La festa di paese

di
genere
orge

Ogni anno il 20 luglio, per la festa patronale, il paese dove vive Barbara si anima e tutti si adoperano per fare qualcosa.
Quest'anno Barbara sarebbe stata addetta al bar.
Barbara è una ragazza molto prosperosa e metterla al bar era un pò rischioso....dopo che i paesani avranno bevuto per bene ...
Ma Barbara si mostrò subito entusiasta e si rese disponibile a fare la barista per una sera.
Arrivò la sera a Barbara prese la sua postazione.
Tutti andavano a prendere birre, caffè e acqua e ridevano e scherzavano.
Barbara aveva una maglia scollata e tutti la guardavano famelici ma lei era abituata e rideva e lavorava, felice di rendersi utile per la festa patronale.
Le ore passavano e tutti erano ubriachi e Barbara sudata e stanca, sperava cominciassero ad andare a casa.
Le donne erano tutte rincasate e rimanevano una decina di uomini al bar.
Barbara iniziò a girare fra i tavoli e disse ai compaesani...susu andate a casa che siamo tutti stanchi...
Loro ridevano e non avevano intenzione di andare a casa....anzi avevano tutt'altra intenzione...ma Barbara lo capì solo dopo...
Se ne accorse quando era troppo tardi che i 10 paesani avevano fatto apposta a rimanere fino alla chiusura per poterla violentare.
Erano anni che la fissavano mentre passava in paese e se la mangiavano con gli occhi.
Le tette enormi e dure, le cosce tornite, il culo rotondo.
Uno dei ragazzi, il Gianni ( il burlone del paese) approfitto di un momento in cui Barbara era girata di spalle e la prese, immobilizzandola.
Barbara ora capì e cerco di divincolarsi...ma era tardi....
Mentre Gianni la teneva gli altri nove le si pararono davanti...
Barbara disse: perché mi fate questo...
Il più piccolo...il piccolo Ricky disse: perché una che ha quel corpo va scopata forte.
Barbara, consapevole di non poter scappare....si lasciò trascinare dietro il bancone ...
In un attimo aveva le mani dei ragazzi ovunque..
Il Gianni, che doveva aver covato quella voglia da anni, le strappo la maglia e il reggiseno, liberando due tette enormi e dure con i capezzoli dritte e rosa.
Le tette, liberate, sbatterono forte e Barbara ne fu un pò eccitata.
Subito uno di loro, il Lucone ( lo chiamavano lucone perchè era grosso e enorme) cominciò a attaccarsi al seno come un neonato.
Gli altri ridevano e urlavano...e iniziarono a togliere gonna e slip lasciando Barbara nuda e sudata.
La liberarono dalla morsa del Lucone e la fecero sedere su un tavolo a gambe aperte...
Uno la teneva e gli altri iniziarono a scoparla a turno con foga, quasi violenza...fino a farla urlare.
La scoparono tutti e dieci e Barbara credette di aver finito quando invece ...mentre cercava di rialzarsi, il più anziano, Geronimo la prese e le ego i polsi dietro la schiena ad un palo di legno del bar della sagra.
Barbara era nuda, piena di sborra ovunque e ormai rideva....rideva dallo strazio.
La lavarono con birra e vino...versandoglielo dalla testa e Barbara rideva come una matta.
Barbara ormai era ubriaca...rideva e puzzava di birra e vino mista a sborra
Il Delio, il depravato del paese, tiro fuori delle corde e inizino e legare le tettone di Barbara...
Le legò strette in modo che i capezzoli rimanessero dritti e stretti.
Le legò insieme strettissime...e giro il filo intorno ai capezzoli che divennero viola.
Intanto gli altri le infilavano a turno le dita nella fica per farla ribagnare e ricominciare a scoparla.
Ora che le tette erano legate il gianni inizio a tirare i capezzoli...che iniziarono a sanguinare.
Barbara urlava...
Chi leccava il sangue...chi leccava la fica....
La slegarono e la portarono all'interno di un furgoncino dove c'era un materassino per terra e la fecero mettere a carponi legandole i polsi a dei ganci.
Messa a pecora, con il seno dolorante, la ripresero tutti...a turno....con una violenza tale da farla quasi svenire.
La scoparono fino alle prime luci dell'alba...
Barbara era stremata...
Alla fine la slegarono e la lasciarono andare....
Alla fine Barbara rise e pensò che non aveva mai goduto così in vita sua...
A quella sera ne seguirono altre...e Barbara divenne la troia del paese.

scritto il
2020-01-13
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