Sonia e Lily - 05 - Regole di convivenza - I parte
di
sally_xdress
genere
trans
Fu così che io e Sonia, in maniera del tutto inaspettata, cominciammo la nostra prova di convivenza. Quella situazione eccezionale, in cui la quarantena ci avrebbe costretti a lungo ad evitare i contatti con le altre persone, diede una grande spinta per portare il nostro rapporto ad un livello successivo.
Ma eravamo davvero pronti? Oppure questo passo era stato un azzardo ed avremmo finito con il distruggere una storia che era appena all’inizio?
Nato da uno scambio di confessioni, alla base del nostro rapporto c’era la voglia di scoprire tutto l’uno dell’altra e di sentirsi liberi di poter parlare all’altro di qualsiasi cosa senza aver paura di essere fraintesi o giudicati male. Così si era creata tra di noi una profonda fiducia, nata dall’incontro di due anime che forse avevano soltanto bisogno di essere ascoltate e capite da qualcuno che avesse una sensibilità affine.
Da questa fiducia e dalla complicità che quasi subito si era instaurata tra di noi era nata Lily, il mio alter ego femminile, che oramai faceva parte in pianta stabile della nostra coppia; insieme a lei era emerso anche un nuovo lato della personalità di Sonia, il lato eroticamente dominante, che la spingeva ad assumere l’iniziativa ed il controllo, trasformandomi passo dopo passo e portandomi a vivere esperienze per me impensabili prima di conoscerla.
Sapevamo entrambi che almeno inizialmente la convivenza non sarebbe stata semplice, avevamo bisogno di familiarizzare con le abitudini ed i ritmi dell’altro; nei suoi occhi, tuttavia, leggevo la mia stessa determinazione e la medesima volontà nel far sì che le cose filassero per il verso giusto e sicuramente questa era la base giusta per partire bene.
Dopo l’esperienza positiva del primo giorno, Sonia mi aveva proposto di passare l’intera settimana in abiti femminili ed io avevo accolto l'idea con entusiasmo.
“Ma dovrai rispettare alcune regole”, mi avvertì la mia partner.
“Ok sentiamo cosa hai in mente…” le dissi cercando di capire cosa le frullava in testa.
“Innanzitutto sarai sempre vestito da donna, a meno che tu non debba uscire di casa o ricevere qualche visita.”
“Ok mi sembra giusto…”
“In quelle rare volte in cui dovrai uscire ritornerai al tuo look maschile, ma non completamente. Vorrei che portassi sempre qualcosa di femminile”.
Fece una pausa, ma quando provai a rispondere mi fermò subito con un gesto della mano.
“Prima che mi fermi ti voglio dire di stare tranquillo, non sarà qualcosa di visibile, ma puoi mettere anche un paio di mutandine o delle calze”
“Non lo so, mi sembra rischioso…” le risposi un po’ allarmato.
Non pensavo di uscire in abiti femminili ed anche il solo indossare qualcosa di femminile con la possibilità di essere scoperto mi terrorizzava.
“Lasciami finire e poi potrai decidere ok?”
Le fece cenno di sì con la testa.
“Terza regola: come Lily dovrai essere sempre ben vestita e presentabile”
“Che vuoi dire?”
“Intendo dire che non voglio che ti lasci andare solo perchè siamo chiusi in casa! Non ti voglio vedere ciondolare in pigiama e dovrai essere attento a far sparire qualsiasi ombra di peli. Per questa settimana deciderò come ti vestirai e voglio vederti truccata tutti i giorni. Non indosserai pantaloni, soltanto gonne e le tue scarpe avranno sempre un tacco, anche se basso. Niente scarpe da ginnastica!”
“Ma non ti sembra di esagerare?” le chiesi un po’ preoccupato
“Guarda che non ho ancora finito! Dai! E’ meno difficile di quello che pensi e poi è solo per una settimana!”
“Ok, continua...” le risposi laconico.
“Quarto: se vuoi dormire con me devi sempre indossare qualcosa di sexy. Per cominciare ti presto qualcosa io, ma se accetti faremo un po’ di shopping online. Naturalmente di notte non avrai bisogno della parrucca o del make up.”
Non risposi, tra le regole che mi aveva esposto quest’ultima mi sembrava la più innocua ed al tempo stesso la più eccitante; Sonia interpretò il mio silenzio come il consenso a proseguire.
“Quinta ed ultima regola: voglio che ti sforzi di comportarti in maniera femminile”
“Cioè?”
“Non voglio stravolgimenti, cominceremo da piccole cose: quando ti siedi stai composta come una signorina, farai la pipì da seduta e piccole cose di questo genere che ti farò notare di volta in volta…”
Ero alquanto perplesso, l’idea di passare un’intera settimana in abiti femminili mi piaceva e non poco, ma avevo paura che l’essere obbligato a seguire delle regole avrebbe fatto perdere a quell’esperienza parte del suo fascino.
Sonia aspettava in silenzio una risposta, aveva intuito i miei dubbi ma il suo sguardo sicuro lasciava capire che in qualche modo li aveva già previsti e che sapeva come dissiparli.
“Allora cosa ne pensi?” mi incalzò al perdurare del silenzio.
“Beh non ti nascondo che la cosa mi stuzzica tanto, ma tutte queste regole smorzano un po’ l’entusiasmo…”
Sorrideva, forse perchè aveva già previsto la mia risposta ed era sicura che alla fine l’avrebbe vinta lei.
“Ma pensa… Un’intera settimana! Quando ti ricapiterà? E poi sono poche regole semplici da seguire. Sarò sempre io a prepararti, così sarai perfetta in ogni situazione e so quanto ti piace che sia io a farlo…”
Già… la mia partner aveva ragione. Una settimana in abiti femminili voleva dire non dover uscire e rientrare dal personaggio ogni volta, ma poter dare un senso di normalità a quella situazione, portarla finalmente nella quotidianità; non sarei stato costretto a doverla richiudere nel cassetto dopo poche ore, ma avrei potuto viverla liberamente. Non che avessi intenzione di cambiare la mia vita e passarla en femme, ma quella full immersion rappresentava un’esperienza irresistibile per chi come me aveva vissuto il crossdressing a singhiozzo fino a pochi mesi prima; e poi immaginavo che Sonia avrebbe approfittato della mia parte femminile anche dal punto di vista erotico, come già successo poche ore prima, e trovavo estremamente eccitante quel lato autoritario della sua personalità e quel suo prendere l’iniziativa e farmi sentire l’oggetto dei suoi desideri.
“Ok dai ci sto…” le risposi infine dopo essermi preso qualche attimo per soppesare i pro ed i contro.
"Oh benissimo! E adesso lasciami un po’ da sola che voglio dedicarmi allo shopping…"
"Ed io che faccio?"
"Beh potresti cominciare con il preparare la cena… E dopo ti darò io qualcosa da indossare per la notte!"
Avevo ancora addosso la camicetta e la gonna che Sonia mi aveva fatto indossare per il lavoro e che avevo rimesso dopo che lei mi aveva scopato selvaggiamente. Mi sentivo ancora scombussolato; ogni volta che lei ardeva di desiderio per la mia parte femminile non soltanto capitolavo, ma in preda alla lussuria più sfrenata, la incitavo a farmi sua ed a spingere sempre più forte.
"Ma voglio vedere cosa ordini!", provai a protestare.
"No! Deve essere una sorpresa! E adesso vai su!"
Così, seppur deluso, la lasciai sola ed andai in cucina per preparare la cena. La mia partner fece la sua apparizione mezz'ora più tardi, quando era quasi tutto pronto.
"Siamo state fortunate! Arriverà tutto dopodomani!" esordì trionfante.
"Visto che sei così contenta perché non apparecchi la tavola?" le dissi ancora risentito per essere stato escluso precedentemente.
"E dai, non mettere il broncio! Era tutta roba per te! E poi quando mi sorridi ti trovo ancora più affascinante!" mi rispose mentre mi teneva il mento con una mano.
Mi sciolsi, non riuscivo mai a stare arrabbiato con lei per più di cinque minuti. Ci sedemmo a tavola e cenammo.
"Uhm è delizioso", mi disse, " sei stata davvero brava".
Mentre sparecchiavo, Sonia mi osservava divertita.
“Come mai quel sorriso?” le chiesi, presagendo che avesse qualcosa di sconcio in mente.
“Ma niente, ti stavo immaginando con un completino da cameriera… e credimi sei molto appetitosa”
Imbarazzato non risposi, ma mi dedicai a finire di sparecchiare.
Dopo la cena la mia partner sparì per qualche minuto in bagno per uscirne completamente struccata; era la prima volta che la vedevo così, acqua e sapone, e la trovai ancora più incantevole, quasi indifesa, come se insieme al trucco fosse venuta via anche un po' della sua sicurezza.
Andammo in camera da letto e mi struccò delicatamente, rimuovendo via via le varie tracce di Lily dal mio volto. Mi fece togliere dapprima le scarpe, seguite quasi immediatamente dalla gonna, la camicetta e le calze. Per la notte mi fece indossare una vestaglietta nera con delle trasparenze e l'intimo lilla che tanto le era piaciuto quella mattina.
Restammo per molto tempo a parlare a letto, la quarantena e l’epidemia erano il centro dei nostri discorsi e delle nostre preoccupazioni, e poi ci stendemmo e ci abbracciammo. Lei mi dava le spalle, mentre io con un dito seguivo la linea morbida dei suoi fianchi sinuosi.
Iniziai a baciarla sul collo e continuai lungo la schiena, sollevandole il baby doll; scesi fino al fondo schiena e le mordicchiai le natiche, mentre con un mano le strizzavo il capezzolo e giocavo con il seno. La sentii irrigidirsi leggermente man mano che le mie attenzioni si avvicinavano al buchetto; scesi lungo le gambe fino ad arrivare alle caviglie, baciando minuziosamente ogni centimetro della sua pelle, per risalire lentamente verso l’oggetto del mio desiderio. Quando le allargai le natiche per infilare la lingua nel suo buchetto, Sonia si irrigidì di scatto e si girò verso di me.
“Cosa c’è che non va?” le chiesi un po’ preoccupato.
Lei non mi rispose subito, intuivo che mi doveva dire qualcosa e che stava cercando le parole giuste.
“Mi vergogno un po’”, mi confessò infine, “ma lì non è mai arrivato nessuno…”
“Mai?” le chiesi sinceramente sorpreso.
“No, mai. Ho sempre avuto paura del dolore che avrei sentito e quindi non ho mai voluto provare…”
“Ti prometto che sarò delicato”, le dissi accarezzandole una guancia. “E poi”, aggiunsi per sdrammatizzare, “non vedi come mi piace quando entri tu? Come minimo devo ricambiare il favore!”
Sonia scoppiò nella sua risata musicale, stemperando un po’ della tensione e della vergogna che provava.
“E’ vero, hai proprio ragione!”, mi rispose sorridendo quando smise di ridere, “Ma poi sei in debito con me e dovrai accettare tu di fare una cosa per me…”
“Cioè?”
“Non te lo dico! Ma visto come ti piace quando sono lì dietro non dovresti preoccuparti” mi rispose con un sorriso malizioso.
“Ok …”
La baciai appassionatamente sulle labbra e la feci stendere sul letto. Ripresi a baciarla sul collo, scendendo di nuovo sui seni; baciai le aureole avvicinandomi sempre più ai capezzoli che stuzzicai con piccoli morsi. La girai all’improvviso, così da avere libero accesso al suo culo, e poi iniziai a leccarle il buchetto. Stavolta non mi oppose resistenza, ma partii comunque lentamente per aumentare dopo poco il ritmo, fino a quando non la sentii agitarsi in preda all’eccitazione.
“A quattro zampe” le ordinai.
Le unsi l’ano con il gel lubrificante che avevo sul comodino e le infilai lentamente un dito. Le scappò un sussulto prima di rilassarsi e di arrendersi alla mia invasione. La penetrai fin quando non iniziò a gemere, quindi inserì anche il secondo dito e mi fermai qualche secondo per darle il tempo di abituarsi prima di ricominciare a muoverle entrambe dentro di lei. Portai l’altra mano sulla sua fica e la trovai fradicia di umori, così cominciai a masturbarla per vincere del tutto le sue resistenze. La mia partner, però, non proferiva parola, sembrava quasi che si stesse trattenendo, nonostante sentissi il suo sesso pregno del piacere che stava provando. Allora tirai fuori le dita e mi sfilai le mutandine di pizzo, liberando finalmente il mio cazzo che turgido lottava per entrare in gioco. La feci attendere per qualche istante, sbattendole il mio membro duro e bagnato sul culo, poi puntai la cappella sul suo buchetto. Spinsi senza forzare ma in maniera costante fino a quando lei non mi aprì le sue porte e tutta la cappella fu dentro.
“Ahi” esclamò sottovoce
“Non ti preoccupare amore, tra poco passerà”
Le lasciai il cazzo dentro per qualche istante e poi lo tirai fuori per infilarlo di nuovo, stavolta facendone entrare una buona parte. Aspettai di nuovo qualche istante e ripetetti gli stessi gesti, finalmente facendolo entrare tutto dentro.
Iniziai a scoparla lentamente, tenendola per i fianchi, mentre Sonia dopo poco iniziò a gemere rumorosamente. Capì che non provava più dolore quando portò una mano sulla fica ed iniziò a masturbarsi.
“Vedo che ti piace… “
“Si, ti prego, non ti fermare”
Le sue parole mi accesero come benzina sul fuoco e la penetrai con affondi sempre più possenti. Il rumore dei nostri corpi che sbattevano l’uno contro l’altro era coperto soltanto dagli urletti che lanciava.
“Scopami, scopami! Più forte!” mi urlò.
Non resistetti ed iniziai a sculacciarla, mentre la mano sulla sua fica si muoveva sempre più velocemente.
“Oddio, oddio oooddiooo” gridò quando raggiunse l’orgasmo e poi ci accasciammo l’uno sull’altra nel letto.
Estrassi il cazzo duro e pulsante dal quel culo che mi faceva impazzire.
“Girati” le dissi con tono fermo.
Si girò e mi guardò con gli occhi pieni di lussuria. Iniziai a masturbarmi furiosamente e dopo pochi istanti spruzzai tutto il frutto del mio orgasmo sul suo viso ed il seno. Leccò tutto quello che le era finito attorno alla bocca prima di stamparmi un bacio appassionato sulle labbra.
“Mmm ora capisco perchè urli così quando ti scopo…” mi disse ad un orecchio prima di andarsi a lavare.
Ci addormentammo abbracciati, dimenticando per qualche ora che eravamo rinchiusi in casa ed il motivo a cui era dovuto.
Ma eravamo davvero pronti? Oppure questo passo era stato un azzardo ed avremmo finito con il distruggere una storia che era appena all’inizio?
Nato da uno scambio di confessioni, alla base del nostro rapporto c’era la voglia di scoprire tutto l’uno dell’altra e di sentirsi liberi di poter parlare all’altro di qualsiasi cosa senza aver paura di essere fraintesi o giudicati male. Così si era creata tra di noi una profonda fiducia, nata dall’incontro di due anime che forse avevano soltanto bisogno di essere ascoltate e capite da qualcuno che avesse una sensibilità affine.
Da questa fiducia e dalla complicità che quasi subito si era instaurata tra di noi era nata Lily, il mio alter ego femminile, che oramai faceva parte in pianta stabile della nostra coppia; insieme a lei era emerso anche un nuovo lato della personalità di Sonia, il lato eroticamente dominante, che la spingeva ad assumere l’iniziativa ed il controllo, trasformandomi passo dopo passo e portandomi a vivere esperienze per me impensabili prima di conoscerla.
Sapevamo entrambi che almeno inizialmente la convivenza non sarebbe stata semplice, avevamo bisogno di familiarizzare con le abitudini ed i ritmi dell’altro; nei suoi occhi, tuttavia, leggevo la mia stessa determinazione e la medesima volontà nel far sì che le cose filassero per il verso giusto e sicuramente questa era la base giusta per partire bene.
Dopo l’esperienza positiva del primo giorno, Sonia mi aveva proposto di passare l’intera settimana in abiti femminili ed io avevo accolto l'idea con entusiasmo.
“Ma dovrai rispettare alcune regole”, mi avvertì la mia partner.
“Ok sentiamo cosa hai in mente…” le dissi cercando di capire cosa le frullava in testa.
“Innanzitutto sarai sempre vestito da donna, a meno che tu non debba uscire di casa o ricevere qualche visita.”
“Ok mi sembra giusto…”
“In quelle rare volte in cui dovrai uscire ritornerai al tuo look maschile, ma non completamente. Vorrei che portassi sempre qualcosa di femminile”.
Fece una pausa, ma quando provai a rispondere mi fermò subito con un gesto della mano.
“Prima che mi fermi ti voglio dire di stare tranquillo, non sarà qualcosa di visibile, ma puoi mettere anche un paio di mutandine o delle calze”
“Non lo so, mi sembra rischioso…” le risposi un po’ allarmato.
Non pensavo di uscire in abiti femminili ed anche il solo indossare qualcosa di femminile con la possibilità di essere scoperto mi terrorizzava.
“Lasciami finire e poi potrai decidere ok?”
Le fece cenno di sì con la testa.
“Terza regola: come Lily dovrai essere sempre ben vestita e presentabile”
“Che vuoi dire?”
“Intendo dire che non voglio che ti lasci andare solo perchè siamo chiusi in casa! Non ti voglio vedere ciondolare in pigiama e dovrai essere attento a far sparire qualsiasi ombra di peli. Per questa settimana deciderò come ti vestirai e voglio vederti truccata tutti i giorni. Non indosserai pantaloni, soltanto gonne e le tue scarpe avranno sempre un tacco, anche se basso. Niente scarpe da ginnastica!”
“Ma non ti sembra di esagerare?” le chiesi un po’ preoccupato
“Guarda che non ho ancora finito! Dai! E’ meno difficile di quello che pensi e poi è solo per una settimana!”
“Ok, continua...” le risposi laconico.
“Quarto: se vuoi dormire con me devi sempre indossare qualcosa di sexy. Per cominciare ti presto qualcosa io, ma se accetti faremo un po’ di shopping online. Naturalmente di notte non avrai bisogno della parrucca o del make up.”
Non risposi, tra le regole che mi aveva esposto quest’ultima mi sembrava la più innocua ed al tempo stesso la più eccitante; Sonia interpretò il mio silenzio come il consenso a proseguire.
“Quinta ed ultima regola: voglio che ti sforzi di comportarti in maniera femminile”
“Cioè?”
“Non voglio stravolgimenti, cominceremo da piccole cose: quando ti siedi stai composta come una signorina, farai la pipì da seduta e piccole cose di questo genere che ti farò notare di volta in volta…”
Ero alquanto perplesso, l’idea di passare un’intera settimana in abiti femminili mi piaceva e non poco, ma avevo paura che l’essere obbligato a seguire delle regole avrebbe fatto perdere a quell’esperienza parte del suo fascino.
Sonia aspettava in silenzio una risposta, aveva intuito i miei dubbi ma il suo sguardo sicuro lasciava capire che in qualche modo li aveva già previsti e che sapeva come dissiparli.
“Allora cosa ne pensi?” mi incalzò al perdurare del silenzio.
“Beh non ti nascondo che la cosa mi stuzzica tanto, ma tutte queste regole smorzano un po’ l’entusiasmo…”
Sorrideva, forse perchè aveva già previsto la mia risposta ed era sicura che alla fine l’avrebbe vinta lei.
“Ma pensa… Un’intera settimana! Quando ti ricapiterà? E poi sono poche regole semplici da seguire. Sarò sempre io a prepararti, così sarai perfetta in ogni situazione e so quanto ti piace che sia io a farlo…”
Già… la mia partner aveva ragione. Una settimana in abiti femminili voleva dire non dover uscire e rientrare dal personaggio ogni volta, ma poter dare un senso di normalità a quella situazione, portarla finalmente nella quotidianità; non sarei stato costretto a doverla richiudere nel cassetto dopo poche ore, ma avrei potuto viverla liberamente. Non che avessi intenzione di cambiare la mia vita e passarla en femme, ma quella full immersion rappresentava un’esperienza irresistibile per chi come me aveva vissuto il crossdressing a singhiozzo fino a pochi mesi prima; e poi immaginavo che Sonia avrebbe approfittato della mia parte femminile anche dal punto di vista erotico, come già successo poche ore prima, e trovavo estremamente eccitante quel lato autoritario della sua personalità e quel suo prendere l’iniziativa e farmi sentire l’oggetto dei suoi desideri.
“Ok dai ci sto…” le risposi infine dopo essermi preso qualche attimo per soppesare i pro ed i contro.
"Oh benissimo! E adesso lasciami un po’ da sola che voglio dedicarmi allo shopping…"
"Ed io che faccio?"
"Beh potresti cominciare con il preparare la cena… E dopo ti darò io qualcosa da indossare per la notte!"
Avevo ancora addosso la camicetta e la gonna che Sonia mi aveva fatto indossare per il lavoro e che avevo rimesso dopo che lei mi aveva scopato selvaggiamente. Mi sentivo ancora scombussolato; ogni volta che lei ardeva di desiderio per la mia parte femminile non soltanto capitolavo, ma in preda alla lussuria più sfrenata, la incitavo a farmi sua ed a spingere sempre più forte.
"Ma voglio vedere cosa ordini!", provai a protestare.
"No! Deve essere una sorpresa! E adesso vai su!"
Così, seppur deluso, la lasciai sola ed andai in cucina per preparare la cena. La mia partner fece la sua apparizione mezz'ora più tardi, quando era quasi tutto pronto.
"Siamo state fortunate! Arriverà tutto dopodomani!" esordì trionfante.
"Visto che sei così contenta perché non apparecchi la tavola?" le dissi ancora risentito per essere stato escluso precedentemente.
"E dai, non mettere il broncio! Era tutta roba per te! E poi quando mi sorridi ti trovo ancora più affascinante!" mi rispose mentre mi teneva il mento con una mano.
Mi sciolsi, non riuscivo mai a stare arrabbiato con lei per più di cinque minuti. Ci sedemmo a tavola e cenammo.
"Uhm è delizioso", mi disse, " sei stata davvero brava".
Mentre sparecchiavo, Sonia mi osservava divertita.
“Come mai quel sorriso?” le chiesi, presagendo che avesse qualcosa di sconcio in mente.
“Ma niente, ti stavo immaginando con un completino da cameriera… e credimi sei molto appetitosa”
Imbarazzato non risposi, ma mi dedicai a finire di sparecchiare.
Dopo la cena la mia partner sparì per qualche minuto in bagno per uscirne completamente struccata; era la prima volta che la vedevo così, acqua e sapone, e la trovai ancora più incantevole, quasi indifesa, come se insieme al trucco fosse venuta via anche un po' della sua sicurezza.
Andammo in camera da letto e mi struccò delicatamente, rimuovendo via via le varie tracce di Lily dal mio volto. Mi fece togliere dapprima le scarpe, seguite quasi immediatamente dalla gonna, la camicetta e le calze. Per la notte mi fece indossare una vestaglietta nera con delle trasparenze e l'intimo lilla che tanto le era piaciuto quella mattina.
Restammo per molto tempo a parlare a letto, la quarantena e l’epidemia erano il centro dei nostri discorsi e delle nostre preoccupazioni, e poi ci stendemmo e ci abbracciammo. Lei mi dava le spalle, mentre io con un dito seguivo la linea morbida dei suoi fianchi sinuosi.
Iniziai a baciarla sul collo e continuai lungo la schiena, sollevandole il baby doll; scesi fino al fondo schiena e le mordicchiai le natiche, mentre con un mano le strizzavo il capezzolo e giocavo con il seno. La sentii irrigidirsi leggermente man mano che le mie attenzioni si avvicinavano al buchetto; scesi lungo le gambe fino ad arrivare alle caviglie, baciando minuziosamente ogni centimetro della sua pelle, per risalire lentamente verso l’oggetto del mio desiderio. Quando le allargai le natiche per infilare la lingua nel suo buchetto, Sonia si irrigidì di scatto e si girò verso di me.
“Cosa c’è che non va?” le chiesi un po’ preoccupato.
Lei non mi rispose subito, intuivo che mi doveva dire qualcosa e che stava cercando le parole giuste.
“Mi vergogno un po’”, mi confessò infine, “ma lì non è mai arrivato nessuno…”
“Mai?” le chiesi sinceramente sorpreso.
“No, mai. Ho sempre avuto paura del dolore che avrei sentito e quindi non ho mai voluto provare…”
“Ti prometto che sarò delicato”, le dissi accarezzandole una guancia. “E poi”, aggiunsi per sdrammatizzare, “non vedi come mi piace quando entri tu? Come minimo devo ricambiare il favore!”
Sonia scoppiò nella sua risata musicale, stemperando un po’ della tensione e della vergogna che provava.
“E’ vero, hai proprio ragione!”, mi rispose sorridendo quando smise di ridere, “Ma poi sei in debito con me e dovrai accettare tu di fare una cosa per me…”
“Cioè?”
“Non te lo dico! Ma visto come ti piace quando sono lì dietro non dovresti preoccuparti” mi rispose con un sorriso malizioso.
“Ok …”
La baciai appassionatamente sulle labbra e la feci stendere sul letto. Ripresi a baciarla sul collo, scendendo di nuovo sui seni; baciai le aureole avvicinandomi sempre più ai capezzoli che stuzzicai con piccoli morsi. La girai all’improvviso, così da avere libero accesso al suo culo, e poi iniziai a leccarle il buchetto. Stavolta non mi oppose resistenza, ma partii comunque lentamente per aumentare dopo poco il ritmo, fino a quando non la sentii agitarsi in preda all’eccitazione.
“A quattro zampe” le ordinai.
Le unsi l’ano con il gel lubrificante che avevo sul comodino e le infilai lentamente un dito. Le scappò un sussulto prima di rilassarsi e di arrendersi alla mia invasione. La penetrai fin quando non iniziò a gemere, quindi inserì anche il secondo dito e mi fermai qualche secondo per darle il tempo di abituarsi prima di ricominciare a muoverle entrambe dentro di lei. Portai l’altra mano sulla sua fica e la trovai fradicia di umori, così cominciai a masturbarla per vincere del tutto le sue resistenze. La mia partner, però, non proferiva parola, sembrava quasi che si stesse trattenendo, nonostante sentissi il suo sesso pregno del piacere che stava provando. Allora tirai fuori le dita e mi sfilai le mutandine di pizzo, liberando finalmente il mio cazzo che turgido lottava per entrare in gioco. La feci attendere per qualche istante, sbattendole il mio membro duro e bagnato sul culo, poi puntai la cappella sul suo buchetto. Spinsi senza forzare ma in maniera costante fino a quando lei non mi aprì le sue porte e tutta la cappella fu dentro.
“Ahi” esclamò sottovoce
“Non ti preoccupare amore, tra poco passerà”
Le lasciai il cazzo dentro per qualche istante e poi lo tirai fuori per infilarlo di nuovo, stavolta facendone entrare una buona parte. Aspettai di nuovo qualche istante e ripetetti gli stessi gesti, finalmente facendolo entrare tutto dentro.
Iniziai a scoparla lentamente, tenendola per i fianchi, mentre Sonia dopo poco iniziò a gemere rumorosamente. Capì che non provava più dolore quando portò una mano sulla fica ed iniziò a masturbarsi.
“Vedo che ti piace… “
“Si, ti prego, non ti fermare”
Le sue parole mi accesero come benzina sul fuoco e la penetrai con affondi sempre più possenti. Il rumore dei nostri corpi che sbattevano l’uno contro l’altro era coperto soltanto dagli urletti che lanciava.
“Scopami, scopami! Più forte!” mi urlò.
Non resistetti ed iniziai a sculacciarla, mentre la mano sulla sua fica si muoveva sempre più velocemente.
“Oddio, oddio oooddiooo” gridò quando raggiunse l’orgasmo e poi ci accasciammo l’uno sull’altra nel letto.
Estrassi il cazzo duro e pulsante dal quel culo che mi faceva impazzire.
“Girati” le dissi con tono fermo.
Si girò e mi guardò con gli occhi pieni di lussuria. Iniziai a masturbarmi furiosamente e dopo pochi istanti spruzzai tutto il frutto del mio orgasmo sul suo viso ed il seno. Leccò tutto quello che le era finito attorno alla bocca prima di stamparmi un bacio appassionato sulle labbra.
“Mmm ora capisco perchè urli così quando ti scopo…” mi disse ad un orecchio prima di andarsi a lavare.
Ci addormentammo abbracciati, dimenticando per qualche ora che eravamo rinchiusi in casa ed il motivo a cui era dovuto.
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