Nonne vacche 8

di
genere
incesti


“Spaccami, spaccami siii” urla la vecchia befana mentre pompo a tutto spiano. “Sono cinquanta minuti che pompo, ti sfondo davvero se vai avanti così”.
“Non importa, spingi... spingiiii” insiste Adelma ciondolando avanti e indietro.
Non è bella, anzi diciamolo pure, è proprio un cesso. Piccola, magra, tutta ossa, senza tette. Peserà 40 chili bagnata. Capelli bianchi, peli della figa bianchi e quasi inesistenti. Ha persino un accenno di peluria bianca sul viso quasi che avesse la barba.
Le gambe secche come due stecchini e non ha neanche avuto il buon gusto di mettersi delle calze o della lingerie un po’ sexy per migliorare un po’ le cose. Però pagava bene e nonna aveva già combinato l’incontro quindi dovevo operare. Quindi avevo preferito metterla subito a pecora e prenderla così senza tanti riguardi. Ora però comincio ad essere un po’ stanco e devo riprendere fiato. Così mi sdraio col cazzo dritto verso l’alto.
La vecchia mi guarda “vengo sopra io?”.
“Se te la senti”.
Se la sentiva eccome. Mostrando un energia straordinaria la vecchia befana 73 enne monta sul mio cazzo come se fosse un cavallo da montare. Se lo fa entrare secco nella fica pelata e chinatasi in avanti comincia la cavalcata facendo ondeggiare quelle due borse sgonfie che aveva al posto delle tette.
Non male tutto sommato. Era cessa ma ci da dentro con tutte le sue energie.
Così scopiamo ancora per una mezz’ora buona anche se non ho il coraggio di prenderle il culo perché davvero il mio missile questo robino pelle e ossa l’avrebbe aperta in due non solo metaforicamente.
Così mi limito a riempirle ben bene la gnocca di sborra mentre lei impavida cavalca il suo rodeo.
Alla fine esausta mi crolla accanto “mai ciulato cosi tanto in vita mia” dice strusciandomi la peluria del viso sulle guance.

Era una donna di campagna, quasi analfabeta, mai andata oltre la terza elementare e abbastanza spigliata e diretta per chiamare le cose col loro nome. Non so bene come nonna le avesse proposto di farsi una scopata ma a me, quel pomeriggio aveva detto subito le cose in faccia senza tanti sotterfugi.
Sono entrato in salotto e le due erano sedute sulle poltrone a chiacchierare. Adelma si è girata, mi ha fissato coi suoi occhi sbarazzini e mi ha detto “allora mi monti George?”.
“Come scusi...?”.
“Ho già pagato la quota a tua nonna per farmi una bella montata. C’è la fai o sono troppo vecchia per te?
“Ummmm” la fisso io e senza tanti complimenti mi apro i pantaloni da cui sbuca il cazzo molle ma comunque di generose proporzioni.
Adelma lo guarda, c’è l’ha a meno di venti centimetri dal volto e lo studia per bene. “Norma non dicevi balle. È davvero una roba da cavallo” sorride la vecchia.
“Pensa da duro” sogghigna mia nonna.
Prendendolo come un invito Adelma si sporge un po’ in avanti. Lo afferra salda con una mano e inizia a stringerlo.
Esita pochi istanti prima di prendere coraggio e farmi sentire la sua peluria del mento farmi il solletico sulla cappella. Spalanca la bocca mezza sdentata e lo ingoia come fosse un cannellone alla crema.
Tutto sommato non spompina male e in pochi istanti porta al culmine la mia erezione. Se va avanti ancora un po’ finirà che le sborro in bocca penso e lei deve capirlo perché si ferma e lo fa uscire massaggiandosi una guancia. “Mi fai slogare le gengive con sto bastone” dice.
Io la guardo e voglioso le apro il vestito intero sperando di trovare qualcosa di interessante ma sotto è tutta nuda. Mutande e altri accessori sono già spariti. Diciamo che era già pronta per andare a letto. Quindi tanto vale accontentarla.
Così, nudi, saliamo le scale lei davanti e io dietro col bastone che ad ogni passo si struscia sul suo piccolo culo piatto.
“Poi in camera te lo ciuccio quanto vuoi stai tranquillo” mi sussurra la vecchia ansiosa di fare sesso.
E così fa. Si sdraia sul letto e mi invita a infilarglielo in bocca mentre la mia mano raggiunge il cespuglio grigio e bianco che ha tra le gambe sperando di non trovarci la muffa. Le ficco dentro un dito e la sento un po’ strettina ma ci do dentro a mungerla meglio che posso fin che non fa un gemito e mi viene in mano.
È pronta, non aspetta altro che il mio cazzo, si mette a pecora e scodinzolando aspetta che la penetri...

La sua gnocca cola ancora, lei prende dei fazzoletti di carta dal comodino che nonna ha già lasciato prevedendone l’uso e prova a tappare la falla.
“Ma quanta ne hai? Mi hai riempita. Guarda cola ancora” nota la vecchia.
“È in proporzione alle dimensioni” dico mentre comodo mi accendevo una sigaretta.
A quel punto alzo la voce è chiamo mia nonna che quasi subito apre la porta e ci guarda “Allora Adelma tutto bene? Piaciuto”.
“Si si, bravissimo e resistente però devi darmi un asciugamano perché i fazzoletti con tutta quella che ha sparato non bastano”.
“Ma si cara, nessun problema, vieni di sotto che ho tutto per pulirti”.
Lei obbedì...
“Tu George resti lì...?” chiede nonna.
“Si magari mi faccio un pisolino”.
“Ottima idea riposati amore di nonna”.
“Allora ci vediamo presto” dice Adelma prima di uscire.
“Io e il mio cazzo siamo qui quando vuole”.
“Però la prossima volta cerca di sborrare meno capito?”
“Ci proverò signora... arrivederci”...

In calze nere guadagnava qualche punto anche se restava un cesso ma tanto basta perché appena entrato in casa la invitassi a farne subito una veloce sul divano.
Lei mi chiede solo se prima di sedermi nudo potevo mettere un asciugamano per non sporcare.
Lo faccio, la buona educazione prima di tutto. Soddisfatta Adelma mi siede in braccio mettendomi le piccole tette in faccia e inizia a cavalcare al galoppo a tutto spiano.... sei forse sette orgasmi di fila.
“Accidenti ti sei proprio sbloccata” dico. Ora che siamo abbastanza in confidenza ho iniziato a darle del tu.
“Si... adesso me la spasso alla grande anche se non ci sei tu uso le zucchine dell’orto o le carote”.
Io rido. Sono passati solo tre giorni da quando le ho spaccato l’utero e già ha chiamato nonna chiedendole se potevo passare a casa sua. E come non bastasse per tre giorni ha fatto fare alla vulva una bella dieta vegana di carote e zucchine che si sarà infilata con tutta la forza che aveva. Bisogna poi anche ricordare che da anni vendeva sotto banco alle amiche quintali della verdura coltivata nel suo enorme orto e non potevo fare a meno di sorridere pensando alle “amiche” che si facevano una bella insalata col retro gusto di gnocca.
“Devo scolare la pasta” dice.
“Un minuto e vengo... aspetta” la blocco io.
Ma cavoli questa mette su la pasta e poi si mette a trombare penso.... Del resto non vogliamo certo un incendio in cucina quindi le metto le mani sotto alle cosce e inizio a sollevarla e abbassarla a tutta forza per solleticarmi il pisello...
“Sto pompando.... dai dai che ci sono”.
“Forzaaaa” mi incita Adelma aumentando il ritmo.
“Eccolaaaaaaaaaaaa” e le vengo dentro senza troppi complimenti.
“Accidenti adesso se mi alzo colo tutta sul pavimento”.
“Meglio -le dico- lascia che Marianna senta il profumo di sesso. Anche quello eccita e stimola la voglia”.
“A fosse vero ti porterei a scopare in camera sua” ride lei.
“Bhe potremmo farcene una e magari anche sborrare sui suoi intimi. Così quando mette le calze la ungono bene”.
“Più che altro mette i collant”.
“Ancora meglio così quando li mette li ha già pieni di sborra giusto a livello della patata”.
“A che maiale.... va bene magari dopo ci proviamo... adesso però vieni che è pronto.
Ha fatto la pasta. Mi fa sedere capotavola, ovviamente nudo e me ne serve un bel piatto fumante “e adesso?” chiede ondeggiando le tette molli.
“Ti metti sotto al tavolo e ciucci” dico.
E lo fa.... la pasta è buona.... la pompa ottima...
Finisco l’ultimo boccone e ha ancora il cazzo nella sua bocca duro come marmo. Mi sto preparando a schizzarla quando vedo che c’è un altro piatto coperto.
“E quello?”.
Lei molla la presa, esce da sotto il tavolo e guarda. “Il pranzo per Marianna poi lei se lo scalda quando arriva”.
“Ma mi inviti a un pranzo con scopatina quando sai che arriva tua figlia?” dico.
“Pensavo ci mettessi meno ad arrivare. Comunque abbiamo ancora una mezz’oretta buona se vuoi andare a letto.
“Non è molto ma si può fare. Una sveltina sul letto, tanto se arriva penso che la sentiamo”.
“E se non la sentiamo anche meglio. Sai quanto le farebbe bene a quella zitella farsi una sana scopata” dice la vecchia parlando della figlia quarantenne.
“Se vuoi io sono sempre operativo basta chiedere”.
“Ma figurati... quella mi è venuta fuori frigida mi sa”.
“Potremmo stuzzicarle la voglia per davvero” dico.
“In che senso?”
Guardo il piatto. “Sempre pasta al pomodoro?” chiedo.
“No preferisce in bianco”.
“Ancora meglio”.
“Che fai?” chiede Adelma confusa.
“Le condisco la pasta” dico. E inizio lesto a segarmi.
“Noooo ma da” brontola Adelma ma sotto sotto l’idea la stuzzica.
“Dai togli il coperchio dai..” la affretto io.
Incerta la madre obbedisce e in un attimo ...SPRUZZ!
“Fatto ora è bella condita” concludo.
Adelma prende una forchetta, la mescola un po’ nel piatto e ridacchia. Ne assaggia un boccone “Buonissima”.
“Adesso fammi un buon caffè e poi ti porto a letto... ti apro come una mela oggi”.
“Ma c’è la fai poi... ne hai già fatte due e questa tre”.
“Tranquilla sono inesauribile” e lo lascio ciondolare orgoglioso.
Mi metto sul divano, il cazzo cola ancora un po’ di sperma che va sul tessuto è un po’ sul pavimento ma ormai a Adelma non pare importi più nulla.
Vuole solo continuare a scopare.

Dieci minuti dopo siamo nel suo letto matrimoniale e ci diamo come porci. Adesso che è bella aperta davanti non si fa problemi e piano piano riesco a farglielo passare nel culo dilatandolo a dismisura. Non sembra farle troppo male, anzi, il canale posteriore sembra eccitarla perché la sento venire mentre le allargo le chiappe.
Ogni tanto le accarezzò le gambe per sentire il fruscio del nylon sotto le mani e aumentare il piacere. Va detto che in calze nere autoreggenti ha guadagnato almeno dieci punti.
Lei se ne accorge e mi chiede “ma ti piacciono proprio così tanto le calze”.
“Certo così tanto che spesso le metto anche io”.
“Ma dai...” che roba perversa dice mentre se lo prende nel culo a pecorina.
“Vuoi provartele tu? Davvero?”.
“No dubito che le autoreggenti così corte mi vadano bene ma... magari un collant di Marianna mi andrebbe.
“Vuoi i suoi collant?”
“Si così li sborro dentro sai che bello”.
“In bocca dovresti sborrare a quella stronza non sul collant, sapessi come mi tratta, mi ha anche tolto i soldi perché dice che sono rincoglionita. Mi da solo il giusto ogni mattina. Meno male che ho il mio tesoretto nascosto se no non potrei neanche pagarti la marchetta.
Nella foga do una spinta più intensa delle altre e Adelma ulula “Urka che bestia” godendo ancor di più.
È così eccitata che sento la sua fica colare umori quasi fossero piscio...

Alla fine il collant di Marianna me lo ha preso davvero. Bianco. Me lo sono infilato e con la mia corporatura l’ho subito smagliato e sformato in più punti visto la forma minuta della figlia. In più gli ho fatto uno strappo per far uscire il cazzo così ora Adelma mi è montata sopra e mi sta cavalcando felice.
“Te ne ho presi altri due paia come volevi tu così poi ci puliamo tutti e due con le sue calze....”.
“Brava... stai davvero imparando... ummm e come sei calda. La prima volta sembravi un ghiacciolo ma adesso sei più calda di una ragazzina...”.
“O si si... me lo infilò tutto siii”.
E la sentiamo arrivare...

“Mammaaaaaa” urla con la sua voce gracida da anatra.
Faccio segno a Adelma di non rispondere.
“Resta ferma lì aspettiamo che entri”.
Ci vuole qualche minuto prima che capisca dove siamo, ogni tanto do giusto un paio di colpi in figa per tenerlo duro e Adelma si sforza di non mugugnare. Abbiamo anche lasciato la porta aperta. Deve solo salire le scale.
Quando la sentiamo sciabattare sui gradini di legno Adelma ricomincia a muoversi con più decisione.
Appena la figlia, una manetta mora, gracilina con delle lenti spesse come fondi di bottiglia appare sulla porta le dice solo “Ciao tutto bene al lavoro?”
La figlia ha gli occhi fuori dalle orbite e fissa il corpo nudo della vecchia madre dietro agli occhiali “mamma ma ti sei impazzita del tutto? Ma che diavolo stai facendo?”.
“Non lo vedi? Sto scopando....” è aumentato il ritmo ricomincia a godere mentre io con le mani le strizzo le tette.

“Tu sei malata. Sei una vecchia pazza rimbambita e sei pure una vacca”.
“Almeno io qualche scopata me la faccio befana frigida”.
“E quelle sono le mie autoreggenti. Le calze più belle che ho stronza”.
“Che tanto non sai cosa farci, almeno io le ho usate per far rizzare un cazzone”.
“Ma come parli maiala”.
“Ma baciami il culo stronza. Ti rode che lo faccio e me la godo vero?”.
“Fai solo schifo puttana. E smettila di farlo mentre ti parlo”.
“Nooo anzi guarda vado anche più veloce guarda come entra... ummm siii. Anche nel culooooo”.
“Vecchia pazza Tu sei da ricovero”
“E tu sei da farti una bella scopata. Ma ti vuoi decidere a trovarti uno che ti monti e ti tolga un po’ di rabbia”.
“Fate schifo.... schifooooooo”.
È la prima volta che assisto a un litigio mentre fotto e devo dire che non è stato male. Molto divertente vedere queste due che si urlano dietro mentre la vecchia mi cavalcava a tutto spiano. Ora la giovane Marianna se ne è andata rabbiosa e la vecchia ne approfitta per buttarsi in avanti “dai inculami” dice.
Nessun problema. Ormai è una galleria. La prendo a pecora senza problemi....

Torna Marianna “si può sapere cosa avete fatto con le mie calze?”.
“Te le ho fatte sborrare tutte così almeno sai che odore ha un maschio” urla la vecchia.
“Ma.... ma che fate ma...”.
“Non lo vedi. Mi incula. Me lo sfonda, mi apre tutta”.
La figlia ha gli occhi iniettati di sangue “ma tu cosa cavolo credi di fare con mia madre. Ma ti rendi conto della sua età... ma sei malato? Ma perché hai le mie calze addosso...”.
Io la fisso senza dire nulla.
“Allora ma la smetti. Ma ti vuoi fermare porco schifoso”.
“Adelma? Che dici”.
“Si George direi che puoi fermarti” mi da il consenso la vecchia.
Così glielo tirò fuori dal culo. Teso alla massima durezza e mi alzo in piedi.
Mi avvicinò a Marianna e le dico “dai prenditi sto cazzo”.
Lei mi da uno schiaffo al pisello. Ma così duro si fa solo male lei. Il mio pezzo di marmo neanche accusa il colpo.
La madre intanto si è alzata dal letto e le si avvicina. Ora sembra più calma “Marianna figlia mia lui è venuto per te. Guarda che roba e poi è davvero bravo. Tu ne hai bisogno figlia mia, ne hai bisogno come ne avevo io”.
“Mamma io queste cose non le faccio”.
“A già tu sei quella che lo fa col dito. Pensi che non ti ho vista in bagno a consumartela da sola”.
“Ma mammmaaaaa” arrossisce lei.
“Fidati non lo saprà nessuno” dico avvicinandomi di nuovo.
“No non voglio e poi è troppo grosso. Non voglio”.
“Fidati farò piano sarà bellissimo” e le infilo una mano sotto la gonna.
“Ma che fai....”.
“Non ti pace se ti accarezzo... -la mano sale- o magari potrei masturbarti io, sono molto bravo sai”.
Adelma intanto si allontana.
“Mamma ma?”.
“Fatti onore figlia mia” dice la vecchia ridacchiando e ci lascia soli allontanandosi mentre un rivolo di liquido le cola da ogni orifizio segnando il suo passaggio.

La mano sale ancora, afferrò il lembo dei collant e li faccio scendere un po’.
“Basta ti prego”.
“Dai toccalo ancora, prima hai sentito come era duro. Dai toccalo facci amicizia”.
“Ho paura”.
“Mica morde”.
I collant ormai sono alle cosce e sto toccando gli slip.
La sua mano timida mi sfiora il pisello.
“E tu metteresti questo coso dentro di me”.
“Si piano piano” scosto il lembo delle mutande, le sento il pelo....le labbra vaginali.
“Io non le faccio queste cose” dichiara secca.
“E allora perché sei bagnata? Tu puoi mentire ma la tua passera no”.
“Oddio ma cosa mi fai”.
“Non ti piace? Non sono bravo quanto te a fare grilletti?”.
“No... no.... siiii.... occavoli siiiii.....”.
Iniziò a spogliarla. Un bel corpicino proporzionato e magro con due tettine mignon e una fica piuttosto pelosa...”.
“Potresti solo togliere il collant che mi imbarazza un po’” chiede ora con voce calma e gentile.
“Nessun problema. Vieni Marianna, spogliamoci e andiamo sotto le coperte”.

Quando vado via è tardo pomeriggio.
Il pisello è molle, piccolo e umido e segna le sei fisse. Adesso mi ci vorrebbe un argano per alzarlo.
Marianna l’ho lasciata nel letto. Domani non andrà a lavorare, non può nemmeno alzarsi dal letto. Le ho sverginato la fica e già che c’ero mi sono preso pure il culetto vergine.
Sborra in bocca, in culo, sulle tette.... ovunque.
Lei non so quanti orgasmi abbia avuto ma dopo il primo mi implorava di non smettere.
La madre si è affacciata un paio di volte e mi ha sorriso felice di veder la figlia che godeva.
Quando sono uscito mi ha pure ringraziato e mi ha chiesto di tornare quando voglio.
Io le ho dato un bacio in bocca.
Lei mi ha detto che aveva un sapore strano.
Io le ho fatto notare che era sugo della figa della figlia.
Lei ha riso poi si è toccata fra le gambe.
Io ho fatto finta di nulla ma secondo me, calati i tabù, queste due finiranno per lesbicare come due maiale.
“Missione compiuta” dico fra me e me toccandomi le banconote che ho in tasca.
di
scritto il
2020-04-09
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