Accettare le condizioni - Capitolo 2

di
genere
sadomaso

Quattro giorni erano trascorsi da quella prima, umiliante, esperienza di sfruttamento a casa del dottore, quattro giorni in cui la mia vita era cambiata, dopo aver trascorso gli ultimi due anni a vedere mia madre avvizzire sotto il peso del suo male. In questi ultimi quattro giorni, grazie al medicinale che avevo comprato con la mia sottomissione, era rifiorita, non ancora pienamente in forma ma tanto migliorata da avere del miracoloso ed ora, felice della ricompensa avuta, mi stavo dirigendo verso la villa in cui avrei pagato il mio debito. Avevo una forte ansia in me ma ero più determinata che mai sulla via che avevo scelto.
Mi aprì il maggiordomo che con aria frettolosa e infastidita mi condusse subito nella sala da pranzo, in casa la servitù si muoveva trafelata nel preparare l'ambiente per cena. L'uomo mi intimò di spogliarmi completamente e mi diede un vestito da indossare dicendomi che una volta pronta mi sarei dovuta sistemare vicino a un muro, al fianco della porta da cui si accedeva alla zona notte. Impaziente attese che mi denudassi davanti ai suoi occhi ed io arrossendo eseguii in modo impacciato sospinta dai suoi sbuffi. Prese i miei indumenti e se ne andò ai suoi doveri. Il vestito era una costume da cameriera ma, come era ovvio aspettarsi, non era certo un modello classico: la poca stoffa che mi era stata consegnata si rivelò essere una specie di reggiseno senza coppe, una volta allacciato avevo un sottile nastro nero che partiva dalle spalline, scorreva sotto il mio seno e si univa al centro con un piccolo fiocco nero, sopra le tette scorreva una fascia di pizzo bianca non troppo spessa. Il tutto contornava, mettendole in evidenza, le mie mammelle completamente esposte. Sotto nessuno slip, solo una mini che copriva a malapena la mia fichetta e lasciava scoperta una buona parte di culo e che fungeva anche da reggicalze per le calze nere e trasparenti che avevo avuto insieme all'abito. Scarpe aperte in punta e con un tacco vertiginoso completavano il tutto. In pochi minuti mi trovai agghindata da cameriera sexy e mi misi in posizione come richiesto.
Trascorsi il tempo osservando la servitù che preparava, nessuno si degnava di me come se non vi fosse nulla di strano nella mia presenza. La tavola venne preparata elegantemente, pochi posti, solo cinque e dopo un'attesa di più di un'ora e mezza in cui potei saggiare la scomodità delle mie calzature arrivò il dottore con i suoi ospiti che entrando nel locale mi degnarono a malapena di un'occhiata, come stessero osservando un quadro o un vaso e poi si accomodarono.
Da quello che capii dalla conversazione erano tutti colleghi, c'era una coppia, lei, sicuramente oltre i cinquanta ma molto curata e in forma, lui, ben vestito ma decisamente in sovrappeso. Gli altri due erano molto distinti, eleganti e ben curati, non troppo alti, forse sul metro e settanta, ambedue brizzolati, uno con una folta barba mentre l'altro era stempiato e poi c'era il dottore che come sempre svettava su tutti.
La cena trascorse fra varie portate, risa e chiacchiere, la servitù correva qui e la diretta dal maggiordomo mentre io continuavo a fare la bella statuina sempre più indolenzita per le ore trascorse in piedi e sempre più umiliata.
Quando la cena fu finita sentii l'uomo in sovrappeso scusarsi per andare al bagno, si alzò e si diresse alla porta al mio fianco e mentre passava, con non curanza, mi prese per un braccio portandomi con lui. I primi passi furono instabili per la lunga immobilità ma poi recuperai e in breve mi trovai in un grande e lussuoso bagno, il mio accompagnatore si era messo davanti al water immobile mentre io ero al suo fianco confusa.
”Beh, ti decidi, devo piasciare.”
Non riuscivo ancora a capire mentre restavo lì impalata a bocca aperta, cosa voleva da me??
“Ma non hai proprio idea del tuo ruolo” Sbuffò “cara, non vorrai che mi tenga l'uccello da solo mentre piscio? Quello è compito tuo!”
Frastornata cercai di ridestarmi, mi piegai in avanti, gli slacciai la patta e il bottone dei pantaloni, feci scivolare le dita sotto la pancia prominente per infilarle negli slip e estrassi un pene molliccio. Con una mano tenevo gli slip allargati e con l'altra indirizzai il cazzo verso il water, l'urina non si fece attendere, un odore forte mi arrivò alle narici mentre attendevo che si scaricasse, scrollai le ultime gocce con attenzione a non macchiargli i vesti ma quando mi accingevo a rimettere il membro nelle mutande: “ma che cazzo fai, sei un animale? Devi pulirlo prima, scema.”
Accusando il colpo allungai una mano per prendere della carta igienica per eseguire il compito: “oh Dio, che disastro, cosa penserai mai di fare con la carta, devi usare la bocca cagna, si fa con la bocca.”
Mentre diceva quelle parole mi afferrò per il naso tirandolo verso l'alto, mi fece male e per cercare sollievo aprii la bocca, lui colse l'occasione e mi infilò il cazzo moscio dentro. Ebbi la possibilità di assaggiare le ultime gocce della sua urina, un sapore forte che vista la modesta quantità di liquido rimasto sparì in fretta. Tirata per i capelli mi trovai con tutto il floscio sesso dentro la bocca, la faccia premuta sul grasso della sua pancia, il naso fra i peli del pube, lui si strusciava alla ricerca della mia lingua che, umilmente, gli feci trovare. Cominciò a prenderci gusto, sentii il suo sesso crescermi in bocca, diventare ingombrante mentre venivo privata dalle possibilità di arretrare, in breve si fecce strada in me andando a puntare verso la gola. Iniziava a soffocarmi e avevo dei conati di vomito, tossii non riuscendo a controllarmi e barcollai all'indietro alla ricerca di sollievo, lui, alla fine, sbuffò e mi lasciò libere le labbra per farmi respirare ma senza mollare la presa dalla mia testa. Giusto un paio di boccate d'aria ed era già lì a forzare per rientrare, lo accolsi cercando di avvolgerlo con la lingua ma quell'uomo sembrava poco interessato alla cosa, non appena la cappella mi varcò le labbra iniziò a spingere forte per entrarmi tutto dentro, come se la mia bocca fosse una fica da impalare. Il suo pene era cresciuto inaspettatamente da come era da moscio ed ora non vi era abbastanza spazio nella mia bocca per accoglierlo tutto. Usai la lingua come scudo per fermare i suoi affondi e non farmi soffocare, lui, per risposta spinse ancora più forte aumentando la trazione sui capelli ma l'unica cosa che ottenne fu di sbattere sulla lingua ben tesa per essere deviato verso il fianco a gonfiarmi una guancia. Spingeva tanto forte da farmi male alla pelle ad ogni affondo e l'immagine che vidi allo specchio fu quasi buffa. Si vedeva il suo cazzo che veniva sparato dentro per poi delineare la sua forma in modo nitido a volte su una guancia e a volte sull'altra, la pelle si tirava tanto da divenire biancastra e faceva male ma almeno respiravo.
“Ma sei proprio inutile, non sei buona neanche a farti cacciare un cazzo in gola!”
Feci per parlare ma mi arrivò un ceffone, le tozze dita mi presero in pieno, non fu fortissimo ma abbastanza da scaldarmi la guancia.
“Non vorrai anche parlare, non hai proprio capito nulla, bah, vieni qui!”
Mi spinse con il bacino sul lavandino, mi fece piegare in avanti ad esporre il culo, il sesso, lo vidi prendere del sapone liquido che spalmò poi sul cazzo e poi, senza cura, mi impalò, entrò nella mia passerina chiusa come fosse un oggetto, per quanto il sapone lubrificasse, l'improvvisa dilatazione fu dolorosa, non trattenni un grido e fui ripagata con una forte sculacciata.
“Ho detto zitta, troia!”
Prese a scoparmi a fondo, il sapone unito alla forzatura a cui ero sottoposta presto iniziò a bruciarmi, mi mordevo le labbra e stringevo le mani sul lavandino mentre gli affondi si ripetevano robusti e violenti. Ad ogni colpo sentivo la carne delle chiappe sobbalzare e vedevo le tette fare un vigoroso su e giù. Non ci volle molto e una buona dose di sperma mi fu riversata dentro, l'uomo finì con calma di riempirmi, poi, tirandomi per i capelli mi costrinse a girarmi e chinarmi in modo che potessi leccargli il cazzo quel tanto che serviva a pulirlo, si rivestì e tornò di la trascinandomi al mio posto, si sedette e tornò alle sue conversazioni come nulla fosse.
Stare lì in piedi dopo il trattamento subito non mi sembra più così scomodo, il sapone che avevo dentro mi bruciava terribilmente ma non ebbi molto tempo di pensarci, la moglie dell'uomo che mi aveva appena scopato mi dedicò le sue attenzioni.
“Maritino mio, hai approfittato del giocattolo, guardala, le cola il tuo sperma sulle cosce.”
“Veramente volevo farmi fare un bel bocchino ma è un disastro quindi mi sono dovuto accontentare di darle una scopata.”
La donna si alzò e mi si avvicinò, a un soffio dalle sue labbra, con il suo profumo sensuale che mi riempiva le narici: “hai mai assaggiato il frutto di un'altra donna?”
Abbassai lo sguardo imbarazzata.
“No…”
“No Padrona, cara! Impara come rivolgerti ai tuoi proprietari!”
“No Padrona.”
Lo dissi con un filo di voce. La donna mi afferrò i capezzoli torcendoli dolorosamente mentre mi irrigidivo.
“Devi parlare un po' più forte, ascolta, ti va di assaggiare il mio sesso? E’ buono, te lo assicuro…”
“Si… si Padrona.”
Mi mollò e tirai un sospiro di sollievo mentre mi accompagnava verso un divano, si alzò la gonna mostrando il sesso peloso, non aveva slip, si sedette e mi fece inginocchiare fra le sue gambe.
“Forza, leccami tutta, maritino, vieni qui al mio fianco, non sia mai che quando hai voglia di un bel pompino non ti venga concesso.”
Mentre iniziavo a dare dei timidi colpi di lingua alla fica che mi veniva offerta, vidi il marito avvicinarsi, liberarsi di pantaloni e slip mostrando il membro già eretto, si sedette al fianco della moglie che subito si chinò su di lui. Sbalordita, la vidi ingoiare il cazzo del marito fino alla base senza sforzo mentre lui mugolava: “vedi come si fa un pompino cara, dovrai imparare e imparerai ma ora lecca, ti sento appena, la mia fica è abituata a attenzioni ben più vigorose, entra con quella lingua, fammela sentire bene.”
Come in trance obbedii facendo affondare la lingua fra le grandi labbra per poi superare anche le piccole e iniziare a lappare tutto l'interno del sesso scorrendo dall'entrata della fica su, su, fino al clitoride gonfio per poi ripartire da capo.
I mugolii di piacere dei due aumentarono scandalosamente mentre vidi l'uomo stempiato che si denudava.
“Se non vi dispiace mi unisco anche io.”
Facendomi alzare la gamba, senza mai farmi allontanare dalla fica della Padrona, mi si infilò sotto per penetrarmi prepotentemente, avevo la fica in fiamme e gemetti per il bruciore e per la nuova penetrazione ma ero ben premuta contro il sesso della donna e il tutto fu soffocato fra i suoi umori. L'uomo sotto di me, guidandomi con le mani, mi costrinse a muovere il bacino per segargli il cazzo, si avventò sulle mie tette stringendole forte con le mani fino a farle gonfiare per mettere ben in evidenza i capezzoli che iniziò a lappare robustamente per poi somministrarmi forti morsi a volte afferrandoli tutti mentre altre, terribili, afferrandone solo la punta fra i denti. Mi faceva malissimo, avevo paura che me li avrebbe staccati ma la sensazione di sollievo quando poi leccava, massaggiava mi fece effetto e comincia a sentire calore nel ventre.
Alla fine anche l'uomo barbuto si avvicinò, senza preavviso o lubrificazione mi infilò un dito completamente nel culo facendomi tendere come una corda.
“Ma questa è strettissima, possibile che non abbia mai preso un cazzo nel culo?”
Il dottore sorrise compiaciuto all'amico senza dire una parola.
“Te la stai tenendo per un'occasione speciale o posso essere io il primo?”
“Se vuoi darle un'inculata veloce sarebbe scortese negartelo ma che sia veloce, non voglio che me la allarghi troppo, in effetti avevo intenzione di organizzare qualcosa di particolare bel quel bel culetto.”
Mentre lo strano sapore, metallico e un po' acido, con una punta salata, della vagina che avevo avuto il compito di leccare si diluiva nella mia bocca fra una lappata e l'altra, mentre lei iniziava a gemere sempre di più del mio lavoro continuando un intenso pompino al marito che sembrava in estasi, mentre l'uomo sotto di me alternava dolorosi morsi a intense lappate ai miei seni senza mai smettere di scopare la mia fica che sentivo stranamente calda, aperta e burrosa, sentii il dottore discutere con l'uomo con la barba di sodomizzarmi. Avevo sempre avuto una paura terribile di prenderlo di dietro e quelle parole mi terrorizzavano ma ben poco c'era da fare.
La signora mi afferrò forte per la testa bloccandomi al suo sesso, l'uomo stempiato mi afferrò subito per le natiche allargandole oscenamente per esporre il mio buchetto mentre smetteva di pistonarmi in modo che fossi immobile. Sentii il rumore di pantaloni calati, uno sputo subito seguito da un altro, due dita a percorrere il mio orifizio in senso circolare per poi entrare brutalmente fino alla base facendomi urlare.
“Senti come urla la cagna per due dita, tenetemela bene che credo dovrò spingere forte per entrarle dentro.”
La presa su di me si fece ancora più forte, ancora rumore di sputi e poi, chiaramente, la cappella dell'uomo che mi veniva puntata sul culo; iniziò subito a spingere verso il basso e verso l'interno per forzarmi e per quanto stringessi i muscoli sembrava che l'uomo sapesse bene come avere la meglio su di me.
“Guarda cara che a stringere così ti fai solo più male, di cazzi in culo ne prenderai molti in futuro e non solo di quelli quindi è meglio che ti rilassi, ti sarà tutto più facile.”
Vinta, abbandonai ogni velleità e mi abbandonai nelle mani di tutti loro. Appena rilassai lo sfintere la cappella mi fu dentro, mugolai nella fica della Padrona il mio dolore mentre mi sentivo orrendamente dilatata. L'uomo alle mie spalle non ebbe molti riguardi e continuò a spingere ininterrottamente, sentivo il suo cazzo scivolarmi dentro centimetro dopo centimetro aprendomi la dove non ero mai stata aperta e fra bruciori intensi sentii il suo bacino appoggiarsi sulle mie chiappe. Ero completamente impalata. Appena raggiunto l'obbiettivo tutti ripresero a muoversi, io urlavo ormai incapace di fare altro, tenevo la lingua di fuori ma era la Padrona a muovere la mia testa come meglio preferiva per farsi leccare, i due uomini dentro di me presero un veloce ritmo uscendo e rientrando di botto in modo alternato. Mi sentivo la pancia strana, ero completamente abbandonata, i buchi in fiamme, le tette martoriate e gli umori in bocca sempre più copiosi. Stranamente, sentivo anche caldo, caldo dentro.
Dopo cinque minuti così la Padrona cominciò a mugolare sguaiatamente, sentii il suo sesso fremere fra le labbra mentre mi tirava a lei tanto da soffocarmi, leccai e ingerii il suo orgasmo soffocato dal cazzo del marito in gola. Fu lungo e intenso e mentre si esauriva, riprendendo attenzione al bocchino che stava facendo portò all'estasi il suo compagno, quando si rese conto che stava per eiaculare però, con un movimento veloce si stappo la bocca, tirò l'uomo verso di me e guidò il cazzo che stava per esplodere fra le mie labbra. Ero ormai completamente abbandonata e non opposi resistenza mentre la testa mi veniva spinta giù con forza, il cazzo non entrò tutto ma per buona parte e mi si piantò all'ingresso della gola bloccandomi il respiro e lì spruzzo il suo caldo, liquido succo direttamente nel mio stomaco.
Mentre tutto questo succedeva, alle mie spalle, i due cazzi avevano preso un ritmo indiavolato dentro di me e proprio mentre rantolavo per la mancanza d'aria dovuto al pene che mi soffocava, mentre sperma mi scorreva in gola, con un ultimo, poderoso, affondo in coppia, me ne veniva somministrato altro sia nella fica che nel culo.
Restarono tutti in me per lunghi secondi, i cazzi che vibravano scaricandosi e poi, tutti insieme, si alzarono e andarono a rivestirsi mentre io restavo a terra tremante e ansimante. “Se avete concluso, signori, possiamo accomodarci nell'altra stanza, mi è appena arrivata un ottima cassa di vino che ho fatto mettere a decantare per gustarla con voi.”
Tutti gli ospiti se ne andarono, solo il dottore rimase indietro, lo sentii a malapena: “appena le è possibile vada dal maggiordomo, le ridarà i suoi abiti e potrà andarsene, per questa sere qui ha finito.”

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scritto il
2019-07-10
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