Il triangolo
di
Consolidato
genere
dominazione
Mi sono sempre piaciuti i Police. Sano rock non esasperato con inglese comprensibile e non slang strascicato; una prosa tutt’altro che superficiale.
Quella mattina dovevo andare da un cliente per proporre un nuovo progetto di organizzazione del Gruppo sotto il profilo delle scatole e delle scatolette. Qui gli immobili, qui le vendite al dettaglio, qui i progetti speciali, insomma un bel lavoro di preparazione, fatto di discussioni e limature, che ora passava finalmente alla fase realizzativa. In macchina casualmente avevo un cd dei Police che suonavano Wrapped around your finger. Vi ricordate il video in stile vagamente gotico, con i candelieri alti e i ceri grandi accesi? Quello. Mi scopro a sussurrare dietro la musica che corre e focalizzo la mente, per distrarla dalla tensione dell’incontro di lavoro, sulle parole del testo:
Hypnotized by you if I should linger
Staring at the ring around your finger
Sono arrivato. Ripasso il discorso preliminare di presentazione, prendo la borsa col pc che contiene tutte le charts ed entro.
Arrivo nella stanza del nuovo AD che conosco, il quale mi saluta e mi presenta la nuova assistente ai Progetti Speciali. La Dottoressa Manarei, che si fa dare del lei per sembrare ancora più professionale, mi porge il biglietto da visita dove leggo il nome Giulia Maria. Perfettamente in tiro per la posizione ricoperta veste sobrio e ricercato. Tailleur Tasmanian chiaro con gonna dritta appena sotto il ginocchio, camicetta candida di Oxford leggero aperta al secondo bottone dove, sotto il bavero sinistro si intravedono le iniziali in maiuscoletto bold blu G. M. M., cinturina impercettibile grigia alla vita, calze bianche molto ricercate rilucenti sotto i raggi solari dell’ufficio, scarpe naked toe altine grigia, in tinta come il resto. Non perde un pelo e te lo fa anche pesare. Parrebbe un perfetto prodotto di business school americana, fredda e determinata, se non fosse per quel guizzo che le colgo nello sguardo profondo, qualcosa che ha il potere allo stesso tempo di turbarmi e di intimorirmi, nonostante la differenza di età a mio favore. Una fluente, liscissima, chioma rosso tiziano le adorna il volto: sono capelli molto forti, spessi e voluminosi che seguono e si adagiano sulle spalle, solo divisi a metà testa da un accenno di pettinatura. Ha due brillanti piccoli ai lobi in montatura oro bianco e un anello a fascia liscio al medio destro. Una fascia strana, alta oltre due centimetri, la quale stona con lo stile minimalista che si vorrebbe dare la proprietaria, con al centro l’incisione di un triangolo equilatero ed una squadra.
Strano, due simboli massonici indosso ad una donna, penso tra me e me, ma mi concentro subito sulla presentazione.
La riunione procede fluida e filata, facciamo una breve pausa caffè in piedi intorno alle undici. In quell’occasione noto che GMM, da ora in avanti la chiamerò così, ha uno spacchetto di circa dieci centimetri nel posteriore della gonna dal quale fa capolino un’importante balza di pizzo bianco, primo tocco di femminilità nell’algida figura che ho di fronte.
Improvvisamente entra nella stanza, previa sommessa bussata, la segretaria dell’AD che gli annuncia la call delle 11,30 cui non era previsto dovesse prendere parte, ma alla quale dovrà partecipare. L’AD annuncia dispiaciuto che dovremo continuare da soli e che dovremo trasferirci in altra stanza. GMM ed io, prendiamo tutto il materiale e ci trasferiamo. Colgo un lampo nei suoi occhi quando, durante il trasferimento lungo il corridoio, mi propone di chiamarla GM e basta, accompagnando la frase con un gesto tipicamente femminile con il quale aggiusta i capelli dietro all’orecchio destro. La guardo negli occhi e sorrido compiaciuto dicendo che da quel momento sono per lei Alessandro.
Continuiamo fino alle 13, ora in cui arrivano dei panini e dell’acqua. Mangiamo e continuiamo a parlare di lavoro. Io difendo le mie posizioni e rispondo alle legittime richieste di chiarimenti, annoto mentalmente le modifiche da apportare al progetto, sempre guardandola negli occhi attraverso i suoi occhiali, neri rettangolari e sottili, perfettamente tagliati per il profilo senza fronzoli di GMM. Lei incalza, fa osservazioni molto pertinenti ed in un paio di occasioni colgo quasi un sottile piacere nel suo sguardo dopo che ha espresso una critica costruttiva od un suggerimento. Per stemperare i toni e distendere gli animi – dopo oltre 4 ore di presentazione ho bisogno di una pausa mentale – faccio un apprezzamento tra il curioso e l’interessato sull’anello a fascia, quello con il triangolo e la squadra.
Simboli massonici che difficilmente si trovano in oggetti femminili, osservo. GMM ha quasi un sussulto; piacevolmente distende la gamba ed alza la punta della scarpa destra gigioneggiando un solo momento col tacco saldamente piantato a terra. Poi, continuando a guardare la mano con l’anello, allineata con la punta del piede che esce dalle naked toe, dice: ” E’ un oggetto di famiglia che porto in ricordo del nonno materno”.
Torniamo a sedere ed accavalla sensualmente le gambe, mi becca a sbirciare il bordo di pizzo delle calze che fa capolino dalla gonna e lei non perde l’occasione di rimarcare il momento con un sorrisetto tipico della maestra che ha beccato l’alunno impreparato. Un lampo e la mia mente va alla canzone dei Police:
I have only come here seeking knowledge,
Things they would not teach me of in college.
I can see the destiny you sold,
turned into a shining band of gold.
“Mi piacerebbe vederne altri se ne hai, Giulia” - dico io con sorriso ammiccante. Registro un’altra aggiustatina ai capelli dietro l’orecchio, indice questa volta di imbarazzo, seguita da un sorriso largo e disteso. GMM lascia cadere la proposta senza rispondere e ricominciamo a parlare di lavoro.
Alle sedici circa finiamo e ci salutiamo dandoci appuntamento per la settimana seguente in vista della versione finale del progetto. Passo a salutare l’AD e mi incammino all’uscita.
Entro in macchina e ripartono i Police, stavolta reali, non nella mia testa:
I'll be wrapped around your finger.
I'll be wrapped around your finger.
Mephistopheles is not your right name,
But I know what you're up to just the same.
Bip Bip. Sms fulmineo e dirompente. Foto in dettaglio della mano con l’anello a fascia, chiarissimo e nitido il triangolo; piacevole stupore nel vedere le dita della mano appoggiate sulla balza di pizzo delle calze bianche. In coda otto telegrafiche parole: ore 20, stasera, Via Missori 31 int C.
Continuo a canticchiare il refrain, colpito nell’ego dalla proposta, scoprendomi il cuore che batte per il mistero che potrebbe aspettarmi.
Alle venti in punto mi presento e suono con un piccolo mazzo di fiori di campo che stridono con la perentorietà dell’invito. Il palazzo di fine ottocento ha una grossa scala con statue e nicchie. Arrivo davanti alla porta, al secondo piano e la scopro socchiusa.
Nessuno all’apparenza. Entro e mi fermo appena sull’ingresso. GMM mi accoglie da dietro la porta con un shhh e mi benda. Sto al gioco e sento la sua mano che prende la mia guidandomi nel corridoio. Non una parola; mi toglie i fiori dalla mano e mi fa accomodare su una poltrona che, scoprirò poi, essere settecento imbottita con schienale alto e braccioli di legno. Mi siedo sempre bendato.
GMM mi dice: “Cosa ti ha condotto qui e cosa desideri di più adesso?”. “La ricerca del piacere dell’ignoto; desidero vederti, Giulia”., rispondo con la gola secca.
Sento dei tacchi che echeggiano nella stanza, profumi vagamente floreali ma non riesco a focalizzare la mente sul gioco che mi vede comprimario. Sento il contatto di una mano femminile che mi prende un polso, lo appoggia al bracciolo di legno della sedie e lo lega non stretto con un panno frusciante. Viene legato anche l’altro polso e quindi i due piedi all’altezza delle caviglie. E’ una sensazione nuova, per me inesplorata, che desta pensieri torbidi e timore allo stesso tempo. La benda e la privazione della luce mi danno una sensazione di impotenza unite al blocco dei polsi e delle mani. Potrei alzarmi, gridare, portare via la sedia dietro di me. Seppure scomodo nei movimenti e buffo nell’incedere potrei svincolarmi da quei legami. Eppure non oso parlare e non mi muovo, in attesa degli eventi. I miei sensi risultano potenziati; ora distinguo l’odore di candele che bruciano così come quello delle essenze floreali prima mischiate. Nella mia mente immagino l’ambiente che mi circonda scarsamente illuminato da alcuni candelieri come nel video dei Police. Ogni suono mi crea un piacevole sussulto, mentre sento una presenza femminile – presumibilmente GMM – che aleggi ora a destra, ora a sinistra in una sorta di balletto per me voluttuoso. Non immagino come sia vestita ma percepisco il frusciare di un tessuto per terra.
Nuovamente la mano femminile, questa volta mi carezza una guancia e mi bacia sotto il collo vicino al colletto della camicia. La vena giugulare comincia a pulsare, anche se la camicia è comoda, ma la mano non sembra volermi dare il sollievo di slacciarla. La bocca continua a baciare e a leccarmi il collo da destra a sinistra e poi, spostandomi in avanti anche dietro e vicino alle orecchie. E’ un crescendo di sensazioni piacevoli, esaltate dal mancato contatto visivo e portate al culmine da un intenso profumo secco tipicamente femminile che aleggia intorno a me. Continuo a sentire nelle orecchie la voce di Sting:
I'll be wrapped around your finger.
I'll be wrapped around your finger.
Ora i tacchi ed il profumo sembrano allontanarsi e poi ritornano, ma non sento più il frusciare del tessuto a terra quando si spostano. Me la immagino nuda ed ho un’erezione tremenda e dolorosa. La mano si avvicina alla mia bocca e la dischiude. Sento l’unghia laccata color mattone che tanto mi ha rapito durante l’incontro di lavoro della mattina, puntarmi sul labbro superiore per aprire meglio la bocca. La apro di più e sento il solletico dell’unghia sotto il palato: è solo un lampo, poi esce e sento arrivare un piccolo cioccolatino che scopro essere ripieno di una fragola. Assaporo lentamente la dolce sensazione mentre la bocca riprende a baciarmi il collo alternando piccoli morsi a leccate profonde. Deglutisco e l’unghia mi riapre il labbro superiore, subito seguita da un contatto freddo e rotondo. E’ un calice, un bicchiere che si alza e riversa del vino mosso secco nella mia bocca. La regia è sapiente e dosa il liquido evitando che possa andarmene troppo in gola. Inevitabilmente mano e bocca non sono coordinate e una minima parte mi cola lungo la guancia e sul collo. Interviene la bocca femminile che voracemente succhia e pulisce ogni goccia delle bollicine.
Poi sento che mi sale a cavalcioni sulle gambe e sulle braccia. Poiché la sedia hai dei braccioli risulta più alta di me e me ne accorgo dal profumo della pelle che si avvicina alla mia faccia e dalla sensazione di morbido che irrompe sulla mia guancia. Mi sta accarezzando con un seno. Me lo ritrovo ovunque e tiro fuori la lingua per leccarlo, le labbra ne seguono il profilo. Allungo la lingua e ne catturo il capezzolo indovinandone la posizione: è mio, lo lecco, lo succhio e lo mordo leggermente strappandole mugolii di piacere. Ora preme nella mia bocca quasi voglia che me ne nutra ed in effetti lo faccio eccitandomi e sentendola eccitata. Sono in delirio sensoriale e la cosa che più mi colpisce è il sentire un respiro sempre più ritmato e forte provenire da quella bocca.
Abbiamo bevuto entrambi lo stesso vino e tutti e due ne sentiamo arrivare i piacevoli effetti. Ne arriva ancora e ne bevo volentieri deglutendo, lasciandone cadere, stavolta volutamente, una parte dal bordo della bocca. Puntuale la sua bocca interviene e stavolta la sento fremere nel ripetere l’operazione. Forse ha percepito che questa azione non è partita dalla sua volontà ma dalla mia e quindi che il gioco si sta facendo piacevolmente interattivo.
Improvvisamente sento che si discosta da me e ne seguo il rumore dei tacchi fino alle mie spalle.
Ripete la domanda con voce roca e sensuale, sottovoce accostandosi all’orecchio destro che lecca e morde: “Cosa ti ha condotto qui e cosa desideri di più adesso?”. “La ricerca del piacere dell’ignoto; desidero vederti, Giulia”. Questa volta la richiesta viene esaudita e la fascia che mi ha bendato gli occhi per un tempo indefinito, finalmente cade davanti a me.
Non la vedo ancora, posso percepire invece l’ambiente circostante, i candelabri alti come persone, la luce tremolante che emanano e davanti a me una chaise longue in cuoio invecchiato trapuntato.
Ora mi vedrai ma non potrai toccarmi o muoverti. Potrai soltanto godere con gli occhi e con la mente.
Giulia mi appare dalla destra e mi coglie in uno stato di eccitazione totale. Ho l’uccello che pulsa letteralmente dentro i pantaloni e la mia eccitazione è talmente evidente da apparire oscena. Mi sento le lacrime agli occhi e la gola secca.
Le calze bianche e virginali del mattino hanno lasciato il posto a quelle di colore nero trasparente. Hanno la cucitura dietro. Le scarpe sono più alte ed hanno una punta classicissima. Porta un corsetto nero in seta allacciato dietro. Il seno è tornato nella sede che le è consona. In punta di scollo, ma prorompe fuori strizzato dal volume minimo del contenitore. I capelli sono raccolti in una coda di cavallo. Porta sempre gli occhiali.
Giulia compie un paio di giri intorno alla chaise longue, indugiando nell’esporre il culo che muove voluttuosamente. E’ un tondo notevole, sodo e prominente che muove pensieri peccaminosi. Le gambe affusolate a turno si piegano e si allungano, raggiungono il bordo dello schienale come in un passo di danza classica; da quella posizione Giulia percorre con le mani la gamba dalla punta della scarpa fino al culo, il tutto restando leggermente di tre quarti e guardandomi intensamente negli occhi per carpire ogni fremito della mia eccitazione.
Ora si inginocchi, dandomi le spalle, oscenamente e stupendamente rivolgendomi il culo e se lo massaggia accostandolo ed allargandolo. Solo adesso che non indossa nemmeno lo stringe percepisco che è completamente depilata. Sempre di tre quarti si bea nel vedere l’eccitazione che mi scintilla negli occhi. La sto letteralmente mangiando, anche se mi accorgo che i miei legami sono pseudo legami e che potrei liberarmene in ogni momento. Sto al gioco cosciente di volerlo continuare all’infinito e timoroso di spezzare l’atmosfera magica che si è creata.
Ora si è distesa con la testa sullo schienale, le gambe allargate e mi guarda. Mi espone vanitosa la sua fica che apre e chiude con le mani. Scosta le grandi labbra e si sofferma sul clitoride. Ora umetta il dito della mano, quello con l’anello a fascia e triangolo, cominciando a toccarsi. L’anello scintilla nella poca luce della stanza con candelieri e mi ritorna in mente ed all’orecchio la voce di Sting.
I can see the destiny you sold,
turned into a shining band of gold.
I'll be wrapped around your finger.
I'll be wrapped around your finger.
Ora potrei liberarmi ed avvinarmi, farmi sotto anche solo per guardarla da vicino o meglio ancora per aiutarla con le mani o con la bocca, ma capisco che il gioco di ruoli vuole che io assista alla lezione fino in fondo. Lei vuole così ed in fondo lo voglio anche io che godo con la testa e con gli occhi, anche quelli della mente. Sento dolore ed il cazzo che pulsa dentro le mutante, costretto dall’elastico e dal bordo dei pantaloni, ma quella visione è troppo erotica per poter essere interrotta. La lascio continuare a giocare e lei, che sembra aver capito, pur nell’eccitazione che le sta montando, con uno sguardo perso e umido sembra aver capito ed annuisce con la testa al suo scolaretto.
Da dietro la chaise longue Giulia tira fuori un oggetto oblungo e scuro. Sembra un dildo, ma a guardarlo meglio è una zucchina. Lunghezza giusta e non esagerata, quello che ci vuole in questo frangente. Ne introduce la punta in bocca ed oscenamente mima un pompino guardandomi negli occhi. Io la guardo a questo punto con occhio più distaccato. Non mi sento solo spettatore della performance ma anche partecipe protagonista. Chiede con gli occhi il mio assenso ed è quello che le concedo con un sorriso ed un breve cenno del capo.
Solo allora Giulia lecca il corpo della zucchina per l’ultima volta, lo distacca dalla sua bocca lasciandone colare un filamento di densa saliva, poi ci ripensa e con l’altra mano ne raccoglie il secondo capo che accompagna nella sua bocca aperta. Il tutto sempre guardandomi negli occhi e cercando la mia approvazione. In quel momento percepisco che se non lo permettessi lei non proseguirebbe nel gioco. Nel nostro sottile gioco di sguardi abbiamo convenzionalmente stabilito che quello rappresenta il mio cazzo. Rimane sospesa e colgo un attimo di terrore nei suoi occhi, quasi dolorante per l’orgasmo che le monta ha bisogno del cazzo per venire, ma aspetta che glielo conceda. Segue ulteriore mio mezzo sorriso, questa volta con brevissima chiusura delle mie palpebre come al termine di un orgasmo molto intenso e quindi il cenno del capo. E ancora penso alla voce di Sting:
I will turn your face to alabaster,
Then you'll find your servant is your master.
Solo ora lei può introdurre la zucchina dove meglio crede. Il gioco precipita. Il ritmo incalza. Con una mano si masturba la fica con la zucchina roteandola ed inserendola alla ricerca del punto migliore dove farla battere. La vedo uscire fuori lucida di nuovi succhi e nuova lattiginosa melassa per poi scomparire di nuovo quasi a slogare il polso. L’altra mano disegna cerchietti sempre più piccoli e veloci intorno al clitoride con la punta del dito. Quel dito; ornato dall’anello a fascia.
Ora sono io che muovo i fili, stabilisco il ritmo della penetrazione e della stimolazione del dito, come fossi un direttore d’orchestra. Giulia segue i miei occhi e la mia testa guardandomi fissa ma sempre più rapita dal suo piacere. Se scuotessi la testa da destra a sinistra sarebbe capace di arrestare tutto, ma risulterebbe una punizione troppo crudele.
La vedo in un sussulto crescente cominciare a tremare, tira fuori la sua lingua e quasi la morde con i denti da quanto stringe la bocca. Ogni muscolo del suo corpo freme ed è teso a quell’unico obiettivo. Ed io assecondo con sguardo compiaciuto il suo piacere. Infine non resiste e con un ultimo scatto del ventre verso l’alto grida il suo orgasmo e finisce in un gemito lamentoso e dolcissimo. Il petto fuoriesce dal corsetto per il respiro affannoso e le gambe ora sono distese sulla chaise longue.
Mi libero dai legami dei piedi e delle mani e solo ora la raggiungo sedendomi accanto e ricoprendola di baci ovunque. Termino tuffandomi sul suo clitoride con la lingua ed uno spasimo di eccessiva sensibilità la fa lamentare e la scuote nuovamente.
Then you'll find your servant is your master.
And you'll be wrapped around my finger.
Quella mattina dovevo andare da un cliente per proporre un nuovo progetto di organizzazione del Gruppo sotto il profilo delle scatole e delle scatolette. Qui gli immobili, qui le vendite al dettaglio, qui i progetti speciali, insomma un bel lavoro di preparazione, fatto di discussioni e limature, che ora passava finalmente alla fase realizzativa. In macchina casualmente avevo un cd dei Police che suonavano Wrapped around your finger. Vi ricordate il video in stile vagamente gotico, con i candelieri alti e i ceri grandi accesi? Quello. Mi scopro a sussurrare dietro la musica che corre e focalizzo la mente, per distrarla dalla tensione dell’incontro di lavoro, sulle parole del testo:
Hypnotized by you if I should linger
Staring at the ring around your finger
Sono arrivato. Ripasso il discorso preliminare di presentazione, prendo la borsa col pc che contiene tutte le charts ed entro.
Arrivo nella stanza del nuovo AD che conosco, il quale mi saluta e mi presenta la nuova assistente ai Progetti Speciali. La Dottoressa Manarei, che si fa dare del lei per sembrare ancora più professionale, mi porge il biglietto da visita dove leggo il nome Giulia Maria. Perfettamente in tiro per la posizione ricoperta veste sobrio e ricercato. Tailleur Tasmanian chiaro con gonna dritta appena sotto il ginocchio, camicetta candida di Oxford leggero aperta al secondo bottone dove, sotto il bavero sinistro si intravedono le iniziali in maiuscoletto bold blu G. M. M., cinturina impercettibile grigia alla vita, calze bianche molto ricercate rilucenti sotto i raggi solari dell’ufficio, scarpe naked toe altine grigia, in tinta come il resto. Non perde un pelo e te lo fa anche pesare. Parrebbe un perfetto prodotto di business school americana, fredda e determinata, se non fosse per quel guizzo che le colgo nello sguardo profondo, qualcosa che ha il potere allo stesso tempo di turbarmi e di intimorirmi, nonostante la differenza di età a mio favore. Una fluente, liscissima, chioma rosso tiziano le adorna il volto: sono capelli molto forti, spessi e voluminosi che seguono e si adagiano sulle spalle, solo divisi a metà testa da un accenno di pettinatura. Ha due brillanti piccoli ai lobi in montatura oro bianco e un anello a fascia liscio al medio destro. Una fascia strana, alta oltre due centimetri, la quale stona con lo stile minimalista che si vorrebbe dare la proprietaria, con al centro l’incisione di un triangolo equilatero ed una squadra.
Strano, due simboli massonici indosso ad una donna, penso tra me e me, ma mi concentro subito sulla presentazione.
La riunione procede fluida e filata, facciamo una breve pausa caffè in piedi intorno alle undici. In quell’occasione noto che GMM, da ora in avanti la chiamerò così, ha uno spacchetto di circa dieci centimetri nel posteriore della gonna dal quale fa capolino un’importante balza di pizzo bianco, primo tocco di femminilità nell’algida figura che ho di fronte.
Improvvisamente entra nella stanza, previa sommessa bussata, la segretaria dell’AD che gli annuncia la call delle 11,30 cui non era previsto dovesse prendere parte, ma alla quale dovrà partecipare. L’AD annuncia dispiaciuto che dovremo continuare da soli e che dovremo trasferirci in altra stanza. GMM ed io, prendiamo tutto il materiale e ci trasferiamo. Colgo un lampo nei suoi occhi quando, durante il trasferimento lungo il corridoio, mi propone di chiamarla GM e basta, accompagnando la frase con un gesto tipicamente femminile con il quale aggiusta i capelli dietro all’orecchio destro. La guardo negli occhi e sorrido compiaciuto dicendo che da quel momento sono per lei Alessandro.
Continuiamo fino alle 13, ora in cui arrivano dei panini e dell’acqua. Mangiamo e continuiamo a parlare di lavoro. Io difendo le mie posizioni e rispondo alle legittime richieste di chiarimenti, annoto mentalmente le modifiche da apportare al progetto, sempre guardandola negli occhi attraverso i suoi occhiali, neri rettangolari e sottili, perfettamente tagliati per il profilo senza fronzoli di GMM. Lei incalza, fa osservazioni molto pertinenti ed in un paio di occasioni colgo quasi un sottile piacere nel suo sguardo dopo che ha espresso una critica costruttiva od un suggerimento. Per stemperare i toni e distendere gli animi – dopo oltre 4 ore di presentazione ho bisogno di una pausa mentale – faccio un apprezzamento tra il curioso e l’interessato sull’anello a fascia, quello con il triangolo e la squadra.
Simboli massonici che difficilmente si trovano in oggetti femminili, osservo. GMM ha quasi un sussulto; piacevolmente distende la gamba ed alza la punta della scarpa destra gigioneggiando un solo momento col tacco saldamente piantato a terra. Poi, continuando a guardare la mano con l’anello, allineata con la punta del piede che esce dalle naked toe, dice: ” E’ un oggetto di famiglia che porto in ricordo del nonno materno”.
Torniamo a sedere ed accavalla sensualmente le gambe, mi becca a sbirciare il bordo di pizzo delle calze che fa capolino dalla gonna e lei non perde l’occasione di rimarcare il momento con un sorrisetto tipico della maestra che ha beccato l’alunno impreparato. Un lampo e la mia mente va alla canzone dei Police:
I have only come here seeking knowledge,
Things they would not teach me of in college.
I can see the destiny you sold,
turned into a shining band of gold.
“Mi piacerebbe vederne altri se ne hai, Giulia” - dico io con sorriso ammiccante. Registro un’altra aggiustatina ai capelli dietro l’orecchio, indice questa volta di imbarazzo, seguita da un sorriso largo e disteso. GMM lascia cadere la proposta senza rispondere e ricominciamo a parlare di lavoro.
Alle sedici circa finiamo e ci salutiamo dandoci appuntamento per la settimana seguente in vista della versione finale del progetto. Passo a salutare l’AD e mi incammino all’uscita.
Entro in macchina e ripartono i Police, stavolta reali, non nella mia testa:
I'll be wrapped around your finger.
I'll be wrapped around your finger.
Mephistopheles is not your right name,
But I know what you're up to just the same.
Bip Bip. Sms fulmineo e dirompente. Foto in dettaglio della mano con l’anello a fascia, chiarissimo e nitido il triangolo; piacevole stupore nel vedere le dita della mano appoggiate sulla balza di pizzo delle calze bianche. In coda otto telegrafiche parole: ore 20, stasera, Via Missori 31 int C.
Continuo a canticchiare il refrain, colpito nell’ego dalla proposta, scoprendomi il cuore che batte per il mistero che potrebbe aspettarmi.
Alle venti in punto mi presento e suono con un piccolo mazzo di fiori di campo che stridono con la perentorietà dell’invito. Il palazzo di fine ottocento ha una grossa scala con statue e nicchie. Arrivo davanti alla porta, al secondo piano e la scopro socchiusa.
Nessuno all’apparenza. Entro e mi fermo appena sull’ingresso. GMM mi accoglie da dietro la porta con un shhh e mi benda. Sto al gioco e sento la sua mano che prende la mia guidandomi nel corridoio. Non una parola; mi toglie i fiori dalla mano e mi fa accomodare su una poltrona che, scoprirò poi, essere settecento imbottita con schienale alto e braccioli di legno. Mi siedo sempre bendato.
GMM mi dice: “Cosa ti ha condotto qui e cosa desideri di più adesso?”. “La ricerca del piacere dell’ignoto; desidero vederti, Giulia”., rispondo con la gola secca.
Sento dei tacchi che echeggiano nella stanza, profumi vagamente floreali ma non riesco a focalizzare la mente sul gioco che mi vede comprimario. Sento il contatto di una mano femminile che mi prende un polso, lo appoggia al bracciolo di legno della sedie e lo lega non stretto con un panno frusciante. Viene legato anche l’altro polso e quindi i due piedi all’altezza delle caviglie. E’ una sensazione nuova, per me inesplorata, che desta pensieri torbidi e timore allo stesso tempo. La benda e la privazione della luce mi danno una sensazione di impotenza unite al blocco dei polsi e delle mani. Potrei alzarmi, gridare, portare via la sedia dietro di me. Seppure scomodo nei movimenti e buffo nell’incedere potrei svincolarmi da quei legami. Eppure non oso parlare e non mi muovo, in attesa degli eventi. I miei sensi risultano potenziati; ora distinguo l’odore di candele che bruciano così come quello delle essenze floreali prima mischiate. Nella mia mente immagino l’ambiente che mi circonda scarsamente illuminato da alcuni candelieri come nel video dei Police. Ogni suono mi crea un piacevole sussulto, mentre sento una presenza femminile – presumibilmente GMM – che aleggi ora a destra, ora a sinistra in una sorta di balletto per me voluttuoso. Non immagino come sia vestita ma percepisco il frusciare di un tessuto per terra.
Nuovamente la mano femminile, questa volta mi carezza una guancia e mi bacia sotto il collo vicino al colletto della camicia. La vena giugulare comincia a pulsare, anche se la camicia è comoda, ma la mano non sembra volermi dare il sollievo di slacciarla. La bocca continua a baciare e a leccarmi il collo da destra a sinistra e poi, spostandomi in avanti anche dietro e vicino alle orecchie. E’ un crescendo di sensazioni piacevoli, esaltate dal mancato contatto visivo e portate al culmine da un intenso profumo secco tipicamente femminile che aleggia intorno a me. Continuo a sentire nelle orecchie la voce di Sting:
I'll be wrapped around your finger.
I'll be wrapped around your finger.
Ora i tacchi ed il profumo sembrano allontanarsi e poi ritornano, ma non sento più il frusciare del tessuto a terra quando si spostano. Me la immagino nuda ed ho un’erezione tremenda e dolorosa. La mano si avvicina alla mia bocca e la dischiude. Sento l’unghia laccata color mattone che tanto mi ha rapito durante l’incontro di lavoro della mattina, puntarmi sul labbro superiore per aprire meglio la bocca. La apro di più e sento il solletico dell’unghia sotto il palato: è solo un lampo, poi esce e sento arrivare un piccolo cioccolatino che scopro essere ripieno di una fragola. Assaporo lentamente la dolce sensazione mentre la bocca riprende a baciarmi il collo alternando piccoli morsi a leccate profonde. Deglutisco e l’unghia mi riapre il labbro superiore, subito seguita da un contatto freddo e rotondo. E’ un calice, un bicchiere che si alza e riversa del vino mosso secco nella mia bocca. La regia è sapiente e dosa il liquido evitando che possa andarmene troppo in gola. Inevitabilmente mano e bocca non sono coordinate e una minima parte mi cola lungo la guancia e sul collo. Interviene la bocca femminile che voracemente succhia e pulisce ogni goccia delle bollicine.
Poi sento che mi sale a cavalcioni sulle gambe e sulle braccia. Poiché la sedia hai dei braccioli risulta più alta di me e me ne accorgo dal profumo della pelle che si avvicina alla mia faccia e dalla sensazione di morbido che irrompe sulla mia guancia. Mi sta accarezzando con un seno. Me lo ritrovo ovunque e tiro fuori la lingua per leccarlo, le labbra ne seguono il profilo. Allungo la lingua e ne catturo il capezzolo indovinandone la posizione: è mio, lo lecco, lo succhio e lo mordo leggermente strappandole mugolii di piacere. Ora preme nella mia bocca quasi voglia che me ne nutra ed in effetti lo faccio eccitandomi e sentendola eccitata. Sono in delirio sensoriale e la cosa che più mi colpisce è il sentire un respiro sempre più ritmato e forte provenire da quella bocca.
Abbiamo bevuto entrambi lo stesso vino e tutti e due ne sentiamo arrivare i piacevoli effetti. Ne arriva ancora e ne bevo volentieri deglutendo, lasciandone cadere, stavolta volutamente, una parte dal bordo della bocca. Puntuale la sua bocca interviene e stavolta la sento fremere nel ripetere l’operazione. Forse ha percepito che questa azione non è partita dalla sua volontà ma dalla mia e quindi che il gioco si sta facendo piacevolmente interattivo.
Improvvisamente sento che si discosta da me e ne seguo il rumore dei tacchi fino alle mie spalle.
Ripete la domanda con voce roca e sensuale, sottovoce accostandosi all’orecchio destro che lecca e morde: “Cosa ti ha condotto qui e cosa desideri di più adesso?”. “La ricerca del piacere dell’ignoto; desidero vederti, Giulia”. Questa volta la richiesta viene esaudita e la fascia che mi ha bendato gli occhi per un tempo indefinito, finalmente cade davanti a me.
Non la vedo ancora, posso percepire invece l’ambiente circostante, i candelabri alti come persone, la luce tremolante che emanano e davanti a me una chaise longue in cuoio invecchiato trapuntato.
Ora mi vedrai ma non potrai toccarmi o muoverti. Potrai soltanto godere con gli occhi e con la mente.
Giulia mi appare dalla destra e mi coglie in uno stato di eccitazione totale. Ho l’uccello che pulsa letteralmente dentro i pantaloni e la mia eccitazione è talmente evidente da apparire oscena. Mi sento le lacrime agli occhi e la gola secca.
Le calze bianche e virginali del mattino hanno lasciato il posto a quelle di colore nero trasparente. Hanno la cucitura dietro. Le scarpe sono più alte ed hanno una punta classicissima. Porta un corsetto nero in seta allacciato dietro. Il seno è tornato nella sede che le è consona. In punta di scollo, ma prorompe fuori strizzato dal volume minimo del contenitore. I capelli sono raccolti in una coda di cavallo. Porta sempre gli occhiali.
Giulia compie un paio di giri intorno alla chaise longue, indugiando nell’esporre il culo che muove voluttuosamente. E’ un tondo notevole, sodo e prominente che muove pensieri peccaminosi. Le gambe affusolate a turno si piegano e si allungano, raggiungono il bordo dello schienale come in un passo di danza classica; da quella posizione Giulia percorre con le mani la gamba dalla punta della scarpa fino al culo, il tutto restando leggermente di tre quarti e guardandomi intensamente negli occhi per carpire ogni fremito della mia eccitazione.
Ora si inginocchi, dandomi le spalle, oscenamente e stupendamente rivolgendomi il culo e se lo massaggia accostandolo ed allargandolo. Solo adesso che non indossa nemmeno lo stringe percepisco che è completamente depilata. Sempre di tre quarti si bea nel vedere l’eccitazione che mi scintilla negli occhi. La sto letteralmente mangiando, anche se mi accorgo che i miei legami sono pseudo legami e che potrei liberarmene in ogni momento. Sto al gioco cosciente di volerlo continuare all’infinito e timoroso di spezzare l’atmosfera magica che si è creata.
Ora si è distesa con la testa sullo schienale, le gambe allargate e mi guarda. Mi espone vanitosa la sua fica che apre e chiude con le mani. Scosta le grandi labbra e si sofferma sul clitoride. Ora umetta il dito della mano, quello con l’anello a fascia e triangolo, cominciando a toccarsi. L’anello scintilla nella poca luce della stanza con candelieri e mi ritorna in mente ed all’orecchio la voce di Sting.
I can see the destiny you sold,
turned into a shining band of gold.
I'll be wrapped around your finger.
I'll be wrapped around your finger.
Ora potrei liberarmi ed avvinarmi, farmi sotto anche solo per guardarla da vicino o meglio ancora per aiutarla con le mani o con la bocca, ma capisco che il gioco di ruoli vuole che io assista alla lezione fino in fondo. Lei vuole così ed in fondo lo voglio anche io che godo con la testa e con gli occhi, anche quelli della mente. Sento dolore ed il cazzo che pulsa dentro le mutante, costretto dall’elastico e dal bordo dei pantaloni, ma quella visione è troppo erotica per poter essere interrotta. La lascio continuare a giocare e lei, che sembra aver capito, pur nell’eccitazione che le sta montando, con uno sguardo perso e umido sembra aver capito ed annuisce con la testa al suo scolaretto.
Da dietro la chaise longue Giulia tira fuori un oggetto oblungo e scuro. Sembra un dildo, ma a guardarlo meglio è una zucchina. Lunghezza giusta e non esagerata, quello che ci vuole in questo frangente. Ne introduce la punta in bocca ed oscenamente mima un pompino guardandomi negli occhi. Io la guardo a questo punto con occhio più distaccato. Non mi sento solo spettatore della performance ma anche partecipe protagonista. Chiede con gli occhi il mio assenso ed è quello che le concedo con un sorriso ed un breve cenno del capo.
Solo allora Giulia lecca il corpo della zucchina per l’ultima volta, lo distacca dalla sua bocca lasciandone colare un filamento di densa saliva, poi ci ripensa e con l’altra mano ne raccoglie il secondo capo che accompagna nella sua bocca aperta. Il tutto sempre guardandomi negli occhi e cercando la mia approvazione. In quel momento percepisco che se non lo permettessi lei non proseguirebbe nel gioco. Nel nostro sottile gioco di sguardi abbiamo convenzionalmente stabilito che quello rappresenta il mio cazzo. Rimane sospesa e colgo un attimo di terrore nei suoi occhi, quasi dolorante per l’orgasmo che le monta ha bisogno del cazzo per venire, ma aspetta che glielo conceda. Segue ulteriore mio mezzo sorriso, questa volta con brevissima chiusura delle mie palpebre come al termine di un orgasmo molto intenso e quindi il cenno del capo. E ancora penso alla voce di Sting:
I will turn your face to alabaster,
Then you'll find your servant is your master.
Solo ora lei può introdurre la zucchina dove meglio crede. Il gioco precipita. Il ritmo incalza. Con una mano si masturba la fica con la zucchina roteandola ed inserendola alla ricerca del punto migliore dove farla battere. La vedo uscire fuori lucida di nuovi succhi e nuova lattiginosa melassa per poi scomparire di nuovo quasi a slogare il polso. L’altra mano disegna cerchietti sempre più piccoli e veloci intorno al clitoride con la punta del dito. Quel dito; ornato dall’anello a fascia.
Ora sono io che muovo i fili, stabilisco il ritmo della penetrazione e della stimolazione del dito, come fossi un direttore d’orchestra. Giulia segue i miei occhi e la mia testa guardandomi fissa ma sempre più rapita dal suo piacere. Se scuotessi la testa da destra a sinistra sarebbe capace di arrestare tutto, ma risulterebbe una punizione troppo crudele.
La vedo in un sussulto crescente cominciare a tremare, tira fuori la sua lingua e quasi la morde con i denti da quanto stringe la bocca. Ogni muscolo del suo corpo freme ed è teso a quell’unico obiettivo. Ed io assecondo con sguardo compiaciuto il suo piacere. Infine non resiste e con un ultimo scatto del ventre verso l’alto grida il suo orgasmo e finisce in un gemito lamentoso e dolcissimo. Il petto fuoriesce dal corsetto per il respiro affannoso e le gambe ora sono distese sulla chaise longue.
Mi libero dai legami dei piedi e delle mani e solo ora la raggiungo sedendomi accanto e ricoprendola di baci ovunque. Termino tuffandomi sul suo clitoride con la lingua ed uno spasimo di eccessiva sensibilità la fa lamentare e la scuote nuovamente.
Then you'll find your servant is your master.
And you'll be wrapped around my finger.
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