Un viaggio Fantastico

di
genere
etero

Quanto odio quando mi chiedono di lavorare fuori dalla mia città. Prendere il treno e passare ore ed ore in compagnia della noia. Oggi però succede qualcosa di diverso, una bella avventura inaspettata.
Sono nell'ultimo vagone, lontano dagli altri passeggeri, voglio restare un po' più isolato e pensare ai fatti miei.
Lo sferragliare pigro del treno scandisce un tempo interminabile, che lentamente inizia a farmi chiudere gli occhi, sto per addormentarmi quando sento una mano sulla mia spalla. "Scusami - dice timidamente- posso chiederti un favore?" Un po' scocciato mi volto, pronto a dire di no e lasciarmi stare, ma quando la vedo non riesco a trattenere un sorriso di dolcezza, una ragazza tremante, presa dalla timidezza, con un volto dolce e delicato e due occhi verdi stupendi, scendo con lo sguardo, in pochi secondi la studio, la giacca slacciata fa vedere il suo corpo, con un seno importante, dovuto anche ad un paio di chili di troppo, ma nel complesso una ragazza stupenda. Le dico:"dimmi, come posso aiutarti?" Lei:"scusami. Ho perso il telefono, potresti prestarmi un attimo il tuo per una chiamata?" Solitamente avrei detto di no, ma lei mi ispirava fiducia. Fa la sua chiamata, ma quando chiude per sbaglio apre Chrome. "Maledizione! Che figura!" Penso fra me e me. Per ingannare il tempo stavo girando proprio qui su A69, ed avendomi preso alla sprovvista non avevo chiuso ancora la pagina del mio profilo. La vedo lì, impietrita a fissare la mia foto, il suo volto diventa rosso e dalla sua bocca scappa un leggero: "Ah però" seguito da una risatina imbarazzata.
Mi riconsegna frettolosamente il telefono e va a sedersi nella fila di poltrone accanto alla mia.
Torno anche io al mio posto, imbarazzato, o meglio incuriosito. Guardo il finestrino, nel riflesso noto che ogni tanto lei si volta verso di me diventando rossa in volto.
La situazione inizia ad eccitarmi. Piano piano i jeans stretti che indosso iniziano a gonfiarsi, lei sembra averlo notato e non smette di fissarmi. Decido di correre il rischio, slaccio la cintura ed apro i miei pantaloni, lei mi guarda, segue ogni mio movimento, fra il curioso e l'imbarazzato. Prendo il mano il mio pene, ormai troppo stretto nei pantaloni, non resisto più, inizio a masturbarmi davanti ai suoi occhi ormai sbarrati per la sorpresa. Per un po' resta a fissarmi, si lecca le labbra, ma sembra non saper che fare. "Non aver paura - le dico - avvicinati". Si alza e timidamente cambia posto. Ma ancora non sa bene che fare, prendo la sua mano e la sposto sul mio membro, lei è agitata, pian piano la guido come se fosse la sua prima volta, inizia a prender sicurezza. ci guardiamo, languida mi sorride, ed all'improvviso la timida ragazzina diventa una vorace pantera, scende verso il mio membro e lo prende in bocca, le sue labbra si Serrano e la sua lingua inizia a giocare col mio glande. Sono in estasi. Lei succhia e lecca come se fosse un calippo. La mia mano afferra uno dei suoi grossi seni, lo soppeso, lo massaggio. Stacca le sue labbra dal mio pene e riprende a massaggiarlo con la mano. Risale, ci guardiamo e le nostre labbra si incollano, sento il mio stesso sapore nella sua bocca, le nostre lingue si intrecciano. Metto le mani sulla sua testa e la faccio tornare sul mio membro, le lo lecca per tutta la lunghezza, fa girare la sua lingua intorno alla cappella. Non posso durare ancora molto. La spingo a fondo e vengo, quasi non riesce a trattenerla tutta. Si alza, ma guarda e deglutisce sorridendo. Un ultimo bacio, mi sistemo, la voce elettronica del treno ci avvisa che siamo prossimi alla stazione, purtroppo la sua fermata, mi saluta e va via..
scritto il
2020-04-13
1 . 9 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Diario galeotto

racconto sucessivo

La giusta paga
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.