Gioco di sguardi

di
genere
voyeur

Non voltarti cara lettrice, rimani concentrata sulla pagina del tuo libro. Non alzare lo sguardo, o potresti incrociare gli occhi che ti stanno fissando. Come gli occhi di chi? Non fingere di non esserti accorta, sai benissimo di chi parlo. D’altronde in questo bar, alle sette di una sera di metà agosto, siete solo in tre. Tu, accaldata, in attesa del treno che deve portarti a casa fra più di un’ora. Il vecchio barista, un uomo sulla settantina che sta pulendo il bancone e armeggiando con la macchina del caffè, in attesa dell’orario di chiusura. E l’uomo seduto al tavolino di fianco al tuo, che sta sorseggiando una birra ghiacciata.
L’hai visto quando sei entrata, e pur avendo tutto il bar a tua disposizione, hai scelto proprio di sederti vicino a lui. Come mai? Forse per cercare un po’ di contatto umano, in quella città avvolta dell’afa e disertata dai suoi abitanti? Ti piace la città in estate, quando tutti si dileguano in cerca di frescura. Ami viverla quando il brulicare continuo della sua umanità di colpo sparisce. Ti sembra di essere in una dimensione sospesa, una settimana fuori dal tempo, in cui le ore e gli spazi si dilatano. Finalmente anche quella città sempre di fretta può lasciarsi assaporare lentamente. Forse è per questo che hai deciso di non correre per prendere la coincidenza, hai lasciato che partisse e ti sei diretta volentieri verso il bar della stazione, uno dei pochi ancora aperti. Assecondando il languore che avvolge la città, hai ordinato da bere. Mentre l’aria condizionata ti gelava il sudore sul collo ti sei guardata intorno. Tavoli di legno, non troppo puliti a dire il vero, il bancone ormai quasi vuoto, con qualche cornetto superstite che sa già di vecchio, pacchetti di patatine in esposizione da chissà quanto tempo, sigarette. E l’unico altro avventore, seduto da solo ad un tavolo. Capelli un po’ troppo lunghi, pantaloni chiari, camicia bianca, ventiquattrore. Un impiegato probabilmente. E’ forse per solidarietà che ti sei seduta dove lui potesse vederti? Per non farlo sentire l’unico sopravvissuto in quella città rovente? Ami osservare la gente, studiarne i particolari per decifrarne le abitudini. Forse è per questo che ti sei seduta vicino, per osservarlo meglio?
Eccoti invece con gli occhi schiacciati alla pagina del tuo libro, e con i suoi puntati addosso. Non ti sta guardando di sottecchi, no, ti sta proprio fissando. Lo capisci dalla sua posizione, che riesci a cogliere con la coda dell’occhio. E’ completamente girato verso di te, le gambe larghe, rilassate. Il busto eretto, leggermente ruotato, appoggiato allo schienale della sedia. E’ sfacciato, sicuro di sé, ti osserva mentre sorseggia la sua birra. I suoi occhi sono puntati sul tuo viso, che senti improvvisamente arrossire, li senti scendere lungo il collo fino alle spalle. Ti accorgi che il bottone della tua camicetta si è slacciato di nuovo, dalla tua posizione riesci a vedere il pizzo bianco del reggiseno che fa capolino, arrossisci ancora al pensiero che lo veda anche lui. Rimani immobile, mentre i suoi occhi scendono sui tuoi seni. Li osserva a lungo, come soppesandoli. Non ti è mai piaciuto il tuo seno, lo hai sempre considerato troppo abbondante, troppo morbido, troppo esuberante. Sai che attira gli sguardi, soprattutto quelli degli uomini, troppe volte hai dovuto rincorrere i loro occhi che scivolavano lungo la scollatura. Per questo motivo indossi sempre abiti molto accollati, che non offrono nulla allo sguardo. E invece proprio ora quella stupida camicia aveva dovuto sbottonarsi, lasciando scoperto quel lembo di pelle, su cui lo sentivi indugiare. Perché ti senti così nuda, cara lettrice? Cos’ha quest’uomo di diverso dagli altri, perché sei incollata alla sedia, quasi senza respirare? Lo vedi muoversi impercettibilmente, senti i suoi occhi scendere fino alla vita sottile, alle tue gambe fasciate nella stretta gonna nera al ginocchio, percorrerti fino alle caviglie, ai piedi.
Credi che non si sia accorto del tuo imbarazzo, che non abbia notato che è da un po’ che non giri neanche una pagina del tuo libro, che non bevi neanche un sorso del tuo drink? Ti sbagli cara lettrice, se ne è accorto benissimo, e la cosa non gli dispiace affatto. Lo sapresti se alzassi lo sguardo, se vedessi il sorriso che gli increspa le labbra e la voluttà con cui assapora la sua birra. Sa esattamente quello che sta facendo, e come questo ti sta facendo sentire.
Come ti senti cara lettrice? Come mai hai il cuore in gola, come mai senti le goccioline di sudore che ti imperlano la schiena? E perché senti la rabbia montare? Forse perché quello sguardo, così diretto, così sfacciato, così esplicito, ti fa sentire nuda, ti fa sentire vulnerabile, ti fa sentire una bambina? Lo vedo che stai smaniando per cercare di uscire da quella situazione che ti sta stretta. Però cosa puoi fare? Alzarti ed andartene sarebbe una sconfitta, a lui rimarrebbe la soddisfazione di averti dominata e condotta alla resa. Far finta di non sentire i suoi occhi puntati addosso e comportarsi normalmente, d’altro canto, sarebbe impossibile, non sei brava a fingere e lui ha di certo già colto il tuo turbamento. L’ovvia risposta ti balza agli occhi, c’è un unico modo di procedere, è stare al suo gioco e ripagarlo con la sua stessa moneta. Vedo chiaramente il momento in cui questa idea ti sfiora la mente, vedo come l’accarezzi, come la esplori dapprima titubante e poi sempre più convinta. Lo capisco da come ti alzi, da come giri intorno al suo tavolo per raggiungere l’uscita, da come ti appoggi alla porta e ti accendi una sigaretta, da come lo fissi mentre fumi. Non ti soffermi molto sul viso, vuoi che si senta come ti sei sentita tu, solamente un corpo. Cogli solo alcuni dettagli, capelli leggermente arruffati dal caldo, una quarantina d’anni, forse qualcuno meno, occhiali, un accenno di barba. Poi il tuo sguardo scivola giù sulle spalle. Larghe, forse un po’ troppo per la sua corporatura, braccia definite ma non troppo muscolose. Indossa una camicia bianca, stropicciata dalla giornata, le maniche arrotolate. Gli avambracci sono abbronzati e coperti da una folta peluria. Almeno non è uno di quegli uomini che si depila, vero cara lettrice? Ti vedo sorridere compiaciuta, devi aver avuto lo stesso mio pensiero. Continui a fumare e a far scorrere lo sguardo su di lui, analizzando ogni centimetro del suo corpo. La camicia non riesce a nascondere un filo di pancetta, ma i pantaloni rivelano gambe magre e scattanti. Probabilmente ha anche un bel sedere, non pensi cara amica?
E il nostro sconosciuto, come sta vivendo questo ribaltamento delle parti? Bisogna dargli merito che non si è scomposto molto. Ha continuato a bere la sua birra, ad osservarti. Certo, un po’ di imbarazzo c’è, lo si capisce dalla postura leggermente meno rilassata, dal modo in cui le sue dita giocano con una sigaretta, ma tutto sommato si sta comportando bene, non credi? Ti vedo cercare un termine per descrivere il nostro uomo, per catturare l’essenza della sua sicurezza, della sua sfacciataggine, della sua fisicità. Rimani un po’ a pensarci, mentre finisci la sigaretta. Ecco, l’hai trovata, solido, la parola per lui è solido. Come un albero. Concreto, forte, fiero del suo esserci, proprio lì e proprio ora. Soddisfatta della tua scelta, ritorni al tuo posto.
Quando gli passi vicino riesci a sentire il suo odore, un’armonia di sapone, dopobarba, tabacco e birra. Senti anche un leggero odore di sudore, comprensibile vista l’estate torrida. Quel mix di odori ti asciuga la bocca e ti stringe lo stomaco. Profumo di maschio. Vacilli leggermente, cercando di trattenere quell’aroma il più a lungo possibile nelle narici.
Mentre ti siedi lasci che la gonna si sollevi leggermente, scoprendo le ginocchia. Accavalli le gambe e, fissandolo negli occhi, sollevi il bicchiere nella sua direzione, come per un brindisi. Poi distogli lo sguardo, rimetti la palla nelle sue mani, lasci che sia lui ora a guardarti. Ti piace questo gioco, vero cara amica? Mentre ti guarda lasci che la tua mano accarezzi leggera la stoffa della gonna, delineando i contorni della coscia, mentre il suo sguardo si fa più insistente. Lo senti scorrerti addosso, scivolarti sotto i vestiti, seguire le tue curve. Mentre gli lasci campo libero osservi le sue mani. Sono belle, grandi, con le dita lunghe. Le unghie corte e curate. Adesso sono anche mani nervose, la sigaretta con cui stanno giocando è quasi inutilizzabile, parte del tabacco è scivolato via dalla cartina, sono mani che cercano di tenersi occupate. Pensi a come sarebbero quelle mani sul tuo corpo, vero cara lettrice? Ti chiedi se siano mani che accarezzano o mani che stringono, mani che regalano piacere o mani che lo pretendono. E le tue mani, cara lettrice? Come mai la mano che accarezzava la coscia adesso si è spostata, e invece di allacciare il bottone della camicetta ne ha aperto un altro? Non sarà mica per vedere il piccolo sussulto del tuo ammiratore, per sentire per un attimo il suo respiro farsi più roco? O sarà forse perché, mostrando una parte di te, stai cercando di mettere a nudo lui?
Sorridi, questo gioco ti piace, e molto. Non sei più solo un corpo, adesso sei diventata un’idea, un pensiero di quello che potrebbe essere, un anelito di corpi che si incontrano e fugacemente si toccano, di mani che si esplorano e di odori che si mescolano. Alzi di nuovo la testa e fissi gli occhi nei suoi. Cosa stai cercando, cara lettrice? Sei alla ricerca di un tremito, di un’esitazione? Eppure nel suo sguardo non trovi nessuna esitazione, nessun imbarazzo. Sostiene il tuo sguardo a lungo, poi lo lascia rotolare lungo i tuoi seni, accarezza con gli occhi il bordo di pizzo del reggiseno, ormai bene in vista. I tuoi capezzoli si induriscono sotto il suo sguardo, spingono sotto la stoffa sottile della camicetta, nelle tue mutandine stillano gocce di desiderio, stringi le cosce per contenere il brivido che ti attraversa. E poi di nuovo i suoi occhi incollati ai tuoi. Questa volta sei tu, cara lettrice, a distogliere lo sguardo per spostarlo verso i suoi pantaloni. Vedi la sua erezione, già pronunciata, crescere sotto i tuoi occhi, i suoi addominali contrarsi impercettibilmente. Finalmente un tremito, un turbamento, vedi le sue mani annaspare e stropicciare la sigaretta, ormai da buttare. Vi guardate come si guardano due animali che si annusano per riconoscersi, sospettosi ed attratti insieme. I vostri occhi pregustano già come sarà la lotta, due corpi che si danno l’assalto guidati dall’istinto, attratti solo dall’odore di sesso che emanano. Chissà se lui riesce a sentirlo il tuo odore. Tu lo senti, sa di pelle calda, di lussuria e di desiderio. Lui profuma di selvaggio, hai voglia di sentire il suo sapore.
L’altoparlante annuncia il tuo treno, l’incantesimo di spezza, continuando a fissarlo raccogli le tue cose, il libro che non hai letto, la borsa. Ti dirigi verso l’uscita, portandoti una sigaretta alle labbra e accendendola con le mani che ti tremano un po’. Senti i suoi occhi che ti bruciano la schiena, nel passargli davanti ti immagini che possa saltarti addosso, come un animale, guidato solo dall’istinto. Ti fermi, ritorni indietro, ti sfili la sigaretta dalle labbra e la infili fra quelle di lui, gli prendi il bicchiere di birra dalle mani e ne bevi un lungo sorso. Bevi come se bevessi di lui. Lui aspira il tuo fumo come se ti respirasse. Un ultimo sguardo, un ultimo anelito, e ti allontani. Appagata dal sapore di un corpo che non conosci, insoddisfatta da una fame non saziata. Due animali che stasera, ciascuno nella propria solitudine, rimpiangeranno l’occasione perduta.
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scritto il
2019-08-26
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