Sonia e Lily - 05 - Regole di convivenza - II parte

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genere
trans

Il giorno dopo facemmo colazione e come avevamo concordato Sonia mi preparò di tutto punto. La giornata volò via veloce, entrambi eravamo sommersi dal lavoro. La mia collega mi correggeva di tanto in tanto quando facevo qualcosa che lei considerava poco femminile e volle scattarmi qualche foto, indicando di volta in volta quale posa dovessi assumere. Non ero molto avvezzo alle fotografie e men che meno a quelle che mi ritraevano in abiti femminili, ma lei mi fece sentire a mio agio, come era successo raramente, e fu la prima volta che mi feci fotografare en femme; inoltre pensai che come Lily avrei potuto essere scambiato per una donna qualora fossi uscito e, anche se non desideravo vivere quell’esperienza, la cosa mi trasmise una sensazione di benessere, che durò per tutta la giornata.
Anche il giorno dopo ricominciammo con quella routine, che fu interrotta a mattina inoltrata dal suono del campanello.
“E ora che si fa?” le chiesi con una nota di panico nella mia voce.
“Stai tranquilla, apro io, sarà il corriere…” mi rispose tranquillizzandomi.
“Questo deve essere il pacco misterioso”, le dissi quando rientrò nella stanza, “Ora si può sapere cosa contiene?”
“Lo saprai a tempo debito…” fu la sua risposta laconica.
Il campanello suonò altre due volte quella mattina e Sonia ritornò con altrettanti pacchi, rifiutandosi ogni volta di svelarmi il contenuto o di darmi qualsiasi informazione in più. La mia curiosità aumentava all’arrivo di ogni nuovo pacco, mentre lei si divertiva sempre più a tenermi sulle spine.
Quando mi alzai dalla sedia, notai che Sonia mi seguiva con lo sguardo.
“C’è qualcosa che non va?” le chiesi, improvvisamente in soggezione.
“Le tue gambe, vedo che siamo un po’ distratte…”
Guardai subito in basso e capì cosa intendeva: avevo una lunga smagliatura sui collant che risaliva fino al sedere.
“Vado subito a cambiarmi”, le dissi con l’aria colpevole.
“No per questa volta tienile pure, verranno buone per dopo” mi disse, facendo crescere ancora di più la mia curiosità.
Quella mattina oltre alle calze mi aveva fatto indossare un maglione porpora, che vestiva non molto aderente, abbinato ad una gonna nera che si fermava sopra il ginocchio. Portavo delle scarpe di vernice nera con un tacco molto alto e la solita parrucca rossa con cui oramai ero abituato a vedermi, quasi come se fossero i miei capelli naturali. Sonia aveva optato per un make up molto delicato, con un ombretto rosa sugli occhi in abbinamento con la matita nera.
“Mi piace questo colore, perchè mette in risalto i tuoi occhi” mi aveva detto mentre con le mani applicava il cosmetico.
Aveva completato il trucco con un rossetto rosa e con un fondotinta che ricalcava l’incarnato della mia pelle, scura già di per sé.

Dopo pranzo mi sedetti alla mia postazione, ma fui subito bloccato da Sonia.
“Hai molto lavoro da fare oggi?” mi chiese
“Devo solo finire quella relazione, ma non è urgente”
“Bene allora la puoi finire anche domani”
“Sì, sicuramente, ma è meglio che comincio ora, non vorrei che per qualche imprevisto poi non riesco a finirla”
“Ascoltami bene, la finirai domani”, il suo tono non ammetteva repliche. “E’ arrivato il momento di saldare il debito!”
Mi alzai spinto dalla curiosità di scoprire cosa aveva in serbo per me e dal suo fare autoritario.
"Cosa vuoi che faccia?"
"Spogliati! Ed indossa questi" mi disse porgendomi il contenuto del primo pacco.
Davanti a me avevo un babydoll nero, con molte trasparenze ed un perizoma leopardato.
"Sul serio?" le dissi sventolandole il perizoma davanti la faccia.
"Si e non ti puoi rifiutare…"
Mi spogliai ed indossai la mise che aveva scelto per me, aiutato da Sonia che si occupò soprattutto del perizoma che a stento conteneva il mio membro a riposo.
"Anche quelli" mi disse indicando i collant e le scarpe con il tacco a spillo.
Prima di indossare il resto mi fermai a guardare allo specchio come ipnotizzato il filo del perizoma che percorreva il solco fra le natiche e le metteva in risalto; mi voltai e notai che anche Sonia stava rivolgendo le sue attenzioni allo stesso soggetto. Mi aiutò ad indossare i collant e le scarpe con i tacchi e poi mi diede un sonoro schiaffo sul culo.
"Ed ora il tocco finale" mi disse tirando fuori dal secondo pacco una parrucca nera con un'acconciatura a caschetto.
Mi sistemò con cura la nuova parrucca e poi mi lasciò un po’ di tempo per guardarmi allo specchio; mi ci volle qualche istante per abituarmi a quella nuova acconciatura, ma alla fine rimasi come al solito rapito dal risultato della trasformazione. La mia partner mi lasciò per qualche minuto prima di tornare da me con indosso soltanto un corsetto nero e delle calze con il reggicalze del medesimo colore. Il rossetto scarlatto sulle sue labbra risaltava ancor di più sulla carnagione candida.

"A quattro zampe sul letto e faccia verso il muro" mi ordinò.
Feci come mi ordinava ed attesi di conoscere la sua mossa successiva.
Sonia si piazzò davanti a me con due nastri di seta. La guardai perplesso, non capendo le sue intenzioni.
"Se vuoi interrompere ti basta dirmelo ed io mi fermerò, ok?"
"D'accordo"
Mi legò le mani ai due estremi della testiera del letto, in modo da obbligarmi a rimanere a quattro zampe, ma non a tal punto da impedirmi i movimenti.
"Finalmente puoi vedere cosa avevo ordinato" mi disse e davanti a me posò una mascherina per gli occhi ed un frustino simile a quelli usati per l'equitazione.
Mi mise la mascherina sugli occhi e poi la sentii muoversi intorno a me.
"Queste oramai non servono più…"
Facendo forza sulla smagliatura, Sonia strappò completamente le calze, lasciando il mio culo coperto con soltanto il misero filo del perizoma.
"Così va meglio!" esclamò la mia partner.
Sentivo il tono compiaciuto della sua voce e la immaginavo mentre mi guardava trionfante, ora che mi offrivo completamente a lei legato e con i collant strappati, come un trofeo di una partita che ancora una volta era terminata in suo favore; quel gestito così improvviso e autoritario e tutta la situazione mi avevano eccitato da matti e lo striminzito perizoma faticava a contenere il mio cazzo duro.
"E così ti piace il mio culo…"
"Si, mi fa impazzire"
Il colpo di frustino arrivò improvviso ed inatteso sul mio culo, facendomi sobbalzare più per la sorpresa che per il dolore.
"Se non l'avessi capito, da questo momento sono la tua Signora ed è così che devi chiamarmi"
“Si, mia Signora” mi affrettai a rispondere.
“E ti piace sbattermi il cazzo sulla faccia…”
“Si, mia Signora, non ho resistito”
Un secondo colpo di frustino arrivò ancor più inatteso del primo.
“E questo per cos’era?”
“Era solo per farti capire chi comanda… E poi parlerai solo quando te lo dirò io, capito?” aggiunse dopo avermi dato un terzo colpo.
“Si mia Signora”
Il silenzio nella stanza era rotto soltanto dal rumore dei suoi tacchi; la sentivo muoversi lentamente dietro di me, come una fiera che si sta preparando per azzannare la preda. Sentii il frustino accarezzarmi il cazzo e percorrere tutto il tratto fino all’ano per poi colpirmi in maniera decisa su una natica; il colpo mi fece sobbalzare e mi lasciai scappare un mugolio di piacere.
“Ah vedo che ti piace...”
Non le risposi, quella situazione mi eccitava da morire, ma il dover ammetterlo per qualche strano motivo mi faceva avvampare il viso dalla vergogna. Lei riprese con lo stesso movimento, delicato nel seguire il percorso dal pene al buchetto e poi deciso ogni volta che mi colpiva. Ad ogni frustata i miei mugolii diventavano sempre più rumorosi, mentre il cazzo era bagnatissimo e sembrava sul punto di esplodere.
“Così vuoi essere punita…”
Di nuovo non risposi. Sonia si fermò per un attimo e poi iniziò a frustarmi, con colpi decisi su entrambe le natiche.
“Voglio sentirtelo dire, non mi fermerò finchè non parli” rincarò la dose.
“Si, si voglio essere punita mia Signora” le confessai quasi urlando dopo altri due colpi.
Gli argini erano rotti, avevo valicato lo sbarramento della mia vergogna e stranamente mi sentivo più libero. La mia signora si fermò e mi diede un bacio sul culo.
“Brava così…”
Sporsi il culo verso la mia signora per ottenere altre attenzioni ed in risposta lei spostò leggermente il filo del perizoma per iniziare a leccare il buchetto. Provai ad allungare la mano per potermi toccare il cazzo, che pulsava di desiderio, ma i nastri di seta non mi concedevano una tale libertà di movimento. Intanto la sua lingua guizzava rapida dentro di me, accrescendo ancor di più se possibile il mio desiderio.
Ero combattuto tra il fermarla per potermi toccare e dare sollievo al mio cazzo che reclamava attenzioni ed il continuare nel ruolo di sottomessa. Il dubbio si sciolse quando al posto della sua lingua sentii il dildo insistere sull’ano. Entrò quasi subito, ma provai una sensazione strana quando lo sentì restringersi per poi allargarsi di nuovo, sensazione che riprovai più volte fino a quando il dildo non fu entrato tutto. Sonia iniziò a scoparmi lentamente, tirandolo tutto fuori ogni volta per poi inserirlo nuovamente; il dolore passò quasi subito sostituito poi dal piacere, ma il tutto durò soltanto pochi minuti, fino a quando non la sentì estrarre il fallo ed avvicinarsi alla mia faccia. Mi strappò la mascherina svelandomi trionfante il dildo a palline che mi aveva godere di quelle sensazioni così strane. L’altro fallo, quello che emergeva dalla sua fica, era pericolosamente vicino alla mia faccia.
“Succhialo… e succhialo per bene perchè questo sarà l’unico lubrificante che avrai...”
Iniziai a succhiarlo, cercando di fare del mio meglio data la poca libertà di movimento che i nastri di seta mi concedevano.
“Vedo che hai bisogno di una mano…”
La mia signora non mi diede il tempo di rispondere e mi afferrò la testa, passando a guidare lei l’azione con il movimento del bacino.
“Si, così che brava troietta…” mi ripetè più volte, mentre io mugolavo.

Soddisfatta della mia sottomissione si fermò e mi slegò le mani; mi fece girare e tirò via le scarpe e ciò che rimaneva dei collant.
“Oddio ma sei bagnatissima” mi disse quando mi toccò il cazzo per togliermi il perizoma.
Fremevo dal desiderio e nei suoi occhi leggevo la stessa brama; così mi stesi sulla schiena ed aprii le gambe, offrendomi completamente a lei.
“La mia porcellina…”
Infilò tutto lo strap on con un unico colpo secco, mozzandomi il fiato per un attimo. Iniziò a scoparmi lentamente, per poi aumentare il ritmo quasi subito. Ogni colpo era un’ondata di piacere che non riuscivo a trattenere dentro di me e che restituivo sottoforma di urla e gemiti. La voglia di toccarmi, che avevo provato fino a pochi minuti prima, era stata spazzata via da Sonia, che mi stava scopando gambe all’aria senza sosta ed aveva gli occhi lucidi di desiderio. L’orgasmo arrivò all’improvviso, con il mio cazzo che esplose incontrollato il suo piacere sui nostri corpi. La mia signora si fermò giusto per qualche istante per lasciare che il mio membro ricadesse molle sulla pancia e poi ricominciò a stantuffarmi ancora più forte di prima se possibile.
“Si porcellina, si porcellina…” disse mentre mi spingeva le gambe ancor più indietro per avere maggior libertà.
Venne anche lei dopo poco, con gli ultimi colpi che quasi mi spaccarono in due per la loro intensità.
“Sei mia” mi disse dopo aver ripreso fiato.
Fece per staccarsi da me ma io la bloccai.
“Ti prego non uscire, baciami” le chiesi
Si chinò su di me ed iniziammo a baciarci, con una dolcezza che testimoniava che non eravamo soltanto due porcelline amanti del sesso, ma che eravamo legate da un sentimento che andava ben oltre.
“Ti amo” mi disse prima di uscire da me.
Non ci fu bisogno di risponderle, i miei occhi già parlavano da soli.

Una mezz’ora dopo eravamo a letto, a riprenderci. La giornata lavorativa era oramai filata via e ci saremmo preoccupati l’indomani di recuperare il lavoro arretrato.
“Eppure ero convinto che ti fosse piaciuto l’altra sera” le dissi
“Mi è piaciuto e pure tanto!” mi rispose. “Ma non potevo perdermi la possibilità di averti lì legata a mia disposizione” aggiunse facendomi l’occhiolino.
“Comunque sono contenta che tu sia stato il primo” disse dopo qualche minuto arrossendo visibilmente.
L’abbracciai e la baciai teneramente, volevo che capisse che quello contava tanto anche per me.
Anche per quella giornata avevamo dimenticato il motivo della nostra quarantena; avevamo lasciato fuori il mondo con tutti i suoi problemi fuori per dedicarci solamente a noi. Diventare Lily per quella settimana mi stava aiutando a mettere da parte per un po’ l’epidemia ed a vivere esperienze che mai avrei creduto possibili e tutto questo era soltanto grazie a Sonia.
scritto il
2020-04-21
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