Ragazzo alla pari 6
di
Zalex
genere
incesti
PARTE 6
Dopo aver goduto ed aver fatto godere sia madre che figlia, ma soprattutto dopo il rischio di essere scoperto a masturbare la quattordicenne Serena, mi sentivo le gambe incredibilmente molli ed il mio fisico, già provato dalle performance del giorno prima, aveva assoluto bisogno di riposo. Lasciai che zia Elisa andasse a farsi la doccia da sola, mentre io mi distesi sul mio letto a rifiatare. Dovetti prender sonno istantaneamente in quanto, dopo poco, mi sentii scuotere dalle mani premurose della padrona di casa:
"Sveglia!! Dai su! Devo andare via io, ci vedremo domani mattina come intesi! Vedi di riprenderti, non accetterò una prestazione scarsa mi raccomando. Fai qualche cosa, fatti uno zabaione e vai a letto presto capito! Non voglio essere costretta a farti prendere le pilloline blu, hai solo 19 anni."
Con la mente ancora avvolta nel sonno le feci un cenno con la mano, lei i diede un tenero bacio sulla guancia e se ne andò. Io sprofondai nuovamente in un sonno profondo, buio e senza sogni. Ero davvero sfinito. Erano solo le cinque del pomeriggio.
Mi risvegliai parecchio più tardi, forse avevo riposato abbastanza o forse era colpa di quella piacevole sensazione che percepivo addosso? Ero come avvolto da un tepore dall'aroma di lavanda e miele, tutta la parte sinistra del mio corpo era piacevolmente riscaldata da un altro corpo, aprendo gli occhi guardai proprio alla mia sinistra e mi ritrovai Serena teneramente avvinghiata a me, con la sua testolina profumata appoggiata sulla mia spalla, istintivamente le diedi un bacio sui capelli, l'aroma proveniva proprio da lì. Probabilmente si era accoccolata a me perché rimasta sola in casa e così si era addormentata. No! decisamente non stavano così le cose, nel giro di pochi secondi mi accorsi che avevo l'uccello, per l'ennesima volta in tiro, fuori dalle mutande all'aria aperta e qualcuno lo stava massaggiando facendo andare su e giù la pelle sulla cappella. Era lei naturalmente. Avrei dovuto scappare, quel che stava per succedere era sbagliato, illegalità a parte, se fossimo stati scoperti io ci avrei rimesso le palle con ogni probabilità. Invece restai fermo a godermi quella sega che mi stava donando sensazioni sublimi, lei alzò il viso verso il mio, mi sorrise ed allungò le sue labbra verso le mie. Non mi feci attendere ed andandole incontro la baciai a lungo, con ardente passione le infilai la lingua nel piccolo spazio che aveva lasciato aperto tra i suoi denti, la feci vibrare nella sua bocca e cominciai a farla danzare con la sua lasciandola senza fiato ed incapace di continuare il suo lavoro di mano. Poi ci staccammo e lei, inesorabile riprese a segarmi:
"Come sto andando? Sto imparando a masturbarti? Sai quando ti ho lasciato ad inculare la mamma sono andata a cercare su internet come si fanno le seghe. Ho visto pure qualche filmato, ora mi manca solamente un pò di pratica."
Non risposi, ero esterrefatto, che cosa avrei dovuto fare? Mi guardai in giro, buttai l'occhio sull'orologio, erano le 22, quindi avevo dormito 5 ore. La ragazzina mi aveva tolto i pantaloni e pure i boxer, ero nudo dalla cintola in giù, lei invece indossava solamente l'intimo, un coordinato di reggiseno e mutandine quasi da bambina, ti un tenue color rosa con su le immagini di Hello Kitty. Il suo seno ancora giovane ma già prorompente schiacciato contro il mio braccio sinistro era bollente e potevo vedere chiaramente il capezzolo duro come un chiodo sotto il tessuto dell'ormai troppo piccolo capo d'intimo. Avrebbe dovuto cominciare a portarne di più grandi. Mentre la mia mente cercava di divagare e di non pensare ai possibili tremendi risvolti di quella situazione, Serena afferrò con la mano libera il mio polso sinistro e si portò la mia, di mano, alle mutandine:
"Se restiamo così un poco e ci facciamo qualche carezza a vicenda?"
Il tessuto rosa era fradicio, in un primo momento l'animale che è in me prese il soppravvento, da sopra il tessuto cominciai a farle passare le mie dita lungo il solco delle grandi labbra. Lei compiaciuta divaricò di più le gambe e mugolando di piacere cercò di nuovo la mia bocca con la sua. Mi ritrovai con la sua lingua tra i miei denti e le dita della mia mano che reagivano d'impulso che si infilavano sotto l'elastico delle mutandine per cercare il centro del suo piacere, al che la mia parte razionale mi riportò alla cruda realtà. Già avevo fatto un casino con la zia della mia ragazza, che era la madre di questa quattordicenne infoiata dalle prime tempeste ormonali, ora non potevo infilarmi in questo gioco perverso e malato con Serena. La allontanai e mi alzai dal letto. Restando in piedi mentre lei mi guardava come se l'avessi svegliata da un bel sogno le dissi:
"No! non possiamo farlo. TU hai 14 anni e sei troppo giovane per me. Non capisci che finiremo per mettermi nei guai?" Le dicevo queste cose con tono gentile ma fermo e lei si stese sul letto, si tolse il reggiseno mettendo in bella mostra le sue tette. C'era poco da fare, aveva il corpo di una ragazza molto più vecchia di lei ed era un corpo da favola. Sì afferro quei globi di carme sodi e setosi, se li strizzò un pochino e poi, in modo terribilmente osceno, lì tirò su uno alla volta per raggiungere con la sua lingua i capezzoli.
"Anche questo lo hai visto prima in internet?"
"Nu! Questo lo faccio perché mi eccita ed eccita te, guarda il tuo pisellone, dici che non vuoi far nulla con me, ma lui tradisce i tuoi reali sentimenti." La ragazzina aveva fatto centro, le sarei saltato addosso immediatamente, avevo una voglia matta di infilarglielo in tutti i buchi che aveva a disposizione. Ma dovevo resistere, il rischio troppo grande, c'era in gioco non solo il mio futuro come ragazzo alla pari in quella casa, ma la mia libertà e probabilmente la stessa integrità del mio corpo. Se suo padre ci avesse scoperti dubito che sarei riuscito ad andarmene con tutte le parti pendule del mio corpo ancora attaccate ad esso.
Prese ad infilarsi un dito nelle mutandine che avevano già una ben visibile chiazza di umori ed ansimando un poco per il godimento mi disse:
"Non vedi quanto mi piacerebbe che tu continuassi a giocare con me? E poi io potrei cominciare a giocare con te, mi spieghi per benino come fare, così ci divertiremo un sacco entrambi."
"No Serena! Adesso esci dalla mia stanza, torna pure su internet a sgrillettarti come meglio credi, ma vai a farlo di là, da sola come è giusto che sia."
"Sei sicuro? E se in chat incontro un vero pedofilo, magari mi da un appuntamento e poi si approfitta di me sul serio? Lo sai che sarebbe colpa tua perché non mi hai accontentata ed ho dovuto cercare altrove quel che tu non mi dai." Ed intanto tolse la mano dalle mutandine per portarsele alla bocca ed assaporare i suoi stessi umori. Quella scena fece aumentare l'intensità della mia erezione, mi immaginavo il suo sapore, poter bere quel nettare direttamente dalla fonte ed allo stesso tempo mi immaginavo quella boccuccia e la sua lingua che lavoravano sulla mia cappella paonazza e congestionata. Ma ancora una volta ebbi la meglio sulla mia libido:
"Hai già provato ieri a farmi sentire in colpa per quel che faresti. Non attacca, la figa è tua e la puoi dare a chi vuoi. Ti accorgerai da sola di quanto possiamo diventare pericolosi noi uomini in certe situazioni."
La sua espressione cambiò, sì tirò su a sedere, smise di fare quelle pose da pornodiva e la sua voce assunse un tono serio ma comunque profondo e sensuale:
"Se la metti in questi termini, come ieri dovrò ricorrere al ricatto! Speravo ci fosse qualche cosa di più fra noi ed invece mi obblighi a mostrarti questa."
Allungò la mano sul comodino, prese il suo cellulare e fece comparire una foto sul display, me lo passò in modo che potessi vederla per bene. C'ero io, in piedi dietro ad Elisa con la gonna tirata alla vita, lei era bendata ed io me la inculavo con gusto mentre sul suo viso appariva un'espressione che era difficile da decifrare col fermo immagine fotografico, poteva essere di dolore ma poteva essere pure di piacere. La foto ce l'aveva sicuramente scattata nel pomeriggio dopo che lei aveva lasciato la cucina per andare a nascondersi da sua madre. Ero definitivamente in trappola.
"Ok, hai vinto, mi arrendo. Che vuoi fare?"
Fece un sorriso compiaciuto e trionfante, intanto il mio cazzo era sempre duro e svettante, nonostante il mio destino fosse segnato il mio uccello pregustava l'overdose di sesso che avrei dovuto subire per seguire Alice, Elisa ed ora pure questa ragazzina assatanata.
"Per prima cosa vediamo....potevamo spassarcela...potevi chiedermi qualsiasi cosa ed io l'avrei fatta, per te! Invece la tua testa dura non l'ha capito ed ora devi pagare. Quel bel pisello duro...potrei farmi sverginare, qui ed ora...ma non te la meriti più! Magari potrei imparare come si fanno i pompini, sono un paio di settimane che vi spio, te e mia madre, ed ho visto con quanto gusto te lo succhia. Sai anche a me eccita il pensiero di far godere l'altro, di sentirlo fremere in bocca per poi ingoiare tutto per benino....sì sì...credo proprio che un giorno o l'altro ti mangerò quel pistolone di carne, ma non oggi. Oggi sei stato cattivo con me, mentre io volevo essere buona. Non terminerò nemmeno la sega che avevo cominciato, non ti meriti nemmeno quella...però...voglio vederti godere e voglio essere io a farlo..."
Mentre diceva quella parole allungò un piede e prese a strusciarlo contro la mia verga dura come il marmo, poi allargò l'alluce ed il secondo dito e prese il prepuzio cominciando a farlo scorrere su e giù riuscendo a farmi una sega vera e propria usando il suo piede. Chiusi gli occhi e spalancata un poco la bocca lasciai uscire un involontario gemito di piacere:
"Ti piace brutto porco! Fai tanto il perbenista, sostieni che è sbagliato andare con una di 14 anni, ma poi prima ti inculi mia mamma e poi ti fai fare una sega con i miei piedi." Lei parlava ma io non la sentivo nemmeno. Già nel pomeriggio avevo vissuto una situazione assurda e poi questo, schiavo di madre e figlia, rispettivamente la zia e la cugina della mia ragazza. Ragionare non aveva più alcun senso, mandai a quel paese la mia buona volontà a feci il primo passo per la discesa nell'abisso. La sega con quel piedino era davvero eccitante ma mi ci voleva un ritmo maggiore per godere, così le afferrai le caviglie e le portai i piedi con le piante l'una contro a l'atra. In quella posa aveva le ginocchia piegate verso l'esterno e potevo ammirare la fighetta aprirsi leggermente sotto il tessuto umido ed aderente delle mutandine, uno spettacolo per palati fini. Gli incavi delle due piante plantari contrapposti lasciano un pertugio nel quale infilai il mio uccello e tenendo ben saldi i suoi piedi presi a muovere avanti ed indietro il bacino sempre più velocemente finché non sborrai, poche gocce e molto chiare (ormai quelle due mi stavano prosciugando le palle) ma gli schizzi fecero comunque in tempo a raggiungere il suo ventre. Le mollai i piedi e guardai quel che avevo combinato. Il cazzo si stava già ammosciando ma io continuavo ad essere in trappola. Serena passò le dita sulle gocce che le avevano imperlato la pancia e poi se le portò alla bocca per assaggiare il mio succo. Fece schioccare la lingua in segno di soddisfazione, quasi avesse assaggiato una prelibatezza di qualche grande chef:
"Hmmm che buona, proprio di mio gusto, hai un sapore niente male. Come inizio devo dire che sono piuttosto soddisfatta....ma ora andiamo avanti!"
Fine parte 6
Ringrazio per i voti positivi delle altra puntate e tutti i commenti sia i complimenti che le critiche. Spero di incontrare il gusto della maggior parte di voi.
Dopo aver goduto ed aver fatto godere sia madre che figlia, ma soprattutto dopo il rischio di essere scoperto a masturbare la quattordicenne Serena, mi sentivo le gambe incredibilmente molli ed il mio fisico, già provato dalle performance del giorno prima, aveva assoluto bisogno di riposo. Lasciai che zia Elisa andasse a farsi la doccia da sola, mentre io mi distesi sul mio letto a rifiatare. Dovetti prender sonno istantaneamente in quanto, dopo poco, mi sentii scuotere dalle mani premurose della padrona di casa:
"Sveglia!! Dai su! Devo andare via io, ci vedremo domani mattina come intesi! Vedi di riprenderti, non accetterò una prestazione scarsa mi raccomando. Fai qualche cosa, fatti uno zabaione e vai a letto presto capito! Non voglio essere costretta a farti prendere le pilloline blu, hai solo 19 anni."
Con la mente ancora avvolta nel sonno le feci un cenno con la mano, lei i diede un tenero bacio sulla guancia e se ne andò. Io sprofondai nuovamente in un sonno profondo, buio e senza sogni. Ero davvero sfinito. Erano solo le cinque del pomeriggio.
Mi risvegliai parecchio più tardi, forse avevo riposato abbastanza o forse era colpa di quella piacevole sensazione che percepivo addosso? Ero come avvolto da un tepore dall'aroma di lavanda e miele, tutta la parte sinistra del mio corpo era piacevolmente riscaldata da un altro corpo, aprendo gli occhi guardai proprio alla mia sinistra e mi ritrovai Serena teneramente avvinghiata a me, con la sua testolina profumata appoggiata sulla mia spalla, istintivamente le diedi un bacio sui capelli, l'aroma proveniva proprio da lì. Probabilmente si era accoccolata a me perché rimasta sola in casa e così si era addormentata. No! decisamente non stavano così le cose, nel giro di pochi secondi mi accorsi che avevo l'uccello, per l'ennesima volta in tiro, fuori dalle mutande all'aria aperta e qualcuno lo stava massaggiando facendo andare su e giù la pelle sulla cappella. Era lei naturalmente. Avrei dovuto scappare, quel che stava per succedere era sbagliato, illegalità a parte, se fossimo stati scoperti io ci avrei rimesso le palle con ogni probabilità. Invece restai fermo a godermi quella sega che mi stava donando sensazioni sublimi, lei alzò il viso verso il mio, mi sorrise ed allungò le sue labbra verso le mie. Non mi feci attendere ed andandole incontro la baciai a lungo, con ardente passione le infilai la lingua nel piccolo spazio che aveva lasciato aperto tra i suoi denti, la feci vibrare nella sua bocca e cominciai a farla danzare con la sua lasciandola senza fiato ed incapace di continuare il suo lavoro di mano. Poi ci staccammo e lei, inesorabile riprese a segarmi:
"Come sto andando? Sto imparando a masturbarti? Sai quando ti ho lasciato ad inculare la mamma sono andata a cercare su internet come si fanno le seghe. Ho visto pure qualche filmato, ora mi manca solamente un pò di pratica."
Non risposi, ero esterrefatto, che cosa avrei dovuto fare? Mi guardai in giro, buttai l'occhio sull'orologio, erano le 22, quindi avevo dormito 5 ore. La ragazzina mi aveva tolto i pantaloni e pure i boxer, ero nudo dalla cintola in giù, lei invece indossava solamente l'intimo, un coordinato di reggiseno e mutandine quasi da bambina, ti un tenue color rosa con su le immagini di Hello Kitty. Il suo seno ancora giovane ma già prorompente schiacciato contro il mio braccio sinistro era bollente e potevo vedere chiaramente il capezzolo duro come un chiodo sotto il tessuto dell'ormai troppo piccolo capo d'intimo. Avrebbe dovuto cominciare a portarne di più grandi. Mentre la mia mente cercava di divagare e di non pensare ai possibili tremendi risvolti di quella situazione, Serena afferrò con la mano libera il mio polso sinistro e si portò la mia, di mano, alle mutandine:
"Se restiamo così un poco e ci facciamo qualche carezza a vicenda?"
Il tessuto rosa era fradicio, in un primo momento l'animale che è in me prese il soppravvento, da sopra il tessuto cominciai a farle passare le mie dita lungo il solco delle grandi labbra. Lei compiaciuta divaricò di più le gambe e mugolando di piacere cercò di nuovo la mia bocca con la sua. Mi ritrovai con la sua lingua tra i miei denti e le dita della mia mano che reagivano d'impulso che si infilavano sotto l'elastico delle mutandine per cercare il centro del suo piacere, al che la mia parte razionale mi riportò alla cruda realtà. Già avevo fatto un casino con la zia della mia ragazza, che era la madre di questa quattordicenne infoiata dalle prime tempeste ormonali, ora non potevo infilarmi in questo gioco perverso e malato con Serena. La allontanai e mi alzai dal letto. Restando in piedi mentre lei mi guardava come se l'avessi svegliata da un bel sogno le dissi:
"No! non possiamo farlo. TU hai 14 anni e sei troppo giovane per me. Non capisci che finiremo per mettermi nei guai?" Le dicevo queste cose con tono gentile ma fermo e lei si stese sul letto, si tolse il reggiseno mettendo in bella mostra le sue tette. C'era poco da fare, aveva il corpo di una ragazza molto più vecchia di lei ed era un corpo da favola. Sì afferro quei globi di carme sodi e setosi, se li strizzò un pochino e poi, in modo terribilmente osceno, lì tirò su uno alla volta per raggiungere con la sua lingua i capezzoli.
"Anche questo lo hai visto prima in internet?"
"Nu! Questo lo faccio perché mi eccita ed eccita te, guarda il tuo pisellone, dici che non vuoi far nulla con me, ma lui tradisce i tuoi reali sentimenti." La ragazzina aveva fatto centro, le sarei saltato addosso immediatamente, avevo una voglia matta di infilarglielo in tutti i buchi che aveva a disposizione. Ma dovevo resistere, il rischio troppo grande, c'era in gioco non solo il mio futuro come ragazzo alla pari in quella casa, ma la mia libertà e probabilmente la stessa integrità del mio corpo. Se suo padre ci avesse scoperti dubito che sarei riuscito ad andarmene con tutte le parti pendule del mio corpo ancora attaccate ad esso.
Prese ad infilarsi un dito nelle mutandine che avevano già una ben visibile chiazza di umori ed ansimando un poco per il godimento mi disse:
"Non vedi quanto mi piacerebbe che tu continuassi a giocare con me? E poi io potrei cominciare a giocare con te, mi spieghi per benino come fare, così ci divertiremo un sacco entrambi."
"No Serena! Adesso esci dalla mia stanza, torna pure su internet a sgrillettarti come meglio credi, ma vai a farlo di là, da sola come è giusto che sia."
"Sei sicuro? E se in chat incontro un vero pedofilo, magari mi da un appuntamento e poi si approfitta di me sul serio? Lo sai che sarebbe colpa tua perché non mi hai accontentata ed ho dovuto cercare altrove quel che tu non mi dai." Ed intanto tolse la mano dalle mutandine per portarsele alla bocca ed assaporare i suoi stessi umori. Quella scena fece aumentare l'intensità della mia erezione, mi immaginavo il suo sapore, poter bere quel nettare direttamente dalla fonte ed allo stesso tempo mi immaginavo quella boccuccia e la sua lingua che lavoravano sulla mia cappella paonazza e congestionata. Ma ancora una volta ebbi la meglio sulla mia libido:
"Hai già provato ieri a farmi sentire in colpa per quel che faresti. Non attacca, la figa è tua e la puoi dare a chi vuoi. Ti accorgerai da sola di quanto possiamo diventare pericolosi noi uomini in certe situazioni."
La sua espressione cambiò, sì tirò su a sedere, smise di fare quelle pose da pornodiva e la sua voce assunse un tono serio ma comunque profondo e sensuale:
"Se la metti in questi termini, come ieri dovrò ricorrere al ricatto! Speravo ci fosse qualche cosa di più fra noi ed invece mi obblighi a mostrarti questa."
Allungò la mano sul comodino, prese il suo cellulare e fece comparire una foto sul display, me lo passò in modo che potessi vederla per bene. C'ero io, in piedi dietro ad Elisa con la gonna tirata alla vita, lei era bendata ed io me la inculavo con gusto mentre sul suo viso appariva un'espressione che era difficile da decifrare col fermo immagine fotografico, poteva essere di dolore ma poteva essere pure di piacere. La foto ce l'aveva sicuramente scattata nel pomeriggio dopo che lei aveva lasciato la cucina per andare a nascondersi da sua madre. Ero definitivamente in trappola.
"Ok, hai vinto, mi arrendo. Che vuoi fare?"
Fece un sorriso compiaciuto e trionfante, intanto il mio cazzo era sempre duro e svettante, nonostante il mio destino fosse segnato il mio uccello pregustava l'overdose di sesso che avrei dovuto subire per seguire Alice, Elisa ed ora pure questa ragazzina assatanata.
"Per prima cosa vediamo....potevamo spassarcela...potevi chiedermi qualsiasi cosa ed io l'avrei fatta, per te! Invece la tua testa dura non l'ha capito ed ora devi pagare. Quel bel pisello duro...potrei farmi sverginare, qui ed ora...ma non te la meriti più! Magari potrei imparare come si fanno i pompini, sono un paio di settimane che vi spio, te e mia madre, ed ho visto con quanto gusto te lo succhia. Sai anche a me eccita il pensiero di far godere l'altro, di sentirlo fremere in bocca per poi ingoiare tutto per benino....sì sì...credo proprio che un giorno o l'altro ti mangerò quel pistolone di carne, ma non oggi. Oggi sei stato cattivo con me, mentre io volevo essere buona. Non terminerò nemmeno la sega che avevo cominciato, non ti meriti nemmeno quella...però...voglio vederti godere e voglio essere io a farlo..."
Mentre diceva quella parole allungò un piede e prese a strusciarlo contro la mia verga dura come il marmo, poi allargò l'alluce ed il secondo dito e prese il prepuzio cominciando a farlo scorrere su e giù riuscendo a farmi una sega vera e propria usando il suo piede. Chiusi gli occhi e spalancata un poco la bocca lasciai uscire un involontario gemito di piacere:
"Ti piace brutto porco! Fai tanto il perbenista, sostieni che è sbagliato andare con una di 14 anni, ma poi prima ti inculi mia mamma e poi ti fai fare una sega con i miei piedi." Lei parlava ma io non la sentivo nemmeno. Già nel pomeriggio avevo vissuto una situazione assurda e poi questo, schiavo di madre e figlia, rispettivamente la zia e la cugina della mia ragazza. Ragionare non aveva più alcun senso, mandai a quel paese la mia buona volontà a feci il primo passo per la discesa nell'abisso. La sega con quel piedino era davvero eccitante ma mi ci voleva un ritmo maggiore per godere, così le afferrai le caviglie e le portai i piedi con le piante l'una contro a l'atra. In quella posa aveva le ginocchia piegate verso l'esterno e potevo ammirare la fighetta aprirsi leggermente sotto il tessuto umido ed aderente delle mutandine, uno spettacolo per palati fini. Gli incavi delle due piante plantari contrapposti lasciano un pertugio nel quale infilai il mio uccello e tenendo ben saldi i suoi piedi presi a muovere avanti ed indietro il bacino sempre più velocemente finché non sborrai, poche gocce e molto chiare (ormai quelle due mi stavano prosciugando le palle) ma gli schizzi fecero comunque in tempo a raggiungere il suo ventre. Le mollai i piedi e guardai quel che avevo combinato. Il cazzo si stava già ammosciando ma io continuavo ad essere in trappola. Serena passò le dita sulle gocce che le avevano imperlato la pancia e poi se le portò alla bocca per assaggiare il mio succo. Fece schioccare la lingua in segno di soddisfazione, quasi avesse assaggiato una prelibatezza di qualche grande chef:
"Hmmm che buona, proprio di mio gusto, hai un sapore niente male. Come inizio devo dire che sono piuttosto soddisfatta....ma ora andiamo avanti!"
Fine parte 6
Ringrazio per i voti positivi delle altra puntate e tutti i commenti sia i complimenti che le critiche. Spero di incontrare il gusto della maggior parte di voi.
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