Susanna
di
Glorfindel
genere
dominazione
SUSANNA
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Ciao, volevo solo farti i miei complimenti perché con alcuni tuoi racconti mi hai davvero colpito. Certe fantasie sembrano davvero divertenti anche se sulla mia strada ho incontrato persone che difficilmente riuscirebbero a realizzarle.
Scusami se ti disturbo, posso farti una domanda di pura curiosità?
Come distinguere tra curiosità per il "mondo d/s" e reale attitudine?
Vorrei solo capirci qualcosa in più ma non ho avuto il coraggio di scrivere a persone che mettono annunci o cose del genere. Mi fa paura a tratti ma mi incuriosisce anche. Scusami forse ci sto facendo una figuraccia e ti sto rubando tempo, in tal caso mi dispiace...
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La sua prima mail, così si è presentata Susanna. Poche righe, in fondo innocue, chi potrebbe giurare di non aver mai pensato con curiosità alla dominazione, al sado maso?
La curiosità è normale e poco prova a livello di vero interesse o di attitudine, un po’ come pensare al suicidio, ci abbiamo pensato più o meno tutti e non vi è nulla di male, il vero problema è quando ci provi sul serio ad ucciderti, li si evince la tua attitudine al toglierti la vita ma Susanna?
Susanna non ha scritto nulla di particolare, una semplice, giustificata, domanda ma ora è qui, nella suite di un motel e si sta spogliando, denudando per un solo e semplice motivo, io gliel’ho ordinato.
Sono certo che nella mente di molti le sue poche righe non avrebbero significato nulla ma nella mia di mente, forse malata e perversa come pensano molti, sicuramente porca e depravata, nella mia di mente in quelle poche righe c’era scritto che Susanna moriva dalla voglia di scoprire se in lei vi era una schiava ma non sapeva come fare, da dove cominciare, di chi fidarsi e io, ve lo giuro, conscio di questo suo desiderio più di quanto lo fosse lei stessa, volevo solo proteggerla.
Il mio più grande difetto, quella che chiamo la sindrome del cavaliere salvante, volevo solo evitare che finisse nelle mani di qualche affamato, pippettaro, finto dominatore di cui la rete pullula.
Già, volevo solo proteggerla ma ora lei è qui, davanti a me e sempre più nuda e io la amo, non posso fare a meno di sorridere nello scriverlo, mi sono innamorato di questa ragazzina come mai in vita mia e non me lo aspettavo proprio.
Si sfila i vestiti con la sfrontatezza dei suoi pochi anni, appena sufficienti a giustificare legalmente che sia qui con me, non li getta a terra per un solo motivo, sa che mi piace l’ordine.
Molte altre sono state le mail fra noi, milioni le parole e ora sa cosa mi piace. Li adagia come vengono su una sedia, beh, conoscendola è già molto.
Con la sua sfrontatezza è li in piedi, mi guarda negli occhi come se essere nuda fosse la cosa più normale del mondo e si porta la mani al piercing che ha all’ombelico aspettando un mio cenno di assenso che puntualmente arriva.
Lo svita e lo toglie, so che per lei è strano, ci sono altri ninnoli infilzati nel suo corpo ma quello, quello le avevo già anticipato che avrebbe dovuto toglierlo perché l’avrei frustata e quell’appendice metallica poteva incastrarsi alle code della frusta e farle molto male.
Ora è pronta, statua di pura bellezza davanti a me che resto seduto sul letto a fissarla, il mio cuore batte forte, non succede spesso e non capisco il perché ma mantengo la freddezza del mio ruolo, la osservo indifferente come fosse una bella auto che devo decidere se acquistare.
Capelli neri, lunghi oltre le spalle, dritti come spaghetti proprio come ho richiesto. Il viso un ovale perfetto, morbido come la pelle liscia del corpo, occhi scuri con un trucco nero ad allungarli in modo sensuale, una dolcezza nella sua espressione che potresti aspettarti solo dalla principessa di una stupenda favola ormai dimenticata. E’ nuda e vi giuro che io amo il corpo femminile più di ogni altra cosa al mondo ma ancora non sono riuscito a staccare i miei occhi dai suoi e non riesco a fare a meno di chiedermi come potrebbe essere possibile non innamorarsi di una viso come il suo.
Il profumo di donna riempie la stanza, il corpo magro e ben tornito finalmente sotto il mio sguardo, morbida e accogliete, il seno prosperoso spicca sfacciato tondo e sodo, capezzoli dalle grosse aureole e dalle punte piccole sembrano chiedere attenzione e subito sotto uno dei due tatuaggi che l’adornano; una scritta dalla traiettoria curva come a delineare il seno dal basso
“je ne regrette rien”
Va molto fiera di quella scritta, del suo significato e fa bene.
Braccia esili, facili da bloccare mentre si abusa di lei, un ventre morbido, appetitoso che conduce al suo sesso completamente glabro, si è vero, io lo voglio così ma questa volta non è stata una mia richiesta ma il suo normale modo di essere.
Gambe lunghe nelle sue proporzioni, slanciate, tornite, chi sa che rumore fa schiaffeggiarle?
lo scoprirò ma con calma, voglio rimanere calmo, godermela per ogni suo centimetro.
Mi alzo finalmente, ho atteso di essermi calmato, mi avvicino in silenzio, le giro attorno per gustarmi la parte di lei che desidero di più, un culo che definire statuario è offensivo, un capolavoro della natura senza eguali al mondo, si lo so, osservo con gli occhi dell’amore ma vi assicuro che di culi me ne intendo e il suo è qualcosa di fenomenale.
Lo voglio, intensamente e lei lo sa, ne ha paura, solo una volta un impacciato amante vi si è introdotto senza la minima attenzione o preparazione facendole un male assurdo e venendo cacciato immediatamente. Ne ha paura ma sa che io lo pretenderò.
Sparisco alla sua vista, mi avvicino ad un lato della stanza, prendo una valigetta e la poggio su una panca che lei può vedere, apro i lucchetti e poi le mostro, nel silenzio, il contenuto. Tutti i giochi che ho in serbo per lei. Sorride, fra il divertito e l’eccitato ma resta immobile, come le era stato detto prima ancora che ci vedessimo, varcata la soglia, sarebbe stata solo un oggetto per il mio piacere.
Prendo quello che mi serve e mi avvicino a lei, il suo odore più forte, inebriante, come una droga ma resisto. Le nostre labbra a pochi centimetri di distanza, i miei occhi nei suo, i suo sulla mia bocca, vuole essere baciata, lo desidera da ore, da appena incontrati, lungo le strade che abbiamo percorso passeggiando, conoscendoci, in ogni momento potevo vedere il suo desiderio di baciarmi riflesso nel mio, identico e speculare ma non voglio che sia così, so esattamente come sarà il nostro primo bacio.
Scosto i capelli e con sicura delicatezza le metto un sottile collare di pelle al collo, solo una striscia alta pochi centimetri, nera, semplice e liscia con un anello di metallo che lascio alle sue spalle. Subito dopo le metto ai polsi delle fasce larghe, regolate da un tessuto a strappo con un anello e un morsetto per parte e poi mi abbasso, il mio volto passa a pochi millimetri dal seno rigoglioso, ne colgo il respiro pesante, sento il suo profumo, accucciato con il sesso davanti al mio volto, vi respiro dentro, volontariamente perché mi senta mentre le metto le fasce anche alle caviglie. Mi alzo in piedi, le sue labbra sensuali ancora li a tentarmi, vi avvicino un dito, le sfioro, le percorro e poi le forzo, vi entro, trovo la lingua, piccola, morbida che subito mi guizza intorno al dito dispettosa. Lascio che mi insalivi bene poi:
“allargati il culo”
Solo un istante e le sue mani corrono alle natiche e le tirano forte per aprirle, io non mi muovo da davanti a lei ma la circuisco con la mano, sfioro la pelle tesa del sedere con le dita asciutte, trovo la rosellina con il dito che ha bagnato e senza troppi convenevoli la penetro per tutta la lunghezza. E’ solo un dito in fondo, non richiede attenzione, lei si tende un pelo, sento i muscoli dell’ano stringersi intorno al mio dito per un istante poi li rilassa mentre io la frugo dentro, mentre gli occhi sono nei suoi, mentre i corpi si sfiorano.
La frugo per qualche secondo poi mi ritraggo e le presento alla bocca l’ultimo capo del suo costume da schiva, un plug di gomma nera, largo due dita e non troppo lungo, lo presento alle sue labbra che lei schiude docilmente per accoglierlo in bocca, lo lecca, lo succhia con passione, lo inumidisce bene fino a che non glielo nego per andare a puntarlo sul suo forellino.
Spingo e penetro, entra bene ma lei, istintivamente, si alza sulle punte per allontanarsi, lo faccio entrare quasi tutto poi mi fermo, attendo con un leggero massaggio su e giù, attendo che lei torni sulle piante, che si abbassi e che così facendo lo faccia entrare tutto in lei.
Ora è un po’ tesa, appena sudata ma è solo paura e nulla più.
Le vado alle spalle, la prendo per la vita, la pelle sulla pelle, sussulta appena mentre la porto davanti al grande specchio perché si veda, nuda e pronta per essere schiava, per essere usata dal suo padrone.
Sorride, so che la eccita ma, soprattutto, so che ne è orgogliosa.
Pochi secondi e poi la riporto al centro della stanza, ora ho voglia di iniziare, basta aspettare.
Le porto le mani dietro la testa e blocco i morsetti all’anello sul collo in modo che sia esposta, che non possa proteggersi poi prendo la frusta. Sottili, innumerevoli code di pelle morbida, corte e agganciate ad un lungo e spesso manico di legno scuro. E’ lo strumento adatto per iniziare, per chi inizia, per saggiare le sue capacità. E’ uno strumento delicato, se usata forte può far male, può lasciare segni ma nulla di che, anche facendo veramente forte fare danni è molto difficile e poi, se usata piano accarezza, stuzzica, arrossa e nulla più.
La faccio spenzolare davanti ai suoi occhi, lascio che le code carezzino i seni divini poi mi avvicino, le labbra al suo orecchio pieno di svariati orecchini:
“ricordi le regole? i numeri?”
Mi fa cenno di si con la testa, abbiamo degli accordi, la safeword va bene ma con un corpo che non conosci, sapendo che lei avrebbe resistito fino allo stremo per accontentarmi, avevo paura di rovinare tutto quindi le ho detto che ogni tanto le avrei chiesto un numero, da 1 a 10 dove 10 era il troppo, veramente troppo, in modo da poter capire cosa sentiva, cosa percepiva nel modo più chiaro possibile.
Ruoto il polso, la frusta sale, fa una parabola e colpisce un seno con un rumore secco, un buon colpo ma leggero. Non stacco gli occhi dai suoi, cerco di carpire ogni espressione, ho la responsabilità della sua fiducia mentre un secondo colpo arriva sull’altro seno.
Lascio che la frusta prenda il ritmo, decine di colpi sulle mammelle fino a ricoprirle completamente come se le code fossero pennelli. Reagisce bene, il respiro è più pesante, lei sobbalza appena ai colpi più forti ma non ha paura. Calco la mano un po’, aumento il ritmo, colpisco e colpisco solo li per un paio di minuti poi mi fermo, solo un attimo, il viso a fianco al suo, mi godo il suo respiro affannato:
“dimmi un numero?”
Mi guarda, stupita, come se la mia voce fosse inaspettata, scuote la testa, non trova una risposta, biascica sottovoce un “non so, non c’è”, mi fa sorridere, non ci sta capendo più nulla ma di sicuro non è al limite:
“divarica bene le gambe!”
Ubbidisce subito e io ricomincio a frustare ma non come prima, il suo corpo, nella sua interezza è il mio bersaglio ora e la frusta la uso da frusta, colpi forti, vigorosi, dove serve più clementi, seno, ventre con un attenzione spasmodica a non inciampare nel suo viso stupendo ma sulla schiena, sul culo con quella frusta non mi trattengo, colpi forti, strisce arrossate cominciano ad apparire mentre io continuo, le giro attorno come uno squalo e colpisco ovunque, non vi è centimetro che risparmi, neanche il suo sesso su cui affondo con colpi calibrati, dal basso verso l’alto, in mezzo alle sue gambe, facendo si che le morbide code le si avvolgano dall’ano, attorno al plug piantato al suo interno fino a raggiungere anche il clitoride, godendomi i suoi sobbalzi, il suo tremare leggero mentre continuo per lunghi, piacevoli, appaganti minuti fino a che, nel suo ansimare misto al mio, mi avvicino alle sue spalle, faccio scivolare una mano sul suo culo, lo percorro verso il basso, ne seguo la linea fino ad arrivare alla fica che trovo, piacevolmente, grondate di umori.
La prendo per la vita con prepotenza, la giro, volto al mio, labbra a pochi millimetro mentre la spingo verso il letto, la butto giù, distesa, le braccia bloccate dietro la testa, il seno che sobbalza eccitante mentre si accascia sul morbido materasso, io in piedi davanti a lei, le prendo le gambe, le apro e gliele tiro indietro scoprendo al amassimo la fica:
“una volta ti ho chiesto di descrivermi il sapore del tuo sesso e tu non hai saputo rispondermi”
Mi guarda stupita, non capisce dove voglio arrivare mentre io mi inginocchio e affondo la bocca nella sua calda, grondante, profumata fessura. La succhio, con avidità, non voglio masturbarla, voglio mangiarla, la aspiro fra le mie labbra fino a riempirmi la bocca dei suo umori abbondanti poi scivolo verso l’altro, percorro tutto il suo corpo, mi stendo sopra di lei aperta e inerme le afferro i capelli e il mento facendole spalancare la bocca e finalmente mi prendo il gusto di baciarla appassionatamente, mentre le riverso in bocca dalla mia tutti i suoi umori, mentre le nostre lingue si intrecciano mentre deglutisco il suo fantastico nettare obbligando lei a fare lo stesso.
Questo il nostro primo bacio, il primo bacio migliore di tutta la mia vita.
Le nostre labbra restano avvinghiate a lungo, per troppo abbiamo atteso e desiderato quel bacio e ora staccarsene è difficile ma io sono io e ho voglia di giocare con quello splendido corpo.
Mi stacco appena, gli occhi nei suoi, sorrido mentre lei sorride, mi alzo in piedi portandola con me per il collare, le libero le braccia indolenzite, è un sollievo per lei e lo si vede chiaramente poi la spingo verso il basso fino a portarla a quattro zampe e aggancio all’anello al suo collo un guinzaglio, di quelli classici da cane, una catena in acciaio che termina con un impugnatura fatta da una striscia sottile di cuoio ripiegata su se stessa. La porto con me tirandola, i lunghi capelli neri pendono verso terra a coprire il suo splendido volto come tende, i seni sodi sfidano l gravità ondeggiando ad ogni passo, ci avviciniamo ad una poltrona dove mi tolgo e ripongo i vestiti, poi la porto al minibar dove bevo con lei vicino ai piedi e, in fine, ritorniamo al centro della stanza.
Mentre faccio scorrere il guinzaglio tra le mie mani ne osservo il profilo perfetto, la schiena sinuosa, i fianchi e il cerchietto nero del plug che le spunta dal culo.
Ho voglia di vederla sussultare, sobbalzare, implorare e in mano mi è rimasto solo il manico del guinzaglio che tengo al contrario. Mi sposto al suo fianco e le struscio il sedere con il cuoi duro, lo percorro, scorro il solco, carezzo il sesso, giro intorno alla base del plug e poi, con un rapido movimento del polso calo il primo colpo che ottiene l’effetto desiderato, lei sobbalza con un mugolo soffocato e una corta striscia di carne si arrossa visibilmente dove ho colpito.
Sferro altri colpi in rapida successione, fatica a stare ferma ma resiste, si lamenta ma non molla mentre il suo culo si riempie di strisce rossastre, mi sta eccitando, le afferro i capelli e con non curanza punto il mio glande turgido sulle sue labbra, lei apre ubbidiente e io mi infilo in profondità, inaspettatamente, tocco la sua gola al primo affondo, si contrae, si ritrae istintivamente e io le infliggo una serie di colpi forti con il guinzaglio, dolorosi, che le rubano qualche urletto fino a che non riapre la bocca e non mi accoglie in profondità.
Le afferro i capelli e spingo forte, la penetro più che posso, tossisce, cerca aria ma non la lascio e spingo, le faccio capire quello che voglio poi la libero lasciando a lei il compito di soddisfarmi.
Indietreggia facendomi uscire dalla sua bocca e io subito incomincio a colpire le sue chiappe già rossastre con il duro cuoi, i colpi si susseguono velocemente e lei impiega poco a capire il mio gioco, spalanca la bocca e mi si getta sul cazzo spingendoselo in gola, si butta con tutto il corpo in un profondo quanto appagante pompino mentre io fermo i colpi.
La lascio fare, questo gioco mi piace, mi godo il suo inutile cercare di ospitarmi tutto in bocca, mi godo i suoi rantoli e la gola che mi si contrae sulla cappella prendendomi il gusto di batterla ogni volta che si prende il diritto di respirare ma la sua bocca è calda, umida e lei la usa così bene, mi avvolge, succhia e stimola in un modo così divino che mi porta al limite ma non voglio, non ancora, riafferro i capelli, la trascino davanti allo specchio, le faccio appoggiare il viso a terra in modo da esporre meglio il culo e poi, tornato dietro di lei, con un solo affondo le penetro la vagina facendola gemere.
La sua fica è meravigliosa, morbida e bagnata, già stretta di suo lo è ancora di più per il plug che ha nell’altro canale, mi avvolge bollente mentre resto piantato in lei che ha smesso di respirare.
Mi aggrappo ai suoi splendidi fianchi con forza, sorrido nel vedere il culo completamente rosso per i colpi subiti e spingo, senza indietreggiare spingo forte come a volerla sfondare, lento e inesorabile la apro più che posso. Ogni volta che il plug tende ad uscire lo rispingo dentro senza complimenti mentre lei inizia a prenderci gusto, geme e ne chiede di più e io la afferro per i capelli facendole alzare la testa perché si veda, nello specchio, perché veda cosa le sta succedendo e che effetto le fa.
Il vero motivo per cui mesi prima mi aveva cercato era il voler sapere se la dominazione faceva per lei, il sesso normale fatto in precedenza l’aveva lasciata sempre abbastanza insoddisfatta e il nodo che sentiva allo stomaco quando pensava alla dominazione la lasciava confusa.
La risposta alle sue domande ora l’aveva davanti agli occhi, nello specchio che rifletteva il suo viso sconvolto dal piacere.
Tenendole ben saldi i capelli perché non potesse distogliere lo guardo afferrai il mio sesso ed il plug in un’unica presa e inizia a scoparla con lunghi affondi indietreggiando e rientrando con forza.
Il plug le usciva completamente per poi riforzarla, la rosellina si dilata e richiudeva ad ogni affondo mentre il cazzo le scava la fica per tutta la lunghezza.
Forti affondi riempivano la stanza del suono del mio bacino che sbatteva forte sul suo culo, sempre più forte, sempre più veloce mentre la obbligavo a guardare il suo volto, la bocca spalancata dai suoni del piacere, il nero trucco che ormai colava in lunghi rivoli sciolto dalle lacrime che il mio scavarle la gola le aveva provocato, i lunghi capelli sconvolti e madidi di sudore.
Continuai quella lezione per cento e cento affondi fino a che non la vidi sfinita, il suo ano si apriva ormai con una facilità disarmante e la fica era bollente.
Uscii di botto, la presi per il collare e la tirai in piedi, il suo occhi nei miei quasi offesa, spiazzate, la buttai sul letto, la girai come un burattino fino a metterla a pancia in su con la testa ben fuori dal materasso.
Una mano a stringere le guance per farle aprire la bocca e le infilai ancora il cazzo in gola. In quella posizione entrò molto più facilmente, feci un affondo di prova sentendo esattamente il punto in cui la mia cappella superava la bocca e penetrava la gola come se mi deglutisse.
Arretrai e feci qualche affondo per farla abituare, lei tossiva, la gola e lo stomaco si contorcevano ad ogni mia intrusione ma restava docile al suo posto poi indietreggiai:
“ora resisti e stai buona”
Prima che potesse capire le afferrai la testa, lentamente, entrai in lei, mi lasciai ingoiare e arrivai alla massima profondità ma mancavano ancora circa cinque centimetri e volevo che li mangiasse, spinsi senza pietà, sprofondai mentre lei si dibatteva totalmente privata dell’aria:
“ho detto buona”
Scesi e spinsi fino a che le sue labbra non baciarono la radice del mio sesso, con orgoglio mi vidi sparire completamente in lei, la tenni ferma forte mentre mi gustavo la scena per qualche secondo e poi la liberai completamente lasciandola tossire e respirare.
Mi inginocchia vicino a lei che ancora cercava di riprendersi, la baciai lasciando che respirasse attraverso le mie labbra, le carezzai il volto asciugando le lacrime che avevo provocato:
“sono infinitamente orgoglioso di te amore, mi hai preso tutto, sono stupito e compiaciuto ma ora apri bene la bocca, ne voglio ancora ma cercherò di non esagerare”
In effetti fu quello che feci, andare così in profondità non è che sia più piacevole in assoluto, la parte in cui la bocca finisce, quella in cui ti ingoia, quella è quella che mi piace di più, con il suo suono gutturale e l’abbondanza di saliva e proprio li iniziai a fare un lento avanti e indietro mentre recuperavo l’impugnatura del guinzaglio.
Mentre mi godevo la sua bocca iniziai a dare colpi veloci ma abbastanza leggeri sui capezzoli turgidi, sempre più veloci e sempre più forti fino a farla dimenare e urlare per poi infierirle un colpo finale forte subito prima di passare all’altro capezzolo. Una volta alzò le mani per difendersi e allora le ordinai i metterle sotto il culo e di allargare bene le gambe.
Da quella posizione, con il cazzo ben piantato nella sua gola comincia a colpire l’interno delle sue cosce spalancate facendola urlare attraverso il mio cazzo e avvicinandomi sempre di più alla sua fica fino a che non le assestai un colpo proprio in mezzo al sesso.
Sobbalzò e chiuse le gambe, cercò di sputarmi ma non glielo permisi mentre le intimavo di riaprire le gambe, fu una lotta di resistenza, i colpi non erano terribile ma la sua fichetta è molto delicata. Mentre le scopavo la bocca gliela torturai fino ad arrossarla tutta e anche con tutto il suo impegno e la sua devozione dovetti imporle più volte di aprire le gambe.
Lo ammetto, ci avevo preso gusto a torturarla e vederla dibattersi come un pesce fuor d’acqua ma non volevo esagerare, volevo darle quello che cercava più di quanto mi interessasse prendere quello che volevo.
Era stremata, distrutta e io incredibilmente stupito da lei, la girai sul letto, la misi sdraiata comoda, mi portai le sue mani intorno al collo, erano quasi senza forza, le alzai le gambe indietro e le puntai sulle mie spalle, gli occhi negli occhi mentre le puntavo il glande violaceo sullo sfintere.
Si irrigidì quando capì che volevo sodomizzarla, aveva una gran paura che le avrebbe fatto un male cane ma la baciai:
“voglio venire nel tuo culo ma non ti farò male, fidati di me, credi in me”
Si riaccese mentre mi fissava, fece cenno di si con la testa ma era un cenno ricco di desiderio, lo voleva e lo voleva intensamente per me, per rendermi felice, per appagarmi. La sua paura non era scomparsa ma era stata surclassata dal suo desiderio di compiacermi. In quel momento mi sentii amato come poche volte in vita mia.
Fu con attenzione che la sodomizzai, entrai delicatamente lasciandole il tempo di adattarsi a me, le scivolai dentro con semplicità e come promesso, fui piantato completamente in lei senza provocarle il minimo dolore.
Restammo così abbracciati per lungi minuti mentre le nostre bocche si ritrovavano, mentre spingevo in modo quasi impercettibile.
L’avevo trattata male, avevo abusato ma sapeva che ero fatto così ed era felice, visibilmente, innegabilmente felice.
Mentre la sodomizzavo lentamente aumentando sempre più la lunghezza degli affondi mi persi nel suo morbido e sensuale collo che percorsi con la lingua in ogni sua parte facendola gemere, palpai e massaggia il suo corpo ovunque mentre le sue mani percorrevano la mia schiena, restammo in quella posizione per quasi un’ora fino a che non fu lei a dire:
“vienimi dentro il culo ti prego”
La guardai, dio, per la prima volta in vita mia mi sentivo più amato di quanto amavo io:
“devo fare più forte per venire, non voglio farti male”
“fallo, fallo come vuoi, fallo come desideri, ti prego, lascia che io ti faccia felice, che ti soddisfi, ne ho bisogno, ti prego, non negarmelo”
Dicendo quella frase abbandonò le braccia dietro la testa esponendosi completamente.
La osservai stupito, compiaciuto, incredulo poi piantai le mani nei suoi seni allungando le braccia per alzare il corpo e iniziai a sodomizzarla con tutta la forza e la cattiveria che avevo in corpo.
Le facevo male, si vedeva ma si vedeva di più che lo voleva, che lo desiderava, mi incitava a fare di più a fare peggio, violente sberle la raggiunsero sui seni sodi mentre il suo sguardo non faceva che chiedere di più.
Il volto si contorceva per il lungo abuso che stavo facendo del suo impreparato ano, mordeva le labbra, si lamentava mentre con le mani mi spingeva il culo per farsi impalare più forte, più veloce e con questo suo così chiaro e avvolgente desiderio di farmi felice mi portò a riversare il mio sperma nel suo ano con uno degli orgasmi più intensi della mia vita, mentre stringevo spasmodicamente il suo seno martoriato ad ogni fiotto di più, mentre sfinito mi accasciavo sul suo seno sudato, mentre soddisfatto mi abbandonavo alle sue carezze.
…
Sono un uomo, se proprio volete un Master, ero partito per dipanare i dubbi di una donna confusa, spiegare, insegnare, addestrare e mi sono trovato invece ad amare.
Dedicato a Susanna, l’amore della mia vita.
FINE
…CONTINUA. IL RACCONTO TI E' PIACIUTO? LO HAI ODIATO O ALTRO? DARE UN'OPINIONE AIUTA A MIGLIORARSI glorfindel75@gmail.com
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Ciao, volevo solo farti i miei complimenti perché con alcuni tuoi racconti mi hai davvero colpito. Certe fantasie sembrano davvero divertenti anche se sulla mia strada ho incontrato persone che difficilmente riuscirebbero a realizzarle.
Scusami se ti disturbo, posso farti una domanda di pura curiosità?
Come distinguere tra curiosità per il "mondo d/s" e reale attitudine?
Vorrei solo capirci qualcosa in più ma non ho avuto il coraggio di scrivere a persone che mettono annunci o cose del genere. Mi fa paura a tratti ma mi incuriosisce anche. Scusami forse ci sto facendo una figuraccia e ti sto rubando tempo, in tal caso mi dispiace...
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La sua prima mail, così si è presentata Susanna. Poche righe, in fondo innocue, chi potrebbe giurare di non aver mai pensato con curiosità alla dominazione, al sado maso?
La curiosità è normale e poco prova a livello di vero interesse o di attitudine, un po’ come pensare al suicidio, ci abbiamo pensato più o meno tutti e non vi è nulla di male, il vero problema è quando ci provi sul serio ad ucciderti, li si evince la tua attitudine al toglierti la vita ma Susanna?
Susanna non ha scritto nulla di particolare, una semplice, giustificata, domanda ma ora è qui, nella suite di un motel e si sta spogliando, denudando per un solo e semplice motivo, io gliel’ho ordinato.
Sono certo che nella mente di molti le sue poche righe non avrebbero significato nulla ma nella mia di mente, forse malata e perversa come pensano molti, sicuramente porca e depravata, nella mia di mente in quelle poche righe c’era scritto che Susanna moriva dalla voglia di scoprire se in lei vi era una schiava ma non sapeva come fare, da dove cominciare, di chi fidarsi e io, ve lo giuro, conscio di questo suo desiderio più di quanto lo fosse lei stessa, volevo solo proteggerla.
Il mio più grande difetto, quella che chiamo la sindrome del cavaliere salvante, volevo solo evitare che finisse nelle mani di qualche affamato, pippettaro, finto dominatore di cui la rete pullula.
Già, volevo solo proteggerla ma ora lei è qui, davanti a me e sempre più nuda e io la amo, non posso fare a meno di sorridere nello scriverlo, mi sono innamorato di questa ragazzina come mai in vita mia e non me lo aspettavo proprio.
Si sfila i vestiti con la sfrontatezza dei suoi pochi anni, appena sufficienti a giustificare legalmente che sia qui con me, non li getta a terra per un solo motivo, sa che mi piace l’ordine.
Molte altre sono state le mail fra noi, milioni le parole e ora sa cosa mi piace. Li adagia come vengono su una sedia, beh, conoscendola è già molto.
Con la sua sfrontatezza è li in piedi, mi guarda negli occhi come se essere nuda fosse la cosa più normale del mondo e si porta la mani al piercing che ha all’ombelico aspettando un mio cenno di assenso che puntualmente arriva.
Lo svita e lo toglie, so che per lei è strano, ci sono altri ninnoli infilzati nel suo corpo ma quello, quello le avevo già anticipato che avrebbe dovuto toglierlo perché l’avrei frustata e quell’appendice metallica poteva incastrarsi alle code della frusta e farle molto male.
Ora è pronta, statua di pura bellezza davanti a me che resto seduto sul letto a fissarla, il mio cuore batte forte, non succede spesso e non capisco il perché ma mantengo la freddezza del mio ruolo, la osservo indifferente come fosse una bella auto che devo decidere se acquistare.
Capelli neri, lunghi oltre le spalle, dritti come spaghetti proprio come ho richiesto. Il viso un ovale perfetto, morbido come la pelle liscia del corpo, occhi scuri con un trucco nero ad allungarli in modo sensuale, una dolcezza nella sua espressione che potresti aspettarti solo dalla principessa di una stupenda favola ormai dimenticata. E’ nuda e vi giuro che io amo il corpo femminile più di ogni altra cosa al mondo ma ancora non sono riuscito a staccare i miei occhi dai suoi e non riesco a fare a meno di chiedermi come potrebbe essere possibile non innamorarsi di una viso come il suo.
Il profumo di donna riempie la stanza, il corpo magro e ben tornito finalmente sotto il mio sguardo, morbida e accogliete, il seno prosperoso spicca sfacciato tondo e sodo, capezzoli dalle grosse aureole e dalle punte piccole sembrano chiedere attenzione e subito sotto uno dei due tatuaggi che l’adornano; una scritta dalla traiettoria curva come a delineare il seno dal basso
“je ne regrette rien”
Va molto fiera di quella scritta, del suo significato e fa bene.
Braccia esili, facili da bloccare mentre si abusa di lei, un ventre morbido, appetitoso che conduce al suo sesso completamente glabro, si è vero, io lo voglio così ma questa volta non è stata una mia richiesta ma il suo normale modo di essere.
Gambe lunghe nelle sue proporzioni, slanciate, tornite, chi sa che rumore fa schiaffeggiarle?
lo scoprirò ma con calma, voglio rimanere calmo, godermela per ogni suo centimetro.
Mi alzo finalmente, ho atteso di essermi calmato, mi avvicino in silenzio, le giro attorno per gustarmi la parte di lei che desidero di più, un culo che definire statuario è offensivo, un capolavoro della natura senza eguali al mondo, si lo so, osservo con gli occhi dell’amore ma vi assicuro che di culi me ne intendo e il suo è qualcosa di fenomenale.
Lo voglio, intensamente e lei lo sa, ne ha paura, solo una volta un impacciato amante vi si è introdotto senza la minima attenzione o preparazione facendole un male assurdo e venendo cacciato immediatamente. Ne ha paura ma sa che io lo pretenderò.
Sparisco alla sua vista, mi avvicino ad un lato della stanza, prendo una valigetta e la poggio su una panca che lei può vedere, apro i lucchetti e poi le mostro, nel silenzio, il contenuto. Tutti i giochi che ho in serbo per lei. Sorride, fra il divertito e l’eccitato ma resta immobile, come le era stato detto prima ancora che ci vedessimo, varcata la soglia, sarebbe stata solo un oggetto per il mio piacere.
Prendo quello che mi serve e mi avvicino a lei, il suo odore più forte, inebriante, come una droga ma resisto. Le nostre labbra a pochi centimetri di distanza, i miei occhi nei suo, i suo sulla mia bocca, vuole essere baciata, lo desidera da ore, da appena incontrati, lungo le strade che abbiamo percorso passeggiando, conoscendoci, in ogni momento potevo vedere il suo desiderio di baciarmi riflesso nel mio, identico e speculare ma non voglio che sia così, so esattamente come sarà il nostro primo bacio.
Scosto i capelli e con sicura delicatezza le metto un sottile collare di pelle al collo, solo una striscia alta pochi centimetri, nera, semplice e liscia con un anello di metallo che lascio alle sue spalle. Subito dopo le metto ai polsi delle fasce larghe, regolate da un tessuto a strappo con un anello e un morsetto per parte e poi mi abbasso, il mio volto passa a pochi millimetri dal seno rigoglioso, ne colgo il respiro pesante, sento il suo profumo, accucciato con il sesso davanti al mio volto, vi respiro dentro, volontariamente perché mi senta mentre le metto le fasce anche alle caviglie. Mi alzo in piedi, le sue labbra sensuali ancora li a tentarmi, vi avvicino un dito, le sfioro, le percorro e poi le forzo, vi entro, trovo la lingua, piccola, morbida che subito mi guizza intorno al dito dispettosa. Lascio che mi insalivi bene poi:
“allargati il culo”
Solo un istante e le sue mani corrono alle natiche e le tirano forte per aprirle, io non mi muovo da davanti a lei ma la circuisco con la mano, sfioro la pelle tesa del sedere con le dita asciutte, trovo la rosellina con il dito che ha bagnato e senza troppi convenevoli la penetro per tutta la lunghezza. E’ solo un dito in fondo, non richiede attenzione, lei si tende un pelo, sento i muscoli dell’ano stringersi intorno al mio dito per un istante poi li rilassa mentre io la frugo dentro, mentre gli occhi sono nei suoi, mentre i corpi si sfiorano.
La frugo per qualche secondo poi mi ritraggo e le presento alla bocca l’ultimo capo del suo costume da schiva, un plug di gomma nera, largo due dita e non troppo lungo, lo presento alle sue labbra che lei schiude docilmente per accoglierlo in bocca, lo lecca, lo succhia con passione, lo inumidisce bene fino a che non glielo nego per andare a puntarlo sul suo forellino.
Spingo e penetro, entra bene ma lei, istintivamente, si alza sulle punte per allontanarsi, lo faccio entrare quasi tutto poi mi fermo, attendo con un leggero massaggio su e giù, attendo che lei torni sulle piante, che si abbassi e che così facendo lo faccia entrare tutto in lei.
Ora è un po’ tesa, appena sudata ma è solo paura e nulla più.
Le vado alle spalle, la prendo per la vita, la pelle sulla pelle, sussulta appena mentre la porto davanti al grande specchio perché si veda, nuda e pronta per essere schiava, per essere usata dal suo padrone.
Sorride, so che la eccita ma, soprattutto, so che ne è orgogliosa.
Pochi secondi e poi la riporto al centro della stanza, ora ho voglia di iniziare, basta aspettare.
Le porto le mani dietro la testa e blocco i morsetti all’anello sul collo in modo che sia esposta, che non possa proteggersi poi prendo la frusta. Sottili, innumerevoli code di pelle morbida, corte e agganciate ad un lungo e spesso manico di legno scuro. E’ lo strumento adatto per iniziare, per chi inizia, per saggiare le sue capacità. E’ uno strumento delicato, se usata forte può far male, può lasciare segni ma nulla di che, anche facendo veramente forte fare danni è molto difficile e poi, se usata piano accarezza, stuzzica, arrossa e nulla più.
La faccio spenzolare davanti ai suoi occhi, lascio che le code carezzino i seni divini poi mi avvicino, le labbra al suo orecchio pieno di svariati orecchini:
“ricordi le regole? i numeri?”
Mi fa cenno di si con la testa, abbiamo degli accordi, la safeword va bene ma con un corpo che non conosci, sapendo che lei avrebbe resistito fino allo stremo per accontentarmi, avevo paura di rovinare tutto quindi le ho detto che ogni tanto le avrei chiesto un numero, da 1 a 10 dove 10 era il troppo, veramente troppo, in modo da poter capire cosa sentiva, cosa percepiva nel modo più chiaro possibile.
Ruoto il polso, la frusta sale, fa una parabola e colpisce un seno con un rumore secco, un buon colpo ma leggero. Non stacco gli occhi dai suoi, cerco di carpire ogni espressione, ho la responsabilità della sua fiducia mentre un secondo colpo arriva sull’altro seno.
Lascio che la frusta prenda il ritmo, decine di colpi sulle mammelle fino a ricoprirle completamente come se le code fossero pennelli. Reagisce bene, il respiro è più pesante, lei sobbalza appena ai colpi più forti ma non ha paura. Calco la mano un po’, aumento il ritmo, colpisco e colpisco solo li per un paio di minuti poi mi fermo, solo un attimo, il viso a fianco al suo, mi godo il suo respiro affannato:
“dimmi un numero?”
Mi guarda, stupita, come se la mia voce fosse inaspettata, scuote la testa, non trova una risposta, biascica sottovoce un “non so, non c’è”, mi fa sorridere, non ci sta capendo più nulla ma di sicuro non è al limite:
“divarica bene le gambe!”
Ubbidisce subito e io ricomincio a frustare ma non come prima, il suo corpo, nella sua interezza è il mio bersaglio ora e la frusta la uso da frusta, colpi forti, vigorosi, dove serve più clementi, seno, ventre con un attenzione spasmodica a non inciampare nel suo viso stupendo ma sulla schiena, sul culo con quella frusta non mi trattengo, colpi forti, strisce arrossate cominciano ad apparire mentre io continuo, le giro attorno come uno squalo e colpisco ovunque, non vi è centimetro che risparmi, neanche il suo sesso su cui affondo con colpi calibrati, dal basso verso l’alto, in mezzo alle sue gambe, facendo si che le morbide code le si avvolgano dall’ano, attorno al plug piantato al suo interno fino a raggiungere anche il clitoride, godendomi i suoi sobbalzi, il suo tremare leggero mentre continuo per lunghi, piacevoli, appaganti minuti fino a che, nel suo ansimare misto al mio, mi avvicino alle sue spalle, faccio scivolare una mano sul suo culo, lo percorro verso il basso, ne seguo la linea fino ad arrivare alla fica che trovo, piacevolmente, grondate di umori.
La prendo per la vita con prepotenza, la giro, volto al mio, labbra a pochi millimetro mentre la spingo verso il letto, la butto giù, distesa, le braccia bloccate dietro la testa, il seno che sobbalza eccitante mentre si accascia sul morbido materasso, io in piedi davanti a lei, le prendo le gambe, le apro e gliele tiro indietro scoprendo al amassimo la fica:
“una volta ti ho chiesto di descrivermi il sapore del tuo sesso e tu non hai saputo rispondermi”
Mi guarda stupita, non capisce dove voglio arrivare mentre io mi inginocchio e affondo la bocca nella sua calda, grondante, profumata fessura. La succhio, con avidità, non voglio masturbarla, voglio mangiarla, la aspiro fra le mie labbra fino a riempirmi la bocca dei suo umori abbondanti poi scivolo verso l’altro, percorro tutto il suo corpo, mi stendo sopra di lei aperta e inerme le afferro i capelli e il mento facendole spalancare la bocca e finalmente mi prendo il gusto di baciarla appassionatamente, mentre le riverso in bocca dalla mia tutti i suoi umori, mentre le nostre lingue si intrecciano mentre deglutisco il suo fantastico nettare obbligando lei a fare lo stesso.
Questo il nostro primo bacio, il primo bacio migliore di tutta la mia vita.
Le nostre labbra restano avvinghiate a lungo, per troppo abbiamo atteso e desiderato quel bacio e ora staccarsene è difficile ma io sono io e ho voglia di giocare con quello splendido corpo.
Mi stacco appena, gli occhi nei suoi, sorrido mentre lei sorride, mi alzo in piedi portandola con me per il collare, le libero le braccia indolenzite, è un sollievo per lei e lo si vede chiaramente poi la spingo verso il basso fino a portarla a quattro zampe e aggancio all’anello al suo collo un guinzaglio, di quelli classici da cane, una catena in acciaio che termina con un impugnatura fatta da una striscia sottile di cuoio ripiegata su se stessa. La porto con me tirandola, i lunghi capelli neri pendono verso terra a coprire il suo splendido volto come tende, i seni sodi sfidano l gravità ondeggiando ad ogni passo, ci avviciniamo ad una poltrona dove mi tolgo e ripongo i vestiti, poi la porto al minibar dove bevo con lei vicino ai piedi e, in fine, ritorniamo al centro della stanza.
Mentre faccio scorrere il guinzaglio tra le mie mani ne osservo il profilo perfetto, la schiena sinuosa, i fianchi e il cerchietto nero del plug che le spunta dal culo.
Ho voglia di vederla sussultare, sobbalzare, implorare e in mano mi è rimasto solo il manico del guinzaglio che tengo al contrario. Mi sposto al suo fianco e le struscio il sedere con il cuoi duro, lo percorro, scorro il solco, carezzo il sesso, giro intorno alla base del plug e poi, con un rapido movimento del polso calo il primo colpo che ottiene l’effetto desiderato, lei sobbalza con un mugolo soffocato e una corta striscia di carne si arrossa visibilmente dove ho colpito.
Sferro altri colpi in rapida successione, fatica a stare ferma ma resiste, si lamenta ma non molla mentre il suo culo si riempie di strisce rossastre, mi sta eccitando, le afferro i capelli e con non curanza punto il mio glande turgido sulle sue labbra, lei apre ubbidiente e io mi infilo in profondità, inaspettatamente, tocco la sua gola al primo affondo, si contrae, si ritrae istintivamente e io le infliggo una serie di colpi forti con il guinzaglio, dolorosi, che le rubano qualche urletto fino a che non riapre la bocca e non mi accoglie in profondità.
Le afferro i capelli e spingo forte, la penetro più che posso, tossisce, cerca aria ma non la lascio e spingo, le faccio capire quello che voglio poi la libero lasciando a lei il compito di soddisfarmi.
Indietreggia facendomi uscire dalla sua bocca e io subito incomincio a colpire le sue chiappe già rossastre con il duro cuoi, i colpi si susseguono velocemente e lei impiega poco a capire il mio gioco, spalanca la bocca e mi si getta sul cazzo spingendoselo in gola, si butta con tutto il corpo in un profondo quanto appagante pompino mentre io fermo i colpi.
La lascio fare, questo gioco mi piace, mi godo il suo inutile cercare di ospitarmi tutto in bocca, mi godo i suoi rantoli e la gola che mi si contrae sulla cappella prendendomi il gusto di batterla ogni volta che si prende il diritto di respirare ma la sua bocca è calda, umida e lei la usa così bene, mi avvolge, succhia e stimola in un modo così divino che mi porta al limite ma non voglio, non ancora, riafferro i capelli, la trascino davanti allo specchio, le faccio appoggiare il viso a terra in modo da esporre meglio il culo e poi, tornato dietro di lei, con un solo affondo le penetro la vagina facendola gemere.
La sua fica è meravigliosa, morbida e bagnata, già stretta di suo lo è ancora di più per il plug che ha nell’altro canale, mi avvolge bollente mentre resto piantato in lei che ha smesso di respirare.
Mi aggrappo ai suoi splendidi fianchi con forza, sorrido nel vedere il culo completamente rosso per i colpi subiti e spingo, senza indietreggiare spingo forte come a volerla sfondare, lento e inesorabile la apro più che posso. Ogni volta che il plug tende ad uscire lo rispingo dentro senza complimenti mentre lei inizia a prenderci gusto, geme e ne chiede di più e io la afferro per i capelli facendole alzare la testa perché si veda, nello specchio, perché veda cosa le sta succedendo e che effetto le fa.
Il vero motivo per cui mesi prima mi aveva cercato era il voler sapere se la dominazione faceva per lei, il sesso normale fatto in precedenza l’aveva lasciata sempre abbastanza insoddisfatta e il nodo che sentiva allo stomaco quando pensava alla dominazione la lasciava confusa.
La risposta alle sue domande ora l’aveva davanti agli occhi, nello specchio che rifletteva il suo viso sconvolto dal piacere.
Tenendole ben saldi i capelli perché non potesse distogliere lo guardo afferrai il mio sesso ed il plug in un’unica presa e inizia a scoparla con lunghi affondi indietreggiando e rientrando con forza.
Il plug le usciva completamente per poi riforzarla, la rosellina si dilata e richiudeva ad ogni affondo mentre il cazzo le scava la fica per tutta la lunghezza.
Forti affondi riempivano la stanza del suono del mio bacino che sbatteva forte sul suo culo, sempre più forte, sempre più veloce mentre la obbligavo a guardare il suo volto, la bocca spalancata dai suoni del piacere, il nero trucco che ormai colava in lunghi rivoli sciolto dalle lacrime che il mio scavarle la gola le aveva provocato, i lunghi capelli sconvolti e madidi di sudore.
Continuai quella lezione per cento e cento affondi fino a che non la vidi sfinita, il suo ano si apriva ormai con una facilità disarmante e la fica era bollente.
Uscii di botto, la presi per il collare e la tirai in piedi, il suo occhi nei miei quasi offesa, spiazzate, la buttai sul letto, la girai come un burattino fino a metterla a pancia in su con la testa ben fuori dal materasso.
Una mano a stringere le guance per farle aprire la bocca e le infilai ancora il cazzo in gola. In quella posizione entrò molto più facilmente, feci un affondo di prova sentendo esattamente il punto in cui la mia cappella superava la bocca e penetrava la gola come se mi deglutisse.
Arretrai e feci qualche affondo per farla abituare, lei tossiva, la gola e lo stomaco si contorcevano ad ogni mia intrusione ma restava docile al suo posto poi indietreggiai:
“ora resisti e stai buona”
Prima che potesse capire le afferrai la testa, lentamente, entrai in lei, mi lasciai ingoiare e arrivai alla massima profondità ma mancavano ancora circa cinque centimetri e volevo che li mangiasse, spinsi senza pietà, sprofondai mentre lei si dibatteva totalmente privata dell’aria:
“ho detto buona”
Scesi e spinsi fino a che le sue labbra non baciarono la radice del mio sesso, con orgoglio mi vidi sparire completamente in lei, la tenni ferma forte mentre mi gustavo la scena per qualche secondo e poi la liberai completamente lasciandola tossire e respirare.
Mi inginocchia vicino a lei che ancora cercava di riprendersi, la baciai lasciando che respirasse attraverso le mie labbra, le carezzai il volto asciugando le lacrime che avevo provocato:
“sono infinitamente orgoglioso di te amore, mi hai preso tutto, sono stupito e compiaciuto ma ora apri bene la bocca, ne voglio ancora ma cercherò di non esagerare”
In effetti fu quello che feci, andare così in profondità non è che sia più piacevole in assoluto, la parte in cui la bocca finisce, quella in cui ti ingoia, quella è quella che mi piace di più, con il suo suono gutturale e l’abbondanza di saliva e proprio li iniziai a fare un lento avanti e indietro mentre recuperavo l’impugnatura del guinzaglio.
Mentre mi godevo la sua bocca iniziai a dare colpi veloci ma abbastanza leggeri sui capezzoli turgidi, sempre più veloci e sempre più forti fino a farla dimenare e urlare per poi infierirle un colpo finale forte subito prima di passare all’altro capezzolo. Una volta alzò le mani per difendersi e allora le ordinai i metterle sotto il culo e di allargare bene le gambe.
Da quella posizione, con il cazzo ben piantato nella sua gola comincia a colpire l’interno delle sue cosce spalancate facendola urlare attraverso il mio cazzo e avvicinandomi sempre di più alla sua fica fino a che non le assestai un colpo proprio in mezzo al sesso.
Sobbalzò e chiuse le gambe, cercò di sputarmi ma non glielo permisi mentre le intimavo di riaprire le gambe, fu una lotta di resistenza, i colpi non erano terribile ma la sua fichetta è molto delicata. Mentre le scopavo la bocca gliela torturai fino ad arrossarla tutta e anche con tutto il suo impegno e la sua devozione dovetti imporle più volte di aprire le gambe.
Lo ammetto, ci avevo preso gusto a torturarla e vederla dibattersi come un pesce fuor d’acqua ma non volevo esagerare, volevo darle quello che cercava più di quanto mi interessasse prendere quello che volevo.
Era stremata, distrutta e io incredibilmente stupito da lei, la girai sul letto, la misi sdraiata comoda, mi portai le sue mani intorno al collo, erano quasi senza forza, le alzai le gambe indietro e le puntai sulle mie spalle, gli occhi negli occhi mentre le puntavo il glande violaceo sullo sfintere.
Si irrigidì quando capì che volevo sodomizzarla, aveva una gran paura che le avrebbe fatto un male cane ma la baciai:
“voglio venire nel tuo culo ma non ti farò male, fidati di me, credi in me”
Si riaccese mentre mi fissava, fece cenno di si con la testa ma era un cenno ricco di desiderio, lo voleva e lo voleva intensamente per me, per rendermi felice, per appagarmi. La sua paura non era scomparsa ma era stata surclassata dal suo desiderio di compiacermi. In quel momento mi sentii amato come poche volte in vita mia.
Fu con attenzione che la sodomizzai, entrai delicatamente lasciandole il tempo di adattarsi a me, le scivolai dentro con semplicità e come promesso, fui piantato completamente in lei senza provocarle il minimo dolore.
Restammo così abbracciati per lungi minuti mentre le nostre bocche si ritrovavano, mentre spingevo in modo quasi impercettibile.
L’avevo trattata male, avevo abusato ma sapeva che ero fatto così ed era felice, visibilmente, innegabilmente felice.
Mentre la sodomizzavo lentamente aumentando sempre più la lunghezza degli affondi mi persi nel suo morbido e sensuale collo che percorsi con la lingua in ogni sua parte facendola gemere, palpai e massaggia il suo corpo ovunque mentre le sue mani percorrevano la mia schiena, restammo in quella posizione per quasi un’ora fino a che non fu lei a dire:
“vienimi dentro il culo ti prego”
La guardai, dio, per la prima volta in vita mia mi sentivo più amato di quanto amavo io:
“devo fare più forte per venire, non voglio farti male”
“fallo, fallo come vuoi, fallo come desideri, ti prego, lascia che io ti faccia felice, che ti soddisfi, ne ho bisogno, ti prego, non negarmelo”
Dicendo quella frase abbandonò le braccia dietro la testa esponendosi completamente.
La osservai stupito, compiaciuto, incredulo poi piantai le mani nei suoi seni allungando le braccia per alzare il corpo e iniziai a sodomizzarla con tutta la forza e la cattiveria che avevo in corpo.
Le facevo male, si vedeva ma si vedeva di più che lo voleva, che lo desiderava, mi incitava a fare di più a fare peggio, violente sberle la raggiunsero sui seni sodi mentre il suo sguardo non faceva che chiedere di più.
Il volto si contorceva per il lungo abuso che stavo facendo del suo impreparato ano, mordeva le labbra, si lamentava mentre con le mani mi spingeva il culo per farsi impalare più forte, più veloce e con questo suo così chiaro e avvolgente desiderio di farmi felice mi portò a riversare il mio sperma nel suo ano con uno degli orgasmi più intensi della mia vita, mentre stringevo spasmodicamente il suo seno martoriato ad ogni fiotto di più, mentre sfinito mi accasciavo sul suo seno sudato, mentre soddisfatto mi abbandonavo alle sue carezze.
…
Sono un uomo, se proprio volete un Master, ero partito per dipanare i dubbi di una donna confusa, spiegare, insegnare, addestrare e mi sono trovato invece ad amare.
Dedicato a Susanna, l’amore della mia vita.
FINE
…CONTINUA. IL RACCONTO TI E' PIACIUTO? LO HAI ODIATO O ALTRO? DARE UN'OPINIONE AIUTA A MIGLIORARSI glorfindel75@gmail.com
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