I giochi di Emma
di
inspector45
genere
dominazione
Ho tradotto una fantasia confidatami da un'amica aggiungendovi un po' di libidine maschile.
* * * * * * *
- questa sera al mio rientro ti voglio a mia disposizione.
Ero stato categorico, quasi impositivo, ma sapevo che per tutta la giornata Emma sarebbe rimasta in uno stato di tensione tutta concentrata a come scegliere e interpretare il suo ruolo.
- come mi vuoi?
- la fantasia non è una prerogativa femminile? Non mi deludere.
Nei suoi occhi avevo raccolto una scintilla, quella che esprimevano nei momenti in cui i nostri pensieri vibravano all’unisono e le emozioni si intrecciavano nell’attesa di un qualcosa non ancora definito ma da entrambi voluto e da ciascuno a suo modo costruito. Emma era fantastica in queste occasioni e stimolata a dovere ogni volta sapeva interpretare un ruolo che risvegliava il mio desiderio di possesso e la faceva percepire a me, il suo uomo, come la mia donna, amata desiderata voluta posseduta. Il suo sorriso aveva siglato silenziosamente la nostra intesa e aveva dato l’avvio a un vortice di pensieri e desideri in fase di realizzazione.
Al rientro trovai la porta non chiusa a chiave come al solito. Mi colpì immediatamente la sua sottoveste che faceva bella mostra di sé appesa per una spallina al mio attaccapanni nell’ingresso e più avanti il reggiseno appoggiato sulla maniglia della sala in modo da cadere appena toccato. Era il suo modo finemente erotico di rispondere alle mie richieste generando attesa. La sala chiusa non era solo il segno di una sorpresa ma rappresentava il suo desiderio che fossi io ad aprirla per entrare e prenderne possesso. Lei era lì che mi attendeva, niente era per lei scontato e a tutto dava in senso.
La scena era insolita e mi sorprese piacevolmente. Nel centro sopra il tappeto rosso dominava un lettino da ginecologo con lo schienale leggermente sollevato. Distesa sopra Emma. Le calze nere e le scarpe coi tacchi alti le donavano una carica erotica notevole, la nudità del suo corpo era un chiaro annuncio di disponibilità e di attesa, una gamba sollevata sul sostegno e l’altra normalmente distesa nascondevano la sua intimità perché potesse essere meglio desiderata e violata. Il braccio posto orizzontalmente a sostegno del seno dava allo stesso un senso di turgidità e di provocazione che non mancava di trasmettere un messaggio esplicito ai miei neuroni cerebrali e per via diretta ai miei attributi metafisici. Era meravigliosa, desiderabile, eccitante, donna. Sapeva che era così che la desideravo.
- così la mia dolce signora vuole essere ispezionata. E sia!
Le raccolsi la mano e gliela baciai dolcemente apprezzandone il profumo, quello che io preferivo. Lei sollevò l’indice e ne approfittai per avvolgerlo con le mie labbra e mordicchiarlo leggermente, ma subito lo estrassi e lo indirizzai verso la sua intimità totalmente depilata. Volevo fosse lei a toccarsi, desideravo si esibisse ai miei occhi mostrando la sua femminilità nascosta, il suo segreto piacere, ma con tocco delicato e non volgare.
- accarezzati ma leggermente, solo con un dito, senza entrare, lentamente. Chiudi gli occhi, accarezzati senza vergogna. Eccitami.
Obbediente eseguì e il suo dito con una delicatezza tutta femminile che mi affascinava ed eccitava cominciò a sfiorare quella fessura gonfia senza invaderla mentre io le stringevo l’altra mano per trasmetterle senza parole la tensione che risvegliava nei miei sensi. I suoi occhi chiusi e la bocca leggermente aperta la offrivano al mio sguardo in modo privo di ogni difesa e la situazione era talmente eccitante che a stento mi trattenni dal buttarmi subito su di lei e farla mia. Ma il gioco doveva essere continuato. Lei si stava offrendo a me per il mio piacere e non potevo sciupare questo dono.
Le accarezzai tutto il corpo soffermandomi sui punti più sensibili. Vedevo i capezzoli ingrossarsi, la pelle del volto contrarsi, il respiro farsi irregolare, i muscoli sussultare, il seno impennarsi sopra un torace che tratteneva il respiro quasi volesse non far finire quel piacere. Sapevo che sfiorarle il seno senza impossessarmene era per lei una tortura, ma insistetti godendo del suo piacere. La sua mano che ancora stringeva la mia mi rimandava il messaggio silenzioso che le avevo inviato rispondendo che sì si sentiva un oggetto prezioso nelle mie mani. Io ne ero orgoglioso.
- abbandonati al mio bacio e non aprire gli occhi.
Il lettino che aveva scelto per l’occasione si offriva in modo adeguato e comodo per un’ispezione intima. Seduto tra le sue gambe elegantemente coperte dalle calze a rete potevo ammirare l’oggetto del mio desiderio oscenamente offerto e imperlato da piccole gocce luccicanti.
-Aprila e offrimela
Il suo medio si posizionò su solco, restò per un istante fermo, poi entrò senza andare in profondità, si scostò e aiutato dall’altra mano aprì lentamente le labbra offrendosi al mio sguardo, perché le facessi mie. Il suo profumo di donna eccitata era inconfondibile e se in altri momenti mi avrebbe disgustato in quello mi inebriava. Col cervello scollegato dai pensieri affondai la lingua tra quelle labbra, prima delicatamente ma via via sempre più decisamente andando in profondità quasi spinto da un atavico desiderio di ritornare in quella culla che mi aveva accolto e protetto per tanti mesi. Le sue mani che ora avevano afferrato la mia testa e la premevano contro sembravano la conferma di una sintonia di pensieri che trasformatisi in emozioni divenivano sensazioni la cui intensità stava per farmi concludere ingloriosamente quel momento di godimento. Non potevo permettermelo e superando la mia fragilità ripresi in mano la situazione facendomi violenza.
- qui è tutto a posto, dolce signora, ora verifichiamo altrove.
Anche per distrarmi, con modi semi professionali mi spostai alla parte opposta del lettino, armeggiai con le leve e abbassai il dorsale in modo che la schiena risultasse perfettamente in linea con il resto del corpo. La testa leggermente debordante risultava reclinata all’indietro permettendo così al resto del busto si sollevarsi mettendo ancor più in risaldo l’abbondanza e la consistenza del seno. Era la posizione che prediligevo nei momenti di intensa eccitazione. Emma ben lo sapeva. La visione della mia donna in quell’atteggiamento di offerta faceva emergere in me l’istinto di dominio, di sottomissione, di sopraffazione, di violenza che non sapeva resistere alla sua bocca aperta e al mio membro pronto alla penetrazione. Avrei voluto affondare in quella bocca con decisione e impeto trattenendomici fino al limite della sopportazione per assaporare il gusto sadico della violazione e del possesso. Emma forse non si sarebbe sottratta e certo avrebbe voluto dimostrarmi di esserne capace e di saper sottostare quel disagio fisico pur di sentirsi mia. Esitai per delicatezza e forse sbagliai perché anche lei forse voleva proprio quello. Strinsi con forza i suoi seni e iniziai a penetrare lentamente quella bocca calda e accogliente in una posizione tanto inconsueta ma per me esaltante. Emma mi afferrò i polsi e sempre a occhi chiusi si inarcò per accogliermi completamente. La sua lingua accarezzava il mio membro quasi totalmente dentro di lei, le sue mani mi stringevano, il suo seno tra le mie mi comunicava dolcezza e sorreggeva la mia volontà di dominio. Mi sentivo potente, dominatore, padrone quasi di quella donna meravigliosa che mi offriva tutto il suo corpo. Un momento elettrizzante, da maschio con la sua femmina. Indimenticabile.
Quei molti minuti di molteplice possesso della sua bocca mi avevano portato al culmine della resistenza e se non mi fossi arreso avrei inesorabilmente allagato la sua bocca. Uscii, mi chinai a baciarle il viso, introdussi la mia lingua nella sua bocca come per ripulirla della mia invasione, mi soffermai sulle sue labbra tenere, ma subito, con i freni surriscaldati che ormai non reggevano più il peso della passione, preda dell’istinto salii sul lettino prendendola in modo incontrollato e selvaggio, incoraggiato dalle sue espressioni di godimento che si intercalavo con le mie un poco più volgari ma che esprimevano alla perfezione lo stato irrazionale nel ci sentivamo entrambi coinvolti.
La serata continuò ancora a lungo. Emma mi si offrì in tutti i modi cercando di darmi il massimo piacere e io non fui da meno vedendola godere senza ritegno. Sperimentammo anche una dilatazione fino a quel momento mai tentata e che il lettino da ginecologo suggeriva. La mia donna mi aveva dato una nuova dimostrazione di amore, fantasia, dedizione, abbandono, che difficilmente avrei dimenticato.
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- questa sera al mio rientro ti voglio a mia disposizione.
Ero stato categorico, quasi impositivo, ma sapevo che per tutta la giornata Emma sarebbe rimasta in uno stato di tensione tutta concentrata a come scegliere e interpretare il suo ruolo.
- come mi vuoi?
- la fantasia non è una prerogativa femminile? Non mi deludere.
Nei suoi occhi avevo raccolto una scintilla, quella che esprimevano nei momenti in cui i nostri pensieri vibravano all’unisono e le emozioni si intrecciavano nell’attesa di un qualcosa non ancora definito ma da entrambi voluto e da ciascuno a suo modo costruito. Emma era fantastica in queste occasioni e stimolata a dovere ogni volta sapeva interpretare un ruolo che risvegliava il mio desiderio di possesso e la faceva percepire a me, il suo uomo, come la mia donna, amata desiderata voluta posseduta. Il suo sorriso aveva siglato silenziosamente la nostra intesa e aveva dato l’avvio a un vortice di pensieri e desideri in fase di realizzazione.
Al rientro trovai la porta non chiusa a chiave come al solito. Mi colpì immediatamente la sua sottoveste che faceva bella mostra di sé appesa per una spallina al mio attaccapanni nell’ingresso e più avanti il reggiseno appoggiato sulla maniglia della sala in modo da cadere appena toccato. Era il suo modo finemente erotico di rispondere alle mie richieste generando attesa. La sala chiusa non era solo il segno di una sorpresa ma rappresentava il suo desiderio che fossi io ad aprirla per entrare e prenderne possesso. Lei era lì che mi attendeva, niente era per lei scontato e a tutto dava in senso.
La scena era insolita e mi sorprese piacevolmente. Nel centro sopra il tappeto rosso dominava un lettino da ginecologo con lo schienale leggermente sollevato. Distesa sopra Emma. Le calze nere e le scarpe coi tacchi alti le donavano una carica erotica notevole, la nudità del suo corpo era un chiaro annuncio di disponibilità e di attesa, una gamba sollevata sul sostegno e l’altra normalmente distesa nascondevano la sua intimità perché potesse essere meglio desiderata e violata. Il braccio posto orizzontalmente a sostegno del seno dava allo stesso un senso di turgidità e di provocazione che non mancava di trasmettere un messaggio esplicito ai miei neuroni cerebrali e per via diretta ai miei attributi metafisici. Era meravigliosa, desiderabile, eccitante, donna. Sapeva che era così che la desideravo.
- così la mia dolce signora vuole essere ispezionata. E sia!
Le raccolsi la mano e gliela baciai dolcemente apprezzandone il profumo, quello che io preferivo. Lei sollevò l’indice e ne approfittai per avvolgerlo con le mie labbra e mordicchiarlo leggermente, ma subito lo estrassi e lo indirizzai verso la sua intimità totalmente depilata. Volevo fosse lei a toccarsi, desideravo si esibisse ai miei occhi mostrando la sua femminilità nascosta, il suo segreto piacere, ma con tocco delicato e non volgare.
- accarezzati ma leggermente, solo con un dito, senza entrare, lentamente. Chiudi gli occhi, accarezzati senza vergogna. Eccitami.
Obbediente eseguì e il suo dito con una delicatezza tutta femminile che mi affascinava ed eccitava cominciò a sfiorare quella fessura gonfia senza invaderla mentre io le stringevo l’altra mano per trasmetterle senza parole la tensione che risvegliava nei miei sensi. I suoi occhi chiusi e la bocca leggermente aperta la offrivano al mio sguardo in modo privo di ogni difesa e la situazione era talmente eccitante che a stento mi trattenni dal buttarmi subito su di lei e farla mia. Ma il gioco doveva essere continuato. Lei si stava offrendo a me per il mio piacere e non potevo sciupare questo dono.
Le accarezzai tutto il corpo soffermandomi sui punti più sensibili. Vedevo i capezzoli ingrossarsi, la pelle del volto contrarsi, il respiro farsi irregolare, i muscoli sussultare, il seno impennarsi sopra un torace che tratteneva il respiro quasi volesse non far finire quel piacere. Sapevo che sfiorarle il seno senza impossessarmene era per lei una tortura, ma insistetti godendo del suo piacere. La sua mano che ancora stringeva la mia mi rimandava il messaggio silenzioso che le avevo inviato rispondendo che sì si sentiva un oggetto prezioso nelle mie mani. Io ne ero orgoglioso.
- abbandonati al mio bacio e non aprire gli occhi.
Il lettino che aveva scelto per l’occasione si offriva in modo adeguato e comodo per un’ispezione intima. Seduto tra le sue gambe elegantemente coperte dalle calze a rete potevo ammirare l’oggetto del mio desiderio oscenamente offerto e imperlato da piccole gocce luccicanti.
-Aprila e offrimela
Il suo medio si posizionò su solco, restò per un istante fermo, poi entrò senza andare in profondità, si scostò e aiutato dall’altra mano aprì lentamente le labbra offrendosi al mio sguardo, perché le facessi mie. Il suo profumo di donna eccitata era inconfondibile e se in altri momenti mi avrebbe disgustato in quello mi inebriava. Col cervello scollegato dai pensieri affondai la lingua tra quelle labbra, prima delicatamente ma via via sempre più decisamente andando in profondità quasi spinto da un atavico desiderio di ritornare in quella culla che mi aveva accolto e protetto per tanti mesi. Le sue mani che ora avevano afferrato la mia testa e la premevano contro sembravano la conferma di una sintonia di pensieri che trasformatisi in emozioni divenivano sensazioni la cui intensità stava per farmi concludere ingloriosamente quel momento di godimento. Non potevo permettermelo e superando la mia fragilità ripresi in mano la situazione facendomi violenza.
- qui è tutto a posto, dolce signora, ora verifichiamo altrove.
Anche per distrarmi, con modi semi professionali mi spostai alla parte opposta del lettino, armeggiai con le leve e abbassai il dorsale in modo che la schiena risultasse perfettamente in linea con il resto del corpo. La testa leggermente debordante risultava reclinata all’indietro permettendo così al resto del busto si sollevarsi mettendo ancor più in risaldo l’abbondanza e la consistenza del seno. Era la posizione che prediligevo nei momenti di intensa eccitazione. Emma ben lo sapeva. La visione della mia donna in quell’atteggiamento di offerta faceva emergere in me l’istinto di dominio, di sottomissione, di sopraffazione, di violenza che non sapeva resistere alla sua bocca aperta e al mio membro pronto alla penetrazione. Avrei voluto affondare in quella bocca con decisione e impeto trattenendomici fino al limite della sopportazione per assaporare il gusto sadico della violazione e del possesso. Emma forse non si sarebbe sottratta e certo avrebbe voluto dimostrarmi di esserne capace e di saper sottostare quel disagio fisico pur di sentirsi mia. Esitai per delicatezza e forse sbagliai perché anche lei forse voleva proprio quello. Strinsi con forza i suoi seni e iniziai a penetrare lentamente quella bocca calda e accogliente in una posizione tanto inconsueta ma per me esaltante. Emma mi afferrò i polsi e sempre a occhi chiusi si inarcò per accogliermi completamente. La sua lingua accarezzava il mio membro quasi totalmente dentro di lei, le sue mani mi stringevano, il suo seno tra le mie mi comunicava dolcezza e sorreggeva la mia volontà di dominio. Mi sentivo potente, dominatore, padrone quasi di quella donna meravigliosa che mi offriva tutto il suo corpo. Un momento elettrizzante, da maschio con la sua femmina. Indimenticabile.
Quei molti minuti di molteplice possesso della sua bocca mi avevano portato al culmine della resistenza e se non mi fossi arreso avrei inesorabilmente allagato la sua bocca. Uscii, mi chinai a baciarle il viso, introdussi la mia lingua nella sua bocca come per ripulirla della mia invasione, mi soffermai sulle sue labbra tenere, ma subito, con i freni surriscaldati che ormai non reggevano più il peso della passione, preda dell’istinto salii sul lettino prendendola in modo incontrollato e selvaggio, incoraggiato dalle sue espressioni di godimento che si intercalavo con le mie un poco più volgari ma che esprimevano alla perfezione lo stato irrazionale nel ci sentivamo entrambi coinvolti.
La serata continuò ancora a lungo. Emma mi si offrì in tutti i modi cercando di darmi il massimo piacere e io non fui da meno vedendola godere senza ritegno. Sperimentammo anche una dilatazione fino a quel momento mai tentata e che il lettino da ginecologo suggeriva. La mia donna mi aveva dato una nuova dimostrazione di amore, fantasia, dedizione, abbandono, che difficilmente avrei dimenticato.
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