La prima volta

di
genere
trans

Non era la prima volta che uscivo come donna, halloween e carnevale mi avevano reso possibile liberare al pubblico il mio lato femminile senza destare troppo scalpore e ricevere anche qualche apprezzamento apparentemente innocente. Ma ora era tutto diverso; una serata in discoteca e neanche a tema gay o trans.
“Lo devi fare! Io non ci vado senza la mia amica del cuore!” disse Alessia, la mia migliore amica e istigatrice di questa pazza idea.
“Non so tesoro, forse è ancora presto per...” tentai di replicare prima di essere zittita dalla sua mano.
“Si certo, a carnevale con un paio di drink in più ti saresti portata a letto il mio uomo e lui sapeva benissimo cosa c’era sotto. Quindi ora di corsa in bagno che ti trucco a dovere!”
Tirai un sospiro e mi alzai, tanto alla fine con Alessia non l’avevo mai avuta vinta e già la mia testa trovava scuse per non aver timore. Mi ripetevo in loop che saremmo stati in un’altra città, in un locale che fa spesso serate trav e trans, che prima o poi sarebbe giunto questo momento e che alla fine se volevo sostituire il vibratore con un uomo era il caso di uscire di casa.
Nel giro di un’ora Alessia aveva fatto la sua magia; il trucco era perfetto e si abbinava con la parrucca rossa e riccia che lei adorava mentre io snobbavo e poi c’era l’abito. Anche li mi ero fidata di lei e dal cilindro aveva tirato fuori un abitino nero e corto che abbracciava il mio lato b mettendo in mostra lo slancio che i tacchi gli regalavano, mentre l’assenza di una scollatura mascherava il mio petto da maschio magro.
Mentre lei aspettava il fatidico squillo di Luca, il suo ragazzo e nostro autista per la serata, io ammiravo la sua opera allo specchio.
“Oggi sei davvero donna.” dissi tra me e me “Andrà bene.”
Infine lo squillo arrivò, tirai un ultimo sospiro e uscii di casa
“Andrà bene...”
Le 2 ore di macchina per raggiungere la discoteca sembrarono volate via, io persa tra i miei pensieri mentre Ale raccontava a Luca la sua giornata e lui che spesso sembrava fissarmi dallo specchietto. Chissà se Alessia non stesse solo cercando di incoraggiarmi dicendo che gli ero piaciuta a carnevale.
Al nostro arrivo tutto filò liscio, riuscii a raggiungere l’ingresso senza venire tradita dai tacchi e addirittura entrai senza pagare in quanto ragazza. Ma poi l’ansia prese il sopravvento e mi rintanai su un divanetto a guardare i miei amici baciarsi sorseggiando il primo drink della serata con lo sguardo rivolto il più lontano possibile dalla gente, per paura di notare sguardi di disapprovazione o peggio.
Poi all’improvviso Alessia scatto in aria “Devo ballare questa canzone! La adoro!!!”
Luca non riusci a dir niente che era già stato strattonato in piedi con direzione la pista.
Io invece rimasi sola e quasi sollevata da questo, almeno potevo fissare il divanetto anziché i muri.
Poi all’improvviso si butto sul divanetto un ragazzo, ben curato, con dei tratti deliziosamente meridionali e una camicia attillata che tradiva un’amore per la palestra.
“Posso tenere il posto al caldo per i tuoi amici?” Disse, sfoggiando il sorriso di uno che sa già di ricevere la risposta che vuole.
Rimasi pietrificata, mugugnando un flebile “io sono uomo” e temendo il peggio.
“Allora sono fortunato, ti fissavo da un po’ ma avevo i miei dubbi. Ti sai truccare bene”
“Devo ringraziare lei” continuai a mugugnare “cioè la mia amica, la ragazza che era seduta qui.”
“Prima volta, vero?” Disse sorridendo.
“No. Anzi, si. Almeno senza lo scudo della serata in maschera” Risposi, un po’ più serena grazie a quel sorriso che continuava a persistere sul quel suo volto che mi sembrava sempre più attraente.
“Allora direi che evito di chiederti di ballare, magari non sei pronta con i tacchi”
“No sono prontissima!” E mi alzai quasi di scatto. Forse le ore passate in camera a provare i tacchi ballando potevano aiutare a rilassarmi più di quel cocktail annacquato.
“Allora andiamo” mi prese la mano e mi condusse lentamente verso la pista. “Comunque sono stato maleducato, mi chiamo Roberto. Piacere...”
“Stefania...Athena, piacere” ecco come buttare giù quella parvenza di sicurezza che stavo acquisendo. Ma lui sfoggio un sorriso dolce e disse la frase che mi cambio la serata:
“Facciamo che stasera sei la splendida Stefania, più avanti mi farai conoscere anche Athena”
Complice la musica mi sciolsi un po’, inizia a muovermi a ritmo ignorando tutta la gente intorno a noi e vedendo solo lui. Da subito cercai ogni scusa per strusciarmi sul suo corpo, sentire quel profumo che diventava ogni momento più ipnotico. Lui ricambio le attenzioni prima sfiorandomi con le mani per poi toccare con più convinzione il resto del mio corpo. Il tempo sembrava svanire fino a quando non mi strinse a se, baciandomi. Li tutto si fermò, me compresa.
“Troppo presto?” chiese facendosi serio. L’unica risposta che mi venne spontanea fu un altro bacio. Ci allontanammo dalla pista e i miei sensi giravano a mille, riuscii a malapena a vedere Alessia che mi faceva cenno di continuare così.
Appena usciti dal marasma Roberto si girò verso di me “Preferisci una boccata d’aria o un drink”
Optai per la boccata d’aria o, per essere sinceri, la voglia di stare un po’ sola con lui.
La passeggiata fu piacevole, ci conoscemmo meglio: Roberto era un 26enne operaio, originario di Lecce, single ma con due bellissimi cani che considera suoi figli. Poco dopo arrivammo vicino alla sua auto e dopo un paio di baci si sbottonò i pantaloni facendo uscire il suo cazzo già quasi in tiro.
Istintivamente mi accovacciai per trovarmelo in faccia.
“Hai capito che sono inesperta vero?” dissi
“E allora perché lo stai già succhiando?” rispose sorridendo.
Era vero. Tempo di finire la mia frase lo presi con la mano e inizia a leccare la punta. Con le labbra accompagnai il suo prepuzio per liberare la cappella dentro la mia bocca. Era più morbido del mio dildo e più lo sentivo in bocca più lo volevo. Guardai verso di lui sorridendo mentre gli facevo una sega.
Lui sorrise e mi spinse la testa verso il cazzo.
“Brava Stefy” pensai “ne vuole ancora.”
Cercavo di prenderlo sempre più in profondità, anche se mi sembrava enorme, ma millimetro per millimetro sentivo le labbra avvicinarsi alle sue palle, la mia meta ambita. I suoi gemiti mi incoraggiavano sempre più. Mi sentivo sempre più vicina e in un attimo me lo sfilo di bocca, chinandosi e baciandomi appassionatamente. Mi tirò su e mi spinse piano verso il cofano della sua auto, tirando su quel poco del mio abito che copriva le mie parti intime. Con fare da esperto, con una mano spostò le mie mutandine per scoprire il mio buchetto mentre con l’altra prendeva dal taschino una bustina di lubrificante.
“Ci siamo” pensai, allargando le gambe il più possibile. Lui si mise il preservativo e spalmo la crema sul suo cazzo durissimo. Quell’attimo sembrò eterno e quando lui finalmente entrò non riuscii a trattenere un gemito quasi liberatorio.
“Vuoi che ci vedano?” Disse sorridendo mentre mi penetrava.
“Facciano quel che vogliano,basta che non ti fermi” mugugnai, ormai stesa sul cofano, alla merce dei suoi desideri. Adoravo sentirlo dentro di me, mi sentivo completa e finalmente donna. Desiderata e posseduta da un uomo vero, in grado di reggere la mia fantasia con apprezzamenti sulla mia femminilità mentre la sua verga stantuffava il mio ormai dilatato buchetto.
“Sto per venire...” lo sentii mugugnare e solo una cosa mi passò per la testa. Lo spinsi mi buttai in ginocchio davanti a lui, sfilai il preservativo e cominciai a succhiare più forte di prima. Da li in poi solo gemiti fino all’inevitabile esplosione nella mia bocca. Così forte e tanta che non riuscii a tenerla tutta in bocca senza farla colare sul mio mento. Ma poco importava, avevo finalmente assaggiato il frutto che da tempo desideravo; quel sapore salato che temevo di non amare che adorai subito, tanto da tirar su il seme che mi colava dal mento per berlo senza sprecare altra goccia.
“Piacere di conoscerti Athena” disse sistemando Roberto
“Piacere mio” risposi sorniona.
Ci incamminammo verso la discoteca dove Alessia e Luca mi stavano aspettando.
Salutai Roberto e entrai in macchina con i miei compagni di viaggio.
“Visto che avevo ragione?” Disse raggiante Alessia. “Tu mi devi sempre ascoltare!”
“Ma si dai, è andata bene” cercai di tenere tutto per me.
“Immagino, si vedeva dal vostro sorriso...e da quelle macchie sul vestito” Ammicco Ale mentre Luca continuava a fissarmi dallo specchietto con lo stesso sguardo di Roberto.
scritto il
2020-03-31
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