La mia prima volta da schiavo cap.3
di
Tritox
genere
dominazione
Mi sto eccitando parecchio, cammino nudo a quattro zampe con una calza infilata in bocca, e una bellissima e sexy padrona mi trascina tenendomi al guinzaglio come un cane, mentre mi frusta il sedere. Non potrei chiedere di meglio!
Arriviamo nell’altra stanza, una camera da letto. Anche qui le luci sono soffuse e scopro la fonte della musica, un notebook aperto su di una scrivania. Di fianco ad esso ci sono alcune candele accese. Lei si ferma vicino al letto e si volta verso di me, io sono incerto se alzare lo sguardo, ma preferisco fissare i suoi piedini. Tirandomi per il guinzaglio, mi fa tirar su in ginocchio. A causa dell’eccitazione, ho quasi un’erezione completa e lei se ne accorge.
“Guarda guarda il mio cagnolino sporcaccione! Chi ti ha dato il permesso di eccitarti!?”
Mentre lo dice, mi tira due frustate secche sul pene facendomi piegare leggermente in avanti e mi toglie la calza dalla bocca.
“ora ti dovrò punire ancora. Sei d’accordo?”
E’ una domanda retorica ovviamente.
“Si Padrona, mi punisca per favore”
Apre un cassetto del comodino e ne tira fuori una frusta con tante strisce di pelle, il cosiddetto gatto a nove code. Appoggia un piede sul bordo del letto e tira il guinzaglio facendomi piegare in avanti, in modo che finisca con le labbra proprio sopra di esso. Senza aspettare alcun comando, ricomincio a baciarglielo e leccarglielo. Il mio sedere è ancora una volta esposto per essere punito, inarco anche la schiena in attesa di assaggiare la nuova frusta. Me la appoggia sulle spalle e la fa scivolare fino alle natiche per poi rifilarmi una bella frustata secca e potente. Il colpo è stato forte ma, è quel tipo dolore che mi piace.
“Grazie Padrona”
Ricomincia nello stesso modo, prima me la struscia addosso e poi parte la frustata sul sedere o sulla schiena. Cerco, per quanto possibile, di non interrompere il mio lavoro di adorazione del suo piedino ma ogni colpo mi fa sobbalzare e mi toglie il fiato. Dopo circa una ventina di colpi mi fa rimettere in ginocchio strattonandomi con il guinzaglio.
“vediamo un po’ se hai capito la lezione”
Purtroppo le frustate non hanno diminuita la mia eccitazione anzi, direi che l’hanno aumentata.
“qui proprio non ci siamo!”
Me lo afferra con una mano e me lo stringe fortissimo, provocandomi un piacere inaspettato. Avvicina il suo viso al mio e mi sussurra nell’orecchio:
“Devi aspettare il mio permesso per eccitarti. Hai capito schiavetto?”
“Si Padrona”
Lascia la presa e gli rifila 2 sberle.
“Sdraiati per terra a pancia in su. Vediamo di farti passare i bollenti spiriti”
Mentre mi sdraio, la vedo prendere una candela rossa dalla scrivania. Intuisco cosa ha intenzione di fare ma, ormai sono in suo potere, potrebbe farmi qualsiasi cosa. Ha sempre quel sorriso malizioso sulle labbra che mi fa impazzire e la sua voce autoritaria mi ha soggiogato completamente.
Appoggia un piede alla base del mio pene eretto e lo piega verso la mia pancia. Si china un po’ e fa sgocciolare la cera bollente sopra di esso. Parte dal basso fino ad arrivare al glande. Il dolore è forte, soprattutto sulla punta ma, non mi muovo. Questa pratica sta raggiungendo il suo scopo, sento che mi si sta sgonfiando. Si ferma e aspetta che si sciolga ancora un po’ di cera sulla candela e me la fa gocciolare ancora sopra. L’erezione è calata parecchio, toglie il piede e me lo vedo tutto ricoperto di cera ormai solida. Riprende il gatto a nove code e mi da un paio di frustate per togliermela. Il dolore è indicibile e stringo i denti per non urlare.
“Credi di aver imparato?”
“Si Padrona”
“Mettiti in piedi là e stai fermo”
Mi indica un porta finestra larga circa un metro e mezzo, le cui ante sono completamente aperte. La tapparella è completamente giù, per cui dall’esterno non possono vederci. Mi alzo, mi metto in piedi rivolto verso la tapparella e attendo. Mi sgancia il guinzaglio dal collare e mi mette delle polsiere e delle cavigliere di cuoio con degli anelli. Con una corda rossa, un arto alla volta, mi lega ai quattro angoli della porta finestra. Mi mette una mano sul sedere e me lo strizza. Mi infila un dito nel solco delle chiappe e mi dice:
“Allora schiavetto, oltre che per farti sculacciare, perché sei qui?”
Penso di aver capito a cosa allude.
“Vorrei provare ad essere sodomizzato”
“chiedimelo allora ma, in un altro modo”
“La prego padrona me lo metta nel culo”
Si mette a ridere e mi tira una sculacciata.
“Va bene schiavetto te lo metto nel culo”
Si allontana e rovista nei cassetti, dai rumori intuisco che si sta mettendo un guanto di lattice e si avvicina con uno sgabellino. La sento sedersi dietro di me e armeggiare con qualcosa che potrebbe essere un tubetto o un barattolo. Sarà sicuramente un lubrificante. Sento le sue dita massaggiarmi l’ano, sono gelate, deve essere la crema. Me ne mette un bel po’. Inarco la schiena per favorirla.
“Sei pronto schiavetto?”
“Si Padrona”
Sento il suo dito forzarmi lo sfintere. Cerco di rilassarmi in modo da agevolarle il lavoro. Fa un po’ male ma, penso che sia normale dato che è la prima volta. Continua a spingere ma, non credo che sia riuscita ad andare tanto in profondità perché lo estrae e ci mette sopra altra crema. Me lo rimette dentro e stavolta lo sento scivolare più facilmente ed arrivare più su. Lo tira quasi tutto fuori e lo re infila fino in fondo in continuazione. In pratica mi sta scopando il culo con un dito. Prima lentamente per poi aumentare il ritmo progressivamente. Incomincia a piacermi e sospiro. Con l’altra mano mi sculaccia.
“Allora ti piace farti inculare eh?”
“Si Padrona”
“Proviamo con due dita allora”
Lo estrae e si riempie di crema anche un altro dito, credo l’indice e il medio. Mi allarga le chiappe e me le infila dentro piano piano fino in fondo. Ricomincia a scoparmi con le dita e le rigira anche dentro. Ormai il mio sedere si sta adattando e mi piace parecchio, tanto che incomincio a gemere. Dopo circa dieci minuti di questo trattamento si ferma e toglie le dita. Mi slega e mi ordina di mettermi a carponi sul letto con il viso appoggiato alle coperte.
“Vediamo se riesco ad infilarti qualcosa di più grosso”
Non riesco a vedere cosa sta facendo.
“Allargati bene le chiappe”
Eseguo e sento qualcosa di duro forzarmi il sedere. E’ decisamente più grande di due dita. Con le mani mi allargo il sedere più che posso per cercare di farlo entrare. La sento spingere e, poco alla volta, riesce a infilarmelo di un bel pezzo. Me lo rigira dentro e inizia a scoparmi lentamente. Mi sento il culo sfondato ma, mi piace e ricomincio a gemere.
“Stai godendo come una troietta”
“Si Padrona. Grazie”
Dopo circa cinque minuti si ferma e lo tira fuori lentamente. Io rimango fermo con le chiappe allargate e sento l’ano aperto. Lei si china sopra di me e mi sussurra all’orecchio:
“Ora hai il culetto bello aperto. Sai che cos’è una stapon?”
“Si Padrona”
“Stasera sei stato il cagnolino, la prossima volta sarai la mia puttanella”
“Si Padrona”
Quelle parole sussurrate mi hanno eccitato parecchio, adoro sentirmi chiamare troietta o puttanella e, l’idea di rivederla con indosso uno strapon, magari nero come tutto il resto, mi fa impazzire. Si alza e mi ordina di seguirla, mi rimetto giù a quattro zampe e la seguo come un cagnolino nell’altra stanza. Si toglie il perizoma e si siede sul divano. Mi fermo davanti a lei guardando avidamente la sua fighetta rasata. Ho una voglia esagerata di leccarla. Mi porge un piedino che, prontamente lecco in tutte le sue parti. La vedo mettersi una mano in mezzo alle cosce e se l’accarezza.
“Vorresti leccarmela, vero schiavetto?”
“Si Padrona, tantissimo”
“Pensi di meritartelo?”
“No Padrona, sono solo uno schifoso schiavetto. Mi merito solo quello che decide lei Padrona”
“Bravo schiavetto, almeno qualcosa l’hai imparata stasera”
Nonostante non fosse proprio un complimento, mi sento orgoglioso per quello che mi aveva appena detto. Con la mano mi fa cenno di salire a leccarle tutta la gamba. La sua pelle è profuma ed ha un ottimo sapore. Le lecco tutto fino ad arrivare a metà coscia, sperando di poter assaggiare la sua bella passerina sempre più vicina. La mia eccitazione cresce come cresce la mia erezione. Purtroppo vengo fermato mentre cerco di avvicinarmi alla meta.
“Stasera non te la sei meritata per niente ma, come incoraggiamento, perché era la tua prima volta, ti permetterò di leccarmi il culo. Voglio sentire solo la tua linguetta e non provare a toccarmi con le tue mani schifose altrimenti ti sbatto fuori nudo come un verme”
“Si Padrona”
Si gira sul divano porgendomi il suo bellissimo sedere. Mi metto le mani dietro la schiena per non cadere in tentazione e mi precipito con la lingua sul suo bellissimo buchetto. Lo riempio di saliva e lo lecco tutto voracemente.
“Bravo schiavetto, continua così. Fai godere un po’ la tua Padrona”
Sono al massimo dell’eccitazione e il mio pene sta per esplodere.
“Masturbati ma, non azzardarti a venire finché non ti autorizzo io”.
Incomincio a toccarmi ma, sono troppo eccitato e faccio l’impossibile per non venire subito. Anche lei si masturba mentre la lecco e, dopo poco, la sento venire.
“Adesso puoi venire schiavetto e schizza suoi miei piedi”
E’ una liberazione, non ce la facevo proprio più. Come ordinato le vengo sui piedi riempiendoglieli. Sono stremato ma, ho ancora un ultimo lavoro da fare. Mi piego e glieli pulisco leccando e ingoiando tutto il mio sperma.
“Bravo schiavetto, non ho dovuto neanche ordinartelo”
“Grazie Padrona”
Dopo averglieli lavati per bene, mi scalcia via e si alza.
“Basta mi sono stancata di te, rivestiti”
Le sue parole mi hanno quasi ferito. Mi sento svuotato, annullato, farei qualsiasi cosa per stare ancora ai suoi piedi ma, credo che, per stasera sia abbastanza. Mi rivesto come fa anche lei. Non ha mai smesso di sorridere e mi sta fissando.
“Non sei malaccio, sei molto ubbidiente”
“Grazie Padrona”
Come all’inizio non sapevo cosa dire. Usciamo dall’appartamento e mi ricorda di camminare sempre dietro di lei. Saliamo in macchina, con me sempre sul sedile posteriore, e, durante il tragitto, scambiamo quattro chiacchiere sui vari siti d’incontri BDSM. Arrivati al parcheggio ci salutiamo in maniera cordiale.
“Se vuoi continuare, sai dove trovarmi” mi dice lei
“Si, grazie di tutto per ora Padrona”
Salgo in macchina e parto, sono stanchissimo. Guardo l’orologio e calcolo di essere stato da lei circa un’ora e mezza, anche se, a me, è sembrata un’eternità.
I commenti o anche solo quattro chiacchiere sono sempre gradite.
Arriviamo nell’altra stanza, una camera da letto. Anche qui le luci sono soffuse e scopro la fonte della musica, un notebook aperto su di una scrivania. Di fianco ad esso ci sono alcune candele accese. Lei si ferma vicino al letto e si volta verso di me, io sono incerto se alzare lo sguardo, ma preferisco fissare i suoi piedini. Tirandomi per il guinzaglio, mi fa tirar su in ginocchio. A causa dell’eccitazione, ho quasi un’erezione completa e lei se ne accorge.
“Guarda guarda il mio cagnolino sporcaccione! Chi ti ha dato il permesso di eccitarti!?”
Mentre lo dice, mi tira due frustate secche sul pene facendomi piegare leggermente in avanti e mi toglie la calza dalla bocca.
“ora ti dovrò punire ancora. Sei d’accordo?”
E’ una domanda retorica ovviamente.
“Si Padrona, mi punisca per favore”
Apre un cassetto del comodino e ne tira fuori una frusta con tante strisce di pelle, il cosiddetto gatto a nove code. Appoggia un piede sul bordo del letto e tira il guinzaglio facendomi piegare in avanti, in modo che finisca con le labbra proprio sopra di esso. Senza aspettare alcun comando, ricomincio a baciarglielo e leccarglielo. Il mio sedere è ancora una volta esposto per essere punito, inarco anche la schiena in attesa di assaggiare la nuova frusta. Me la appoggia sulle spalle e la fa scivolare fino alle natiche per poi rifilarmi una bella frustata secca e potente. Il colpo è stato forte ma, è quel tipo dolore che mi piace.
“Grazie Padrona”
Ricomincia nello stesso modo, prima me la struscia addosso e poi parte la frustata sul sedere o sulla schiena. Cerco, per quanto possibile, di non interrompere il mio lavoro di adorazione del suo piedino ma ogni colpo mi fa sobbalzare e mi toglie il fiato. Dopo circa una ventina di colpi mi fa rimettere in ginocchio strattonandomi con il guinzaglio.
“vediamo un po’ se hai capito la lezione”
Purtroppo le frustate non hanno diminuita la mia eccitazione anzi, direi che l’hanno aumentata.
“qui proprio non ci siamo!”
Me lo afferra con una mano e me lo stringe fortissimo, provocandomi un piacere inaspettato. Avvicina il suo viso al mio e mi sussurra nell’orecchio:
“Devi aspettare il mio permesso per eccitarti. Hai capito schiavetto?”
“Si Padrona”
Lascia la presa e gli rifila 2 sberle.
“Sdraiati per terra a pancia in su. Vediamo di farti passare i bollenti spiriti”
Mentre mi sdraio, la vedo prendere una candela rossa dalla scrivania. Intuisco cosa ha intenzione di fare ma, ormai sono in suo potere, potrebbe farmi qualsiasi cosa. Ha sempre quel sorriso malizioso sulle labbra che mi fa impazzire e la sua voce autoritaria mi ha soggiogato completamente.
Appoggia un piede alla base del mio pene eretto e lo piega verso la mia pancia. Si china un po’ e fa sgocciolare la cera bollente sopra di esso. Parte dal basso fino ad arrivare al glande. Il dolore è forte, soprattutto sulla punta ma, non mi muovo. Questa pratica sta raggiungendo il suo scopo, sento che mi si sta sgonfiando. Si ferma e aspetta che si sciolga ancora un po’ di cera sulla candela e me la fa gocciolare ancora sopra. L’erezione è calata parecchio, toglie il piede e me lo vedo tutto ricoperto di cera ormai solida. Riprende il gatto a nove code e mi da un paio di frustate per togliermela. Il dolore è indicibile e stringo i denti per non urlare.
“Credi di aver imparato?”
“Si Padrona”
“Mettiti in piedi là e stai fermo”
Mi indica un porta finestra larga circa un metro e mezzo, le cui ante sono completamente aperte. La tapparella è completamente giù, per cui dall’esterno non possono vederci. Mi alzo, mi metto in piedi rivolto verso la tapparella e attendo. Mi sgancia il guinzaglio dal collare e mi mette delle polsiere e delle cavigliere di cuoio con degli anelli. Con una corda rossa, un arto alla volta, mi lega ai quattro angoli della porta finestra. Mi mette una mano sul sedere e me lo strizza. Mi infila un dito nel solco delle chiappe e mi dice:
“Allora schiavetto, oltre che per farti sculacciare, perché sei qui?”
Penso di aver capito a cosa allude.
“Vorrei provare ad essere sodomizzato”
“chiedimelo allora ma, in un altro modo”
“La prego padrona me lo metta nel culo”
Si mette a ridere e mi tira una sculacciata.
“Va bene schiavetto te lo metto nel culo”
Si allontana e rovista nei cassetti, dai rumori intuisco che si sta mettendo un guanto di lattice e si avvicina con uno sgabellino. La sento sedersi dietro di me e armeggiare con qualcosa che potrebbe essere un tubetto o un barattolo. Sarà sicuramente un lubrificante. Sento le sue dita massaggiarmi l’ano, sono gelate, deve essere la crema. Me ne mette un bel po’. Inarco la schiena per favorirla.
“Sei pronto schiavetto?”
“Si Padrona”
Sento il suo dito forzarmi lo sfintere. Cerco di rilassarmi in modo da agevolarle il lavoro. Fa un po’ male ma, penso che sia normale dato che è la prima volta. Continua a spingere ma, non credo che sia riuscita ad andare tanto in profondità perché lo estrae e ci mette sopra altra crema. Me lo rimette dentro e stavolta lo sento scivolare più facilmente ed arrivare più su. Lo tira quasi tutto fuori e lo re infila fino in fondo in continuazione. In pratica mi sta scopando il culo con un dito. Prima lentamente per poi aumentare il ritmo progressivamente. Incomincia a piacermi e sospiro. Con l’altra mano mi sculaccia.
“Allora ti piace farti inculare eh?”
“Si Padrona”
“Proviamo con due dita allora”
Lo estrae e si riempie di crema anche un altro dito, credo l’indice e il medio. Mi allarga le chiappe e me le infila dentro piano piano fino in fondo. Ricomincia a scoparmi con le dita e le rigira anche dentro. Ormai il mio sedere si sta adattando e mi piace parecchio, tanto che incomincio a gemere. Dopo circa dieci minuti di questo trattamento si ferma e toglie le dita. Mi slega e mi ordina di mettermi a carponi sul letto con il viso appoggiato alle coperte.
“Vediamo se riesco ad infilarti qualcosa di più grosso”
Non riesco a vedere cosa sta facendo.
“Allargati bene le chiappe”
Eseguo e sento qualcosa di duro forzarmi il sedere. E’ decisamente più grande di due dita. Con le mani mi allargo il sedere più che posso per cercare di farlo entrare. La sento spingere e, poco alla volta, riesce a infilarmelo di un bel pezzo. Me lo rigira dentro e inizia a scoparmi lentamente. Mi sento il culo sfondato ma, mi piace e ricomincio a gemere.
“Stai godendo come una troietta”
“Si Padrona. Grazie”
Dopo circa cinque minuti si ferma e lo tira fuori lentamente. Io rimango fermo con le chiappe allargate e sento l’ano aperto. Lei si china sopra di me e mi sussurra all’orecchio:
“Ora hai il culetto bello aperto. Sai che cos’è una stapon?”
“Si Padrona”
“Stasera sei stato il cagnolino, la prossima volta sarai la mia puttanella”
“Si Padrona”
Quelle parole sussurrate mi hanno eccitato parecchio, adoro sentirmi chiamare troietta o puttanella e, l’idea di rivederla con indosso uno strapon, magari nero come tutto il resto, mi fa impazzire. Si alza e mi ordina di seguirla, mi rimetto giù a quattro zampe e la seguo come un cagnolino nell’altra stanza. Si toglie il perizoma e si siede sul divano. Mi fermo davanti a lei guardando avidamente la sua fighetta rasata. Ho una voglia esagerata di leccarla. Mi porge un piedino che, prontamente lecco in tutte le sue parti. La vedo mettersi una mano in mezzo alle cosce e se l’accarezza.
“Vorresti leccarmela, vero schiavetto?”
“Si Padrona, tantissimo”
“Pensi di meritartelo?”
“No Padrona, sono solo uno schifoso schiavetto. Mi merito solo quello che decide lei Padrona”
“Bravo schiavetto, almeno qualcosa l’hai imparata stasera”
Nonostante non fosse proprio un complimento, mi sento orgoglioso per quello che mi aveva appena detto. Con la mano mi fa cenno di salire a leccarle tutta la gamba. La sua pelle è profuma ed ha un ottimo sapore. Le lecco tutto fino ad arrivare a metà coscia, sperando di poter assaggiare la sua bella passerina sempre più vicina. La mia eccitazione cresce come cresce la mia erezione. Purtroppo vengo fermato mentre cerco di avvicinarmi alla meta.
“Stasera non te la sei meritata per niente ma, come incoraggiamento, perché era la tua prima volta, ti permetterò di leccarmi il culo. Voglio sentire solo la tua linguetta e non provare a toccarmi con le tue mani schifose altrimenti ti sbatto fuori nudo come un verme”
“Si Padrona”
Si gira sul divano porgendomi il suo bellissimo sedere. Mi metto le mani dietro la schiena per non cadere in tentazione e mi precipito con la lingua sul suo bellissimo buchetto. Lo riempio di saliva e lo lecco tutto voracemente.
“Bravo schiavetto, continua così. Fai godere un po’ la tua Padrona”
Sono al massimo dell’eccitazione e il mio pene sta per esplodere.
“Masturbati ma, non azzardarti a venire finché non ti autorizzo io”.
Incomincio a toccarmi ma, sono troppo eccitato e faccio l’impossibile per non venire subito. Anche lei si masturba mentre la lecco e, dopo poco, la sento venire.
“Adesso puoi venire schiavetto e schizza suoi miei piedi”
E’ una liberazione, non ce la facevo proprio più. Come ordinato le vengo sui piedi riempiendoglieli. Sono stremato ma, ho ancora un ultimo lavoro da fare. Mi piego e glieli pulisco leccando e ingoiando tutto il mio sperma.
“Bravo schiavetto, non ho dovuto neanche ordinartelo”
“Grazie Padrona”
Dopo averglieli lavati per bene, mi scalcia via e si alza.
“Basta mi sono stancata di te, rivestiti”
Le sue parole mi hanno quasi ferito. Mi sento svuotato, annullato, farei qualsiasi cosa per stare ancora ai suoi piedi ma, credo che, per stasera sia abbastanza. Mi rivesto come fa anche lei. Non ha mai smesso di sorridere e mi sta fissando.
“Non sei malaccio, sei molto ubbidiente”
“Grazie Padrona”
Come all’inizio non sapevo cosa dire. Usciamo dall’appartamento e mi ricorda di camminare sempre dietro di lei. Saliamo in macchina, con me sempre sul sedile posteriore, e, durante il tragitto, scambiamo quattro chiacchiere sui vari siti d’incontri BDSM. Arrivati al parcheggio ci salutiamo in maniera cordiale.
“Se vuoi continuare, sai dove trovarmi” mi dice lei
“Si, grazie di tutto per ora Padrona”
Salgo in macchina e parto, sono stanchissimo. Guardo l’orologio e calcolo di essere stato da lei circa un’ora e mezza, anche se, a me, è sembrata un’eternità.
I commenti o anche solo quattro chiacchiere sono sempre gradite.
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