Sonia e Lily - 06 - Un weekend speciale Parte I
di
sally_xdress
genere
trans
Con il weekend alle porte la nostra prima settimana di convivenza era quasi giunta al termine e con essa il mio periodo di vita en femme. Nonostante la quarantena ci avesse costretti in casa per la quasi totalità del nostro tempo, la vita insieme ci aveva allontanato da tutto ciò che stava accadendo nel mondo. Inoltre, sapevo bene che difficilmente avrei potuto rivivere un periodo come quello nei panni di Lily, ero consapevole che quell'esperienza che stava terminando era più unica che rara.
La giornata lavorativa era giunta alla fine e, dopo aver tolto le scarpe con i tacchi a spillo, mi stavo rilassando sul divano nel soggiorno sorseggiando una fresca birra rossa. Assorto nei miei pensieri, avevo poggiato le gambe inguainate dai collant sul tavolino basso e le fissavo pensando a quante cose erano cambiate nell’ultima settimana, a cominciare proprio dal modo in cui ero seduto: fino ad una settimana prima sarei sprofondato nel divano, stravaccato con le gambe aperte, mentre ora mi ritrovavo seduto composto, stando ben attento a non aprire troppo le gambe e mostrare a tutti cosa si celava sotto la gonna. Gli stessi tacchi a spillo avevano cessato rapidamente di essere uno strumento di tortura ed ora che avevo acquisito sicurezza e confidenza ero io stesso a chiedere a Sonia di poterle indossare. In quel lasso di tempo la mia partner mi aveva insegnato tante piccole cose che avevano contribuito a rendere Lily ogni giorno più reale e non soltanto una maschera da indossare; io e Sonia in quella settimana stavamo vivendo come due amiche, due amanti, legate da entusiasmo e complicità.
Sonia, già Sonia… Avevamo avuto, soprattutto all’inizio della convivenza, delle piccole divergenze, piccoli litigi su cose di minima importanza, dovuti in gran parte alla mancanza di familiarità con i ritmi e le abitudini dell’altro, e li avevamo superati rapidamente. Anche se la settimana en femme era stata una sua idea, io ero stato davvero entusiasta della proposta ed il dover sottostare alle “sue regole” si era rivelato un prezzo più che accettabile ed alla fine persino piacevole.
Sonia non si era mai risparmiata ed ogni giorno aveva cercato di propormi un nuovo look; la mia partner aveva sempre insistito per aiutarmi nella vestizione ed aveva provato ad insegnarmi i rudimenti del make-up. L’avevo sempre ascoltata con enorme attenzione ed interesse, ma alla fine puntualmente mi rifiutavo di mettere in pratica i suoi insegnamenti. Le ragioni erano alquanto semplici: ogni volta che mi vestiva e mi truccava riusciva a trasmettermi l'enorme cura che aveva per me ed a farmi sentire sempre più l’oggetto del suo desiderio.
Eravamo ancora in una fase del rapporto in cui la passione la faceva da padrona ed ogni occasione era buona per finire a letto. Da quel punto di vista facevamo scintille, sia quando ci ritrovavamo nei nostri ruoli “classici”, sia quando lei prendeva l’iniziativa e diventava la parte “attiva” della coppia. Trovavo oltremodo eccitante che fosse lei a guidare l’azione e che mi relegasse al ruolo di “bambolina sottomessa”. Avevamo raggiunto un livello di intimità e di complicità tali che insieme eravamo riusciti a dar vita ad alcune nostre fantasie erotiche che probabilmente ad altri partner non avremmo nemmeno mai confessato.
Non desideravo mostrarmi in pubblico, l’idea mi terrorizzava letteralmente, ma a volte mi sorprendevo a fantasticare di poter vivere liberamente la mia passione per il crossdressing, senza tutti quei limiti e quelle paure che la società in generale ci imponeva.
Dentro di me sapevo che con la settimana sarebbe finito anche il mio periodo di vita full time come Lily e da un lato forse era meglio smettere subito, poichè alla fine della quarantena volente o nolente avrei comunque dovuto rinunciarvi e tornare alla routine che seguivo prima del divampare dell’epidemia.
Assorto nei miei pensieri, non mi accorsi che Sonia era entrata nella stanza; mi riscosse con un bacio sulle labbra mentre la sua mano risaliva lungo le gambe ed oltrepassava la linea di confine della gonna per arrivare ad accarezzare il mio cazzo e provocarmi un brivido di piacere.
“A cosa stai pensando?” mi chiese ritraendo la mano.
“Che tutto questo sta per finire” le risposi con un po’ di malinconia.
“Eh si, hai ragione. Tra un paio di giorni tornerò a casa mia, la settimana di prova è finita”.
In tutti i miei pensieri non avevo mai preso in considerazione che la nostra convivenza stava per finire e che Sonia se ne sarebbe andata.
“Perchè? Non ti trovi bene qui con me?” mi affrettai a chiederle allarmato. “Io voglio che resti qui”.
Un enorme sorriso le si dipinse sul volto, mentre io mi accorsi che stavo trattenendo il fiato in attesa della sua risposta.
“Certo che mi trovo bene con te! Ma dovrò pur tornare a casa a prendere altri vestiti!”, mi disse dopo avermi abbracciato. “E poi se io me ne vado, chi ci penserà al tuo guardaroba?” aggiunse prendendomi in giro.
“Lo sai che anche questo finirà dopo il weekend”.
“Ma se lo desideri possiamo continuare. Non c'è nessuno che ce lo vieta”
“Sarebbe fantastico e, credimi, vorrei davvero che fosse così".
Mi fermai per qualche secondo per trovare le parole giuste.
"Ma quando torneremo alla normalità, alla nostra vita di prima, non ci sarà più spazio per questo”
“Si lo so”, mi rispose accarezzandomi la testa. “Però sei così sicuro che potremo uscire così presto? Ho l'impressione che resteremo chiusi qui ancora per un bel po’”.
“E quindi cosa proponi?”
“Continuiamo a vivere così, come desideriamo! Ci preoccuperemo del resto quando verrà il momento!”
“La fai così facile…”
“Senti cosa ti propongo… Siamo alla fine della nostra settimana di prova, dobbiamo chiudere col botto! Dimmi cosa ti piacerebbe indossare. E non parlo di vestiti che metteresti tutti i giorni. Se avessi libertà totale di scelta, cosa ti piacerebbe indossare?”
“Mmm domanda difficile...”
Mi fermai a riflettere, avevo delle fantasie che avevo sempre giudicato irrealizzabili.
“Oddio mi devo preoccupare?” mi chiese Sonia vedendo che impiegavo molto a rispondere.
“No no e che mi imbarazza un po’”
“Eh dai! Non farti pregare!”
“Beh una delle mie fantasie è quella di indossare l’abito da sposa” le confessai arrossendo.
“Mmm una cosa facile facile insomma”
“Ecco lo vedi? Non ti devo raccontare più niente…”
“Ora non fare l’antipatica! Voglio sapere tutto, sono curiosa!"
“Non ti so dire come mai ho questa fantasia, ma è una cosa che avrei sempre voluto provare, forse proprio perchè la vedo così irraggiungibile...”
“Non ti sembra di correre un po’ troppo per il matrimonio?” mi chiese improvvisamente seria.
“No… no... ma che hai capito, io volevo dire che…” le dissi impappinandomi.
“Lo so cosa volevi dire ma mi piace quando ti imbarazzi!”, replicò prorompendo in una sonora risata.
“La vedo un po’ difficile, anche se la prospettiva di averti come mia bella sposina per la prima notte di nozze mi intriga e non poco”, aggiunse poi.
“Tu miri solo a prendere la mia virtù” le dissi spostandomi un po' più là con l’aria da finta offesa.
“La tua virtù l’ho già presa stamattina ed anche ieri sera e non mi sembra che tu abbia fatto molta resistenza” mi rispose infilandomi di nuovo la mano sotto la gonna fino a stringermi il pacco.
Iniziò a massaggiarmi il cazzo con la mano sui collant e le bastò poco per farlo diventare duro e farmi bagnare.
“E sospetto che la prenderò anche tra poco” mi sussurrò all’orecchio.
“E se fossi io a prendere la tua?” la sfidaii mentre la sua mano sotto la gonna si faceva sempre più intraprendente.
“Mmm molto interessante, ma dimmi prima se hai altre fantasie oltre a quella della sposa…”
Sonia si sedette a cavalcioni sulle mie gambe; guardandomi negli occhi cominciò ad agitare il bacino sul mio membro, la cui forma era ormai ben evidente sotto la gonna.
“Così non ce la faccio...” furono le uniche parole che riuscii a pronunciare
“Se, ti dispiace posso fermarmi…”
A dispetto delle sue parole Sonia proseguì baciandomi sul collo e mordicchiandomi l’orecchio, mentre io chiudevo gli occhi e mi abbandonavo completamente a lei.
“Dai dimmi cosa ti piace…” insistette la mia partner.
Lei si inginocchiò davanti a me, mi alzò la gonna e mi tolse i collant, quasi strappandomeli di dosso; le calze finirono sul pavimento, seguite pochi secondi dopo dalle mutandine. Sonia si sbottonò la camicetta, mettendo in bella mostra il seno libero dalle costrizioni del reggiseno, ed afferrò con decisione il cazzo che ora svettava turgido e bagnato reclamando la sua dose di attenzioni.
Con una lunga leccata partì dalle palle per arrivare sino al glande e poi scese di nuovo, superando i testicoli e percorrendo tutto il perineo fino a fermarsi al buchetto. Ci girò lentamente intorno per poi infilarci la lingua, mentre con la mano mi strinse l'asta e cominciò a masturbarmi.
“Oddio non resisto” le dissi mentre la sua lingua frugava vogliosa dentro di me.
“Ah ma davvero…”
Improvvisamente tolse la lingua ed infilò un dito, facendomi sobbalzare, mentre la sua bocca si avventava vogliosa sul glande. Iniziò a succhiare il cazzo lentamente, aumentando a poco a poco il ritmo, e nel contempo il suo dito mi penetrava senza sosta. Divaricai le gambe e lei accolse il mio invito inserendo anche il secondo dito. Dopo pochi minuti, preso tra due fuochi, sentivo già sopraggiungere l'orgasmo.
“Ti prego, rallenta” la implorai.
In tutta risposta lei estrasse le dita dal buchetto ed iniziò a masturbarmi furiosamente, puntandomi il cazzo verso la sua scollatura.
L'orgasmo non si fece attendere ed esplose eruttando in tutta la sua potenza sul seno della mia dolce "torturatrice". Sonia ne raccolse una goccia con un dito e se la portò alla bocca.
“Guarda qui cosa hai combinato!”, mi disse dopo aver assaporato il frutto del mio amplesso. “Ora da brava ripulisci tutto…”
“Non dirai sul serio…” cercai di protestare.
Lei non mi rispose e, senza proferire parola, si alzò, tornando qualche istante dopo con il frustino.
“Allora dicevamo?” disse minacciosa mentre la punta del frustino mi lambiva le guance e si fermava sul mento.
Mi alzai dal divano ed iniziai a baciarle il seno, ripulendo con la lingua quello che avevo sparso pochi minuti prima in preda al piacere.
“Brava così, non lasciare niente…”
Ripulita e soddisfatta della vittoria, la mia partner mi afferrò per il mento, costringendomi ad alzare lo sguardo, ed andò a sedersi sul divano.
Alzò la gonna ed aprì leggermente le gambe, mostrandomi che non aveva messo le mutandine. Mi inginocchiai ed iniziai a succhiare le grandi labbra; infilai la lingua nella sua fica già pregna di umori, leccandola più e più volte fino a fermarmi sulla clitoride.
“Piano, più piano”, mi frenò quando provai ad aumentare il ritmo, accompagnando il suo ordine con una pressione della mano sulla mia testa.
Rallentai il ritmo e mi misi a quattro zampe sul pavimento, affondando la testa nella sua fica ad ogni colpo e fermandomi di tanto in tanto per riempire di baci la zona dell’inguine.
"Ora più veloce" mi ordinò, dando un sonoro colpo di frustino sul culo per dar maggior impatto al suo comando.
Aumentai leggermente il ritmo mentre la sentivo bagnarsi sempre di più.
“Ho detto più veloce” rincarò la dose con un secondo colpo.
Lei mi guidava a colpi frustino ed io acceleravo come una puledra fomentata da un’amazzone. Le alzai le gambe per aver accesso anche al suo culo e penetrai il suo buchetto con la lingua mentre con la mano iniziai a masturbarla delicatamente.
“Si si, non ti fermare…”
Ben presto ai gemiti si sostituirono le urla; la mia partner faticava a restare ferma e più l'orgasmo era vicino e più aumentava il numero di frustate sul mio sedere. Urlò per manifestare tutto il suo piacere e mi tirò via la testa prendendomi per i capelli, mentre con l’altra mano continuò a frustare il mio culo fino a che la morsa di piacere dell'orgasmo non l'abbandonò.
Sonia batté la mano sul posto accanto a lei, invitandomi a raggiungerla sul divano, mentre io, ancora a quattro zampe sul pavimento, sentivo il segno che il frustino aveva lasciato sul suo bersaglio.
Infilai nuovamente le mutandine, e mi sedetti tirandomi la gonna verso il basso con un gesto involontario, come ad accorgermi soltanto in quel momento di avere le gambe scoperte.
“Mi piace quando fai la pudica” mi disse scatenando un improvviso imbarazzo da parte mia.
“No ma che dici” le risposi mentre istintivamente cercavo di tirare ancora più in basso la gonna.
“Eppure non mi sembravi così timida prima quando eri a terra…” replicò godendosi le mie guance che si infiammavano. “Allora mi confessi qual è l’altra tua fantasia?”
“Hai presente quei vestiti che si vedono nei film ambientati nell'800, quando fanno quei grandi balli a corte?” le confessai tenendo lo sguardo sulle mie mani che giocavano nervosamente con un lembo della gonna.
“Si, sono bellissimi! E ti direi anche che degli abiti di quel tipo sono difficili da trovare, ma tu sei fortunata…”
“Che vuoi dire?” le chiesi estremamente incuriosito dalla sua affermazione.
“Una mia amica ha una sartoria e lavora spesso per alcuni teatri”, mi spiegò. “Come puoi immaginare, adesso è tutto fermo per via della quarantena. Ma posso chiederle se hanno degli abiti di questo tipo per qualche spettacolo che era in programma per questo periodo, magari me li può prestare visto che non credo che li debbano usare a breve”.
“Sarebbe fantastico!” le risposi con entusiasmo.
“Ma ad una condizione” replicò accompagnando la sua affermazione mimando il numero uno con l’indice.
“Sarebbe?” Dalle mie parole traspariva un po’ di diffidenza.
“Mi devi concedere un ballo”.
“Ok, non ci vedo niente di male”
“Benissimo! Allora chiamo subito la mia amica!”
La mia partner si appartò in un’altra stanza e ritornò dopo pochi minuti con l’aria trionfante.
“Eccomi qui! Le ho parlato delle nostre esigenze e del tipo di abiti che desideriamo ed abbiamo avuto una bella botta di fortuna. Avevano preparato per uno spettacolo dei costumi che sembrerebbero fare proprio al caso nostro ma al momento è tutto sospeso e quindi ce li ha lì in bottega inutilizzati”.
“Quando li possiamo prendere” chiesi forse con un po’ troppo entusiasmo.
“Mi ha detto che domani deve passare a prendere dei documenti in sartoria e recupera anche i vestiti. Le ho chiesto di lasciarli a casa mia, così ne approfitto per prendere anche delle altre mie cose.”
“Ti ha detto qualcosa sui vestiti, su come sono?”
Stentavo a tenere a freno la mia eccitazione.
“Ti dirò soltanto che sono diversi e che sceglierò io quale indosserai”.
La giornata lavorativa era giunta alla fine e, dopo aver tolto le scarpe con i tacchi a spillo, mi stavo rilassando sul divano nel soggiorno sorseggiando una fresca birra rossa. Assorto nei miei pensieri, avevo poggiato le gambe inguainate dai collant sul tavolino basso e le fissavo pensando a quante cose erano cambiate nell’ultima settimana, a cominciare proprio dal modo in cui ero seduto: fino ad una settimana prima sarei sprofondato nel divano, stravaccato con le gambe aperte, mentre ora mi ritrovavo seduto composto, stando ben attento a non aprire troppo le gambe e mostrare a tutti cosa si celava sotto la gonna. Gli stessi tacchi a spillo avevano cessato rapidamente di essere uno strumento di tortura ed ora che avevo acquisito sicurezza e confidenza ero io stesso a chiedere a Sonia di poterle indossare. In quel lasso di tempo la mia partner mi aveva insegnato tante piccole cose che avevano contribuito a rendere Lily ogni giorno più reale e non soltanto una maschera da indossare; io e Sonia in quella settimana stavamo vivendo come due amiche, due amanti, legate da entusiasmo e complicità.
Sonia, già Sonia… Avevamo avuto, soprattutto all’inizio della convivenza, delle piccole divergenze, piccoli litigi su cose di minima importanza, dovuti in gran parte alla mancanza di familiarità con i ritmi e le abitudini dell’altro, e li avevamo superati rapidamente. Anche se la settimana en femme era stata una sua idea, io ero stato davvero entusiasta della proposta ed il dover sottostare alle “sue regole” si era rivelato un prezzo più che accettabile ed alla fine persino piacevole.
Sonia non si era mai risparmiata ed ogni giorno aveva cercato di propormi un nuovo look; la mia partner aveva sempre insistito per aiutarmi nella vestizione ed aveva provato ad insegnarmi i rudimenti del make-up. L’avevo sempre ascoltata con enorme attenzione ed interesse, ma alla fine puntualmente mi rifiutavo di mettere in pratica i suoi insegnamenti. Le ragioni erano alquanto semplici: ogni volta che mi vestiva e mi truccava riusciva a trasmettermi l'enorme cura che aveva per me ed a farmi sentire sempre più l’oggetto del suo desiderio.
Eravamo ancora in una fase del rapporto in cui la passione la faceva da padrona ed ogni occasione era buona per finire a letto. Da quel punto di vista facevamo scintille, sia quando ci ritrovavamo nei nostri ruoli “classici”, sia quando lei prendeva l’iniziativa e diventava la parte “attiva” della coppia. Trovavo oltremodo eccitante che fosse lei a guidare l’azione e che mi relegasse al ruolo di “bambolina sottomessa”. Avevamo raggiunto un livello di intimità e di complicità tali che insieme eravamo riusciti a dar vita ad alcune nostre fantasie erotiche che probabilmente ad altri partner non avremmo nemmeno mai confessato.
Non desideravo mostrarmi in pubblico, l’idea mi terrorizzava letteralmente, ma a volte mi sorprendevo a fantasticare di poter vivere liberamente la mia passione per il crossdressing, senza tutti quei limiti e quelle paure che la società in generale ci imponeva.
Dentro di me sapevo che con la settimana sarebbe finito anche il mio periodo di vita full time come Lily e da un lato forse era meglio smettere subito, poichè alla fine della quarantena volente o nolente avrei comunque dovuto rinunciarvi e tornare alla routine che seguivo prima del divampare dell’epidemia.
Assorto nei miei pensieri, non mi accorsi che Sonia era entrata nella stanza; mi riscosse con un bacio sulle labbra mentre la sua mano risaliva lungo le gambe ed oltrepassava la linea di confine della gonna per arrivare ad accarezzare il mio cazzo e provocarmi un brivido di piacere.
“A cosa stai pensando?” mi chiese ritraendo la mano.
“Che tutto questo sta per finire” le risposi con un po’ di malinconia.
“Eh si, hai ragione. Tra un paio di giorni tornerò a casa mia, la settimana di prova è finita”.
In tutti i miei pensieri non avevo mai preso in considerazione che la nostra convivenza stava per finire e che Sonia se ne sarebbe andata.
“Perchè? Non ti trovi bene qui con me?” mi affrettai a chiederle allarmato. “Io voglio che resti qui”.
Un enorme sorriso le si dipinse sul volto, mentre io mi accorsi che stavo trattenendo il fiato in attesa della sua risposta.
“Certo che mi trovo bene con te! Ma dovrò pur tornare a casa a prendere altri vestiti!”, mi disse dopo avermi abbracciato. “E poi se io me ne vado, chi ci penserà al tuo guardaroba?” aggiunse prendendomi in giro.
“Lo sai che anche questo finirà dopo il weekend”.
“Ma se lo desideri possiamo continuare. Non c'è nessuno che ce lo vieta”
“Sarebbe fantastico e, credimi, vorrei davvero che fosse così".
Mi fermai per qualche secondo per trovare le parole giuste.
"Ma quando torneremo alla normalità, alla nostra vita di prima, non ci sarà più spazio per questo”
“Si lo so”, mi rispose accarezzandomi la testa. “Però sei così sicuro che potremo uscire così presto? Ho l'impressione che resteremo chiusi qui ancora per un bel po’”.
“E quindi cosa proponi?”
“Continuiamo a vivere così, come desideriamo! Ci preoccuperemo del resto quando verrà il momento!”
“La fai così facile…”
“Senti cosa ti propongo… Siamo alla fine della nostra settimana di prova, dobbiamo chiudere col botto! Dimmi cosa ti piacerebbe indossare. E non parlo di vestiti che metteresti tutti i giorni. Se avessi libertà totale di scelta, cosa ti piacerebbe indossare?”
“Mmm domanda difficile...”
Mi fermai a riflettere, avevo delle fantasie che avevo sempre giudicato irrealizzabili.
“Oddio mi devo preoccupare?” mi chiese Sonia vedendo che impiegavo molto a rispondere.
“No no e che mi imbarazza un po’”
“Eh dai! Non farti pregare!”
“Beh una delle mie fantasie è quella di indossare l’abito da sposa” le confessai arrossendo.
“Mmm una cosa facile facile insomma”
“Ecco lo vedi? Non ti devo raccontare più niente…”
“Ora non fare l’antipatica! Voglio sapere tutto, sono curiosa!"
“Non ti so dire come mai ho questa fantasia, ma è una cosa che avrei sempre voluto provare, forse proprio perchè la vedo così irraggiungibile...”
“Non ti sembra di correre un po’ troppo per il matrimonio?” mi chiese improvvisamente seria.
“No… no... ma che hai capito, io volevo dire che…” le dissi impappinandomi.
“Lo so cosa volevi dire ma mi piace quando ti imbarazzi!”, replicò prorompendo in una sonora risata.
“La vedo un po’ difficile, anche se la prospettiva di averti come mia bella sposina per la prima notte di nozze mi intriga e non poco”, aggiunse poi.
“Tu miri solo a prendere la mia virtù” le dissi spostandomi un po' più là con l’aria da finta offesa.
“La tua virtù l’ho già presa stamattina ed anche ieri sera e non mi sembra che tu abbia fatto molta resistenza” mi rispose infilandomi di nuovo la mano sotto la gonna fino a stringermi il pacco.
Iniziò a massaggiarmi il cazzo con la mano sui collant e le bastò poco per farlo diventare duro e farmi bagnare.
“E sospetto che la prenderò anche tra poco” mi sussurrò all’orecchio.
“E se fossi io a prendere la tua?” la sfidaii mentre la sua mano sotto la gonna si faceva sempre più intraprendente.
“Mmm molto interessante, ma dimmi prima se hai altre fantasie oltre a quella della sposa…”
Sonia si sedette a cavalcioni sulle mie gambe; guardandomi negli occhi cominciò ad agitare il bacino sul mio membro, la cui forma era ormai ben evidente sotto la gonna.
“Così non ce la faccio...” furono le uniche parole che riuscii a pronunciare
“Se, ti dispiace posso fermarmi…”
A dispetto delle sue parole Sonia proseguì baciandomi sul collo e mordicchiandomi l’orecchio, mentre io chiudevo gli occhi e mi abbandonavo completamente a lei.
“Dai dimmi cosa ti piace…” insistette la mia partner.
Lei si inginocchiò davanti a me, mi alzò la gonna e mi tolse i collant, quasi strappandomeli di dosso; le calze finirono sul pavimento, seguite pochi secondi dopo dalle mutandine. Sonia si sbottonò la camicetta, mettendo in bella mostra il seno libero dalle costrizioni del reggiseno, ed afferrò con decisione il cazzo che ora svettava turgido e bagnato reclamando la sua dose di attenzioni.
Con una lunga leccata partì dalle palle per arrivare sino al glande e poi scese di nuovo, superando i testicoli e percorrendo tutto il perineo fino a fermarsi al buchetto. Ci girò lentamente intorno per poi infilarci la lingua, mentre con la mano mi strinse l'asta e cominciò a masturbarmi.
“Oddio non resisto” le dissi mentre la sua lingua frugava vogliosa dentro di me.
“Ah ma davvero…”
Improvvisamente tolse la lingua ed infilò un dito, facendomi sobbalzare, mentre la sua bocca si avventava vogliosa sul glande. Iniziò a succhiare il cazzo lentamente, aumentando a poco a poco il ritmo, e nel contempo il suo dito mi penetrava senza sosta. Divaricai le gambe e lei accolse il mio invito inserendo anche il secondo dito. Dopo pochi minuti, preso tra due fuochi, sentivo già sopraggiungere l'orgasmo.
“Ti prego, rallenta” la implorai.
In tutta risposta lei estrasse le dita dal buchetto ed iniziò a masturbarmi furiosamente, puntandomi il cazzo verso la sua scollatura.
L'orgasmo non si fece attendere ed esplose eruttando in tutta la sua potenza sul seno della mia dolce "torturatrice". Sonia ne raccolse una goccia con un dito e se la portò alla bocca.
“Guarda qui cosa hai combinato!”, mi disse dopo aver assaporato il frutto del mio amplesso. “Ora da brava ripulisci tutto…”
“Non dirai sul serio…” cercai di protestare.
Lei non mi rispose e, senza proferire parola, si alzò, tornando qualche istante dopo con il frustino.
“Allora dicevamo?” disse minacciosa mentre la punta del frustino mi lambiva le guance e si fermava sul mento.
Mi alzai dal divano ed iniziai a baciarle il seno, ripulendo con la lingua quello che avevo sparso pochi minuti prima in preda al piacere.
“Brava così, non lasciare niente…”
Ripulita e soddisfatta della vittoria, la mia partner mi afferrò per il mento, costringendomi ad alzare lo sguardo, ed andò a sedersi sul divano.
Alzò la gonna ed aprì leggermente le gambe, mostrandomi che non aveva messo le mutandine. Mi inginocchiai ed iniziai a succhiare le grandi labbra; infilai la lingua nella sua fica già pregna di umori, leccandola più e più volte fino a fermarmi sulla clitoride.
“Piano, più piano”, mi frenò quando provai ad aumentare il ritmo, accompagnando il suo ordine con una pressione della mano sulla mia testa.
Rallentai il ritmo e mi misi a quattro zampe sul pavimento, affondando la testa nella sua fica ad ogni colpo e fermandomi di tanto in tanto per riempire di baci la zona dell’inguine.
"Ora più veloce" mi ordinò, dando un sonoro colpo di frustino sul culo per dar maggior impatto al suo comando.
Aumentai leggermente il ritmo mentre la sentivo bagnarsi sempre di più.
“Ho detto più veloce” rincarò la dose con un secondo colpo.
Lei mi guidava a colpi frustino ed io acceleravo come una puledra fomentata da un’amazzone. Le alzai le gambe per aver accesso anche al suo culo e penetrai il suo buchetto con la lingua mentre con la mano iniziai a masturbarla delicatamente.
“Si si, non ti fermare…”
Ben presto ai gemiti si sostituirono le urla; la mia partner faticava a restare ferma e più l'orgasmo era vicino e più aumentava il numero di frustate sul mio sedere. Urlò per manifestare tutto il suo piacere e mi tirò via la testa prendendomi per i capelli, mentre con l’altra mano continuò a frustare il mio culo fino a che la morsa di piacere dell'orgasmo non l'abbandonò.
Sonia batté la mano sul posto accanto a lei, invitandomi a raggiungerla sul divano, mentre io, ancora a quattro zampe sul pavimento, sentivo il segno che il frustino aveva lasciato sul suo bersaglio.
Infilai nuovamente le mutandine, e mi sedetti tirandomi la gonna verso il basso con un gesto involontario, come ad accorgermi soltanto in quel momento di avere le gambe scoperte.
“Mi piace quando fai la pudica” mi disse scatenando un improvviso imbarazzo da parte mia.
“No ma che dici” le risposi mentre istintivamente cercavo di tirare ancora più in basso la gonna.
“Eppure non mi sembravi così timida prima quando eri a terra…” replicò godendosi le mie guance che si infiammavano. “Allora mi confessi qual è l’altra tua fantasia?”
“Hai presente quei vestiti che si vedono nei film ambientati nell'800, quando fanno quei grandi balli a corte?” le confessai tenendo lo sguardo sulle mie mani che giocavano nervosamente con un lembo della gonna.
“Si, sono bellissimi! E ti direi anche che degli abiti di quel tipo sono difficili da trovare, ma tu sei fortunata…”
“Che vuoi dire?” le chiesi estremamente incuriosito dalla sua affermazione.
“Una mia amica ha una sartoria e lavora spesso per alcuni teatri”, mi spiegò. “Come puoi immaginare, adesso è tutto fermo per via della quarantena. Ma posso chiederle se hanno degli abiti di questo tipo per qualche spettacolo che era in programma per questo periodo, magari me li può prestare visto che non credo che li debbano usare a breve”.
“Sarebbe fantastico!” le risposi con entusiasmo.
“Ma ad una condizione” replicò accompagnando la sua affermazione mimando il numero uno con l’indice.
“Sarebbe?” Dalle mie parole traspariva un po’ di diffidenza.
“Mi devi concedere un ballo”.
“Ok, non ci vedo niente di male”
“Benissimo! Allora chiamo subito la mia amica!”
La mia partner si appartò in un’altra stanza e ritornò dopo pochi minuti con l’aria trionfante.
“Eccomi qui! Le ho parlato delle nostre esigenze e del tipo di abiti che desideriamo ed abbiamo avuto una bella botta di fortuna. Avevano preparato per uno spettacolo dei costumi che sembrerebbero fare proprio al caso nostro ma al momento è tutto sospeso e quindi ce li ha lì in bottega inutilizzati”.
“Quando li possiamo prendere” chiesi forse con un po’ troppo entusiasmo.
“Mi ha detto che domani deve passare a prendere dei documenti in sartoria e recupera anche i vestiti. Le ho chiesto di lasciarli a casa mia, così ne approfitto per prendere anche delle altre mie cose.”
“Ti ha detto qualcosa sui vestiti, su come sono?”
Stentavo a tenere a freno la mia eccitazione.
“Ti dirò soltanto che sono diversi e che sceglierò io quale indosserai”.
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