In realtà se qualcuno avesse potuto vedere

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In realtà se qualcuno avesse potuto vedere
DIECI RACCONTI BDSM BONSAI


Sul volo di linea Londra-New York una hostess osserva una coppia semicoperta dalla cintola in giù da un cappotto beige. La passeggera ha le mani nascoste sotto l’indumento. L’hostess nota un vistoso movimento sotto quel paltò e immagina che la donna stia masturbando il suo compagno. Con un sorriso di stupore ma anche di tenerezza, avvertendo un senso quasi di protezione nei confronti della coppia assorta in quel piacere non esibito, si allontana nel corridoio dell’abitacolo. In realtà se qualcuno avesse potuto vedere avrebbe saputo che la donna sotto il soprabito, indossando dei guanti di lattice, stava inserendo nella pelle dei testicoli e del cazzo del proprio partner alcuni aghi monouso. La coppia formata da G., avvocato e da S., insegnante presso una scuola cattolica, era legata da una profonda e irrefrenabile passione per il bdsm, che praticavano con appassionata assiduità anche nei luoghi e nelle situazioni più impensabili.

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All’interno di una chiesa il prete W. sta confessando una ragazza, F. di 27 anni. Sembrerebbe una confessione di normale routine. In realtà se qualcuno avesse potuto vedere avrebbe scorto la ragazza con le mani legate dietro la schiena e le ginocchia nude su una manciata di ceci. Il sacerdote le ha imposto una punizione per i suoi peccati già durante il rito stesso della confessione. Egli è chiuso nel suo gabbiotto, irrigidito nella tradizionale tunica nera e nel colletto bianco. Il cazzo del sacerdote è in completa erezione, e lui in procinto di dedicarsi a una veemente masturbazione. La ragazza intuisce e bagna i suoi slip. La sua eccitazione raggiunge livelli impensabili per questo senso di profanazione di un luogo sacro compiuto tramite pratiche perverse. Lei pensa di ricevere il seme del sacerdote sul suo volto, possibilmente di inghiottirlo, ma il prete preferisce riversare il flusso del suo sperma sul drappo di velluto del confessionale. Al termine della confessione inviterà la ragazza a seguirlo in una cripta in cui si consumerà la vera e propria penitenza. La cripta è situata in un luogo molto sotterraneo. Nessuno è in grado di sentire le urla strazianti della ragazza che dovrà meritarsi l’assoluzione dopo una serie di torture inflitte dal sacerdote stesso con l’aiuto di una giovane suora.

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Il signor M, 42 anni, è ospite di una trasmissione in uno studio televisivo. E’ stato invitato da una sua amica, la conduttrice del programma, la giovane R., ragazza bellissima e molto conosciuta nel mondo televisivo per la sua bravura e per la sua indole magnanima e generosa. Sta conducendo una trasmissione sull’etica della religione, sul significato di Dio nella società moderna e sulla fratellanza umana. I suoi modi sono molto gradevoli. La sua moralità sembra improntata a un forte sentimento religioso. A M. in realtà non importa nulla di assistere a questo programma che reputa altamente noioso. Lui sa benissimo che R. in realtà è una sadica, una donna profondamente dissoluta e pervertita. Sa già che di lì a poco, alla fine del programma, quando il pubblico e i tecnici saranno defluiti dagli studi R. verrà incontro a M. e lo condurrà nel suo camerino privato dove all’interno di una stanzetta adeguatamente attrezzata lo sottoporrà a indicibili sevizie e torture esibendosi anche in una fantasiosa blasfemia senza limiti.

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Nei locali di un ristorante di lusso, ad un tavolo apparecchiato per due, siede solo una signora dallo sguardo annoiato. L’atmosfera è dominata da un’illuminazione soffusa. Il servizio è di primissimo ordine. Il volto della donna aristocratico e sprezzante. Forse sta pensando con livore a quel suo compagno che avrebbe dovuto essere con lei a quel tavolo e che invece ha preferito trascurarla e non presentarsi all’ultimo minuto con una scusa puerile. In realtà se qualcuno avesse potuto vedere avrebbe scorto sotto quello stesso tavolo, nascosto dalle lunghe tovaglie color porpora, un uomo accucciato, le mani legate ed una benda su gli occhi, intento a mangiare da una ciotola per cani sporca. Il cibo di cui si sta nutrendo è quello estremamente raffinato del locale. Però rimasticato e sputato dalla signora seduta al tavolo.

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In uno studio dentistico, in occasione di interventi più complessi praticati su pazienti particolarmente emotivi, A., assistente di 23 anni, si avvicina puntualmente alla poltrona, con un sorriso rassicurante e protettivo, anche quando non sollecitata dall’ odontoiatra, per confortare con estrema dolcezza i pazienti. Sembrerebbe possedere un marcato spirito materno e una vocazione a sostenere la persona. In realtà A. è spinta esclusivamente dall’incontenibile impulso di assistere da vicino all’intervento per godere delle sofferenze altrui ed eccitarsi alla vista del sangue, dei tagli di incisione sulle gengive. Alla fine di ogni intervento lei si ritira nel bagno dello studio dentistico per dedicarsi a una frenetica masturbazione. Ha sempre a portata di mano il ricambio degli slip, troppo impregnati dalle proprie secrezioni vaginali per non infastidirla. A. vorrebbe diventare lei stessa dentista e non è detto che un giorno non ci riuscirà . In tal caso sogna già il momento in cui potrà convincere qualche suo paziente dell’inutilità dell’anestesia.

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B., 48 anni, sta uscendo da una vineria. Ha la faccia paonazza. Deve aver bevuto parecchio, forse per una pena d’amore o per un misterioso dolore sottaciuto. In verità non ha bevuto nemmeno un sorso di vino o di altri alcolici. E’ entrato in quel locale, la cui proprietaria è una corpulenta donna di 50 anni, per simulare una sbronza e giustificare il suo volto rubicondo. In realtà è appena uscito da una sessione nella quale la sua improvvisata mistress lo ha colpito al volto per una mezz’ora abbondante con robustissimi schiaffi e anche con l’ausilio di alcuni attrezzi di cuoio affilato, da lei stessa realizzati.

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Il signor T., 48 anni, professore in un liceo femminile alla fine di una lezione blocca una studentessa, la bellissima F di 19 anni. Le dice che il suo rendimento scolastico è molto scarso e che, giunti alla fine dell’anno scolastico, è troppo tardi per rimediare. Tuttavia sostiene che qualcosa per lui potrebbe fare. Dopo un po’ escono assieme, la ragazza con il suo zainetto e il professore con la sua borsa. Si potrebbe pensare a un accoppiamento ottenuto dal professore tramite ricatto. In realtà se qualcuno avesse potuto vedere avrebbe assistito, nella palestra della scuola, a una scena completamente diversa. Il professore è legato con robuste corde al quadro svedese della palestra, sottoposto a sadiche torture da parte di F. soprattutto ai testicoli. La ragazza, che già immaginava di essere oggetto di un tale ricatto, era riuscita a rovesciare la situazione e a trasformarsi lei stessa in ricattatrice, dichiarando di aver visto il professore intrattenersi con alcune ragazze minorenni e di non poter fare a meno di denunciare il fatto alla Preside dell’Istituto. A meno che il professore non avesse accettato da lei stessa la giusta punizione. La ragazza non sembra esperta nel maneggiare strumenti di tortura ma proprio per questo, oltre che per il suo marcato sadismo, è più pericolosa. Non possiede fruste ma lacci e strumenti da taglio molto affilati. Il professore comincia a sanguinare anche se solo superficialmente. Tuttavia in fondo al sacco ci sono ancora una bacinella di zinco e un affilatissimo taglierino che la ragazza pensa di tirar fuori al momento opportuno.

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Nella sala da pranzo di un lussuosissimo appartamento di Osaka è allestita con ricercata bellezza una tavola riccamente imbandita. Vi sono sedute sei donne, appartenenti con diversi gradi a un’azienda di essenze e profumi, la cui amministratrice delegata, A.W. è la padrona di casa. Sembrerebbe una normale cena di lavoro. Ma in realtà se qualcuno avesse potuto vedere avrebbe notato che le lussuose sedie avevano un largo buco nel mezzo e che le ospiti sedute avevano sollevato le loro gonne e, prive di mutandine, stavano offrendo il loro buco del culo a tre schiavi cha da sotto il tavolo avevano il compito di accogliere nelle loro bocche le defecazioni di tutte le invitate. Esse avevano mangiato moltissimo nei giorni precedenti assumendo farmaci astringenti. Dopodiché avevano assunto, poco prima di giungere alla cena, dei potenti lassativi. La prima ospite a defecare, a pranzo appena iniziato, era S.H. di 29 anni, quadro intermedio dell’azienda. Sotto di lei uno dei tre schiavi, molto solerte, con la bocca spalancata è intento a soddisfare gli ordini della padrona di casa ingoiando l’intero flusso di quella defecazione. Questa scena, con le altre, si ripete svariate volte. A un certo punto T.M. 23 anni, impiegata amministrativa si alza dalla sua sedie per dirigersi a capotavola. Sussurra all’orecchio della padrona di casa alcune parole che hanno l’effetto di provocare in quest’ultima un’incontenibile ira. A.W. furiosa e paonazza in volto distrugge un piatto e due bicchieri. L’impiegata le aveva raccontato che i suoi escrementi, assai abbondanti, non erano stati ingoiati da nessuno ed erano finiti sul pavimento. La proprietaria, inviperita per questa imperdonabile inosservanza da parte di uno dei tre schiavi, congeda anzitempo le invitate e si reca in una piccola stanza con la porta verniciata di rosso. Questo locale contiene gli attrezzi di tortura più estremi che l’amministratrice delegata usa impiegare nelle sue periodiche torture inflitte indifferentemente a uomini e a donne, generalmente alle sue dipendenze lavorative. A un certo punto il suo sguardo si sofferma su uno strumento mai usato, infisso alla parete. E’ una specie di reperto storico, anche se non originale. Lei non ne ha fatto mai uso, nonostante il suo illimitato sadismo, perché sa che questo tipo di frusta potrebbe risultare letale. Si tratta dell’imitazione di un flagellum romano con piccoli uncini e pezzi di vetro all’estremità delle corde. Pochi colpi ben assestati provocherebbero profonde lacerazioni alla pelle, un copioso sanguinamento e una vera e propria scarnificazione. A.W. riflette per qualche minuto, poi pervasa da una furia eccitata si predispone a staccare il flagello dalla parete. Non conoscendo il “colpevole” flagellerà tutti e tre gli schiavi. L’idea di colpire a sangue anche due innocenti le provoca un immediato orgasmo.

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M, infermiera di 38 anni e suo marito S., di 29, escono dal loro appartamento. Sono una coppia di bell’aspetto ed elegantemente vestita, con scrupolosa ricercatezza. Salgono su un mezzo pubblico. Entrambi trovano un posto a sedere, lei si dispone a distanza di qualche metro. Sembra una coppia normale che si diriga insieme al lavoro. In realtà, per chi avesse potuto sapere, M. aveva praticato a suo marito, pochi minuti prima di uscire, un clistere di 2 litri e mezzo, caricandolo di sostanze ritardanti l’effetto. Questo vuol dire che suo marito sarà costretto a subire l’umiliazione e il fastidio di defecare nei propri eleganti abiti e in pubblico, sul pullman che li sta portando al lavoro. Marta è la prima volta che esegue questa pratica ed è praticamente in trance per l’eccitazione. La sua fica è bagnata e pensa, assistendo alla defecazione pubblica di suo marito, di raggiungere l’orgasmo prima di scendere dal mezzo pubblico come un’estranea, senza salutarlo.

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E., di 38 anni, è una preparatrice atletica di una staffetta femminile 4x100, composta da ragazze molto giovani, dai 19 ai 24 anni. Con loro pratica quattro volte alla settimana sedute di allenamento molto intense e faticose. Terminato l’allenamento l’intero gruppo si reca negli spogliatoi. Si presume che la prima cosa che facciano sia quella di recarsi alle docce. In realtà per chi avesse potuto vedere l’allenatrice pretende che le quattro ragazze si spoglino e si dedichino reciprocamente a un rimming profondo che faccia assaporare loro il gusto, tra l’acido e il dolciastro, dei loro orifizi anali, sporchi e sudati dopo un’estenuante e prolungata sessione di allenamento. Inoltre le quattro ragazze dovranno annusarsi reciprocamente le mutandine e i loro calzini, intrisi di sudore e leccarsi i piedi le une con le altre. Solo mezz’ora dopo le ragazze avranno il permesso di fare la doccia. E., l’allenatrice, assiste con estremo piacere a queste pratiche masturbandosi a fondo con il bastoncino del testimone della staffetta, che, intriso da copiosissimi succhi vaginali, dovrà poi essere leccato a turno dalle quattro staffettiste.
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2020-04-18
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