Effetti speciali

di
genere
etero

Stesso titolo, stesso testo, stesso nick, questo racconto l'ho pubblicato su un altro sito, ma è totalmente mio.

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- Permette? Da qui si sentono meglio gli effetti speciali della colonna sonora.
- Prego, non mi disturba affatto.

Le luci si stavano spegnendo e il film stava per iniziare. Del film in verità non me ne fregava niente. Aspettavo proprio loro. La settimana precedente ero stato contattato dal marito su LMO. Mi aveva parlato della moglie, 40enne appetibile, calda ma timida, desiderosa di trasgressione ma titubante, priva di amicizie “aperte”, dalla fantasia erotica galoppante, un corpo in fermento. Un incontro diretto? nooo, non era pronta, troppe paure. Un qualcosa di occasionale e inatteso era più adatto, ma come fare senza compromettersi troppo?

Avevo proposto il buio. Come prima esperienza non era il caso di andare in privé, troppo sfacciato. Forse l’avrebbe anche mandata in ebollizione, ma per questo occorreva un’apertura diversa. Ho suggerito allora un cinema, una sala di prima visione, non porno perché troppo volgare e pericolosa per una signora per bene come quella, anonimo a prova di sicurezza. Spettacolo del pomeriggio, con poca gente, film non di cassetta per evitare presenze numerose, argomento non avvincente. Gli ingredienti c’erano tutti per potersi dedicare ad altro senza particolari interferenze. E il Giorgio, il marito, ne era stato entusiasta, anche se con qualche titubanza sull’eventuale comportamento di Claudia, all’oscuro della trama.

I primi dieci minuti di proiezione passarono tra un inesistente interesse al film e l’attesa di un segnale. Claudia indossava una camicetta bianca che si sforzava di nascondere un seno di tutto rispetto e una gonna che raggiungeva a malapena il ginocchio. Abbigliamento che la faceva elegante e desiderabile. Ad ogni respiro un poco più profondo la sagoma del suo seno si sollevava ed emergeva come i delfini dalle onde del mare, costringendomi ad una ginnastica oculare disconnessa dagli altri muscoli del corpo nell’intento di percepire un qualche indizio. Nulla. Mi stavo quasi preoccupando temendo l’insuccesso. Troppo controllata la cucciola.

Giorgio a un certo punto le sussurrò qualcosa e Claudia si girò leggermente accavallando le gambe dalla sua parte e spingendo il sedere un po’ più verso la mia. La testa si era appoggiata sulla spalla del marito. Non poteva sfuggirmi da lì a poco il movimento di Giorgio. Con la sua mano le aveva fasciato un seno con noncuranza e tenerezza. Lei lasciava fare sicura di aver nascosto il gesto ai miei sguardi insistentemente concentrati sullo schermo. Impercettibili movimenti mi segnalavano che la cosa la gratificava e probabilmente gli occhi chiusi la immergevano in un piacere nascosto e intimo. Giorgio si era via via fatto più audace e la mano aveva superato i bottoni insinuandosi nel reggiseno a contatto col calore della pelle. Un gesto discreto e riparato dallo schienale della poltrona davanti che impediva alla luce dello schermo di illuminare un’intimità che si voleva protetta.

Quello era il mio memento e non potevo lasciarmelo sfuggire. Desideravo non tanto toccare il suo corpo, quanto far sentire alla donna che la desideravo, che mi attraeva, che volevo impormi a lei, che intendevo violare la sua intimità intromettendomi in un momento di legittimo piacere che il marito le stava dando. Non volevo chiedere ma prendere. E appoggiai una mano sulla coscia della gamba accavallata meglio esposta verso di me.

Panico. Sentii Claudia irrigidirsi. La sorpresa e l’imbarazzo doveva essere al top, come la confusione mentale e l’incapacità di una reazione non istintiva. La contrazione dei muscoli della coscia era palese. La testa immediatamente rialzata dalla spalla di Giorgio diceva che il messaggio era stato ricevuto, ma la sua esitazione confermava che il cervello non era ancora in grado di elaborare. La sorpresa e l'emozione aveva preso il sopravvento. Una leggera torsione del busto mi aveva evidenziato che Giorgio se ne era accorto e aveva stretto il seno che teneva nella mano come per sottrarre la moglie alle mie pretese e rassicurarla. La mia mano rimaneva ferma e immobile su quella coscia fasciata dal gonnellino, Claudia sempre più confusa.

Nel disperato tentativo di fare il rendez-vous tra emozioni e pensieri giunse alla decisione istintiva di darsi un contegno. Sciolse le gambe e si appoggiò allo schienale, guardando il marito in cerca di aiuto o per trovare le forze per una decisione. Ma così facendo aveva inesorabilmente peggiorato la situazione. Non si era accorta che la mano del consorte era rimasta dentro il suo reggiseno e che il suo movimento per ricomporsi aveva messo meglio in evidenza la generosità delle sue poppe sotto la camicetta aperta, anzicchè nasconderla. La mia mano aveva seguito il suo movimento di ricomposizione e rimaneva sempre ferma sulla sua gamba, come la mia attenzione sempre inesorabilmente concentrata sullo schermo.

Seguì un momento di incertezza. Un veloce scambio di sguardi col marito. Sentivo la tensione, l’imbarazzo, la sorpresa, la voglia di cedere. Poi la sua mano si posò improvvisamente sulla mia. Per un momento temetti che volesse allontanarla con una minaccia o se ne andasse cambiando di posto. Invece premette la mia mano e la strinse per un lungo istante. Giorgio aveva estratto la sua dal reggiseno e aveva delicatamente accarezzato entrambe i seni da sopra la stoffa e guardandomi aveva abbozzando un sorriso compiaciuto che la moglie aveva subito raccolto e interpretato. Era la resa. Claudia, ormai in trappola tra un estraneo invadente e un marito compiacente, finalmente ricollegò ai sentimenti il cervello ancora disconnesso, lasciò la mia mano dalla presa, se la portò sulla vita, chiuse gli occhi e con una visibile rimozione delle difese si abbandonò comodamente sulla poltrona quasi sprofondandovisi. Era ormai alla nostra mercè e si aspettava che ci prendessimo cura di lei.

Benché la situazione imponesse attenzione e prudenza non eravamo oggetto di sguardi furtivi e indiscreti. Gli altri spettatori erano tutti più avanti, gli schienali alti, la colonna sonora sufficientemente elevata per coprire eventuali gemiti. Non era il caso di spogliarla, ma avevamo almeno ancora 45 minuti a nostra disposizione per goderci e far godere quella donna splendida che aveva rinunciato alla via di fuga. Non so quali e quanti pensieri agitassero la sua mente in quel momento, ma certo le emozioni dovevano essere incandescenti.

Due uomini si stavano prendendo cura di lei, due mani diverse, due bocche, due lingue, sul suo seno, sul suo inguine, nel suo perizoma. La accarezzavano, la palpavano, la stingevano, la cercavano, la desideravano, la baciavano, la leccavano, la apprezzavano, non le lasciavano tregua facendola sentire la loro donna di quel momento. Le fantasie che nei momenti di piacere si era scambiata col marito erano diventate realtà senza che fosse andata a cercarle. In quei momenti Giorgio le sussurrava “ti voglio troia”, ma ora lo stava facendo davvero e la cosa non le dispiaceva, anzi, ne godeva sentendosi fiera di possedere un bel seno e una leggera peluria tra le gambe che rendeva la palpazione più concreta e piacevole. Anche quando dita diverse torturavano il suo clito, anche quando un dito bagnato del suo piacere le entrava tra le labbra, anche quando la lingua di un estraneo le scandagliava la bocca e le rubava il respiro, anche quando si sentiva sfiorare l'ano col non dichiarato intento di profanarlo, anche quando un soffio di voce le sussurrava all’orecchio “Ho sempre desiderato avere una donna da godere troia come te. Agiterai per tanto tempo i miei sogni, dolce puttana”. E Claudia si bagnava, si bagnava e gemeva stringendo le labbra.

40 minuti. 40 dolci indimenticabili minuti. Purtroppo, però, i patti erano patti. A Giorgio avevo promesso che, qualunque cosa fosse successa, me ne sarei andato prima della fine della proiezione. E così fu. Con rimpianto. Baciai la mano di quella splendida signora ancora intrisa del sapore del suo sesso, le dissi “Vorrei che questo pomeriggio rimanesse anche nei tuoi sogni”, e alzatomi me ne andai prima che si accendessero le luci.
scritto il
2011-08-07
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