Io schiava MAI - CAP. 2
di
Glorfindel
genere
dominazione
CAPITOLO 2
Silenzio, mi costringo al silenzio. Fingo concentrazione nel traffico, ma come faccio? tra i triestini che non sanno guidare e il suo profumo che pervade l'abitacolo dato che il mio è più discreto, il pensiero non è certo alla strada. Strano. Pensavo che mi avrebbe fatto domande, ingaggiato in una conversazione di un qualsiasi tipo, che avrebbe cercato di ammaliarmi con le parole, d'altronde le sa usare bene... invece niente, forse non ne sente il bisogno. All'improvviso la sua mano si appoggia sul mio sedile e il suo dito sfiora la mia gamba...
La sfioro appena, solo con un dito, lo so che non dovrei ma é così tesa, sembra che stia per esplodere mentre trattiene la parlantina, è irresistibile per il me che c'è in me. Mi godo il suo profilo, ogni curva, come fosse nuda, nella mia mente lo è mentre intercetto un brivido, sarà il frutto del mio dito che la sfiora??? Quel vestito che le fascia il corpo, un po' abbondante, giusto quel tanto che serve a promettere comodità e appagamento:
"Sei un'opera d'arte, bellissima nel tuo essere imperfetta"
Quelle mie parole rompono il silenzio mentre il dito scende, cerca la sua pelle e la trova abbandonando il tessuto all'altezza del ginocchio per insinuarsi a carezzare dietro, dio, come vorrei risalire...
Un dito fresco, nell'incavo del ginocchio... Non ho potuto non sussultare. So che sono irresistibile per lui, con il mio carattere, la mia ritrosia, le mie negazioni e le mie contraddizioni, con la mia curiosità e la mia sfrontatezza... ma soprattutto con i miei "non ci penso neanche!" So, lo sapevo da tanto, che un eventuale incontro avrebbe comportato il tentativo di avvicinare i corpi, toccare la pelle, abbattere le mie difese, violare le mie convinzioni... inevitabile per come è fatto lui... una goccia che incide anche la pietra più dura. E sono mesi che mi lavora ai fianchi, come uno squalo a cerchi concentrici si è avvicinato sempre di più. Prima in punta di piedi, studiandomi, capendomi, e ora il suo dito è nell'incavo del mio ginocchio... e la mia schiena è percorsa da brividi... perché non sono sicura di riuscire a resistergli? Sfacciata, sfrontata, presuntuosa, ma sotto sotto... lui mi affascina, c'è poco da fare...
"Per bello che possa sembrare quello che hai detto, non è esattamente una bella cosa dare dell'imperfetta ad una donna... so che te l'ho detto io, ti ho elencato i miei difetti, diffusamente, ma comunque... non serviva rimarcarlo..."
Lo dico con piglio un po' piccato. Ma ha intuito il mio gioco, infatti il suo dito non si muove da lì... anzi, gli vengono in aiuto i polpastrelli delle altre dita, e l'incavo del mio ginocchio diventa la tastiera di un pianoforte, suonato con tocchi lievi ma decisi. E io non sposto la sua mano. Canticchio. Nel dubbio, seguo la musica...
"Quello che è perfetto non è bello G, o preferisci Giulia ora che siamo così vicini? Quello che è perfetto è concluso, è finito, non ha possibilità di evolversi e quindi è solo perché nella sua perfezione non ha bisogno di null'altro. Il tuo fascino, il motivo per cui sono, imprevedibilmente, qui, qui a saggiare appena la tua pelle desiderando impadronirmi di ogni millimetro di te è proprio la tua imperfezione, le tue potenzialità, l'innegabile desiderio di riuscire a spingerti oltre a dove sei giunta fino ad ora... ma la vera domanda, considerando le premesse, considerando gli argomenti che abbiamo toccato, considerando il tuo sapere che non sono uomo che può cercare una semplice avventura, considerando i miei gusti, è... perché tu sei qui???"
Sposto la mano lentamente, le do il tempo di opporsi e mi poggio sulla coscia, appena sopra il ginocchio, facendo risalire il vestito di pochi centimetri e appoggiando i polpastrelli all'interno, dove la carne è più morbida, è più sensibile. Basterebbe salire un po' per avere risposta alle mie domande, per sapere se ha esaudito il mio desiderio, per controllare se ha ubbidito al mio ordine di non indossare intimo ma voglio sentire le sue parole, voglio che sia lei a decidere, senza forzarla o almeno senza forzarla per ora...”
“Mi aspettavo un discorso di questo genere, lo sai... mi aspettavo la tua domanda, mi aspettavo la tua sfida. Sai, non sono riuscita a darmi una risposta. Perché sono qui? Voglio approfittare di quello che tu vorresti offrirmi? Sono in grado di confrontarmi con una cosa tanto lontana da me? Beh, non lo so... quello che so, che sai anche tu perché ormai un po' mi conosci, è che sono curiosa, molto curiosa, che mi piace indagare la gente, scoprire i loro modi di vivere, confrontarmi. E sai anche che il tuo modo di pensare mi affascina. Lo sai da tempo. Lo hai capito dalle domande che ti ho fatto nel corso del tempo, dal mio modo di obiettare alle tue affermazioni, dal mio darti ragione a volte. Quindi perché sono qui? Perché ti ho voluto incontrare? Perché non ho ceduto alla mia proverbiale codardia? L'unica risposta che sono riuscita a darmi è che la curiosità è più forte di me e, quello che è più importante, è che ho fiducia in te"
Detto tutto d'un fiato, con gli occhi sulla macchina davanti, ignorando il cuore che batteva forte e il sudore freddo che in goccioline si forma sulle tempie....
"Mi fido di te Mirko..."
Conosce il mio punto debole, sorrido vistosamente nell'ascoltare le sue parole, ha capito, almeno in parte, come sono, non so deludere, non ne sono capace e quando qualcuno mi affida la sua fiducia la prendo in modo molto serio. Dicendo quelle parole mi mette nella situazione di non poterle fare del male in alcun modo ed é questo che mi fa sorridere di gusto, non avrei voluto fargliene in nessun caso, mi sono affezionato a questa donna così contrastante nei suoi estremi e io tratto con grande cura le cose a cui voglio bene:
"E io non ti deluderò G, io non sarò mai un pericolo per te in nessun senso ma questo non vuol dire che di pericoli non ce ne siano, vuol dire solo che quelli che correrai questa sera verranno da te stessa e io li asseconderò tutti, farò di più, cercherò di stuzzicarti per far cedere ogni tuo tabù, da te stessa non ti proteggerò"
Non mi guarda neanche per un istante mentre struscio la sua coscia con la mano, la palpo, ne saggio la morbida consistenza, godo della pelle calda, vellutata e salgo piano, porto il vestito con me fino a trovare resistenza, fino ad arrivare al punto in cui le due cosce si incontrano ad ostruirmi la via e li attendo per vedere se mi lascerà strada aprendosi o se mi fermerà...
Tentenno... sono incerta... come sempre. Sono in difficoltà. Oscillo tra la voglia di lasciarmi andare e quindi soddisfare il mio istinto e la razionalità che mi frena. Eppure io non sono un essere razionale! Ma è questa folle paura inconscia dell'ignoto che mi blocca. E la sua mano è tra le mie gambe. E io sono eccitata. Solo perché la sua mano è lì, tra le mie gambe. Per un tempo che pare infinito i miei occhi sono fissi sulla strada, la musica suona... la sua mano è paziente... sento il suo respiro, sento il suo sguardo sul mio corpo, sul mio viso, sui miei occhi... e piano, molto piano, sospiro e allargo appena le gambe, ma appena un po'... quel tanto che può essere preso come un sì sussurrato...
...si schiude, ci riflette, non è facile e questo da ancora più valore al fatto che si schiuda. Maledizione a me, la strada per conquistarmi è sempre stata la stessa, lo è da sempre ed è una delle poche cose su cui non riesco ad avere controllo. Donarsi, donarsi a me, soprattutto quando viene fatto con incertezza, quando viene fatto anche se non ci si sente veramente pronti mi fa sciogliere, mi fa provare sentimenti forti e non riesco a fare a meno di mordermi il labbro inferiore, dall'interno, mentre il diavolo che è in me cerca di prendere il sopravvento, mentre nella mia mente si delineano già un'infinità di immagini. Ruoto un po' la mano, la punta delle dita che scivola in profondità, quasi raggiunge, dio, vorrei affondare, impadronirmi in modo pieno ma me lo vieto, voglio godermi tutto con infinita, estenuante calma, stacco la mano mentre la sua schiena si rilassa ora che è libera dal mio tocco. Sospiro a fondo e poi le scosto i capelli da sopra un orecchio, lo carezzo per tutta la sua lunghezza, sfioro i lobi tenuti tesi dagli orecchini, il collo subito sotto con il dorso delle dita, percorro la linea sotto il mento, il pollice incontra appena il labbro inferiore, scendo sulla scollatura, mi insinuo appena sulla linea fra i seni e poi risalgo e, distrattamente, continuo sul collo, fino dietro la nuca e ancora l'orecchio, il lobo, vorrei afferrarla e costringerla a baciarmi avidamente:
"Ti spiace se ti accarezzo un po'??? Di solito alle gatte piace, fanno le fusa"
Sono uno stronzo e ne godo...
“Accarezzami pure, fammi sentire il tuo calore, fammi sentire quello che secondo te voglio!" sono queste le parole che vorrei dire... ma non escono. La bocca è asciutta. Il respiro sciolto. Mi sento sollevata e in attesa. Adoro le carezze, sono una gatta. Inclino leggermente la testa per facilitare le dita, ad ogni respiro il seno si alza, quasi a offrirsi al tocco leggero. Mi lecco le labbra, quasi come per iniziare un discorso, ma la testa è vuota. Aver detto quello che ho detto, aver sentito quello che ho sentito, mi ha in un certo senso messa nella disposizione d'animo giusta, ma ancora mi chiedo se avrò il coraggio di lasciarmi andare... com'è che ha detto? "i pericoli che correrai verranno da te stessa..." Che pericoli mi riserva il mio istinto, la mia voglia di evasione, la mia voglia di lasciarmi andare, il mio desiderio di conoscere lui e quello che la sua mente ha in serbo per me? Ha detto che mi asseconderà. Forse preferirei che mi fermasse più che assecondarmi...
"Siamo quasi arrivati. Promettimi di comportarti bene, potrebbe esserci qualcuno che conosco..."
"Ok, prometto che una volta arrivati sarò un perfetto amico con cui fare una innocente cena ma voglio qualcosa in cambio, prima di scendere, un aperitivo, scegli tu cosa ma che mi faccia capire che vale la pena di attendere e stare buono"
Le carezzo le labbra dicendo queste parole, le schiudo appena nel desiderarle...
A quest'uomo piace mettermi in difficoltà... gli riesce proprio naturale... Cosa vuol dire che vuole un aperitivo mentre mi accarezza le labbra?? Parcheggio. Lo osservo. Occhi negli occhi con uno sguardo un po' perplesso. Cerco una risposta in questi profondi occhi scuri. Sorride. Beffardamente. Sta sicuramente chiedendosi cosa deciderò di dargli come aperitivo per tenerlo buono fino al dopo cena. Slacciata la cintura di sicurezza mi muovo più agevolmente. Mi giro verso di lui, di tre quarti, la sinistra appoggiata al volante, e lo guardo. Un'eternità, un attimo. So che questa serata sarà fatta di decisioni di questo tipo, che farò fatica e mi sforzerò, e che i minuti mi sembreranno eterni e gli attimi dei secondi. Mi muovo verso di lui. Inclino il corpo, lo appoggio al suo mentre la mia bocca si appoggia alla sua. Gli occhi ancora si guardano. Apro leggermente le labbra e mando la mia lingua a cercare la sua, mentre la mia mano sinistra si appoggia leggermente alla sua spalla. Chiudo gli occhi e lo coinvolgo in un bacio trascinante, fatto di lenti movimenti di esplorazione e di carezze delle lingue. E intanto la mia mano scende. Dalla spalla al torace. Si infila nella camicia lasciata un po' aperta ad assaporare la pelle fresca. Scende alla pancia. Incontra la cintura, i jeans, e scende. La mano si ferma alla sua meta. Si appoggia al suo sesso. E preme piano. Lo esplora da sopra i jeans. Seguo la forma, esploro la consistenza... sento il calore... Si sta beando della mia incursione, la sua mano è andata alla mia nuca, ma non partecipa più di tanto... forse... forse dovrei... Allontano la mano dal suo sesso, mi stacco da lui e guardandolo fisso in questi occhi che mi sfidano come dicendo "e pensi che questo basti?" vado a infilare la mia mano sotto il vestito. La porto a inumidirsi del mio sesso, della mia eccitazione, del mio desiderio, e poi gli tocco leggermente le labbra a fargli sentire l'umido, assaggiare il sapore, assimilare l'odore. Chissà se questo è un aperitivo sufficiente a farlo star buono a cena, o se gli farà solo venire più fame di me?
Sfiorandole le labbra, dicendo ciò che ho detto, l'ho messa in difficoltà, volutamente, con un doppio senso neanche troppo velato ma quello che voglio é solo un bacio, un assaggio. Si libera della cintura e godo nel vederla avvicinarsi, nell'immaginare ciò che verrà. Le sue labbra, morbide, umide, si appoggiano alle mie, carnose. Non partecipo, lascio fare e la seguo mentre si dischiude lo faccio anche io, percepisco la lingua che si insinua, le porgo la mia e lascio che giochi e lei lo fa bene, appassionata, con trasporto. Si avvicina ancora, la mano mi sfiora, mi carezza e scende, scontata la sua meta. Non chiedevo tanto ma perché negarmelo. Saggia il mio sesso che risponde, controlla, è curiosa, vuole sapere cosa c'è celato la sotto e non ho motivo per fermarla. Dispettoso come sempre le poggio una mano dietro la nuca, non spingo verso il basso ma mi diverte la sua tensione nel credere che lo desideri anche perché è vero che lo desidero. Si stacca, mi guarda fisso e manda una sua mano dove io vorrei mandare la mia lingua, si carezza appena, quel che basta per poi portare il suo frutto alle mie labbra. Questo è intenso, vacillo nel desiderarla intensamente ma non lo faccio vedere, lecco il suo sapore un po' salato, ne voglio di più, ne avrò di più, lo desidero troppo ma non ora. Stacco gli occhi dai suoi, così magnetici, scendo dall'auto mentre lei rovista nella borsa, giro attorno alla macchina e le apro lo sportello tendendole una mano per farla uscire. Siamo vicini, è irresistibile:
"Più che un aperitivo mi è sembrata una promessa ma ora, ora devo fare il bravo ragazzo, ricordi??? Mai ti metterei in pericolo quindi, qui, sarò un perfetto amico e null'altro ma ciò che mi nego ora dovrai restituirmelo poi raddoppiato"
"Non temere, qualcosa mi dice che goderemo entrambi dell'attesa..."
CONTINUA... SE VUOI DIRE LA TUA glorfindel@email.com
Silenzio, mi costringo al silenzio. Fingo concentrazione nel traffico, ma come faccio? tra i triestini che non sanno guidare e il suo profumo che pervade l'abitacolo dato che il mio è più discreto, il pensiero non è certo alla strada. Strano. Pensavo che mi avrebbe fatto domande, ingaggiato in una conversazione di un qualsiasi tipo, che avrebbe cercato di ammaliarmi con le parole, d'altronde le sa usare bene... invece niente, forse non ne sente il bisogno. All'improvviso la sua mano si appoggia sul mio sedile e il suo dito sfiora la mia gamba...
La sfioro appena, solo con un dito, lo so che non dovrei ma é così tesa, sembra che stia per esplodere mentre trattiene la parlantina, è irresistibile per il me che c'è in me. Mi godo il suo profilo, ogni curva, come fosse nuda, nella mia mente lo è mentre intercetto un brivido, sarà il frutto del mio dito che la sfiora??? Quel vestito che le fascia il corpo, un po' abbondante, giusto quel tanto che serve a promettere comodità e appagamento:
"Sei un'opera d'arte, bellissima nel tuo essere imperfetta"
Quelle mie parole rompono il silenzio mentre il dito scende, cerca la sua pelle e la trova abbandonando il tessuto all'altezza del ginocchio per insinuarsi a carezzare dietro, dio, come vorrei risalire...
Un dito fresco, nell'incavo del ginocchio... Non ho potuto non sussultare. So che sono irresistibile per lui, con il mio carattere, la mia ritrosia, le mie negazioni e le mie contraddizioni, con la mia curiosità e la mia sfrontatezza... ma soprattutto con i miei "non ci penso neanche!" So, lo sapevo da tanto, che un eventuale incontro avrebbe comportato il tentativo di avvicinare i corpi, toccare la pelle, abbattere le mie difese, violare le mie convinzioni... inevitabile per come è fatto lui... una goccia che incide anche la pietra più dura. E sono mesi che mi lavora ai fianchi, come uno squalo a cerchi concentrici si è avvicinato sempre di più. Prima in punta di piedi, studiandomi, capendomi, e ora il suo dito è nell'incavo del mio ginocchio... e la mia schiena è percorsa da brividi... perché non sono sicura di riuscire a resistergli? Sfacciata, sfrontata, presuntuosa, ma sotto sotto... lui mi affascina, c'è poco da fare...
"Per bello che possa sembrare quello che hai detto, non è esattamente una bella cosa dare dell'imperfetta ad una donna... so che te l'ho detto io, ti ho elencato i miei difetti, diffusamente, ma comunque... non serviva rimarcarlo..."
Lo dico con piglio un po' piccato. Ma ha intuito il mio gioco, infatti il suo dito non si muove da lì... anzi, gli vengono in aiuto i polpastrelli delle altre dita, e l'incavo del mio ginocchio diventa la tastiera di un pianoforte, suonato con tocchi lievi ma decisi. E io non sposto la sua mano. Canticchio. Nel dubbio, seguo la musica...
"Quello che è perfetto non è bello G, o preferisci Giulia ora che siamo così vicini? Quello che è perfetto è concluso, è finito, non ha possibilità di evolversi e quindi è solo perché nella sua perfezione non ha bisogno di null'altro. Il tuo fascino, il motivo per cui sono, imprevedibilmente, qui, qui a saggiare appena la tua pelle desiderando impadronirmi di ogni millimetro di te è proprio la tua imperfezione, le tue potenzialità, l'innegabile desiderio di riuscire a spingerti oltre a dove sei giunta fino ad ora... ma la vera domanda, considerando le premesse, considerando gli argomenti che abbiamo toccato, considerando il tuo sapere che non sono uomo che può cercare una semplice avventura, considerando i miei gusti, è... perché tu sei qui???"
Sposto la mano lentamente, le do il tempo di opporsi e mi poggio sulla coscia, appena sopra il ginocchio, facendo risalire il vestito di pochi centimetri e appoggiando i polpastrelli all'interno, dove la carne è più morbida, è più sensibile. Basterebbe salire un po' per avere risposta alle mie domande, per sapere se ha esaudito il mio desiderio, per controllare se ha ubbidito al mio ordine di non indossare intimo ma voglio sentire le sue parole, voglio che sia lei a decidere, senza forzarla o almeno senza forzarla per ora...”
“Mi aspettavo un discorso di questo genere, lo sai... mi aspettavo la tua domanda, mi aspettavo la tua sfida. Sai, non sono riuscita a darmi una risposta. Perché sono qui? Voglio approfittare di quello che tu vorresti offrirmi? Sono in grado di confrontarmi con una cosa tanto lontana da me? Beh, non lo so... quello che so, che sai anche tu perché ormai un po' mi conosci, è che sono curiosa, molto curiosa, che mi piace indagare la gente, scoprire i loro modi di vivere, confrontarmi. E sai anche che il tuo modo di pensare mi affascina. Lo sai da tempo. Lo hai capito dalle domande che ti ho fatto nel corso del tempo, dal mio modo di obiettare alle tue affermazioni, dal mio darti ragione a volte. Quindi perché sono qui? Perché ti ho voluto incontrare? Perché non ho ceduto alla mia proverbiale codardia? L'unica risposta che sono riuscita a darmi è che la curiosità è più forte di me e, quello che è più importante, è che ho fiducia in te"
Detto tutto d'un fiato, con gli occhi sulla macchina davanti, ignorando il cuore che batteva forte e il sudore freddo che in goccioline si forma sulle tempie....
"Mi fido di te Mirko..."
Conosce il mio punto debole, sorrido vistosamente nell'ascoltare le sue parole, ha capito, almeno in parte, come sono, non so deludere, non ne sono capace e quando qualcuno mi affida la sua fiducia la prendo in modo molto serio. Dicendo quelle parole mi mette nella situazione di non poterle fare del male in alcun modo ed é questo che mi fa sorridere di gusto, non avrei voluto fargliene in nessun caso, mi sono affezionato a questa donna così contrastante nei suoi estremi e io tratto con grande cura le cose a cui voglio bene:
"E io non ti deluderò G, io non sarò mai un pericolo per te in nessun senso ma questo non vuol dire che di pericoli non ce ne siano, vuol dire solo che quelli che correrai questa sera verranno da te stessa e io li asseconderò tutti, farò di più, cercherò di stuzzicarti per far cedere ogni tuo tabù, da te stessa non ti proteggerò"
Non mi guarda neanche per un istante mentre struscio la sua coscia con la mano, la palpo, ne saggio la morbida consistenza, godo della pelle calda, vellutata e salgo piano, porto il vestito con me fino a trovare resistenza, fino ad arrivare al punto in cui le due cosce si incontrano ad ostruirmi la via e li attendo per vedere se mi lascerà strada aprendosi o se mi fermerà...
Tentenno... sono incerta... come sempre. Sono in difficoltà. Oscillo tra la voglia di lasciarmi andare e quindi soddisfare il mio istinto e la razionalità che mi frena. Eppure io non sono un essere razionale! Ma è questa folle paura inconscia dell'ignoto che mi blocca. E la sua mano è tra le mie gambe. E io sono eccitata. Solo perché la sua mano è lì, tra le mie gambe. Per un tempo che pare infinito i miei occhi sono fissi sulla strada, la musica suona... la sua mano è paziente... sento il suo respiro, sento il suo sguardo sul mio corpo, sul mio viso, sui miei occhi... e piano, molto piano, sospiro e allargo appena le gambe, ma appena un po'... quel tanto che può essere preso come un sì sussurrato...
...si schiude, ci riflette, non è facile e questo da ancora più valore al fatto che si schiuda. Maledizione a me, la strada per conquistarmi è sempre stata la stessa, lo è da sempre ed è una delle poche cose su cui non riesco ad avere controllo. Donarsi, donarsi a me, soprattutto quando viene fatto con incertezza, quando viene fatto anche se non ci si sente veramente pronti mi fa sciogliere, mi fa provare sentimenti forti e non riesco a fare a meno di mordermi il labbro inferiore, dall'interno, mentre il diavolo che è in me cerca di prendere il sopravvento, mentre nella mia mente si delineano già un'infinità di immagini. Ruoto un po' la mano, la punta delle dita che scivola in profondità, quasi raggiunge, dio, vorrei affondare, impadronirmi in modo pieno ma me lo vieto, voglio godermi tutto con infinita, estenuante calma, stacco la mano mentre la sua schiena si rilassa ora che è libera dal mio tocco. Sospiro a fondo e poi le scosto i capelli da sopra un orecchio, lo carezzo per tutta la sua lunghezza, sfioro i lobi tenuti tesi dagli orecchini, il collo subito sotto con il dorso delle dita, percorro la linea sotto il mento, il pollice incontra appena il labbro inferiore, scendo sulla scollatura, mi insinuo appena sulla linea fra i seni e poi risalgo e, distrattamente, continuo sul collo, fino dietro la nuca e ancora l'orecchio, il lobo, vorrei afferrarla e costringerla a baciarmi avidamente:
"Ti spiace se ti accarezzo un po'??? Di solito alle gatte piace, fanno le fusa"
Sono uno stronzo e ne godo...
“Accarezzami pure, fammi sentire il tuo calore, fammi sentire quello che secondo te voglio!" sono queste le parole che vorrei dire... ma non escono. La bocca è asciutta. Il respiro sciolto. Mi sento sollevata e in attesa. Adoro le carezze, sono una gatta. Inclino leggermente la testa per facilitare le dita, ad ogni respiro il seno si alza, quasi a offrirsi al tocco leggero. Mi lecco le labbra, quasi come per iniziare un discorso, ma la testa è vuota. Aver detto quello che ho detto, aver sentito quello che ho sentito, mi ha in un certo senso messa nella disposizione d'animo giusta, ma ancora mi chiedo se avrò il coraggio di lasciarmi andare... com'è che ha detto? "i pericoli che correrai verranno da te stessa..." Che pericoli mi riserva il mio istinto, la mia voglia di evasione, la mia voglia di lasciarmi andare, il mio desiderio di conoscere lui e quello che la sua mente ha in serbo per me? Ha detto che mi asseconderà. Forse preferirei che mi fermasse più che assecondarmi...
"Siamo quasi arrivati. Promettimi di comportarti bene, potrebbe esserci qualcuno che conosco..."
"Ok, prometto che una volta arrivati sarò un perfetto amico con cui fare una innocente cena ma voglio qualcosa in cambio, prima di scendere, un aperitivo, scegli tu cosa ma che mi faccia capire che vale la pena di attendere e stare buono"
Le carezzo le labbra dicendo queste parole, le schiudo appena nel desiderarle...
A quest'uomo piace mettermi in difficoltà... gli riesce proprio naturale... Cosa vuol dire che vuole un aperitivo mentre mi accarezza le labbra?? Parcheggio. Lo osservo. Occhi negli occhi con uno sguardo un po' perplesso. Cerco una risposta in questi profondi occhi scuri. Sorride. Beffardamente. Sta sicuramente chiedendosi cosa deciderò di dargli come aperitivo per tenerlo buono fino al dopo cena. Slacciata la cintura di sicurezza mi muovo più agevolmente. Mi giro verso di lui, di tre quarti, la sinistra appoggiata al volante, e lo guardo. Un'eternità, un attimo. So che questa serata sarà fatta di decisioni di questo tipo, che farò fatica e mi sforzerò, e che i minuti mi sembreranno eterni e gli attimi dei secondi. Mi muovo verso di lui. Inclino il corpo, lo appoggio al suo mentre la mia bocca si appoggia alla sua. Gli occhi ancora si guardano. Apro leggermente le labbra e mando la mia lingua a cercare la sua, mentre la mia mano sinistra si appoggia leggermente alla sua spalla. Chiudo gli occhi e lo coinvolgo in un bacio trascinante, fatto di lenti movimenti di esplorazione e di carezze delle lingue. E intanto la mia mano scende. Dalla spalla al torace. Si infila nella camicia lasciata un po' aperta ad assaporare la pelle fresca. Scende alla pancia. Incontra la cintura, i jeans, e scende. La mano si ferma alla sua meta. Si appoggia al suo sesso. E preme piano. Lo esplora da sopra i jeans. Seguo la forma, esploro la consistenza... sento il calore... Si sta beando della mia incursione, la sua mano è andata alla mia nuca, ma non partecipa più di tanto... forse... forse dovrei... Allontano la mano dal suo sesso, mi stacco da lui e guardandolo fisso in questi occhi che mi sfidano come dicendo "e pensi che questo basti?" vado a infilare la mia mano sotto il vestito. La porto a inumidirsi del mio sesso, della mia eccitazione, del mio desiderio, e poi gli tocco leggermente le labbra a fargli sentire l'umido, assaggiare il sapore, assimilare l'odore. Chissà se questo è un aperitivo sufficiente a farlo star buono a cena, o se gli farà solo venire più fame di me?
Sfiorandole le labbra, dicendo ciò che ho detto, l'ho messa in difficoltà, volutamente, con un doppio senso neanche troppo velato ma quello che voglio é solo un bacio, un assaggio. Si libera della cintura e godo nel vederla avvicinarsi, nell'immaginare ciò che verrà. Le sue labbra, morbide, umide, si appoggiano alle mie, carnose. Non partecipo, lascio fare e la seguo mentre si dischiude lo faccio anche io, percepisco la lingua che si insinua, le porgo la mia e lascio che giochi e lei lo fa bene, appassionata, con trasporto. Si avvicina ancora, la mano mi sfiora, mi carezza e scende, scontata la sua meta. Non chiedevo tanto ma perché negarmelo. Saggia il mio sesso che risponde, controlla, è curiosa, vuole sapere cosa c'è celato la sotto e non ho motivo per fermarla. Dispettoso come sempre le poggio una mano dietro la nuca, non spingo verso il basso ma mi diverte la sua tensione nel credere che lo desideri anche perché è vero che lo desidero. Si stacca, mi guarda fisso e manda una sua mano dove io vorrei mandare la mia lingua, si carezza appena, quel che basta per poi portare il suo frutto alle mie labbra. Questo è intenso, vacillo nel desiderarla intensamente ma non lo faccio vedere, lecco il suo sapore un po' salato, ne voglio di più, ne avrò di più, lo desidero troppo ma non ora. Stacco gli occhi dai suoi, così magnetici, scendo dall'auto mentre lei rovista nella borsa, giro attorno alla macchina e le apro lo sportello tendendole una mano per farla uscire. Siamo vicini, è irresistibile:
"Più che un aperitivo mi è sembrata una promessa ma ora, ora devo fare il bravo ragazzo, ricordi??? Mai ti metterei in pericolo quindi, qui, sarò un perfetto amico e null'altro ma ciò che mi nego ora dovrai restituirmelo poi raddoppiato"
"Non temere, qualcosa mi dice che goderemo entrambi dell'attesa..."
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