse a salire fino alla punta del cazzo per poi ridiscendervi piano, piano in modo che potessi sentire tutto il suo attrezzo che mi percorreva dentro e, dopo un po', mi fermò completamente impalata facendomi ruotare i fianchi senza risalire perché il cazzo mi allargasse bene all'interno.
Con quel movimento scoprii che il suo cazzo andava a toccare punti che mi donavano un piacere estremo, ad ogni rotazione del bacino spingevo in modo che mi premesse proprio lì, da dentro e ad ogni rotazione, vergognandomi per le sensazioni che provavo, spingevo sempre più. Ci volle parecchio ma il piacere, lento e inesorabile, cresceva a dismisura fino a che non fui costretta a girare il volto per la vergogna, lui se ne accorse e mi afferrò le tette con le mani, stringendo, massaggiando e premendo sempre più forte.
“Devi guardarmi negli occhi, se sei così troia da godere mentre ti sodomizzi con il mio cazzo devi farlo guardandomi o ti stringerò le tette fino a farle scoppiare.”
Non scherzava, le sue mani sembravano tenaglie e mi forzai a guardarlo, allentò un pelo ma non molto, avevo la bocca spalancata nel gemere, mi colava saliva dai lati, ruotavo sempre più forte, sempre più in fretta, stavo perdendo il controllo del movimento. Il bruciore non lo sentivo più, spingevo solo lì, sempre più lì, tremavo in modo convulso e poi giravo e poi spingevo e poi tremavo, le sue mani a tirarmi le tette verso il basso perché fossi impalata il più possibile. Poi mi attraversò, scoppiò come un velo di plastica che non riesce più a reggere la pressione e si lacera di botto, i piedi tirati come per i crampi, brividi per tutto il corpo, urlavo, senza accorgermene, a squarciagola e proprio mentre l'orgasmo era al suo apice mi afferrò per i fianchi, di peso mi alzò fino a lasciare dentro solo la cappella e poi, con robusti colpi di reni, prese a stantuffarmi il culo con tutta la forza e la velocità che riusciva.
Continuò a sbattermi per almeno due minuti, senza sosta, mentre urlavo per l'orgasmo che non riusciva a calare, tenuto alto dal suo cazzo che mi trapanava in modo folle e poi schizzò, schizzò mentre ancora stantuffava, schizzò mentre continuava a stantuffarmi, il liquido caldo nel mio intestino, le sue mani avvinghiate a fianchi stretti, fino alla fine, fino dopo la fine e poi finì.
Mi accasciai al suo fianco distrutta, stremata. Poco dopo lui si alzò, prese il fallo che aveva avuto dalla padrona e me lo infilò nel culo senza problemi, fino alla base, mi infilò le mutandine perché non uscisse, mi coprì mentre ancora avevo i brividi e con un bacio sulla fronte madida mi diede la buonanotte.
La mattina dopo fui svegliata dalla sensazione che mi venissero sfilate le mutande, avevo dormito scomoda per quel coso che avevo piantato nell'ano, mezza insonnolita mi resi conto che mio fratello era sul letto con me, ero ancora nuda dalla sera prima e avevo ancora il suo sperma nell'intestino. Senza dire una parola mi fece mettere a pancia sotto, sfilò il fallo facendomi sussultare, mi bloccò le gambe fra ginocchia e piedi divaricandomi oscenamente e proprio come fossi un mero oggetto mi si piantò nel culo con prepotenza. Il buco era ben dilatato per la nottata passata ma l'assenza di lubrificazione mi fece urlare mentre mi entrava dentro.
“Su, su, devi abituarti, non puoi pretendere che chi vorrà incularti abbia sempre il tempo di lubrificarti, vedrai, imparerai, sei così portata a fare la cagna e poi sta mattina vado di fretta, fra 5 minuti devo uscire, farò alla svelta.”
Detto questo cominciò a pomparmi vigorosamente, soffocavo i miei gemiti nel materasso mentre mi schiacciava con il suo peso, affondo dopo affondo sentivo il suo respiro crescere, farsi più affannoso, iniziò a darmi affondi sempre più potenti godendosi poi il mio canale per qualche istante per poi propinarmi un altro colpo, fece così per una ventina di volte e poi mi eruttò dentro, soffocando il suo piacere nella mia schiena nuda, solo qualche secondo in cui sentii colare il suo seme dentro il corpo poi uscì, si pulì per bene l'uccello sul mio culo, mi allargò le chiappe complimentandosi con se stesso per il risultato di dilatazione che stava ottenendo, mi mollò una bella sberla su una chiappa facendomi urlare e poi, sorridendo, mi diede un bacio sulla nuca e se ne andò. Dopo poco sentii chiudersi la porta di casa, ero sola, finalmente sola e mi concedetti, dolorante, una doccia rinfrancante.
Rientrò all'ora di pranzo, stavo imburrando una padella per preparare della carne, mi salutò giovialmente e io ricambiai, poi lo sentii venire alle mie spalle.
“Scusa sorellina ma ce l'ho proprio duro e sai cos'ha detto la padrona…”
Nel mio silenzio mi prese, mi abbassò i pantaloni e gli slip per poi togliermeli, afferrò i miei fianchi facendomi indietreggiare perché mi chinassi mentre mi aggrappavo con le mani al top della cucina, prese del burro e me lo passò sul buchino, in abbondanza.
“Dopo dovrai metterci un po' di crema su questo buchino, si sta allargando bene ma è tutto rosso e dovremo usarlo spesso in settimana, trattalo bene.”
Mentre mi diceva queste parole mi forzò tranquillamente e mi penetrò per tutta la sua lunghezza, io restai ferma e in silenzio a farmi usare soffocando le mie sensazioni. Se la prese comoda, mi affondava completamente e poi mi ruotava dentro a lungo per spanarmi bene, odiavo sentire i miei umori colare ma così era, mi lavorò il culo con perizia, uscendo anche ogni tanto a controllare come procedeva per poi riempirmi di nuovo. Durante questo lavoro mi raccontò come era andata la sua mattinata, come se sodomizzarmi fosse la cosa più scontata del mondo mi parlò di quello che aveva fatto e di cosa gli era successo esattamente come faceva normalmente con me prima che tutta questa storia avesse inizio. Dopo dieci minuti di questo servizio sentii le sue mani infilarsi sotto la maglietta ed afferrarmi le tette.
“Scusa sorellina ma ho fame, concludiamo, ti prometto che la prossima volta dedicherò più tempo al tuo culo, sei contenta?”
Mi strinse le tette facendomi capire che pretendeva una risposta.
“Si, sono contenta quando mi inculi, ti prego, inculami il più possibile, puoi farlo quando vuoi.”
Fui sorpresa io stessa delle mie parole.
“Facciamo così, visto che la mamma e il babbo non ci sono credo che sia meglio che tu resti in casa in questi giorni, potrai stare sempre nuda in modo che possa lavorare su di te in ogni momento senza perdere tempo, ok?”
“Si, come vuoi, fai di me ciò che vuoi!”
E così dicendo mi sfilai la maglia restando nuda.
“Vedrai, la padrona sarà contenta del lavoro che farò con il tuo culo e mi darà il permesso di avere altre parti di te così ci divertiremo sempre di più.”
Mentre pronunciava queste ultime parole, pompandomi velocemente, mi diede un ultimo affondo per depositare ancora il suo frutto caldo dentro il mio ano fino a sentirsi pago poi si rivestì e si sedette al tavolo ad osservarmi mentre, completamente denudata, gli preparavo il pranzo.
Trascorse tutta la settimana, mio fratello si premurava sempre che dormissi con il fallo nel culo e a volte veniva anche a controllare la notte. La sua voglia sembrava non avere fondo ed arrivava a sodomizzarmi anche cinque o sei volte al giorno. Anche dopo che i nostri genitori furono tornati trovava sempre il modo di appartarsi con me per prendere possesso del mio ano. Alla fine della settimana ero in grado di farmi inculare in tutti i modi senza problemi anche per lungo tempo.
Una volta era sgattaiolato nella mia camera di notte e mi aveva impalato, continuativamente, fino al mattino, facendo ben attenzione a non venire, fermandosi ogni volta che sentiva l'orgasmo montare ma la cosa più incredibile era che quando voleva, indipendentemente dalla mia volontà, riusciva a farmi venire in un modo intenso, un modo che non avevo mai provato prima. Ormai ero il suo gioco sessuale, completamente abbandonata ero diventata la sua svuota palle ma la settimana passò e una mattina squillò il mio cellulare…
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