Il convento - 3
di
Hornydoc
genere
gay
La mattina successiva Matteo si svegliò con una erezione poderosa e, miracolosamente, non sentiva alcun dolore: la ferita del prepuzio era già completamente risolta. Constatò con piacere che senza il problema del frenulo corto, il suo fallo si sviluppava più del solito sia in lunghezza sia in larghezza. La cappella, che poteva scoprire completamente, tirando giù la pelle del prepuzio, era lucida e perfettamente tornita. Provò a dare qualche spinta col muscolo pelvico e vide che la verga si gonfiava ulteriormente, rispondendo alla perfezione. Mai si sarebbe aspettato di essere "guarito" dal suo problema in un convento. Scordava, però, che il problema della immagini intrusive nella sua mente restava. Infatti, di lì a poco, tornò a vedere il flusso di sperma. Questa volta, però, vide anche un giovane maschio, completamente nudo, che gli diceva: "Adesso devi godere! Godi!".
In quella bussò alla porta ed entrò padre Camillo. Matteo non fece in tempo a tirar su i pantaloni, e a quel punto restò immobile nella posizione in cui si trovava, sdraiato a gambe larghe sul letto con il cazzo in bella mostra.
Padre Camillo si avvicinò con fare professionale e si mise ad osservare da vicino il punto in cui l'organo sessuale di Matteo era stato "operato" dall'Abate.
"Una cicatrizzazione perfetta. Quel cataplasma di padre Alberico è un vero portento. Adesso si tratta di vedere se la cicatrice regge anche sotto sforzo" e cominciò a tirare verso il basso la pelle della verga di Matteo, dopo averla afferrata saldamente con la mano sinistra. Poi risalì verso l'alto, poi verso il basso e così via, con un ritmo inizialmente lento ma poi progressivamente più veloce. Nel frattempo puntava sempre lo sguardo sul punto critico, e commentava:
"Direi che regge benissimo, anche se provo a dare qualche strattone improvviso". Infatti ogni tanto tirava un poi di più.
"Sì, sì, è proprio a posto. Adesso rimane da verificare solo se sotto la pressione delle spinte eiaculatorie la cicatrice tiene."
Matteo non capiva del tutto quello che padre Camillo stava dicendo e facendo. Quello che capiva e sentiva, però, era che era iniziato un piacere per lui inaspettato, molto diverso da quello della semplice eccitazione provata al risveglio. Somigliava casomai a quello provato mentre Svetonio gli stimolava l'interno del culo, ma questo era ancora diverso, più diretto, più immediato. Ogni su e giù della mano di Camillo era come una scossa di piacere, e nel prosieguo sentiva come un'onda crescente. Senza osare dirlo, supplicava mentalmente Camillo di non smettere.
A un certo punto Camillo lo guarda dritto negli occhi e gli disse: "Sento che stai per venire. Vai, senza problemi, sparala fuori tutta, dove schizza schizza." Mentre si sentiva mozzare il fiato dal turbamento di sentire un monaco parlare in quel modo, Matteo sentì l'impennata improvvisa del piacere, che saliva fino a provocare una vera e propria eruzione di sperma. Matteo si concentrò sulla sua cappella, che sprizzava liquido bianco, denso e caldo ovunque. Fu scosso da un fremito per tutto il corpo, chiuse gli occhi e sentì che padre Camillo continuava a menargli la verga, più lentamente, accompagnando le ultime spinte liberatorie, fino a lasciarlo poi libero. L'asta reclinò in avanti, ma resto per diversi minuti ancora in semi-erezione.
Matteo era doppiamente sconvolto, sia per avere scoperto il modo semplicissimo per procurarsi quel piacere supremo, sia per la disinvoltura con la quale gli uomini di quel convento si prendevano totale confidenza sessuale con lui. Era evidente che quel luogo, più che un luogo di preghiera e dedizione alla fede cristiana, era un luogo di godimento sessuale sfrenato... ogni inibizione e ogni senso del pudore o del peccato sembravano essere cancellati, nei comportamenti sia dell'Abate Svetonio, sia di padre Camillo.
"Adesso datti una ripulita e poi preparati per uscire. Dovrai passare dal rito di iniziazione nell'aula magna, al cospetto di tutti i monaci. Ti consiglio, per predisporti nel modo migliore, di infilarti nel culo uno dei butt plug che trovi nel cassetto del comodino. Una volta infilato, sta dentro da solo senza bisogno di trattenerlo".
Matteo restò sbigottito da quella frase. Padre Camillo uscì dalla cella senza aggiungere altro.
In quella bussò alla porta ed entrò padre Camillo. Matteo non fece in tempo a tirar su i pantaloni, e a quel punto restò immobile nella posizione in cui si trovava, sdraiato a gambe larghe sul letto con il cazzo in bella mostra.
Padre Camillo si avvicinò con fare professionale e si mise ad osservare da vicino il punto in cui l'organo sessuale di Matteo era stato "operato" dall'Abate.
"Una cicatrizzazione perfetta. Quel cataplasma di padre Alberico è un vero portento. Adesso si tratta di vedere se la cicatrice regge anche sotto sforzo" e cominciò a tirare verso il basso la pelle della verga di Matteo, dopo averla afferrata saldamente con la mano sinistra. Poi risalì verso l'alto, poi verso il basso e così via, con un ritmo inizialmente lento ma poi progressivamente più veloce. Nel frattempo puntava sempre lo sguardo sul punto critico, e commentava:
"Direi che regge benissimo, anche se provo a dare qualche strattone improvviso". Infatti ogni tanto tirava un poi di più.
"Sì, sì, è proprio a posto. Adesso rimane da verificare solo se sotto la pressione delle spinte eiaculatorie la cicatrice tiene."
Matteo non capiva del tutto quello che padre Camillo stava dicendo e facendo. Quello che capiva e sentiva, però, era che era iniziato un piacere per lui inaspettato, molto diverso da quello della semplice eccitazione provata al risveglio. Somigliava casomai a quello provato mentre Svetonio gli stimolava l'interno del culo, ma questo era ancora diverso, più diretto, più immediato. Ogni su e giù della mano di Camillo era come una scossa di piacere, e nel prosieguo sentiva come un'onda crescente. Senza osare dirlo, supplicava mentalmente Camillo di non smettere.
A un certo punto Camillo lo guarda dritto negli occhi e gli disse: "Sento che stai per venire. Vai, senza problemi, sparala fuori tutta, dove schizza schizza." Mentre si sentiva mozzare il fiato dal turbamento di sentire un monaco parlare in quel modo, Matteo sentì l'impennata improvvisa del piacere, che saliva fino a provocare una vera e propria eruzione di sperma. Matteo si concentrò sulla sua cappella, che sprizzava liquido bianco, denso e caldo ovunque. Fu scosso da un fremito per tutto il corpo, chiuse gli occhi e sentì che padre Camillo continuava a menargli la verga, più lentamente, accompagnando le ultime spinte liberatorie, fino a lasciarlo poi libero. L'asta reclinò in avanti, ma resto per diversi minuti ancora in semi-erezione.
Matteo era doppiamente sconvolto, sia per avere scoperto il modo semplicissimo per procurarsi quel piacere supremo, sia per la disinvoltura con la quale gli uomini di quel convento si prendevano totale confidenza sessuale con lui. Era evidente che quel luogo, più che un luogo di preghiera e dedizione alla fede cristiana, era un luogo di godimento sessuale sfrenato... ogni inibizione e ogni senso del pudore o del peccato sembravano essere cancellati, nei comportamenti sia dell'Abate Svetonio, sia di padre Camillo.
"Adesso datti una ripulita e poi preparati per uscire. Dovrai passare dal rito di iniziazione nell'aula magna, al cospetto di tutti i monaci. Ti consiglio, per predisporti nel modo migliore, di infilarti nel culo uno dei butt plug che trovi nel cassetto del comodino. Una volta infilato, sta dentro da solo senza bisogno di trattenerlo".
Matteo restò sbigottito da quella frase. Padre Camillo uscì dalla cella senza aggiungere altro.
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