Laura, fedifraga a 63 anni - Seconda parte

di
genere
tradimenti

E' incredibile come non stia provando alcun imbarazzo a camminare verso il bagno tutta nuda sotto il suo sguardo. Mi viene da sorridere e mi ritornano alla mente le parole della sua mail, in risposta alla mia nella quale gli avevo chiesto come gli sarebbe piaciuto che mi presentassi all'appuntamento: "Tutta nuda. Ma so che questo non è possibile. Allora ti immagino con un vestitino di fresco lino, largo ma aderente nei punti che circondano il tuo ampio seno, che quando cammini ad ogni passo disegna i fianchi, rivela il muoversi delle mature, tenere natiche. Un reggiseno leggero, quasi a balconcino, che lascia indovinare i tuoi capezzoli assopiti, assopiti in un sonno che saprò e vorrò interrompere. Sotto il vestito uno slip sgambato. Bianco, di cotone che fascia il tuo morbido pancino". Infatti mi sono vestita esattamente così. E' stato molto eccitante andare per negozi a cercare quello che mi aveva detto gli sarebbe piaciuto.
Mi metto sotto la doccia. Mi ritrovo a pensare che probabilmente non ho mai fatto due docce così ravvicinate. La precedente risale a poco più di due ore fa, prima di uscire di casa, proprio in preparazione dell'incontro, per arrivarci pulita e fresca in questa calda giornata estiva. Ripercorro mentalmente tutte le tappe che mi hanno portato ad essere adesso in questo angusto box doccia, sotto un getto d'acqua che scorre sul mio corpo, portando via la schiuma ma non l'eccitazione che mi pervade da quando con la mano tremante ho digitato il suo numero di cellulare.
Ad occhi chiusi rivivo ogni istante.
"Pronto, Laura?":  il respiro quasi mi si blocca in gola, quando sento la sua voce.
“Sì, ciao Graziano sono io. Sarò lì fra due minuti di orologio. Scendi dalla tua macchina quando mi vedrai entrare nel parcheggio. Ho una Citroen C3 blu”
“Benissimo. Io sono vicino all'uscita”
“Arrivo”
“Ah, Laura....”
“Dimmi”
“Mi confermi che... non stai nella pelle?”
“Confermo, confermo”
“ A fra pochissimo allora”
“Sì”
Chiudo la comunicazione, poso il cellulare, accendo il motore: mentre lo faccio sento la testa vuota e il volo delle farfalle nello stomaco farsi ancora più vorticoso. Stiamo per vederci per la prima volta. Non conosciamo i rispettivi volti, perché non ho voluto che ci scambiassimo fotografie.
Parto, percorro agitatissima le poche centinaia di metri che mi separano dal luogo dell'appuntamento, il parcheggio coperto di un centro commerciale. Metto la freccia, entro piano, scruto con attenzione. Vedo un uomo scendere da una macchina in uno stallo verso l'uscita. Mi dirigo lentamente in quella direzione. Mi fermo in modo che la portiera del passeggero sia davanti a lui. Quando la sento aprirsi il cuore sembra stia per esplodere.
“Ciao Laura”
“Ciao Graziano”
Le gambe tremano. Faccio fatica a tenere premuta la frizione. Rimango immobile sul sedile. Nei giorni precedenti mi ero immaginata più spavalda e intraprendente in questo frangente. Avevo ipotizzato di presentarmi con le gambe molto scoperte... di dargli il benvenuto con un rapido bacio sulle labbra... di azzardare addirittura un guizzare di lingua... Invece l'imbarazzo è molto più forte dell'eccitazione che sto provando e che sento correre sottopelle lungo tutto il corpo.
Senza esitazione si siede e chiude la portiera.
“Eccoci qua. Allora, si va?”
Il tono della sua voce è calmo, pacato, mentre si allaccia la cintura.
"Sì, sì, si va" e sollevo il piede dal pedale.
“Sei proprio puntuale”
“Faccio sempre il possibile per esserlo”
“Sei proprio bella... fai sempre il possibile per esserlo?”
“Beh, forse oggi ho fatto anche qualcosa in più”
“Complimenti per il risultato”
"Grazie. Confesso che mi aspettavo uno sguardo indagatore, che ti facesse capire se ti potevo piacere o meno prima di salire, ma non c'è stato".
"Non c'è stato perché non avevo dubbi. Non ne ho mai avuti. Se una donna come te decide di far succedere quello che sta accadendo non può essere che una bella donna. Ma anche se ne avessi avuti, il profumo che ho sentito quando ho aperto la portiera li avrebbe fatti svanire. E' buonissimo... ed è scattata immediatamente la voglia di respirarlo per bene e da vicino, quel profumo".
“Beh..  forse ne ho spruzzato un po' troppo... mi sono fatta prendere la mano”
“Non crucciarti, va bene così”
Cerco di concentrarmi al massimo sulla strada. Guido piano. L'eccitazione mi appanna i sensi: “per fortuna non esiste una prova del palloncino per l'adrenalina in corpo, altrimenti mi ritirerebbero la patente”, penso per tentare di allentare la mia tensione.
“Sei sempre dell'idea di.... dare spazio anche alle parole? Hai sempre voglia di dialogare... di parlare senza riserve?”
“Certo che sì... è uno dei motivi principali... per cui...”
"Per cui...? Dillo... senza riserve"
"Per cui ti ho chiesto di incontrarci"
“Bene, allora... posso chiederti se preferisci che io usi la c o la g?”
“Per cosa?”
“Per parlare di... lei... della tua... bella.... conchiglia”
Un po' imbarazzata, sorrido.
“Sicuro che sia... bella?”
“Sicurissimo”
“Cosa te lo fa pensare?”
“Una cosa in particolare ma te la dirò quando sarà il momento”
“E quando sarà il momento?”
“Quando la vedrò... quando me la farai vedere”
E' un'affermazione che mi eccita.... perché se mi sono messa in questa avventura è proprio perché ho voglia anche di questo erotismo verbale, che annuncia e descrive aspettative e intenzioni... come quella di farla vedere.. di farmi vedere... tutta.
“Allora... c o g?”
"Gonghiglia non mi piace per niente", rispondo sorridendo. 
“Buono a sapersi... allora adesso so come chiamarla".
Una specie di contrazione fra le cosce mi fa capire che vibrerò ogni volta che quella parola di quattro lettere verrà pronunciata.
"Vedo che hai accolto i miei suggerimenti per quanto riguarda l'abbigliamento”
“Beh, erano suggerimenti... in linea con i miei gusti”
“Gusti raffinati ed eleganti, come giustamente supponevo. E... posso chiederti se anche... sotto...”
"Eh no... è un segreto. Lo scoprirai... quando sarà il momento" dico facendogli il verso e accorgendomi che senza volerlo la mia voce risuona più calda e seducente.
“Adoro svelare segreti. E non vedo l'ora di scoprire quali sono le voglie che ha la tua pelle. Continuo a pensarci da quando l'ho letto nella tua mail. Manca molto alla meta?”
“No, ancora pochissimi chilometri. Stiamo andando verso la casa dove viveva mia madre. Adesso è disabitata ma non vuota.”
“Un bel nido per un'altrettanto bella follia”
Mentalmente sottoscrivo queste sue definizioni.
"Ci siamo" dico mentre premo il telecomando per l'apertura del cancello.
Lo supero, faccio manovra per mettermi davanti alla porta del garage.
"Resta in macchina", gli dico.
Scendo, apro il basculante, entro in retromarcia e richiudo.
“Così se non vedono la macchina i parenti non si fanno vivi”
Mi avvio verso la stretta scala in cemento che porta al primo piano e il suono dei suoi passi alle mie spalle mi fa tremare.
Mentre saliamo, io davanti lui dietro, dopo pochi gradini sento una mano posarsi delicatamente sulla natica destra.
“Scusa... non ho saputo resistere”
Quel tocco mi fa sfiorare l'infarto. Ma non mi sottraggo.
"Scusato", sussurro.
"Siamo arrivati?" chiede quando la porta si apre sull'ampio disimpegno al primo piano.
"No, andiamo di sopra", annuncio dirigendomi verso la scala di legno.
Dopo i primi gradini, la scena si ripete: una mano si posa a tastare la mia natica in movimento.
“Sei irresistibile”
Quando arriviamo al pianerottolo le mani diventano due.. sui fianchi... frenano i miei passi... mi costringono a fermarmi...
"Fammi sentire la fonte di questa inebriante fragranza" dice chinandosi in modo che da dietro il suo viso sia all'altezza del mio collo. Lo sento inspirare, come si fa con un fiore quando si vuole goderne il profumo, mentre le mani serrano con forza i fianchi.
"Non ci siamo ancora salutati come avremmo dovuto fare... come ci siamo scritti nelle mail" mi mormora nell'orecchio.
Il cuore mi si blocca. Sento i capezzoli indurirsi all'istante e un inedito fomicolio fra le gambe.
Le sue mani mi invitano a girarmi.
“Il tuo profumo è buonissimo Laura. Ma adesso baciami”
Non me lo faccio ripetere. In fondo è da così tanto tempo che immagino una situazione come questa, di essere tra le braccia di un uomo che non conosco, che mi desidera, che cerca da me piacere e che è pronto a ricambiare con gli interessi. Sono io a muovere il viso affinché le labbra si possano incontrare.
"Baciami piano, fatti assaporare un po' alla volta, dolce frutto maturo" mi sussura.
“Proprio come intendevo fare”, penso.
Lasciamo alle nostre labbra tutto il tempo che serve per conoscersi reciprocamente prima che le lingue facciano capolino per intrecciarsi sempre più avidamente, mentre le sue mani saggiano la consistenza di entrambe le natiche da sopra il vestito, regalandomi scosse che mi scuotono nel profondo. E' un bacio veramente grande, lungo, caldo, erotico...
"Sono già al massimo dell'eccitazione... non oso immaginare cosa potrà succedere dopo", penso sempre più convinta di aver scelto la persona giusta per realizzare la mia "follia".
Combattuta fra il prolungare quel momento e l'impazienza di arrivare in camera, a malincuore mi stacco a fatica da quel contatto così coinvolgente.
“Vieni” dico imboccando la seconda rampa. Ho troppa voglia di arrivare in cima alle scale.
“Laura...”
Mi fermo e mi giro verso di lui.
“Lasciami dire che baci da dio e che hai un bel culo... e due bei boccioli” con chiaro riferimento ai capezzoli diventati ben visibili sotto il vestitino.
Sorrido eccitata da quei complimenti e supero gli ultimi gradini.
Senza fermarmi vado verso una delle due camere da letto, quella a destra.
Dentro c'è una penombra complice. Le persiane accostate hanno anche creato una piacevole temperatura.
“E' questo il nido?”
“Sì. Ti piace?”
“Perfetto per noi. Per la nostra follia”
Davanti a noi c'è il lettone, con lenzuola pulitissime che ho messo due giorni fa, nel quale ho dormito spesso con mio marito. Ma questo pensiero, anziché turbarmi o frenarmi, aumenta il formicolio, fra le gambe e su tutto il corpo...
“Non sto proprio più nella pelle”... penso mentre chiudo la porta della stanza alle nostre spalle.
La follia a questo punto può finalmente entrare nel vivo.
Siamo circondati dal silenzio.
Lui si gira verso di me.
“E' proprio un bel posticino per questo nostro primo incontro”, sussurra avvicinandosi.
Se ha detto “primo incontro” allora vuol dire che sta già pensando che non sarà l'ultimo, allora vuol dire che gli piaccio davvero; le sue parole mi suggeriscono questo ragionamento e mi auguro di averle interpretate bene, perché mi sento sempre più convinta di aver fatto la mossa giusta, scegliendo lui.
“Hai fatto bene a non cedere alla mia insistente richiesta di mandarmi una tua foto”, dice mentre appoggia le sue mani sulle mie spalle.
“Perché?”
“Perché la foto non mi avrebbe fatto intuire quanta lava ribolle dentro di te, non avrebbe mai parlato come sta facendo il tuo corpo. Quando prima, salendo le scale ho allungato la mano, è stato perché il tuo culo mi stava dicendo "toccami". Sei carica di un erotismo raffinato di cui forse sei inconsapevole ma che hai voglia di risvegliare, perché è ancora pulsante in questo tuo corpo maturo, sotto questa pelle che ha tante voglie, come mi hai scritto in una mail".
Mentre parla le sue mani mi accarezzano il collo, la nuca, le guance. Mia sorella aveva proprio detto il vero quando mi aveva descritto la calma con cui Graziano agisce e la sua capacità di usare le parole per creare tensione erotica.
"La senti la mia voglia di scoprirti tutta, di chiederti tutto quello che desideri darmi e di darti tutto quello che vuoi da me? La senti questa voglia?": la sua voce è come una carezza che corre lungo tutto il corpo.
"La senti?”, chiede ancora mentre lentamente, guardandomi negli occhi, si china in avanti.
Annuisco e rabbrividisco quando le sue labbra si posano sulle mie. Lievi. Un bacio quasi tenero. Impercettibile. Seguito subito da un altro. Un po’ più deciso. Più prolungato. Più insistente. Al quale rispondo sporgendo un po’ in avanti le labbra e nel momento in cui la sua lingua chiede di superare la soglia della mia bocca, la socchiudo, come avevo fatto poco prima sul pianerottolo, mi inebrio nel sentire la sua lingua scivolare di nuovo dentro calda e dolce a cercare la mia, che la sta aspettando, desiderosa di incontrarla, di lambirla, di avvolgerla, di succhiarla. E’ un bacio atomico.
Ci baciamo per lunghi minuti, in piedi, avvinghiati. Intanto fa scivolare le mani sulle chiappe, per palparle.
Mi stringe a sé e comincia a farmi complimenti: “mi piaci un sacco Laura, sei una femmina con i controfiocchi, il tuo culo morbido è una tentazione irresistibile”.
Io quasi non li sento, intenta come sono a godermi quella lingua molto lunga e appuntita che mi esplora la bocca, prima di passare sulle labbra, sulla guancia, sul collo, sul lobo, nell'orecchio, strappandomi gemiti di approvazione.
"E' anche di questo che ha voglia la tua pelle?"
"Sì" rispondo muovendo la testa per facilitare le sue sensuali leccatine.
Sento le sue dita risalire lungo la schiena ed armeggiare con la cerniera del vestito: la zip scende, lui sposta le spalline e mi ritrovo in slip e reggiseno.
Fa un passo indietro. Mi guarda, intensamente.
“Sei una gran bella donna e indossi proprio quello che ti avevo chiesto. Reggiseno leggero, trasparente, un po' a balconcino". Mentre lo descrive, lo sfiora con il dorso delle dita, segue il profilo del mio abbondante seno e poi appoggia la mano aperta sulla mammella. La stringe delicatamente.
"Che bel bocciolo duro" commenta nel prendere fra le dita il capezzolo.
"E gli slip sono bianchi e sgambati. Ti stanno benissimo".
Si sposta e si mette quasi al mio fianco. Mi bacia la spalla. La lecca.
La mano abbandona il seno e scende sul ventre, lenta e sempre più in basso.
Ne infila metà sotto l'elastico dello slip.
"E' proprio vero quello che mi ha detto Giuliana: gli piace fare le cose con calma" penso mentre fa scorrere la mano da un fianco all'altro, lentamente. Più e più volte.
"Che bel pancino morbido".
La sua bocca, senza staccarsi, passa dalla spalla al collo. Poi alla guancia. Fra le cosce sono già un lago.
Gli sfugge un sospiro di approvazione, quando la sua mano va ancora un po' più in basso: "Mmmm... che bello... ce l'hai pelosa.... come mi auguravo". Indugia un po' con le dita infilate nel "bel boschetto", come lo chiama lui.
"Sto per toccartela Laura... sto per toccartela".
La sua voce è un sussurro.
"Sto per toccare la tua bella fica... con la C"
Come avevo immaginato, il suono di quella parola mi fa vibrare.
Sensazione amplificata dal suo nuovo caldo bacio in bocca.
Quando la sua mano completa il tragitto, si appoggia sulle grandi labbra e il suo dito comincia a scorrere lento lungo tutta la fessura, sento un calore bruciante avvolgermi, lo abbraccio, lo stringo a me, una mano risale fino alla nuca per spingere il suo viso contro il mio, per rendere ancora più profondo il bacio, per fondere del tutto la mia lingua con la sua, mentre il mio bacino va incontro alla sua mano.
"Hai proprio una bella fica, sei una bella ficona"
di
scritto il
2019-12-30
7 . 1 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.