Lealtà
di
genidirazza
genere
tradimenti
E’ lungo il percorso per arrivare al mare: quasi mille chilometri in auto sono una tirata enorme che a malapena si riesce a concludere in due giorni di marcia forzata. Fortunatamente siamo in quattro e neppure tanto taciturni. Io, Michele, professore di latino e greco nel prestigioso Liceo cittadino, quasi cinquantenne, da tempo apprezzato per varie situazioni, non lesino le mie tiritere per alcuni anche noiose; mia moglie, Alessandra, quarantacinquenne di bellissima presenza, matura, piena, con un seno da esposizione, gambe statuarie, un culo da favola e un viso da bellezza rinascimentale tutto da ammirare, segretaria in uno studio legale parla meno ma non rinuncia ad intervenire con garbo; Adele è la nostra primogenita, ventitré anni, al limite della laurea in legge, bellissima donna con tute le sue cosine al posto giusto, si fa ammirare moltissimo quando esibisce la sua grande bellezza, ma si fa apprezzare soprattutto per la vivace intelligenza e il brillante eloquio; Francesco, il secondo, vent’anni, una carriera universitaria zoppicante ma non cattiva, anche lui in giurisprudenza, un poco più musone e taciturno, ma attento e partecipe.
Per una serie di piccoli eventi capitati nella cerchia di amici, per quasi tutto il viaggio si parla di fedeltà, di corna, di impegni matrimoniali e di rottura delle promesse. Adele afferma che è retrogrado e primitivo prendersela per una sbandata, di lei o di lui, senza riflettere che il bisogno di trasgredire è connaturato all’uomo. Io cerco di obiettare che il problema è il rispetto dei rapporti umani e dei contratti che inevitabilmente li regolano. “Hai un fidanzato? Ti è caro? Hai un impegno d’amore con lui?” “Si, ma questo non lo può autorizzare, se mi capita di farmi una sveltina al mare, a condannarmi e gettarmi la croce addosso come adultera. E’ soltanto un ravvivare una vacanza!” “Bene. Tu hai stretto con lui un rapporto d’affetto che è anche di amicizia, che è anche di rispetto. Tra le altre cose, è prevista, pregiudizialmente, la lealtà assoluta. Ora se tu ti metti d’accordo che, andando in vacanza, ti liberi dagli oneri comuni e, se ti capita, ti diverti, lui non può recriminare. Se non lo fissate prima, ma tu gli telefoni per dirgli che hai un prurito, che te lo fai grattare e che poi valuterete le conseguenze, il principio di lealtà è rispettato, mantieni fede alla promessa di amicizia e tutto è normale. Se però lo fai senza avvertire e poi lui lo scopre, allora scusa ma il tuo comportamento è da fedifraga e quindi colpevole. Non ti pare?”
“Si, forse è così; ma quando ci sei dentro, mica ti vai a preoccupare di chi resta fuori: scopi e basta; l’altro, meno sa, meglio è.” “Però, se il gioco si scopre, ne accetti le conseguenze fino in fondo. “Va bene, me ne trovo un altro!” “E se la cosa capita a tua madre? Se ne cerca un altro anche lei? E voi figli? E Gli impegni del matrimonio? Le norme non possono valere ad personam; devono essere generali e valere per tutti: mi spiace che una laureata in legge salti questo passaggio.” “Oh, insomma, solo per dire che pretendi da mamma la fedeltà assoluta!” “No, carina! Ho detto lealtà e spero che il tuo vocabolario segni la differenza.” “Oh, bella; io non ti direi niente.” “Rischieresti molto e faresti rischiare anche gli altri.” “Perché?” “Prima ipotesi. Uno scatto violento e un raptus omicida; sentirsi traditi dalla persona di cui ci si fida di più può scatenarlo. Seconda ipotesi: divorzio immediato, scandalo e problemi di riassetto di una famiglia. Devo andare avanti?” “Senti, io non so questa donna come faccia a sopportarti. Io non ce la farei. Se mi prude, me la faccio grattare. Punto e basta.” “Spero che non commetterai mai l’errore di sposarti: per il tuo bene e per il quieto vivere.”
Alessandra ha taciuto tutto il tempo. Adele cerca di stuzzicarla. “Mamma, tu che ne dici?” “Io dico che se assumi un impegno hai il dovere di mantenerlo, ad ogni costo. Davanti al sindaco, e poi davanti al prete, tu giuri il rispetto e la lealtà. Quindi, dovresti mantenere questi impegni. Se non ci riesci, onestamente denunci il contratto matrimoniale, chiedi il divorzio e ti fai venire tutti i pruriti del mondo. Se si tratta di una sola occasione, sono d’accordo che parlarne prima rende tutto più semplice e forse rafforza la fiducia reciproca.” “Si vede che siete vecchi!” Fortunatamente la meta non è lontana e possiamo dedicarci ad altri progetti per le vacanze. Conosciamo il posto, un villaggio turistico costruito molti anni fa, dove da qualche anno ci troviamo assai bene e certe abitudini si sono ormai inserite a perfezione nel nostro modo di vita, sicché riusciamo anche ad evitare le folkloristiche esagerazioni e a goderci al meglio la vacanza. In pochi minuti ci siano sistemati ed abbiamo attrezzato il bungalow; i ragazzi corrono al punto di ritrovo, che comprende anche il bar, e noi genitori ci preoccupiamo dell’attrezzatura per il mare. Ci ritroviamo a sera nel posto di ristoro per una pizza, visto che cucinare in casa non è consigliabile, dopo un lungo viaggio.
Mentre aspettiamo le pizze, Adele mi fa. “Se dovessi tener conto dei tuoi discorsi, dovrei avvisare il mio moroso che c’è aria di corna, vista la fauna giovanile presente quest’anno!” Sorrido anche se il tipo di atteggiamento non mi piace; ma è Francesco che le tira la mazzata assolutamente imprevedibile. “Mi sa che dovrai invece decidere il cambio della guardia!” e, mentre parla, le indica una foto sul suo telefonino: incuriosito, accendo il tablet e clicco sul sito che sta guardando: la foto mostra un gruppo di giovani decisamente disinibiti, tra i quali spicca una coppia che apertamente copula in spiaggia sotto gli occhi di tutti. Alessandra sbircia e sbotta. “Cristo, quello è il ragazzo di Adele!” Lei è già scattata in piedi e pesta con violenza sui tasti del telefonino. Le urla si sentono da grande distanza, mentre lo apostrofa con un linguaggio da caserma e lo licenzia come l’ultimo degli sguatteri in un castello nobiliare. Vorrei commentare acidamente, ma mi rendo conto che non è il caso e me ne sto zitto. E’ lei però a parlare. “Avevi ragione: il raptus omicida è da mettere in conto. Meno male che ci sono mille chilometri.” “E meno male che era solo un flirt giovanile; immagina se fossi stata sposata con questo signore!”
“Devo quindi augurare a te che non ti capiti con tua moglie. Il raptus è stato davvero forte!” “Lascia in pace tua madre, della quale mi fido ciecamente: sono convinto che, se dovesse trovarsi in una particolare situazione, saprebbe èparlare in tempo. Invece, vorrei raccomandare a te di no tappare un errore con un altro errore.” “Cosa vuoi dire?” “Divertiti, figlia mia, scopa quanto vuoi, usando tuta la prudenza necessaria. Attenta a non innamorarti prima di essere certa di chi è l’uomo che ami; e soprattutto, non inventarti un amore estivo per compensare l’amore finito. Scopa, ma senza impegno!” “Cazzo, pa’, mica ti facevo così saggio e disponibile. Hai ragione. Vivere per me e godermi la vita, ma con raziocinio, e solo per me. Grazie!” La giornata è stata lunga e dura; ci rifugiamo nel bungalow e io mi fiondo a letto, Alessandra mi segue e mi abbraccia; vorrei fare l’amore, ma non ne ho la forza; glielo dico baciandola; lei capisce, mi accarezza il viso e si accoccola a fianco; scivolo lentamente nel sonno e faccio una lunga tirata fino al mattino seguente, quando mi sveglio per l’intenso chiarore del sole che è veramente potente, da quelle parti. Non c’è nessuno; sono tutti al mare.
Trovo mia moglie sotto l’ombrellone che ci è stato assegnato e mi sdraio a leggere il giornale; mi avverte che i figli sono in giro e torneranno per pranzo. Concordiamo che almeno per oggi è meglio pranzare al punto ristoro che stare a spignattare. Vado a bagnarmi per contrastare il sole cocente e, dall’acqua, osservo un ragazzo ben piantato, molto palestrato che si accosta a mia moglie ed attacca bottone; la cosa non mi turba affatto e mi lascio andare al piacere dell’immersione. Quando riprendo contato con la spiaggia, mia moglie non è più sulla sua sdraio e al suo posto c’è mia figlia Adele. Vado verso l’ombrellone e mentre mi asciugo Adele mi chiede. “E mamma?” “Stavo per chiedertelo io. L’ho lasciata dieci minuti fa al tuo posto; mentre ero in acqua si è avvicinato un tizio, mi sono distratto e non c’era più.” Mi stesi al sole e passò più di un’ora senza che Alessandra desse cenni di vita. A quel punto, Adele la chiamò al telefonino ma le risposero solo suoni confusi e nervosi, come di chi non respirasse bene. Ci guardammo stupiti. Dopo pochi minuti, la vedemmo comparire da dietro alcuni scogli: appariva alqiuanto sonvolta e il suo trucco perfetto non lo era per niente.
“Esagero se temo che sia cominciato un brutto momento?” “No, sono d’accordo: ci sono tutti i tratti per una sveltina in spiaggia!” Intanto, passò anche il giovanotto che avevo visto con lei e Adele accennò un saluto con la mano. “Lo conosci?” “E’ uno degli animatori, ma non so neppure come si chiami.” “Lo puoi anche chiamare l’amante di mamma: non sbagli.” “Ah!” Intatnto adele è arrivata all’ombrellone e arranca come dopo una lunga corsa. “Che faticaccia, camminare tra gli scogli!” “Come mai? Hai qualcosa da dirmi?” “No, cosa vuoi che ti dica, sono andata a fare due passi … “ “ … e per poco non soffocavi … chissà cosa avevi in bocca!!!! Mamma, forse è meglio parlare, se ricordi quel che si è detto in macchina.” “Ma di che dovrei parlare? Io non ho niente da dire!” “E invece dovresti proprio parlare, se non vuoi rovinarci la vacanza!” Luigi era apparso all’improvviso. “Cosa intendi dire?” “Mamma, mi dispiace. Lo hai voluto tu!” e ci mostra delle foto che ha scattato col telefonino da cui è chiaro perché la mamma ha l’affanno e il trucco disfatto: appare in pieno congresso carnale, con escursione orale, coll’animatore, dietro gli scogli.
Lei si mette le mani in faccia disperata; io chiudo le sedie, raccolgo gli effetti nostri e mi avvio al bungalow; mi seguono per inerzia; Alessandra chiude la fila. Al bungalow, comunica che si torna a casa. “No, papy, non si torna a casa e ti spiego perché. Tu devi chiedere il divorzio: questo è chiaro e adesso capisco anche bene il tuo discorso in macchina. Una troia così si lascia perché ha tradito la fiducia, non per la scopata o per pompino. Ma lei ha un reddito di 400 euro mensili contro i tuoi 4000; qualunque giudice le assegnerebbe un sussidio per alimenti, ma vivrebbe malissimo. Se il giudice è intelligente, obbliga te a tenerla in casa, non più come convivente ma come colf con tutti gli obblighi della massaia e da separata in casa. Se lo decidi tu, risparmi tempo, fatica e denaro. Lei si impegna, per iscritto, a restare in casa trattata da cameriera e tu la mantieni come mantieni noi due, che devi mantenerci per legge. Se non la vuoi, non la scopi mai più, ti trovi tutte le amanti che vuoi, te le porti in casa e te le scopi lasciandola a guardare ai piedi del letto e a servire da schiava anche le tue amanti. Credimi, è deliziosa, come vendetta.”Il trambusto ha catturato l’attenzione dei proprietari e uno di loro, che mi conosce bene, chiede conto; gli mostro le foto.
Non apre bocca; ordina qualcosa e due assistenti prendono per le braccia l’animatore e lo trascinano via. “Non potete farlo!” urla il malcapitato. Il proprietario lo ferma e gli alita sul viso. “Se te ne vai, te ne vai coi tuoi piedi; se fai resistenza, te ne vai coi piedi davanti!” L’altro capisce l’antifona (coi piedi in avanti se ne vanno i morti) e scappa via in costume abbandonando anche i suoi effetti. Il proprietario si rivolge a me. “Sono desolato. Il mio personale è sempre correttissimo. Se volete andare via, vi rimborso fino all’ultimo centesimo. Se volete avere la cortesia di restare nostro ospite, cercheremo di aiutarvi a dimenticare una brutta vicenda.” “Mi lasci consultare i miei figli.” Adele si assume il compito di parlare ad Alessandra. “Senti, mamma, hai sentito quel che ho detto a papà? L’hai capito? Accetti di fare la serva in casa nostra o vuoi affrontare una causa di divorzio?” “Ho commesso un errore e l’ho peggiorato negando; ma è stato solo un momento di debolezza. Io amo mio marito e amo voi. Non voglio divorziare. Sarò la vostra schiava, se lo volete; ma non me ne vado dalla nostra casa.” “Papà? Che fai?” “Senta, restiamo e chiudiamo l’episodio cercando di dimenticarlo.” “La ringrazio molto, professore, grazie veramente.”
Andiamo a pranzo, perché l’ora è ormai passata e, quasi per festeggiare, mangiamo pesce a volontà (e ci costa anche poco, perché cercano di rabbonirci); poi ci ritiriamo nel bungalow. Viene il momento di decidere come sistemarci nelle due camere da letto. “Pa’, dato per scontato che nel lettone con mamma non ci vuoi dormire, le ipotesi sono poche; o mamma va a dormire al mio posto con Luigi e io vengo nel lettone con te o tu vai nel mio lettone e io dormo con mamma nel lettone.” “Io in un lettino non ci riesco, a dormire!” “Allora, vengo a letto con te e non ti garantisco che non ti provocherò a scoparmi!” Sorrido e le do un buffetto, ma qualcosa nel suo sguardo mi suggerisce che non è stata solo una battuta. Non trovo pace, nel letto: è troppo cocente la delusione, dopo che poche ore prima avevamo appunto chiarito quel punto esatto dei rapporti; mi agito come un ossesso e più volte finisco addosso ad Adele che alla fine mi abbraccia, mi si stringe contro e mi pianta il ventre contro l’inguine provocandomi un’involontaria enorme reazione. “Lo vedi che non si resiste, quando ci prude?” Mi sveglio di soprassalto e mi accorgo con orrore di essere abbracciato a mia figlia col cazzo duro che le picchia sulla figa, appena coperta da un perizoma.
“Questo posto lo può occupare solo tua moglie, il tuo amore. Che si è fatta una sveltina e ha avuto la prudenza di farlo sborrare in bocca: roba che una doccia lava. Scopatela, stammi a sentire, trattala da cagna, da serva, da schiava, scarica tutta la tua rabbia violenta e non perdonarla, ma umiliala. Servirà a scaricarti, prima di ripensare il tutto!!!” Se ne va , subito dopo, entra tremante Alessandra che cerca di sdraiarsi il più lontano possibile da me rannicchiandosi quasi a scomparire. Mi piace, mi è sempre piaciuta; la amo, da sempre; non può una stupidaggine distruggere tutto quello che c’è stato, che c’è tra noi. La prendo per un braccio e la tiro a me; si precipita fra le mia braccia e mi si appiccica addosso; le accarezzo il viso: le lacrime sono insistenti, cocenti, vere; ma non dice una sola parola. La bacio con passione autentica e la sent singhiozzare a mano a mano che le mie labbra scendono verso la bocca. Quando le nostre labbra si attaccano e le lingue si inseguono, la sento stringersi a me con tutto il corpo, mentre continua a piangere. “Fammi tutto quello che vuoi, massacrami, ma non lasciarmi, non privarmi del tuo amore. Ne ho bisogno. Prenditi tutta me stessa ma non mi abbandonare.” Mi dice tra i singhiozzi.
“Abbiamo sempre fatto solo quello che ti dava piacere. Cosa vuoi che facciamo?” “Lo sai, dopo tanti anni, c’è ancora una colpa che devo scontare. E’ arrivato il momento di concederti la verginità del culo: troppo a lungo te l’ho negata e tu hai pazientato. Oggi può ripagare in parte la mia stupida troiaggine.” “Qui c’è il lubrificante, ragazzi. Fatemi vedere quanto siete bravi!” Adele non era andata via. “matta, ma che fai?” “E volevi che mi perdessi la prima vostra scopata dopo la tempesta? Luigi ha addirittura ripreso la trasgressione. Io voglio almeno assistere alla ripresa selle trattative. Mi raccomando: non farle male; a me lo hanno fatto con grande garbo e senza danni!” “Hai il culo rotto?????!!!!!!” “certo, mamma! Preferivi che mi facessi rompere la figa e li facessi sborrare lì? Col culo, vado sul sicuro. Ma voi siete due vecchi bacucchi che non capiscono un cazzo di sesso.” “Senti, rompiscatole; se non la smetti di provocare, io uno di questi giorni te la sfondo, questa fighetta vergine e impertinente; e, visto come racconti le tue eroiche gesta, non mi pentirò neanche per un momento di rubarti il meglio della tua adolescenza.”
“Papà, io ti prendo in parola e la considero una promessa. Prima di rientrare nella bolgia della città, tu mi sverginerai con la mia totale partecipazione; e mi farai sentire completamente donna, come voglio. Giura che lo farai!” “Alessandra, questa nostra figlia è pazza!” “Ti ho già risposto che avrei tanto voluto che fosse mio padre a sverginarmi; la mia vita sarebbe cambiata. Se decidi di farlo, io sarò con voi e cercherò di fare in modo che Adele non dimentichi mai più il momento della deflorazione, esattamente come io non ho dimenticato la mia.” “Vuoi dire che ricordi ancora quando ti ho sverginato?” “Come se fosse in questo momento. E se Adele si decide, vorrei ricordare il momento in cui mi romperai il culo; e voglio che Adele ci sia, per ricordare con lei le emozioni che vivremo.” Ero sconvolto, ma all’improvviso mi trovai in mezzo a due donne che amavo più di me stesso e con la coscienza esatta che l’episodio che aveva scatenato tutto in fondo era piuttosto da benedire che da maledire.” No sapevo come ripartire i miei baci e le carezze: volevo Alessandra, per riprendermi quel corpo che, da mio, per un attimo avevo perso; ma volevo anche impossessarmi di Adele e del suo corpo che altri avevano già posseduto ma che, per sue dichiarazione, era solo mio, solo per me.
“Chiavala!” Adele era imperiosa: aveva fatto stendere supina sua madre, le aveva sfilato il perizoma e le aveva divaricato le cosce; mi tolsi il costume e, a cazzo ritto, mi inginocchiai fra le sue cosce. La solita Adele commentò “Perbacco, che cazzo” Sai quante donne faresti felici se ti dessi da fare: poiché si era chinata su di me, la picchiai col cazzo più volte sul viso e sulle labbra: le aprì di colpo e face sparire in gola metà dell’asta. “Attenzione, benedetta. Ti soffochi!” Mi sorrise, come a dire: ma davvero ci credi?, poi lo succhiò un poco e lo accostò alla vulva di Alessandra che già era abbondantemente umida. “Ti scaldi presto!” Fu il nuovo commento di nostra figlia. “Quando finisce la radiocronaca delle scopate minuto per minuto?” Si appoggiò sulle reni e il cazzo penetrò fino all’utero strappando u urlo alla madre; le prese le caviglie e me le girò dietro la schiena, ottenendo che la penetrazione fosse totale. Sentii un lungo brivido percorrermi il corpo e bruciarmi il cervello l’amore per quella che pochi minuti prima volevo cacciare dalla mia vita. “Ti amoooooo!!!!!” Sussurrò Alessandra avvinghiandosi a me. A quel punto, vlevo il suo culo, volevo la sua verginità, volevo veramente la prova del suo amore.
Le cose non andarono come io pensavo; la nostra diabolica figlia aveva già meditato tutto; accarezzò a lungo la figa e l’ano di sua madre, nonostante il mio cazzo dentro (e non era un piccolo ingombro) e le infilò nell’ano, in successione, due, tre e poi quafttro dita, ogni volta facendole ruotare per allargare l’ano che cedeva volentieri e di suo alla pressione del cazzo in figa. Trattenendo con una mano le caviglie della madre perché non si sganciasse, forzò il cazzo ad uscire dalla figa e spostò la cappella verso il basso, fino al contatto con l’ano. “Guardala in viso mentre la stupri: fissati nella memoria il suo volto mentre la violenti; sarà la cosa più dolce che vorrai ricordare. Anche tu, mamma, ricordati che poi solo quell’immagine ti resterà, il viso del tuo uomo mentre gli dai l’ultima cosa che potevi regalargli. Quando ti sentirai spingere i muscoli interni, spingi come per defecare: ti aiuterà. E Adesso, sondala!!!! VI AMOOOOOOO!!!!! Siete bellissimi; siete i miei amori, siete tutto per me, non mi lasciate mai!” Sentii il cazzo che passava un anello di fuoco ed ebbi quasi paura di averla squarciata. “Amore, come stai?” Non rispose subito; ripetei la domanda, preoccupato. “Non essere in ansia. Ho avuto un po’ male ma ora sto bene e sono felice di essere tua.”
“Adesso, scopala: mettila gattoni, mettila a pecora, sollevala in piedi, fai come vuoi, ma falle sentire che è suo il tuo cazzo e che il suo culo deve rispondere solo a quello; falla godere da morire, amatevi, porca miseria, e smettetela di fare e dire stronzate che fanno male!” “Senti, grillo Parlante, ci lasci scopare almeno due minuti in pace?” Un bacio affettuoso è la risposta. “Non tirarlo via, non uscire da me, non cambiare posizione, amami mentre ti guardi, mentre mi riempio di te, nel culo, nel vente, nell’anima, nel cuore, nella figa. Sento che sto per venire, di culo addirittura; riesci a venire con me?” “E’ un po’ che mi trattengo: avvisami e sborriamo insieme.” “Si … ORA Ecco, ora stiamo venendo insieme … DIO CHE GIOIA SBORRO SBORRRRRRO, Godo, mi dio godo, quanto godooooooo, Quanto ti amo!!!! Sono tua, sono tutta tua, sono sempre stata tutta e solo tua. Perdonami. Sei tu il mio amore e io sono solo tua, per sempre. Ti amo, ti amo, non mi stancherò mai di dirtelo.” Adele è veramente in gamba e, in questo momento, preziosa: si è temporaneamente defilata ed arriva con un asciugamano che sistema sotto le reni della madre. “Attenti all’uscita. Di solito si scatena il tornado.”
Detto fatto, appena Alessandra si appoggia di nuovo con le natiche sul materasso e scioglie le gambe dall’abbraccio, il dolore di fa sentire e lei geme a lungo; poi tocca a me sfilare il cazzo dal culo appena violentato: lo faccio con cautela, lentamente, cercando di favorire l’appassimento del cazzo che cerco di ridurre ad una condizione che ne consenta l’uscita senza danni; alla fine, con un suono cupo e sinistro, la cappella cade fuori, una pioggia di umori e sborra precipita dall’ano squarciato sull’asciugamano e Alessandra urla per l’ennesima volta. “Tesoro, stai bene?” Accenna di si ma si vede che non riesce ancora a parlare; poi confessa. “Non pensavo che addirittura l’uscita fosse più dolorosa dell’entrata; in figa il dolore fu breve e iniziale; qui si sente prima e dopo.” “Pentita?” “Felice, innamorata, pacificata con me stessa, convinta del mio amore. Fai quello che vuoi, trattami da zerbino, fammi schiava, massacrami; finché mi darai momenti d’amore come questi io sarò la tua donna e tu sarai il mio unico uomo.” La malefica figlia, in un angolo da sola, si asciuga qualche lacrimuccia ma si vede che è felicissima e pienamente soddisfatta di quello che è riuscita a fare, ricucire uno strappo che sembrava decisivo e del quale adesso rimane un cicatrice troppo grossa per essere nascosta, ma almeno la famiglia è salva, e forse più compatta.
“Senti papà, è vero che tu sei uno che mantiene le promesse?” “Si, sempre; sono un uomo d’onore.” “Allora ricordati la promessa fatta a me ed a mamma: prima che la vacanza finisca tu mi sverginerai con l’aiuto di mamma. E non inventarti un’altra separazione per sottrarti al mio amore infinito per te, come padre e come uomo!”
Per una serie di piccoli eventi capitati nella cerchia di amici, per quasi tutto il viaggio si parla di fedeltà, di corna, di impegni matrimoniali e di rottura delle promesse. Adele afferma che è retrogrado e primitivo prendersela per una sbandata, di lei o di lui, senza riflettere che il bisogno di trasgredire è connaturato all’uomo. Io cerco di obiettare che il problema è il rispetto dei rapporti umani e dei contratti che inevitabilmente li regolano. “Hai un fidanzato? Ti è caro? Hai un impegno d’amore con lui?” “Si, ma questo non lo può autorizzare, se mi capita di farmi una sveltina al mare, a condannarmi e gettarmi la croce addosso come adultera. E’ soltanto un ravvivare una vacanza!” “Bene. Tu hai stretto con lui un rapporto d’affetto che è anche di amicizia, che è anche di rispetto. Tra le altre cose, è prevista, pregiudizialmente, la lealtà assoluta. Ora se tu ti metti d’accordo che, andando in vacanza, ti liberi dagli oneri comuni e, se ti capita, ti diverti, lui non può recriminare. Se non lo fissate prima, ma tu gli telefoni per dirgli che hai un prurito, che te lo fai grattare e che poi valuterete le conseguenze, il principio di lealtà è rispettato, mantieni fede alla promessa di amicizia e tutto è normale. Se però lo fai senza avvertire e poi lui lo scopre, allora scusa ma il tuo comportamento è da fedifraga e quindi colpevole. Non ti pare?”
“Si, forse è così; ma quando ci sei dentro, mica ti vai a preoccupare di chi resta fuori: scopi e basta; l’altro, meno sa, meglio è.” “Però, se il gioco si scopre, ne accetti le conseguenze fino in fondo. “Va bene, me ne trovo un altro!” “E se la cosa capita a tua madre? Se ne cerca un altro anche lei? E voi figli? E Gli impegni del matrimonio? Le norme non possono valere ad personam; devono essere generali e valere per tutti: mi spiace che una laureata in legge salti questo passaggio.” “Oh, insomma, solo per dire che pretendi da mamma la fedeltà assoluta!” “No, carina! Ho detto lealtà e spero che il tuo vocabolario segni la differenza.” “Oh, bella; io non ti direi niente.” “Rischieresti molto e faresti rischiare anche gli altri.” “Perché?” “Prima ipotesi. Uno scatto violento e un raptus omicida; sentirsi traditi dalla persona di cui ci si fida di più può scatenarlo. Seconda ipotesi: divorzio immediato, scandalo e problemi di riassetto di una famiglia. Devo andare avanti?” “Senti, io non so questa donna come faccia a sopportarti. Io non ce la farei. Se mi prude, me la faccio grattare. Punto e basta.” “Spero che non commetterai mai l’errore di sposarti: per il tuo bene e per il quieto vivere.”
Alessandra ha taciuto tutto il tempo. Adele cerca di stuzzicarla. “Mamma, tu che ne dici?” “Io dico che se assumi un impegno hai il dovere di mantenerlo, ad ogni costo. Davanti al sindaco, e poi davanti al prete, tu giuri il rispetto e la lealtà. Quindi, dovresti mantenere questi impegni. Se non ci riesci, onestamente denunci il contratto matrimoniale, chiedi il divorzio e ti fai venire tutti i pruriti del mondo. Se si tratta di una sola occasione, sono d’accordo che parlarne prima rende tutto più semplice e forse rafforza la fiducia reciproca.” “Si vede che siete vecchi!” Fortunatamente la meta non è lontana e possiamo dedicarci ad altri progetti per le vacanze. Conosciamo il posto, un villaggio turistico costruito molti anni fa, dove da qualche anno ci troviamo assai bene e certe abitudini si sono ormai inserite a perfezione nel nostro modo di vita, sicché riusciamo anche ad evitare le folkloristiche esagerazioni e a goderci al meglio la vacanza. In pochi minuti ci siano sistemati ed abbiamo attrezzato il bungalow; i ragazzi corrono al punto di ritrovo, che comprende anche il bar, e noi genitori ci preoccupiamo dell’attrezzatura per il mare. Ci ritroviamo a sera nel posto di ristoro per una pizza, visto che cucinare in casa non è consigliabile, dopo un lungo viaggio.
Mentre aspettiamo le pizze, Adele mi fa. “Se dovessi tener conto dei tuoi discorsi, dovrei avvisare il mio moroso che c’è aria di corna, vista la fauna giovanile presente quest’anno!” Sorrido anche se il tipo di atteggiamento non mi piace; ma è Francesco che le tira la mazzata assolutamente imprevedibile. “Mi sa che dovrai invece decidere il cambio della guardia!” e, mentre parla, le indica una foto sul suo telefonino: incuriosito, accendo il tablet e clicco sul sito che sta guardando: la foto mostra un gruppo di giovani decisamente disinibiti, tra i quali spicca una coppia che apertamente copula in spiaggia sotto gli occhi di tutti. Alessandra sbircia e sbotta. “Cristo, quello è il ragazzo di Adele!” Lei è già scattata in piedi e pesta con violenza sui tasti del telefonino. Le urla si sentono da grande distanza, mentre lo apostrofa con un linguaggio da caserma e lo licenzia come l’ultimo degli sguatteri in un castello nobiliare. Vorrei commentare acidamente, ma mi rendo conto che non è il caso e me ne sto zitto. E’ lei però a parlare. “Avevi ragione: il raptus omicida è da mettere in conto. Meno male che ci sono mille chilometri.” “E meno male che era solo un flirt giovanile; immagina se fossi stata sposata con questo signore!”
“Devo quindi augurare a te che non ti capiti con tua moglie. Il raptus è stato davvero forte!” “Lascia in pace tua madre, della quale mi fido ciecamente: sono convinto che, se dovesse trovarsi in una particolare situazione, saprebbe èparlare in tempo. Invece, vorrei raccomandare a te di no tappare un errore con un altro errore.” “Cosa vuoi dire?” “Divertiti, figlia mia, scopa quanto vuoi, usando tuta la prudenza necessaria. Attenta a non innamorarti prima di essere certa di chi è l’uomo che ami; e soprattutto, non inventarti un amore estivo per compensare l’amore finito. Scopa, ma senza impegno!” “Cazzo, pa’, mica ti facevo così saggio e disponibile. Hai ragione. Vivere per me e godermi la vita, ma con raziocinio, e solo per me. Grazie!” La giornata è stata lunga e dura; ci rifugiamo nel bungalow e io mi fiondo a letto, Alessandra mi segue e mi abbraccia; vorrei fare l’amore, ma non ne ho la forza; glielo dico baciandola; lei capisce, mi accarezza il viso e si accoccola a fianco; scivolo lentamente nel sonno e faccio una lunga tirata fino al mattino seguente, quando mi sveglio per l’intenso chiarore del sole che è veramente potente, da quelle parti. Non c’è nessuno; sono tutti al mare.
Trovo mia moglie sotto l’ombrellone che ci è stato assegnato e mi sdraio a leggere il giornale; mi avverte che i figli sono in giro e torneranno per pranzo. Concordiamo che almeno per oggi è meglio pranzare al punto ristoro che stare a spignattare. Vado a bagnarmi per contrastare il sole cocente e, dall’acqua, osservo un ragazzo ben piantato, molto palestrato che si accosta a mia moglie ed attacca bottone; la cosa non mi turba affatto e mi lascio andare al piacere dell’immersione. Quando riprendo contato con la spiaggia, mia moglie non è più sulla sua sdraio e al suo posto c’è mia figlia Adele. Vado verso l’ombrellone e mentre mi asciugo Adele mi chiede. “E mamma?” “Stavo per chiedertelo io. L’ho lasciata dieci minuti fa al tuo posto; mentre ero in acqua si è avvicinato un tizio, mi sono distratto e non c’era più.” Mi stesi al sole e passò più di un’ora senza che Alessandra desse cenni di vita. A quel punto, Adele la chiamò al telefonino ma le risposero solo suoni confusi e nervosi, come di chi non respirasse bene. Ci guardammo stupiti. Dopo pochi minuti, la vedemmo comparire da dietro alcuni scogli: appariva alqiuanto sonvolta e il suo trucco perfetto non lo era per niente.
“Esagero se temo che sia cominciato un brutto momento?” “No, sono d’accordo: ci sono tutti i tratti per una sveltina in spiaggia!” Intanto, passò anche il giovanotto che avevo visto con lei e Adele accennò un saluto con la mano. “Lo conosci?” “E’ uno degli animatori, ma non so neppure come si chiami.” “Lo puoi anche chiamare l’amante di mamma: non sbagli.” “Ah!” Intatnto adele è arrivata all’ombrellone e arranca come dopo una lunga corsa. “Che faticaccia, camminare tra gli scogli!” “Come mai? Hai qualcosa da dirmi?” “No, cosa vuoi che ti dica, sono andata a fare due passi … “ “ … e per poco non soffocavi … chissà cosa avevi in bocca!!!! Mamma, forse è meglio parlare, se ricordi quel che si è detto in macchina.” “Ma di che dovrei parlare? Io non ho niente da dire!” “E invece dovresti proprio parlare, se non vuoi rovinarci la vacanza!” Luigi era apparso all’improvviso. “Cosa intendi dire?” “Mamma, mi dispiace. Lo hai voluto tu!” e ci mostra delle foto che ha scattato col telefonino da cui è chiaro perché la mamma ha l’affanno e il trucco disfatto: appare in pieno congresso carnale, con escursione orale, coll’animatore, dietro gli scogli.
Lei si mette le mani in faccia disperata; io chiudo le sedie, raccolgo gli effetti nostri e mi avvio al bungalow; mi seguono per inerzia; Alessandra chiude la fila. Al bungalow, comunica che si torna a casa. “No, papy, non si torna a casa e ti spiego perché. Tu devi chiedere il divorzio: questo è chiaro e adesso capisco anche bene il tuo discorso in macchina. Una troia così si lascia perché ha tradito la fiducia, non per la scopata o per pompino. Ma lei ha un reddito di 400 euro mensili contro i tuoi 4000; qualunque giudice le assegnerebbe un sussidio per alimenti, ma vivrebbe malissimo. Se il giudice è intelligente, obbliga te a tenerla in casa, non più come convivente ma come colf con tutti gli obblighi della massaia e da separata in casa. Se lo decidi tu, risparmi tempo, fatica e denaro. Lei si impegna, per iscritto, a restare in casa trattata da cameriera e tu la mantieni come mantieni noi due, che devi mantenerci per legge. Se non la vuoi, non la scopi mai più, ti trovi tutte le amanti che vuoi, te le porti in casa e te le scopi lasciandola a guardare ai piedi del letto e a servire da schiava anche le tue amanti. Credimi, è deliziosa, come vendetta.”Il trambusto ha catturato l’attenzione dei proprietari e uno di loro, che mi conosce bene, chiede conto; gli mostro le foto.
Non apre bocca; ordina qualcosa e due assistenti prendono per le braccia l’animatore e lo trascinano via. “Non potete farlo!” urla il malcapitato. Il proprietario lo ferma e gli alita sul viso. “Se te ne vai, te ne vai coi tuoi piedi; se fai resistenza, te ne vai coi piedi davanti!” L’altro capisce l’antifona (coi piedi in avanti se ne vanno i morti) e scappa via in costume abbandonando anche i suoi effetti. Il proprietario si rivolge a me. “Sono desolato. Il mio personale è sempre correttissimo. Se volete andare via, vi rimborso fino all’ultimo centesimo. Se volete avere la cortesia di restare nostro ospite, cercheremo di aiutarvi a dimenticare una brutta vicenda.” “Mi lasci consultare i miei figli.” Adele si assume il compito di parlare ad Alessandra. “Senti, mamma, hai sentito quel che ho detto a papà? L’hai capito? Accetti di fare la serva in casa nostra o vuoi affrontare una causa di divorzio?” “Ho commesso un errore e l’ho peggiorato negando; ma è stato solo un momento di debolezza. Io amo mio marito e amo voi. Non voglio divorziare. Sarò la vostra schiava, se lo volete; ma non me ne vado dalla nostra casa.” “Papà? Che fai?” “Senta, restiamo e chiudiamo l’episodio cercando di dimenticarlo.” “La ringrazio molto, professore, grazie veramente.”
Andiamo a pranzo, perché l’ora è ormai passata e, quasi per festeggiare, mangiamo pesce a volontà (e ci costa anche poco, perché cercano di rabbonirci); poi ci ritiriamo nel bungalow. Viene il momento di decidere come sistemarci nelle due camere da letto. “Pa’, dato per scontato che nel lettone con mamma non ci vuoi dormire, le ipotesi sono poche; o mamma va a dormire al mio posto con Luigi e io vengo nel lettone con te o tu vai nel mio lettone e io dormo con mamma nel lettone.” “Io in un lettino non ci riesco, a dormire!” “Allora, vengo a letto con te e non ti garantisco che non ti provocherò a scoparmi!” Sorrido e le do un buffetto, ma qualcosa nel suo sguardo mi suggerisce che non è stata solo una battuta. Non trovo pace, nel letto: è troppo cocente la delusione, dopo che poche ore prima avevamo appunto chiarito quel punto esatto dei rapporti; mi agito come un ossesso e più volte finisco addosso ad Adele che alla fine mi abbraccia, mi si stringe contro e mi pianta il ventre contro l’inguine provocandomi un’involontaria enorme reazione. “Lo vedi che non si resiste, quando ci prude?” Mi sveglio di soprassalto e mi accorgo con orrore di essere abbracciato a mia figlia col cazzo duro che le picchia sulla figa, appena coperta da un perizoma.
“Questo posto lo può occupare solo tua moglie, il tuo amore. Che si è fatta una sveltina e ha avuto la prudenza di farlo sborrare in bocca: roba che una doccia lava. Scopatela, stammi a sentire, trattala da cagna, da serva, da schiava, scarica tutta la tua rabbia violenta e non perdonarla, ma umiliala. Servirà a scaricarti, prima di ripensare il tutto!!!” Se ne va , subito dopo, entra tremante Alessandra che cerca di sdraiarsi il più lontano possibile da me rannicchiandosi quasi a scomparire. Mi piace, mi è sempre piaciuta; la amo, da sempre; non può una stupidaggine distruggere tutto quello che c’è stato, che c’è tra noi. La prendo per un braccio e la tiro a me; si precipita fra le mia braccia e mi si appiccica addosso; le accarezzo il viso: le lacrime sono insistenti, cocenti, vere; ma non dice una sola parola. La bacio con passione autentica e la sent singhiozzare a mano a mano che le mie labbra scendono verso la bocca. Quando le nostre labbra si attaccano e le lingue si inseguono, la sento stringersi a me con tutto il corpo, mentre continua a piangere. “Fammi tutto quello che vuoi, massacrami, ma non lasciarmi, non privarmi del tuo amore. Ne ho bisogno. Prenditi tutta me stessa ma non mi abbandonare.” Mi dice tra i singhiozzi.
“Abbiamo sempre fatto solo quello che ti dava piacere. Cosa vuoi che facciamo?” “Lo sai, dopo tanti anni, c’è ancora una colpa che devo scontare. E’ arrivato il momento di concederti la verginità del culo: troppo a lungo te l’ho negata e tu hai pazientato. Oggi può ripagare in parte la mia stupida troiaggine.” “Qui c’è il lubrificante, ragazzi. Fatemi vedere quanto siete bravi!” Adele non era andata via. “matta, ma che fai?” “E volevi che mi perdessi la prima vostra scopata dopo la tempesta? Luigi ha addirittura ripreso la trasgressione. Io voglio almeno assistere alla ripresa selle trattative. Mi raccomando: non farle male; a me lo hanno fatto con grande garbo e senza danni!” “Hai il culo rotto?????!!!!!!” “certo, mamma! Preferivi che mi facessi rompere la figa e li facessi sborrare lì? Col culo, vado sul sicuro. Ma voi siete due vecchi bacucchi che non capiscono un cazzo di sesso.” “Senti, rompiscatole; se non la smetti di provocare, io uno di questi giorni te la sfondo, questa fighetta vergine e impertinente; e, visto come racconti le tue eroiche gesta, non mi pentirò neanche per un momento di rubarti il meglio della tua adolescenza.”
“Papà, io ti prendo in parola e la considero una promessa. Prima di rientrare nella bolgia della città, tu mi sverginerai con la mia totale partecipazione; e mi farai sentire completamente donna, come voglio. Giura che lo farai!” “Alessandra, questa nostra figlia è pazza!” “Ti ho già risposto che avrei tanto voluto che fosse mio padre a sverginarmi; la mia vita sarebbe cambiata. Se decidi di farlo, io sarò con voi e cercherò di fare in modo che Adele non dimentichi mai più il momento della deflorazione, esattamente come io non ho dimenticato la mia.” “Vuoi dire che ricordi ancora quando ti ho sverginato?” “Come se fosse in questo momento. E se Adele si decide, vorrei ricordare il momento in cui mi romperai il culo; e voglio che Adele ci sia, per ricordare con lei le emozioni che vivremo.” Ero sconvolto, ma all’improvviso mi trovai in mezzo a due donne che amavo più di me stesso e con la coscienza esatta che l’episodio che aveva scatenato tutto in fondo era piuttosto da benedire che da maledire.” No sapevo come ripartire i miei baci e le carezze: volevo Alessandra, per riprendermi quel corpo che, da mio, per un attimo avevo perso; ma volevo anche impossessarmi di Adele e del suo corpo che altri avevano già posseduto ma che, per sue dichiarazione, era solo mio, solo per me.
“Chiavala!” Adele era imperiosa: aveva fatto stendere supina sua madre, le aveva sfilato il perizoma e le aveva divaricato le cosce; mi tolsi il costume e, a cazzo ritto, mi inginocchiai fra le sue cosce. La solita Adele commentò “Perbacco, che cazzo” Sai quante donne faresti felici se ti dessi da fare: poiché si era chinata su di me, la picchiai col cazzo più volte sul viso e sulle labbra: le aprì di colpo e face sparire in gola metà dell’asta. “Attenzione, benedetta. Ti soffochi!” Mi sorrise, come a dire: ma davvero ci credi?, poi lo succhiò un poco e lo accostò alla vulva di Alessandra che già era abbondantemente umida. “Ti scaldi presto!” Fu il nuovo commento di nostra figlia. “Quando finisce la radiocronaca delle scopate minuto per minuto?” Si appoggiò sulle reni e il cazzo penetrò fino all’utero strappando u urlo alla madre; le prese le caviglie e me le girò dietro la schiena, ottenendo che la penetrazione fosse totale. Sentii un lungo brivido percorrermi il corpo e bruciarmi il cervello l’amore per quella che pochi minuti prima volevo cacciare dalla mia vita. “Ti amoooooo!!!!!” Sussurrò Alessandra avvinghiandosi a me. A quel punto, vlevo il suo culo, volevo la sua verginità, volevo veramente la prova del suo amore.
Le cose non andarono come io pensavo; la nostra diabolica figlia aveva già meditato tutto; accarezzò a lungo la figa e l’ano di sua madre, nonostante il mio cazzo dentro (e non era un piccolo ingombro) e le infilò nell’ano, in successione, due, tre e poi quafttro dita, ogni volta facendole ruotare per allargare l’ano che cedeva volentieri e di suo alla pressione del cazzo in figa. Trattenendo con una mano le caviglie della madre perché non si sganciasse, forzò il cazzo ad uscire dalla figa e spostò la cappella verso il basso, fino al contatto con l’ano. “Guardala in viso mentre la stupri: fissati nella memoria il suo volto mentre la violenti; sarà la cosa più dolce che vorrai ricordare. Anche tu, mamma, ricordati che poi solo quell’immagine ti resterà, il viso del tuo uomo mentre gli dai l’ultima cosa che potevi regalargli. Quando ti sentirai spingere i muscoli interni, spingi come per defecare: ti aiuterà. E Adesso, sondala!!!! VI AMOOOOOOO!!!!! Siete bellissimi; siete i miei amori, siete tutto per me, non mi lasciate mai!” Sentii il cazzo che passava un anello di fuoco ed ebbi quasi paura di averla squarciata. “Amore, come stai?” Non rispose subito; ripetei la domanda, preoccupato. “Non essere in ansia. Ho avuto un po’ male ma ora sto bene e sono felice di essere tua.”
“Adesso, scopala: mettila gattoni, mettila a pecora, sollevala in piedi, fai come vuoi, ma falle sentire che è suo il tuo cazzo e che il suo culo deve rispondere solo a quello; falla godere da morire, amatevi, porca miseria, e smettetela di fare e dire stronzate che fanno male!” “Senti, grillo Parlante, ci lasci scopare almeno due minuti in pace?” Un bacio affettuoso è la risposta. “Non tirarlo via, non uscire da me, non cambiare posizione, amami mentre ti guardi, mentre mi riempio di te, nel culo, nel vente, nell’anima, nel cuore, nella figa. Sento che sto per venire, di culo addirittura; riesci a venire con me?” “E’ un po’ che mi trattengo: avvisami e sborriamo insieme.” “Si … ORA Ecco, ora stiamo venendo insieme … DIO CHE GIOIA SBORRO SBORRRRRRO, Godo, mi dio godo, quanto godooooooo, Quanto ti amo!!!! Sono tua, sono tutta tua, sono sempre stata tutta e solo tua. Perdonami. Sei tu il mio amore e io sono solo tua, per sempre. Ti amo, ti amo, non mi stancherò mai di dirtelo.” Adele è veramente in gamba e, in questo momento, preziosa: si è temporaneamente defilata ed arriva con un asciugamano che sistema sotto le reni della madre. “Attenti all’uscita. Di solito si scatena il tornado.”
Detto fatto, appena Alessandra si appoggia di nuovo con le natiche sul materasso e scioglie le gambe dall’abbraccio, il dolore di fa sentire e lei geme a lungo; poi tocca a me sfilare il cazzo dal culo appena violentato: lo faccio con cautela, lentamente, cercando di favorire l’appassimento del cazzo che cerco di ridurre ad una condizione che ne consenta l’uscita senza danni; alla fine, con un suono cupo e sinistro, la cappella cade fuori, una pioggia di umori e sborra precipita dall’ano squarciato sull’asciugamano e Alessandra urla per l’ennesima volta. “Tesoro, stai bene?” Accenna di si ma si vede che non riesce ancora a parlare; poi confessa. “Non pensavo che addirittura l’uscita fosse più dolorosa dell’entrata; in figa il dolore fu breve e iniziale; qui si sente prima e dopo.” “Pentita?” “Felice, innamorata, pacificata con me stessa, convinta del mio amore. Fai quello che vuoi, trattami da zerbino, fammi schiava, massacrami; finché mi darai momenti d’amore come questi io sarò la tua donna e tu sarai il mio unico uomo.” La malefica figlia, in un angolo da sola, si asciuga qualche lacrimuccia ma si vede che è felicissima e pienamente soddisfatta di quello che è riuscita a fare, ricucire uno strappo che sembrava decisivo e del quale adesso rimane un cicatrice troppo grossa per essere nascosta, ma almeno la famiglia è salva, e forse più compatta.
“Senti papà, è vero che tu sei uno che mantiene le promesse?” “Si, sempre; sono un uomo d’onore.” “Allora ricordati la promessa fatta a me ed a mamma: prima che la vacanza finisca tu mi sverginerai con l’aiuto di mamma. E non inventarti un’altra separazione per sottrarti al mio amore infinito per te, come padre e come uomo!”
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