2: Il Notaio
di
AthenaApollonia
genere
trans
Alessia aveva avuto ragione, come sempre. Uscire come donna in pubblico, anche aldilà del concedermi a un uomo per la prima volta, fu una rivelazione per me; ogni paura sembrò svanire e ogni scusa per uscire come Athena sembrava buona. Poi la fortuna di vivere nella Bologna dei primi anni 2000, più curiosa che timorosa, dove in quasi ogni luogo della notte erano più gli sguardi che mi spogliavano che quelli che mi giudicavano.
L’unica paura rimasta era l’aver inavvertitamente sedotto Luca, il ragazzo di Ale, ma per fortuna il suo unico desiderio era fotografarmi in intimo con lei e la cosa ci elettrizzava entrambe.
Il set era sempre lo stesso, un appartamento nel centro storico di proprietà della famiglia di Luca diventato un po’ il suo luogo di svago: un luogo dall’aspetto signorile ma logorato dal tempo, arredato con il minimo indispensabile.
Noi passavamo il più del tempo nel salone principale, ben illuminato dalle ampie finestre, ad avvinghiarci seminude su un materasso ricoperto di colorati drappeggi. Luca ci orbitava intorno con la sua macchina fotografica, quasi in silenzio se non per l’occasionale “ferme!” quando vedeva un attimo perfetto.
Ormai era diventato il nostro passatempo del venerdì pomeriggio, prima di incamminarci in qualche pub o locale del centro, una piacevole routine fatta di abbracci e baci dal gusto saffico grazie alle quali imparai di più sul cosa significava essere donna e muoversi come tale.
A dare una svolta a questa routine ci pensò una sera di Aprile il mio telefono, una chiamata che all’epoca mi sembrava importante mi fece uscire nell’androne dove le mura soffocavano meno il segnale. Proprio li incontrai lui, il notaio che aveva trasformato l’appartamento adiacente nel suo studio, un uomo dall’aspetto giovanile tradito solo da qualche ruga di troppo e dai capelli e la barba brizzolati. Anche lui era uscito per una telefonata come me, ma il suo sguardo sembrava attratto più dalla mia presenza che dal suo interlocutore. Io ricambiavo ogni tanto lo sguardo e al termine della mia telefonata sorrisi e feci un cenno con la testa.
Passo una settimana e tornai per uno dei nostri soliti venerdì, impaziente di spogliarmi dai vestiti di studente maschio per indossare quelli di giovane donna nei quali avrei passato l’ennesimo spensierato weekend. Una volta dentro il palazzo raggiunsi l’ascensore per trovarmi davanti il notaio.
“Direi che andiamo allo stesso piano” finii solo per annuire con la testa.
“Allora ci ho visto bene, sei te la bella ragazza che il giovane Luca fotografa. Un po’ riesco a vedervi dalla finestra e i venerdì passano un po’ più velocemente”
Riuscii solo ad arrossire e pensai di sminuire tessendo le lodi di Alessia.
“Mah si, la fidanzatina di Luca è carina ma ho altri gusti”
“Se vuole le faccio vedere qualche nostro scatto, magari è meglio che spiarci dalla finestra” dissi sorridendo mentre le porte dell’ascensore si aprivano.
“Oggi credo che finirò per mezzanotte, se vuoi passare dopo io prenderò volentieri una pausa”
“Vedremo...” dissi ammiccando nell’attesa che Luca aprisse la porta.
Però sapevo già che il mio vedremo era un si, da vicino era ancora più attraente e il completo attillato che indossava metteva in mostra un fisico ben curato che ben si sposava con quella sicurezza che la sua voce ostentava.
Raccontai tutto ad Alessia che eccitata si impuntò nel dare il meglio di se col trucco, non curante dell’impazienza di Luca che dopo un po’ cominciò a sbottare; la sua insofferenza fu ben presto ricompensata però, ero bellissima e perfetta grazie al tocco magico di Ale tanto che per tutto il set non faceva altro che adularci. Però per una volta quelle belle parole mi scivolavano via dalla mente, occupata a pensare al bel notaio e al momento in cui avremmo finito e sarei potuta andare a trovarlo.
Una volta finito optai per rimette la minigonna inguinale e il top corto che avevo per il set, piuttosto che i leggings e la camicetta per l’uscita, al massimo avrei chiesto di cambiarmi da lui se le foto erano tutto ciò che voleva.
“Mi raccomando avvisa se poi non ci raggiungi” disse Luca chiudendo la porta dell’appartamento.
“Tranquilli, direi che vi raggiungo tra qualche ora”
Suonai il campanello e quasi subito si senti il trillo della serratura; l’ufficio era buio se non per una luce soffusa che spuntava dalla fine del lungo corridoio.
“Prego, sono qua in fondo” anche se ormai ero già arrivata alla porta del suo ufficio.
“Ah bene, speravo non ti fossi cambiata” disse mentre mi fissava con uno sguardo che sembrava spogliarmi.
“Non volevo fare troppo tardi, sa è venerdì per tutti, magari anche lei aveva di meglio da fare cambiavi idea sul restare in ufficio” dissi, cercando di fingere una sincera ingenuità “comunque Luca mi ha lasciato le foto di settimana scorsa, ho aspettato per vederle”
Lui mi indico la scrivania prima di spostare una delle sedie di fianco alla sua. Ci sedemmo e tirai fuori le foto iniziando un po’ a raccontare del giorno in cui le abbiamo scattate, ma dopo poco lui si alzò quasi di scatto.
“Ti va di bere qualcosa? Ho bisogno di rilassarmi un po’” disse e io annuii “Bene, seguimi”
Lo segui fuori dall’ufficio dove lui apri la porta di fronte, rivelando una camera da letto.
“Sa...lasci stare il drink per me” dissi sdraiandomi di lato sul letto.
Sorrise e si avvicinò a me accarezzandomi le gambe, baciandomi il fondoschiena prima, poi il seno e infine in bocca. La sua mano ormai aveva raggiunto il mio cazzo e lo massaggiava come un clitoride mentre spingeva la sua lingua sempre più a fondo.
“Speravo fosse piccolino” disse tra un bacio e l’altro. E io speravo in quello che stava accadendo.
Si avvicinò in ginocchio a me, slacciandosi la cintura e io pensai al resto dei pantaloni. Non feci in tempo di tirargli giù i boxer che si lanciò fuori il suo sontuoso cazzo sfiorandomi subito le labbra; duro, grosso e nodoso...ecco la tua prima grossa sfida Athena.
Lo presi in mano e cominciai a segarlo mentre con la lingua leccavo la sua cappella enorme “Sapevo che eri una puttanella” disse gemendo. Sorrisi e comincia a succhiarlo, cercando di prenderne sempre di più a ogni passaggio pur consapevole che non ci sarei mai riuscita a prenderlo fino in fondo. Le sue mani erano sulla mia testa, non a spingere ma ad accompagnare i miei movimenti durante la fellatio. Mi fermai a prendere fiato “è enorme” dissi prima di riprendere il pompino partendo dalle sue palle.
“Sono sicuro che saprai come gestirlo” ammicco.
Mi fermo la testa con le mani e comincio a penetrarmi la bocca, aveva preso bene le misure e si fermava dove mi fermavo io, un vero esperto.
Poi si fermò lasciandomi fare mentre con una mano slacciava il nodo che teneva legato il mio top, io accennai un sorriso di approvazione mentre succhiavo la sua cappella come una bambina col suo lecca lecca preferito.
Inizio a stuzzicare i miei capezzoli e poco dopo mi fermo per leccarmeli, rendendo di marmo il mio cazzetto.
Ripresi a succhiarlo con sempre più foga mentre lui palpava e schiaffeggiava il mio culo. Più colpiva forte più succhiavo.
“Ora spogliati” ordinò “lascia solo i tacchi e le calze. Non potevo che ubbidire e mi spogliai di quel poco che mi copriva mentre pure lui si spogliava mostrando il suo fisico tonico e villoso.
“E ora mettiti a 90, da brava cagnetta” adoravo quel suo trattarmi da troia e ubbidivo senza indugi, nemmeno al cospetto di quel cazzo enorme che presto avrebbe penetrato il mio buchetto ancora acerbo.
Presto sentii il freddo solleticare del lubrificante sul mio buco prima di venire penetrato dal suo dito. “Tutto qua?” dissi scherzando.
Lui rise e poi si butto su di me, spingendomi la testa sul materasso e fiondando il suo arnese nel mio buco. Urlai forte di dolore e di piacere, e più urlavo più lui mi penetrava veloce e con forza.
“Contenta puttanella? Contenta?”
“Siiiii!” gridai sentendo le sue palle sbattere sulle mie.
Mi tirò poi su, strizzando con una mano un mio capezzo e con l’altra prendendomi dal collo e girandomi la testa per un bacio prima di spingermi in avanti liberando il mio culetto dal suo cazzone. Si sdraio sudato e ansimante “ora cavalcami!”
Mi lanciai senza esitazione su di lui, col buco ancora abbastanza dilatato per prendere subito il suo palo. Inizio a spingere su e giù ma presto lo fermai “Fidati di me” dissi e iniziai prima a muovere il ventre per poi sculettare col suo cazzo dentro fino in fondo. Poi su e giù, al ritmo dei suoi gemiti e portando le sue mani sul culo e sentire quanto godeva dal quanto lo stringeva.
“Non sei una verginella allora” disse tra un gemito e l’altro.
“Non lo sono da poco...ma sono molto cagna” sorrisi.
Continuai a cavalcarlo fino a quando non pronuncio le fatidiche parole magiche “Sto per venire”
Mi alzai da lui e mi misi in ginocchio sul pavimento con la lingua di fuori, sorridendo mi raggiunse sfilandosi il preservativo. Mi avventai sul suo cazzo segandolo velocemente e leccando la punta fino al sentire il caldo del suo sperma sulle mie labbra. Fu una vera fontana di sperma e quando finalmente fini lo presi di nuovo in bocca per pulirlo a dovere, ancora eccitata dall’odore di rugiada del suo seme.
Mi diedi una rapida ripulita e lo raggiunsi di nuovo in camera, con lui steso sul letto.
“Magari venerdì prossimo dovremmo ripetere” dissi sdraiandomi con la testa sul suo ventre.
“Perchè non tra qualche minuto invece” rispose sornione, mentre io vedevo il suo cazzo tornare rigido e lungo tanto da sfiorare di nuovo le mie labbra.
Alessia e Luca nel mentre, erano a bersi la loro seconda birra quando vibrò il cellulare di lei. Era un mio messaggio “Ci sentiamo domani amore, credo sarò impegnata stanotte! Baci”
Ale sorrise e si girò verso Luca “La nostra amica è proprio una zoccola”
L’unica paura rimasta era l’aver inavvertitamente sedotto Luca, il ragazzo di Ale, ma per fortuna il suo unico desiderio era fotografarmi in intimo con lei e la cosa ci elettrizzava entrambe.
Il set era sempre lo stesso, un appartamento nel centro storico di proprietà della famiglia di Luca diventato un po’ il suo luogo di svago: un luogo dall’aspetto signorile ma logorato dal tempo, arredato con il minimo indispensabile.
Noi passavamo il più del tempo nel salone principale, ben illuminato dalle ampie finestre, ad avvinghiarci seminude su un materasso ricoperto di colorati drappeggi. Luca ci orbitava intorno con la sua macchina fotografica, quasi in silenzio se non per l’occasionale “ferme!” quando vedeva un attimo perfetto.
Ormai era diventato il nostro passatempo del venerdì pomeriggio, prima di incamminarci in qualche pub o locale del centro, una piacevole routine fatta di abbracci e baci dal gusto saffico grazie alle quali imparai di più sul cosa significava essere donna e muoversi come tale.
A dare una svolta a questa routine ci pensò una sera di Aprile il mio telefono, una chiamata che all’epoca mi sembrava importante mi fece uscire nell’androne dove le mura soffocavano meno il segnale. Proprio li incontrai lui, il notaio che aveva trasformato l’appartamento adiacente nel suo studio, un uomo dall’aspetto giovanile tradito solo da qualche ruga di troppo e dai capelli e la barba brizzolati. Anche lui era uscito per una telefonata come me, ma il suo sguardo sembrava attratto più dalla mia presenza che dal suo interlocutore. Io ricambiavo ogni tanto lo sguardo e al termine della mia telefonata sorrisi e feci un cenno con la testa.
Passo una settimana e tornai per uno dei nostri soliti venerdì, impaziente di spogliarmi dai vestiti di studente maschio per indossare quelli di giovane donna nei quali avrei passato l’ennesimo spensierato weekend. Una volta dentro il palazzo raggiunsi l’ascensore per trovarmi davanti il notaio.
“Direi che andiamo allo stesso piano” finii solo per annuire con la testa.
“Allora ci ho visto bene, sei te la bella ragazza che il giovane Luca fotografa. Un po’ riesco a vedervi dalla finestra e i venerdì passano un po’ più velocemente”
Riuscii solo ad arrossire e pensai di sminuire tessendo le lodi di Alessia.
“Mah si, la fidanzatina di Luca è carina ma ho altri gusti”
“Se vuole le faccio vedere qualche nostro scatto, magari è meglio che spiarci dalla finestra” dissi sorridendo mentre le porte dell’ascensore si aprivano.
“Oggi credo che finirò per mezzanotte, se vuoi passare dopo io prenderò volentieri una pausa”
“Vedremo...” dissi ammiccando nell’attesa che Luca aprisse la porta.
Però sapevo già che il mio vedremo era un si, da vicino era ancora più attraente e il completo attillato che indossava metteva in mostra un fisico ben curato che ben si sposava con quella sicurezza che la sua voce ostentava.
Raccontai tutto ad Alessia che eccitata si impuntò nel dare il meglio di se col trucco, non curante dell’impazienza di Luca che dopo un po’ cominciò a sbottare; la sua insofferenza fu ben presto ricompensata però, ero bellissima e perfetta grazie al tocco magico di Ale tanto che per tutto il set non faceva altro che adularci. Però per una volta quelle belle parole mi scivolavano via dalla mente, occupata a pensare al bel notaio e al momento in cui avremmo finito e sarei potuta andare a trovarlo.
Una volta finito optai per rimette la minigonna inguinale e il top corto che avevo per il set, piuttosto che i leggings e la camicetta per l’uscita, al massimo avrei chiesto di cambiarmi da lui se le foto erano tutto ciò che voleva.
“Mi raccomando avvisa se poi non ci raggiungi” disse Luca chiudendo la porta dell’appartamento.
“Tranquilli, direi che vi raggiungo tra qualche ora”
Suonai il campanello e quasi subito si senti il trillo della serratura; l’ufficio era buio se non per una luce soffusa che spuntava dalla fine del lungo corridoio.
“Prego, sono qua in fondo” anche se ormai ero già arrivata alla porta del suo ufficio.
“Ah bene, speravo non ti fossi cambiata” disse mentre mi fissava con uno sguardo che sembrava spogliarmi.
“Non volevo fare troppo tardi, sa è venerdì per tutti, magari anche lei aveva di meglio da fare cambiavi idea sul restare in ufficio” dissi, cercando di fingere una sincera ingenuità “comunque Luca mi ha lasciato le foto di settimana scorsa, ho aspettato per vederle”
Lui mi indico la scrivania prima di spostare una delle sedie di fianco alla sua. Ci sedemmo e tirai fuori le foto iniziando un po’ a raccontare del giorno in cui le abbiamo scattate, ma dopo poco lui si alzò quasi di scatto.
“Ti va di bere qualcosa? Ho bisogno di rilassarmi un po’” disse e io annuii “Bene, seguimi”
Lo segui fuori dall’ufficio dove lui apri la porta di fronte, rivelando una camera da letto.
“Sa...lasci stare il drink per me” dissi sdraiandomi di lato sul letto.
Sorrise e si avvicinò a me accarezzandomi le gambe, baciandomi il fondoschiena prima, poi il seno e infine in bocca. La sua mano ormai aveva raggiunto il mio cazzo e lo massaggiava come un clitoride mentre spingeva la sua lingua sempre più a fondo.
“Speravo fosse piccolino” disse tra un bacio e l’altro. E io speravo in quello che stava accadendo.
Si avvicinò in ginocchio a me, slacciandosi la cintura e io pensai al resto dei pantaloni. Non feci in tempo di tirargli giù i boxer che si lanciò fuori il suo sontuoso cazzo sfiorandomi subito le labbra; duro, grosso e nodoso...ecco la tua prima grossa sfida Athena.
Lo presi in mano e cominciai a segarlo mentre con la lingua leccavo la sua cappella enorme “Sapevo che eri una puttanella” disse gemendo. Sorrisi e comincia a succhiarlo, cercando di prenderne sempre di più a ogni passaggio pur consapevole che non ci sarei mai riuscita a prenderlo fino in fondo. Le sue mani erano sulla mia testa, non a spingere ma ad accompagnare i miei movimenti durante la fellatio. Mi fermai a prendere fiato “è enorme” dissi prima di riprendere il pompino partendo dalle sue palle.
“Sono sicuro che saprai come gestirlo” ammicco.
Mi fermo la testa con le mani e comincio a penetrarmi la bocca, aveva preso bene le misure e si fermava dove mi fermavo io, un vero esperto.
Poi si fermò lasciandomi fare mentre con una mano slacciava il nodo che teneva legato il mio top, io accennai un sorriso di approvazione mentre succhiavo la sua cappella come una bambina col suo lecca lecca preferito.
Inizio a stuzzicare i miei capezzoli e poco dopo mi fermo per leccarmeli, rendendo di marmo il mio cazzetto.
Ripresi a succhiarlo con sempre più foga mentre lui palpava e schiaffeggiava il mio culo. Più colpiva forte più succhiavo.
“Ora spogliati” ordinò “lascia solo i tacchi e le calze. Non potevo che ubbidire e mi spogliai di quel poco che mi copriva mentre pure lui si spogliava mostrando il suo fisico tonico e villoso.
“E ora mettiti a 90, da brava cagnetta” adoravo quel suo trattarmi da troia e ubbidivo senza indugi, nemmeno al cospetto di quel cazzo enorme che presto avrebbe penetrato il mio buchetto ancora acerbo.
Presto sentii il freddo solleticare del lubrificante sul mio buco prima di venire penetrato dal suo dito. “Tutto qua?” dissi scherzando.
Lui rise e poi si butto su di me, spingendomi la testa sul materasso e fiondando il suo arnese nel mio buco. Urlai forte di dolore e di piacere, e più urlavo più lui mi penetrava veloce e con forza.
“Contenta puttanella? Contenta?”
“Siiiii!” gridai sentendo le sue palle sbattere sulle mie.
Mi tirò poi su, strizzando con una mano un mio capezzo e con l’altra prendendomi dal collo e girandomi la testa per un bacio prima di spingermi in avanti liberando il mio culetto dal suo cazzone. Si sdraio sudato e ansimante “ora cavalcami!”
Mi lanciai senza esitazione su di lui, col buco ancora abbastanza dilatato per prendere subito il suo palo. Inizio a spingere su e giù ma presto lo fermai “Fidati di me” dissi e iniziai prima a muovere il ventre per poi sculettare col suo cazzo dentro fino in fondo. Poi su e giù, al ritmo dei suoi gemiti e portando le sue mani sul culo e sentire quanto godeva dal quanto lo stringeva.
“Non sei una verginella allora” disse tra un gemito e l’altro.
“Non lo sono da poco...ma sono molto cagna” sorrisi.
Continuai a cavalcarlo fino a quando non pronuncio le fatidiche parole magiche “Sto per venire”
Mi alzai da lui e mi misi in ginocchio sul pavimento con la lingua di fuori, sorridendo mi raggiunse sfilandosi il preservativo. Mi avventai sul suo cazzo segandolo velocemente e leccando la punta fino al sentire il caldo del suo sperma sulle mie labbra. Fu una vera fontana di sperma e quando finalmente fini lo presi di nuovo in bocca per pulirlo a dovere, ancora eccitata dall’odore di rugiada del suo seme.
Mi diedi una rapida ripulita e lo raggiunsi di nuovo in camera, con lui steso sul letto.
“Magari venerdì prossimo dovremmo ripetere” dissi sdraiandomi con la testa sul suo ventre.
“Perchè non tra qualche minuto invece” rispose sornione, mentre io vedevo il suo cazzo tornare rigido e lungo tanto da sfiorare di nuovo le mie labbra.
Alessia e Luca nel mentre, erano a bersi la loro seconda birra quando vibrò il cellulare di lei. Era un mio messaggio “Ci sentiamo domani amore, credo sarò impegnata stanotte! Baci”
Ale sorrise e si girò verso Luca “La nostra amica è proprio una zoccola”
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La prima volta
Commenti dei lettori al racconto erotico