Beatrice e Manuela
di
Anonima
genere
saffico
Manuela ha voluto insaponare il corpo della invitata. Lo sa fare così bene, insinuando la mano tra le gambe di Beatrice, che questa deve difendersi:
"No, no, adesso basta, Manuela! È troppo faticoso! Lasciami riprender forza."
L'amica la lascia asciugare; la vezzeggia:
"Vieni sul letto!"
Beatrice tace e Manuela ha un momento di paura. Beatrice se ne accorge, la bacia sulle palpebre:
"Andiamo in camera tua." dice.
Manuela rovescia Beatrice sul grande letto, si stende su di lei, le copre di baci la fronte, gli zigomi, il collo, le mordicchia i lobi delle orecchie, i seni. Si lascia scivolare sul tappeto, s'inginocchia, nasconde il volto nel ventre nudo dell'amica.
"Oh!" geme, "che dolcezza!"
Sfrega le guance, una dopo l'altra, e il naso, e le labbra, contro l'elastico rilievo del pube.
"Cara! Cara!"
Beatrice non si muove, rimane in silenzio. Manuela s'inquieta:
" Stai bene, così?"
"Sì."
"Vuoi, è vero, vuoi essere la mia amante?"
"Ma, Manuela..."
Si interrompe, accarezza i capelli sciolti, attende.
Le mani di Manuela le allargano le lunghe gambe, sfiorano l'apertura che le separa, vi penetrano dolcemente.
Beatrice sospira, lascia lentamente ricadere le braccia lungo il corpo, chiude gli occhi. Manuela accosta la punta della lingua al taglio preciso e stretto come un sesso di vergine. Umetta per tutta la loro lunghezza i bordi della vulva, ne lecca l'interno, poi cerca il clitoride, lo aspira, lo stimola di vibrazioni, l'addolcisce di saliva, lo fa andare e venire tra le labbra come un minuscolo fallo. Fa scivolare nella sua stessa vagina il medio ripiegato.
Con la mano libera, continua a stimolare il sesso dell'amica. Le sue dita sono tutte umide. Le fa scorrere tra le natiche, che si sollevano perché Manuela possa penetrarle più facilmente dall'orifizio più stretto. Il dito vi si affonda per intero.
Soltanto allora Beatrice grida, e continua a gridare per tutto il tempo in cui Manuela la lecca, la succhia e passa la sua mano dall'una all'altra delle aperture del suo corpo.
Manuela deve confessare per prima la sua stanchezza.
Si corica di nuovo sul corpo dell'amante. Ne all'una ne all'altra sembra resti più forza per parlare.
"No, no, adesso basta, Manuela! È troppo faticoso! Lasciami riprender forza."
L'amica la lascia asciugare; la vezzeggia:
"Vieni sul letto!"
Beatrice tace e Manuela ha un momento di paura. Beatrice se ne accorge, la bacia sulle palpebre:
"Andiamo in camera tua." dice.
Manuela rovescia Beatrice sul grande letto, si stende su di lei, le copre di baci la fronte, gli zigomi, il collo, le mordicchia i lobi delle orecchie, i seni. Si lascia scivolare sul tappeto, s'inginocchia, nasconde il volto nel ventre nudo dell'amica.
"Oh!" geme, "che dolcezza!"
Sfrega le guance, una dopo l'altra, e il naso, e le labbra, contro l'elastico rilievo del pube.
"Cara! Cara!"
Beatrice non si muove, rimane in silenzio. Manuela s'inquieta:
" Stai bene, così?"
"Sì."
"Vuoi, è vero, vuoi essere la mia amante?"
"Ma, Manuela..."
Si interrompe, accarezza i capelli sciolti, attende.
Le mani di Manuela le allargano le lunghe gambe, sfiorano l'apertura che le separa, vi penetrano dolcemente.
Beatrice sospira, lascia lentamente ricadere le braccia lungo il corpo, chiude gli occhi. Manuela accosta la punta della lingua al taglio preciso e stretto come un sesso di vergine. Umetta per tutta la loro lunghezza i bordi della vulva, ne lecca l'interno, poi cerca il clitoride, lo aspira, lo stimola di vibrazioni, l'addolcisce di saliva, lo fa andare e venire tra le labbra come un minuscolo fallo. Fa scivolare nella sua stessa vagina il medio ripiegato.
Con la mano libera, continua a stimolare il sesso dell'amica. Le sue dita sono tutte umide. Le fa scorrere tra le natiche, che si sollevano perché Manuela possa penetrarle più facilmente dall'orifizio più stretto. Il dito vi si affonda per intero.
Soltanto allora Beatrice grida, e continua a gridare per tutto il tempo in cui Manuela la lecca, la succhia e passa la sua mano dall'una all'altra delle aperture del suo corpo.
Manuela deve confessare per prima la sua stanchezza.
Si corica di nuovo sul corpo dell'amante. Ne all'una ne all'altra sembra resti più forza per parlare.
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