Il caldo letto di zia Lina
di
Dattero
genere
incesti
Mia zia Lina è la sorella maggiore di mia madre, Dopo una vita di lavoro e sacrifici in campagna, a 58 anni non portati benissimo, è la classica matrona del sud, eccellente cuoca, madre e nonna esemplare, tipica signora meridionale, tozza, non obesa ma un bel po’ in carne, con, panza, grosso culo e bestiali mammelle stratosferiche.
Da ragazzino, quando in realtà era più asciutta, quei seni e quel culo, simili per forma agli attributi di certe donne di colore, aveva acceso la mia fantasia e non si contano le seghe che le avevo dedicato. Il desiderio di farmela era stato potente per anni, poi con il tempo. l’università e le fidanzate avevo allontanato quella fantasia. Sino a sabato scorso, quando in poche ore è successo di tutto, persino l’inaudito.
Allora, il sabato mattina (ero in assoluta vacanza e relax), mia madre mi chiese il favore di riportare in auto la zia nella dimora di campagna dal momento che era rimasta in città la sera precedente, ci si preparava a uno di quei memorabili pranzi campagnoli di famiglia a cui eravamo invitati tutti. Non avevo nulla da fare e ci andai. La zia mi aspettava insieme alla cugina Pina, una rossa ed elegante cinquantenne veronese che aveva sposato un nostro stretto parente. Anche lei era invitata e si era resa disponibile per aiutare in cucina. Il contrasto fra mia zia, tarchiatella, pesante, con i capelli grigi, priva di trucco, vestita di scuro e la signorile cugina era evidente e mi fece sorridere. Lina e Pina, che incredibile duetto dovevo caricarmi! Mia zia che svolgeva le funzioni di matriarca autorevole in cucina e in famiglia, con me era dolcissima e affettuosa, si sedette al mio fianco e mentre guidavo si chiacchierava amabilmente. Mentre parlavo non potevo fare a meno, come sempre mi capitava con la zia, di ammirare lo sviluppo delle tettone, e, in questo caso, anche il ginocchio e il bianco coscione semiscoperto. Per potere parlottare anche con Pina, seduta dietro, si era girata di tre quarti, tenendo tesa la cintura, e offrendomi una generosa vista. Sarà stato per contrasto, poiché al lavoro, frequento belle donne, giovani, curate, magre, proporzionate, sarà stato perché da adolescente me la sognavo, sarà stato in altri termini perché sono un po’ porco, ma quel corpo matronale e ponderoso, le carni che si indovinavano sotto il vestiario cominciarono a farmi effetto. Sentivo il mio cazzo indurirsi. Le due donne parlavano e io sbirciavo la scollatura di mia zia, il profilo potente delle mongolfiere, cercavo di immaginare forma e posizione dei capezzoli. Fu in ritardo che allo specchietto incrociai lo sguardo di Pina, mi stava fissando. “Beccato” pensai. Si era probabilmente accorta delle mie occhiate furtive e la cosa mi mise a disagio. Cercai di evitare altri imbarazzi concentrandomi nella guida. Arrivammo in campagna, c’era lo zio Turi ad attenderci, un brav’uomo sessantenne mingherlino e di poche parole. Le donne si cambiarono e si misero subito ai fornelli. Dopo la brutta figura in auto avevo schivato Pina; la cosa mi preoccupava un poco, la cugina faceva parte di un gruppo religioso un po’ esaltato e temevo che cercasse di parlarmi per convincermi a pentirmi di qualche orribile peccato. Peccato? Sorrisi tra me e pensai che a dispetto delle convenzioni e dei tabù, io la zia me la sarei scopata sul tavolo da pranzo davanti allo zio Turi e a tutti i familiari. A ogni modo, quando a metà mattinata, Pina mi chiese se la accompagnavo al supermercato, mi inquietai molto poiché temevo l’arrivo di una ramanzina. Per fortuna anche la zia si offrì di venire con noi e pensai di avere scansato il pericolo. In paese era giorno di mercato e le donne fecero un giro fra le bancarelle. Come sempre succede, iniziarono anche a guardare vestiari e a commentare su misure e prezzi. Io mi stavo rompendo i coglioni, Dopo avere discusso con una commessa che masticava chewingum, Pina e la zia, si infilarono sul retro della bancarella. Io mi guardavo intorno annoiato, quando Pina mi chiamò. Mi avvicinai e lei mi disse. “Dai un consiglio a tua zia". Nella penombra di quel tendone che fungeva da camerino, per prima vidi la commessa che si scostò e apparve la zia. Aveva indosso un vestitino in bianco e nero con una cintura stretta sul ventre. Il risultato era che le sproporzionate angurie risaltavano prepotenti. Uno spettacolo magnifico per me, una vera vacca. “Sembro una vacca” constatò effettivamente la zia. “No, ti sta benissimo”. Implorai. La ragazza si girò a guardarmi, credo sorpresa. Avevo parlato senza pensarci, poi pensai a una subdola trappola, Il sorriso sarcastico di Pina era eloquente. C’ero cascato, ma la zia no. Si guardò ancora allo specchio e decise di no, non avrebbe acquistato l’indumento. Mentre si ricambiava, Pina mi si affiancò. “Con quel seno grosso che ha…”. Constatò. Non risposi e lei fu più esplicita. “Ti piace?”. “Cosa?. “La verità. Ti piacciono le vecchie con le tette grosse come quelle di tua zia …?” .“Cosa?” “Oh? Ci vuole molto ragazzo? Cosa faresti a tua zia? Solo guardare o… come dite qua? Sesso, fottere, ficcare?”. Corsi subito in difesa.“Che dici?”. La zia intanto stava uscendo dal tendone. Pina parlò senza guardarmi “Dimmi subito, te la vuoi fare o no?”. Ero allibito, non capivo la pressione a cui mi stava sottoponendo quella stronza. Più per rabbia che altro, dissi “Sì, sì”. “Evviva la sincerità”. Disse seria. Respiravo lentamente, era la prima volta che confessavo quel desiderio proibito. Me ne vergognai subito. Sembrava che Pina me lo avesse tirato fuori con astuzia. Mi strinse il braccio. “Vediamo se riusciamo a farle calare le mutande”. Cazzo! Aveva parlato al plurale! Da sballo. La zia ci raggiunse mentre, colto dalla sorpresa, sentivo arrivare una violenta erezione.
Ero in preda a turbamento. Cosa accadeva? c’era qualcosa che mi sfuggiva. Pina mi voleva aiutare a fare del sesso con mia zia? Perché? Sapeva cose che io non conoscevo?
In campagna erano arrivati i miei genitori, mia sorella e i miei cugini con i figli piccoli, c’era anche Saro il marito di Pina, e in breve fummo tutti coinvolti nella grande tavolata. Naturalmente ero teso. La zia girava con mia madre e mia cugina a servire porzioni e ritirare piatti. Pensai che era volgare, cioè aveva un fisico molto volgare, camminava come una papera, il culo pingue e largo, le tettone grosse, tonde e spudorate, eppure, lo avrei fatto? Il mio cazzo diceva sì!Pensai che l’unica persona che adesso conosceva il mio desiderio era la cugina seduta un po’ più in là. La persona che in modo imprevisto, mi aveva anche aperto uno spiraglio perché le mie voglie più zozze e segrete potessero tradursi in realtà. Avevo sognato tante volte di accoppiarmi con quella matura matrona, ma adesso tutte le immaginazioni mi sembravano inadeguate. Come sarebbe stato se per caso accadeva veramente? Voglio dire: infilare il mio sesso nei suoi orifizi, stantuffarla fino a sborrare e innaffiarla con il sugo dei miei coglioni. Non riuscivo a immaginarlo più, a credere ancora alla evenienza. Mangiai poco e finsi, ma non molto, che non stavo tanto bene per un dolore allo stomaco. Mentre le donne sparecchiavano, e gli uomini chiacchieravano a voce alta. Pina mi chiese come stavo e poi, mentre nessuno ci sentiva,aggiunse: “Per quel discorso, ancora un po’ di pazienza, tra un’oretta se ne vanno tutti”. Sapevo che cugini e i miei avevano programmi per il pomeriggio, ma c’erano pur sempre lo zio e Saro, il marito di Pina, ancora tra i coglioni. Come se mi avesse letto nel pensiero, Pina concluse: “Turi e Saro, vanno a vedere la sfilata dei trattori in paese…”. “E tu?” chiesi io. Pina si coprì la bocca che si era piegata in un sorriso. “Dei trattori me ne sbatto, ma guardarvi mentre tu e Lina lo fate deve essere un vero spettacolo”. Cazzo dei cazzi, la cugina veronese dava per scontata una ficcata consenziente tra me e la zia. Non è che mi sbagliavo? E che zia Lina, quella donna con un corpo da vacca fosse veramente una gran vacca, un autentico troione? Sapevo che era impossibile, era una donna all’antica, seria, onesta, bacchettona, e allora?
Passai l’ora seguente cercando di distrarmi ma il tempo non scorreva. Poi all’improvviso cominciarono i saluti e in breve partirono tutti. Avevo assicurato i miei che stavo ancora un poco a riprendermi e poi sarei uscito con degli amici per una festa. Mentre la zia mi preparava un caffè, parlottava serenamente con Pina, ebbi la certezza che la povera vecchia fosse all’oscuro di tutto. Le osservai il culo, poderoso sotto la gonna nera. Chissà come era l’ano della zia; l’idea di sturarglielo a colpi di cazzo, mi fece inebriare. “Sei sudato” constatò la zia, mentre bevevo il caffè. “Ma mi sento un po’ meglio” dichiarai. Pina si avvicinò e tirò fuori un tubetto. “Questa crema è un balsamo molto indicato per il dolore, bisogna passarlo sul ventre. Lo fai tu Lina?”. “Certo”. La zia si pulì le mani sul grembiule, “Mmmm, meglio che ti stiri sul letto”. Pensai che il gioco erotico orchestrato dalla cugina stava cominciando. Guardai Pina che sorrideva come una sfinge. La camera da letto era al piano superiore. Facemmo le scale in silenzio. Tutti e tre. Non sapevo come comportarmi, non capivo se le cose erano scoperte o se dovevo fingere ancora il mal di pancia. Decisi di non prendere iniziative, del resto ero incredibilmente teso. Mi tolsi le scarpe e mi stirai sul letto matrimoniale degli zii. Il posto dove avevo idealmente ambientato grandi scopate con mia zia. Avevo il cuore a mille e il cazzo duro. Si vedeva, non potevo farci niente. Mi alzai la maglietta sulla pancia e feci posto alla zia che si sedette a fianco a me. Il calore della sua coscia attaccata alla mia mi faceva friggere, ma ancora di più i madornali seni che avevo davanti. Pina era in piedi e poi si sedette anche lei dall’altro lato del lettone. La zia mi chiese dove provavo maggiore dolore, le indicai un punto intorno all’ombelico e iniziò il massaggio. Era dannatamente piacevole. Chiusi gli occhi. Sperai e pregai che succedesse, poi sentì Pina ridacchiare. Rimasi a occhi chiusi mentre sentivo che una delle due mi stava aprendo cintura e patta. “Ci siamo, ci siamo”, pensavo e pregavo, continuando sa tenere gli occhi chiusi. La mano della zia continuava a massaggiarmi il ventre e i suoi polpastrelli scesero sino all’elastico delle mutande, che arginava la mia erezione. Sentì un risolino e un bisbiglio, compresi chiaramente la parola “cazzo” e la battuta della zia che diceva: “Sono vecchia”. Non sembrava un tono molto convinto. Aprii gli occhi e la guardai fisso e sembrava che ci vedessimo per la prima volta. Non appariva sorpresa, mentre Pina le toccava una spalla e diceva “Allora che aspetti? Lo vedi come ti desidera?”. La zia Lina passò la mano leggera sul cazzo. “Che duro!” constatò. “Ooh zia” mormorai lasciandomi andare. “Spogliati e fotti con tuo nipote, scema” suggerì Pina. Il mio viso esprimeva implorazione. E la zia si alzò dal letto e si abbassò la cerniera posteriore della gonna che scivolò ai suoi piedi. Poi si sfilò la maglietta e rimase in mutande e reggiseno. Fremevo. Il suo corpo mi eccitava da morire. E anche lei spostava il suo sguardo dal mio viso al mio cazzo e le reazioni del mio corpo sembravano piacerle. Si sganciò il reggipetto e vidi le magnifiche animalesche tettone piombare sulla panza. Gonfie bianche inverosimili anche per le massicce e scure aureole del diametro più grande di una mela. Ero come ipnotizzato. “Magnifica, magnifica” sussurravo, ma il mio cazzo squillante di desiderio parlava per me. Ci calammo le mutande pressoché insieme, Poi la zia mi offrì i seni da baciare e leccare e intanto con la mano mi massaggiava il sesso. Anche io trovai con le dita il pube e le labbra della grossa fica e iniziai a carezzargliela. “Sì, sì, sì!” cominciò a implorare sfregandosi. Succhiavo i capezzoli e la palpavo, sentivo l’umore caldo nei polpastrelli. Eravamo pronti entrambi. Tenendo sempre il membro con la mano, alzò una gamba, si mise in posizione e di colpo il sesso venne assorbito nella sua bollente vagina. Era meraviglioso e cominciammo a muoverci, a fottere. Mi sembrava impossibile. Ero in paradiso. La femmina che mi cavalcava era mia zia! Le incredibili mammelle che sobbalzavano davanti al mio viso quelle della sorella di mia madre, della cara zia Lina! E fotterla era magnifico, colpi su colpi, uggiolii, frasi senza senso, lei mi teneva la testa e implorava il mio nome mentre si impalava a stantuffo sul mio cazzo. Vidi Pina ridere felice, mentre la zia si fermava per asciugarsi con il lenzuolo l’eccesso di fregna nella fica. Riprendemmo ancora a scopare e quando la vidi sudata le proposi di cambiare posizione. La presi alla missionaria con lei che teneva le ginocchia alte e piegate e io che muovevo il bacino con colpi ritmici. Finalmente venne con un lunghi singulti e sospiri. Quella massaia che poche ore prima serviva a tavola, ora,nuda sotto di me, mostrava un lato troiesco che avevo sempre immaginato ma che mi era sembrato frutto della mia fantasia. Dopo una pausa di pochi secondi, riprendemmo per lunghi minuti. Stavolta mi stancai io. La zia amorevolmente mi fece stendere sotto, mentre Pina allarmata diceva: “Si è fatto tardi, Saro e Turi staranno tornando. Finite”. La zia rispose: “Pensaci tu per favore”. Pina si mise alla porta, attenta ai rumori che potevano provenire dall'ingresso. Poi zia Lina si girò mettendosi nella posizione del 69. La cosa non mi dispiaceva. Sentii che lo prendeva in bocca, mentre lei tirava indietro il culo verso il mio viso. Era bianco, grosso, monumentale, ci tuffai la faccia e mi inebriai di odori, sudore, umori, peli, leccai la fica già schiusa da una buona mezzora di azione e annusai l’ano, era morbido, gonfio e grinzoso. Il buco del culo di mia zia! E mentre sentivo la sua bocca e la sua lingua sul pene, i suoi mastodontici seni umidi della mia saliva che strusciavano sul mio petto e sul mio ventre, iniziai a baciarle l’ano con passione, con voglia. Era tutto frenetico, quel culo, il suo odore mi mandavano in estasi, forse fu per questo che mi accorsi in ritardo e con la coda dell’occhio di mio zio. Era sulla porta e ci guardava. Il cuore mi si fermò. Pina era scomparsa. Sentendo che non la leccavo più, la zia spinse il culo indietro, due volte. Poi, insoddisfatta delle mie reazioni,finalmente comprese che qualcosa non andava, mollò con la bocca il mio cazzo e alzò la testa anche lei. Era finita, pensai finita. Quello ci ammazzava. Lo zio disse “Puttana”. La zia non rispose. Teneva ancora il mio sesso in mano, ma era bloccata. “Puttana, puttana, puttana… troia.”. Poi vidi il turgore che irrigidiva i jeans dello zio Turi e la sua voce si fece di colpo lamentosa: “ Continuate, continuate…. Per favore non vi fermate. Siete bellissimi”. Ero esterefatto, ma la zia non si fece pregare, e ricominciò a spompinarmi e a sfregarmi culo e fica in faccia, come se nulla fosse. Ripresi anche io a leccare. Poi la zia si rialzò, e spostò il corpo in avanti. Puntò il mio glande contro il suo buco del culo e glielo appoggiò. Eravamo entrambi bel lubrificati di saliva e così, arrapato a mille, senza molta fatica la penetrai in culo. Il cazzo per l'intera lunghezza sparì inghiottito dalle viscere e furono attimi appassionanti, era fantastica, il retto era stretto e caldo, ma vitale. I grossi glutei si alzavano e si calavano inesorabilmente, poi la zia si distese con la schiena su di me e capii che stava allargando le anche per fare spazio allo zio. L’uomo infatti era scomparso dalla mia visuale e poi avvertì la sua voce che dichiarava ancora:“Puttana troia”, e vidi le sue mani sulle spalle della moglie mentre intuivo che stava per fotterla anche lui. Nell'attimo in cui la penetrò, la zia stinse il meato anale intorno al mio cazzo con uno spasmo violento. Scopammo a sandwich con la vecchia, che ansimava come una caffettiera. Da quella posizione facevo quello che potevo, muovevo il bacino a strappi, cercando di affondare la nerchia, mentre le mie mani le pastrucciavano i seni. In realtà era zia Lina a dare il ritmo a tutti, coordinando i colpi dei cazzi che la fottevano. Poi lo zio Turi mollò, non sò se aveva sborrato, forse si era stancato, ma si spostò ansante di lato. Io e la zia ci rialzammo, lei ansimando, appoggiò le mani sulla testata del lettone e divaricò le cosce. Lo zio si distese sul letto e infilò la testa tra le anche della donna, poi mi scosse e miordinò "Inculala"- Voleva vedere bene il vecchio, e lo accontentai. Scavalcai lo zio mentre con zia Lina provavamo ad aggiustare la posizione per riprendere a fottere. Reinculai la vecchia mentre i miei coglioni sfioravano il volto beato dello zio. "Forza, forza,impalala" mi implorava zio Ciccio che si stava masturbando freneticamente. "Oh troia! come succhi!". Sotto lo sguardo dello zio, che ci incitava a darci dentro, la zia iniziò contrarre e scuotere in modo parossistico i muscoli anali, non riuscivo più a controllarmi e mi fece sborrare poco dopo. "Che gran ficcata!" pensavo mentre il mio sperma colava sulle guance dello zio. Io stesso avvertì sulla mia schiena gli zampilli dell'orgasmo raggiunto anche dal vecchio.
Era stato un tardo pomeriggio di fuoco. Ci rivestimmo senza parole, ma lo zio, pur muto, non sembrava ostile, anzi mi sorrideva. Prima di ripartire, trovai Pina in salotto, era preoccupata, ma le raccontai come era andata e rise. Mi raccontò che zia Lina le aveva confessato da un pezzo che si sentiva osservata e desiderata dal suo bravo nipote. Inizialmente ne era scandalizzata, ma Pina aveva fatto una lenta opera di convincimento che finalmente aveva dato i suoi frutti. Quello che la sorprendeva era invece lo zio,ignaro di tutto, ma a cui la cosa non era dispiaciuta. Concluse: "Fanno una dura vita in campagna, ci voleva una botta di vita". Da sabato scorso penso che le mie visite agli zii saranno ricorrenti.
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Commenti dei lettori al racconto erotico