Ragazzo alla pari ep 9

di
genere
incesti

Parte 9
Zia Elisa andò via di casa prima delle 11.00, mentre Serena non sarebbe tornata da scuola fino alle 14.00 circa, avevo tre ore per riposare e studiare le mie prossime mosse. In realtà ero fortemente indeciso, sapevo che stavo per fare una cosa vietata dalla morale e dalla legge anche se in fin dei conti erano state quelle due disgraziate, madre e figlia, a portarmi in quella situazione, sarebbe bastato che la padrona di casa mi vietasse di incontrarmi con sua nipote Alice nel suo talamo nuziale e tutto si sarebbe appianato; invece prima fui ricattato da zia Elisa e in un secondo momento da sua figlia Serena, nella mia testa giustificavo il mio comportamento e le mie macchinazione dando la colpa a loro ma in realtà si trattava della mia voglia di sesso proibito, dall'occasione di violare la giovane e suo dire vergine quattordicenne Serena.
Preparai il pranzo, un primo leggero, pasta al pomodoro senza intingoli particolari e dell'affettato come secondo ma decorai la tavola come se si fosse trattata di una cenetta romantica, con tanto di candele e fiori al centro della tovaglia, preparai un sottofondo musicale dolce e rilassante, un paio di brani di soli strumenti, volendo avremmo potuto ballare un lento. La ragazzina non avrebbe resistito a quel trattamento da riservarsi ad una vera donna e mi si sarebbe sciolta tra le dita come neve al sole. Mentre aspettavo il suo ritorno cercai di recuperare le energie schiacciando un riposino rigenerante e mangiucchiando qualche pezzetto di formaggio grana che a detta di molti da una certa spinta alle prestazioni sessuali, non che ci credessi un gran ché, tanto male non faceva. Alle 14.00 e qualche minuto la porta si aprì e Serena apparve puntuale dopo la scuola, lo zaino in spalla ed un pò il fiato corto per la camminata sotto il suo peso, normale amministrazione. La faccia contrita dalla mattina a scuola si illuminò di un radioso sorriso quando vide la tavola imbandita, io le andai in contro e le tolsi il peso dalle spalle:
"Siediti che è pronto, ti servo subito."
"Grazie, che bella la tavola, cosa festeggiamo?" Lasciai che si accomodasse, feci partire lo stereo e le servii la pietanza, mentre guardava il piatto le misi entrambe le mani sulle spalle e le feci un leggero massaggio rilassante, avevo così la scusa per entrare subito in contatto con lei, apparve chiaro il suo piacere al tocco delle mie mani così mentre chiudeva gli occhi sussurrai al suo orecchio:
"Festeggiamo noi due! Ma adesso mangia che si raffredda." E le diedi un bacetto sulla guancia. Andai a sedermi davanti a lei, non aveva proferito parola, nessun accenno né alla sera prima, né a tutti quei discorsi da dominatrice che aveva fatto, sembrava essersene dimenticata completamente.
Finito il pranzo venne subito a sedersi sulle mie ginocchia, mi buttò le braccia al collo:
"Ora voglio il dessert!" disse in modo innocente. Io capii immediatamente e presi a baciarle le labbra, lei ricambiò senza aggiungere altro. Sapevo che quello era il momento di agire per prendere il controllo della situazione. Posai immediatamente una mano sul suo seno e l'altra sul ginocchio lasciato scoperto dalla gonna corta, mentre armeggiavo con la lingua nella sua bocca e con la mano sinistra sul suo seno infilai rapidamente e senza complimenti la destra sotto la sua gonna, andai a cercare immediatamente il triangolino di tessuto che copriva la fica e presi a far correre un dito su e giù lungo il taglio delle grandi labbra. Quel lembo di tessuto era già caldissimo e quasi immediatamente percepii l'umidore che aumentava di intensità ad ogni passaggio del dito sulla fessura, quando scostai l'elastico per infilarmi dentro l'indumento intimo Serena si staccò dalla mia bocca:
"Sei un porco, prima fai il romanticone, poi quando vengo da te la prima cosa a cui pensi è il mio sesso."
La fissai senza rispondere, mi limitai a continuare il mio lavoro, lei intanto aveva leggermente divaricato le gambe; quando il mio polpastrello incontrò il grilletto bello turgido emise uno squittio di piacere, vidi il suo sguardo languido intorbidirsi per l'eccitazione, la bocca leggermente a aperta ed il respiro che si era fatto più corto, parve passare un'eternità ma in realtà la cosa non era durata più di un minuto, poi ritrassi leggermente le dita e con fare innocente le risposi:
"Se vuoi smetto subito. Volevo darti solo un pò di piacere!" La sua espressione delusa mi fece capire che avevo centrato l'obbiettivo, presto l'avrei piegata completamente alla mia volontà.
"No continua, ti preeeego... non fermarti, non fermarti proprio oooohooooraaaa." Non avevo lasciato che finisse la frase, anticipando i suoi desideri presi a masturbarla in modo intenso, con tre dita che si muovevano in circolo proprio sopra la clitoride, in pochissimi rapidi movimenti le procurai un orgasmo breve ma intenso. Vederla contorcersi di piacere, alzarsi in punta di piedi, inarcare all'indietro la schiena e gemere in modo acuto era uno spettacolo per fini intenditori, avevo il cazzo che mi scoppiava nelle mutande nonostante il servizio completo che mi aveva offerto sua madre quella stessa mattina. Dominai però i miei istinti, quella ragazzina mi aveva stuzzicato, mi aveva provocato e doveva pagare, mi ero ripromesso di renderla docile e remissiva e l'avrei fatto. Mentre cercava di riaversi da quella prima improvvisa goduta era come una bambola nelle mie mani che si faceva fare qualsiasi cosa senza problemi, con pochi semplici gesti le tolsi di dosso tutti gli indumenti, restò con addosso solamente le scarpe da ginnastica e le calzette corte di cotone. Aveva ancora le guance arrossate e teneva la bocca leggermente aperta mentre riprendeva fiato, con tutti i capelli in disordine e lo sguardo assente, come in trance, ma la sua espressione era beata, sorridente, si lasciava fare ben consapevole che presto avrebbe goduto ancora, ci stava prendendo gusto ed io, probabilmente, ancor più di lei.
La piazzai davanti a me con le gambe leggermente divaricate, io seduto e lei in piedi, mi avvicinai con la faccia al suo pube, a pochi centimetri dal suo vello, quasi a volerla baciare ma non lo feci, attesi qualche secondo, lasciai che fosse lei a fare la prima mossa, dovetti attendere solo un istante, allargò ancor di più le gambe e ruotò il bacino in modo da offrirmi al meglio il monte di venere -bene è mia!- pensai. Anziché appoggiare le mie labbra sul suo bassoventre presi a torturare il grilletto con il pollice della mano sinistra, premendo sul suo cappuccio e ruotando delicatamente, lo squittio di Serena mi fece capire che l'avevo un pò colta di sorpresa ma che comunque apprezzava. Con la mano destra andai a cercare il seno e presi a titillare alternativamente i due capezzoli duri come chiodi, poi lentamente la abbassai le sfiorai l'ombelico e sempre con una carezza leggera passai dietro, sulla schiena e scesi ad artigliare un gluteo. Non erano certo sodi come quelli di sua cugina ma erano dotati di buona elasticità e sicuramente tra una decina d'anni avrebbe assunto le morbide e femminee forme di sua madre. Mentre sentivo che il suo piacere aumentava di nuovo infilai la mano tra quelle chiappe tonde ed andai a cercare la rosellina dell'ano, lentamente presi a giocarci con la punta del dito medio e mentre lo facevo studiavo l'espressione del suo volto: se ne stava con gli occhi chiusi a sussurrare qualche sillaba priva di senso ma chiaramente sintomo di piacere. Accelerai un poco il lavorio sulla clitoride e premetti con decisione il dito sul suo buchetto posteriore, la presi alla sprovvista e non oppose resistenza, glielo infilai tutto di colpo e quando percepì la cosa uscì immediatamente da quella trance di piacere, io ero pronto ad una cosa del genere e prima ancora che potesse dire qualsiasi cosa mi era alzato ed avevo incollato la mia bocca sulla sua dandole un bacio passionale, con la mia lingua che roteava vorticosamente e lottava con quella di lei, sulle prime fece un flebile tentativi di respingermi, premendo stancamente le mani sulle mie spalle ma poi lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e si arrese. Mi staccai dalla sua bocca e le sussurrai all'orecchio:
"Oggi godrai talmente tante volte che perderai il conto."
La girai, la piegai in avanti e la stesi sul tavolo in posizione pecorina, le feci allargare per bene le gambe e presi ad entrare ed uscire dal suo culo con il mio dito, contemporaneamente ruotai il polso ed andai a cercare con il pollice il bottoncino del suo piacere, il quella posizione avevo tutte le suo parti intime in una sola mano e con l'altra, da dietro le pizzicavo in modo osceno i seni:
"Omamma, OOhhhooo! che roooobaaa. non pensaaaaaavo, che poteva......oooooo miiiioooo diiiiiooooo!"
Presto sarebbe arrivato un nuovo potente orgasmo, presi ad agitare la mano in modo frenetico, la facevo vibrare in modo da trasmettere quel massaggio e quel movimento a tutte le sue viscere, a tutte le sue zone erogene, fu un'azione vigorosa, senza la minima dolcezza, volevo darle il massimo del piacere nel modo più rapido possibile e la cosa funzionò in modo esemplare.
Urlò per l'orgasmo, si aggrappò alla tavola e sollevò da terra le gambe agitandole, irrigidendole e facendole tremare negli spasmi del godimento, come al suo solito mi inondò di umori la mano. Quando finì di agitarsi uscii da lei a feci un passo indietro. Lei si lasciò scivolare giù dalla tavola, si accasciò a terra, in ginocchio e per sorreggersi si aggrappò con una mano ad una sedia. In quel momento la riscoprii piccola come in realtà era, mostrava tutta la sua fragilità di quattordicenne ingenua ed inesperta, quasi impreparata a certi piaceri. Quella scena di totale vulnerabilità, invece di toccare il mio cuore e farmi rinsavire almeno in parte, stimolò ancor di più la mia libido, sapevo che l'obbiettivo di renderla mia schiava era molto vicino. Mi riavvicinai al corpicino ancora immobile, la presi per mano e la feci alzare:
"Grazie è stato meraviglioso, ho goduto come una matta, non avevo idea che si potesse godere così tanto...."
Anziché aiutarla a rialzarsi completamente, mentre parlava, approfittai di quella posizione in ginocchio davanti a me, mi calai i pantaloni della tutta e le piazzai davanti alla faccia il mio uccello duro come il marmo:
"Poche storie, ora tocca a te lavorare. E' tutta la mattina che ho voglia di infilartelo in bocca."
Quello era l'ago della bilancia, dalla sua reazione avrei capito se il mio piano stava dando i frutti desiderati. Mi guardò con i suoi occhi sognanti, stava per dirmi qualche cosa ma le parole le si erano smorzate in gola, evidentemente l'avevo molto sorpresa con tale repentino cambiamento di riguardi. Non ci giurerei ma forse trattenne a fatiche delle lacrime, ad ogni modo allungò un mano sul mio pene, lo afferrò timida, tirò all'indietro la pelle scoprendo per bene il glande, aprì la bocca e lo fece sparire al suo interno. Prese a muoversi avanti e indietro, in modo scomposto e scoordinato, un paio di volte strinse perfino troppo con i denti, rischiando di farmi davvero male, avevo creduto di venire quasi subito nella sua bocca a causa dell'eccitazione, invece la sua maldestra inesperienza mi stava facendo passare tutta la voglia:
"Ehi piano, piano, così no....non devi...non sei capace....attenta!" glielo tolsi malamente di bocca e lei ci rimase davvero male, era convinta di avermi deluso, anche quell'espressione era sintomo che ormai era completamente in mio potere.
"Ma io,....veramente, non l'ho mai fatto, ieri pomeriggio, sotto al tavolo, ho provato...era prima volta che ne prendevo in bocca uno, scusami, ti ho fatto male?" Mi finsi quasi sconsolato ed andai a sedermi sul divano con l'espressione contrita, una ragazza poco più esperta si sarebbe accora dal mio cazzo ancora in tiro che si trattava palesemente di una scena teatrale la mia:
"No dai, è che sei ancora troppo piccola evidentemente, -marcai volutamente sulla parola piccola per pungerla sul vivo- troppo inesperta per...." e lascai volutamente morire la frase attendendo una sua reazione.
"Ma se nessuno mi insegna come faccio ad imparare?" prevedibile come il sole che sorge ad est; il pezzo di marmo che mi ritrovavo in mezzo alle gambe, al sentire di quelle parole, divenne ancora più duro se possibile.
"Dai vieni qui vicino a me, sul divano sarai più comoda ed io potrò insegnarti per benino." come un bravo cagnolino addestrato si accucciò al mio fianco e si portò con il viso a pochi centimetri dal glande ancora rosso e lucido per l'erezione.
"Ora apri la bocca e circonda con le labbra la cappella....bene, adesso piano piano scendi a risali lungo l'asta, come ti viene più naturale....non scendere troppo altrimenti toccherò il fondo della gola e ti verranno i conati....bastano pochi centimetri per dare piacere al cazzo...cerca di trovare un tuo ritmo ed un movimento che non ti provochi dolore o fastidio al collo -le misi una mano sulla nuca per massaggiargliela- senti come sei tesa...rilassati...sciogliti dalla tensione....stai andando benissimo."
Stava imparando in fretta, le veniva davvero naturale, doveva essere una dote di famiglia evidentemente, continuai a spiegarle cosa fare:
"Whuuauauuu, mi sta facendo venire la pelle d'oca....ottimo ora prova a risucchiare quando risali con la bocca......aahhaaa, che soddisfazione, così, così sei davvero brava." Lungo la colonna vertebrale avvertivo scosse di piacere, il suo fiato bollente sul pube mi faceva il solletico, ma ancor di più era la mia mente a godere, il gioco proibito nel quale mi ero infilato mi stava donando sensazioni davvero speciali. Il solo pensiero di disporre di quel giovane corpo e di aver plagiato la sua mente inesperta all'arte del sesso mi faceva eccitare ogni minuto di più. Non contavano le possibili conseguenze, non contavano i rischi, anzi, essi rendevano ancor più esaltante tutto quanto, l'unica cosa che contava era godere di Serena e se possibile farla godere ancora più di me.
"Ok ora rallenta...ferma, ferma." Si alzò un attimo e mi disse:
"Come vado? ti piace? sto imparando bene allora?"
"Sei une delle donne più sexy che abbiamo mai preso in bocca il mio uccello." Sapevo che appellandola come donna si sarebbe sciolta in un brodo di giuggiole, a quell'età non vedono l'ora di essere considerate adulte.
"Ora voglio che cominci ad usare pure la lingua....come prima vai avanti e indietro....su e giù...col risucchio, brava....madonna che brava che stai diventandoo ooohooo....rallenta, rallenta... adesso senza far uscire completamente la cappella dalla tua bocca, comincia a giocare con la punta della lingua, come quando ci baciamo....ecco così....lì sulla punta....così....senti che sta uscendo un liquido salato? quello è sintomo che mi stai facendo godere.....aaaahhaaaa....adesso attorno, gira attorno a tutta la cappella con la lingua....porca miseria....sì sì....adesso fai alternato il movimento su e giù e poi per riposare il collo ti metti a giocare con la lingua....vai avanti così io non ti dico più nulla fino alla sborrata che tanto sei bravissima."
Mentre andava avanti come una ventosa, io decisi che era il momento di farle capire che se si comportava bene con me avrebbe ricevuto in cambio un trattamento altrettanto speciale, anziché rimanete con le mani in mano a godermi il suo primo pompino presi a trastullarle nuovamente clitoride, piccole labbra ed ano.
Nel giro di pochi secondi lei perse il ritmo, si fermava spesso con il mio uccello tra le labbra per gemere di piacere a causa della masturbazione esperta ed intensa, io allora le appoggiavo una mano sulla nuca e la invitavo a riprendere, logicamente non sapeva ancora gestire tutto quanto ma ero convinto che ben presto si sarebbe trasformata in una puttanella ancor peggiore della madre. La feci venire ancora un'altra volta tra urla soffocate dal mio uccello e gemiti di piacere tremendamente eccitanti al che mi chiese di smettere altrimenti non sarebbe riuscita a fare godere me. Acconsentii alla cosa. Lei riprese il lavoro con la bocca; anche se ormai non aveva più le energie dell'inizio la mia eccitazione ormai era troppo grande per trattenermi ancora, le chiedi di accelerare il movimento, le misi una mano sulla nuca e presi a muovere anche il mio bacino, la stavo scopando in bocca:
"Tra un attimo vengo, la riceverai tutta in bocca e poi la manderai giù....eeeeecoooooohoooo.....aaaaaahaaaaa, è tutta per teeeehheeeeee!!"
Cinque o sei schizzi, una sborrata memorabile, con la mia mano sulla sua nuca ad impedirle di disobbedire alla mia richiesta mi vuotai completamente in lei. Serena non si lamentò di nulla, bevve tutto quanto senza fiatare:
"Meravigliosa....ora con la lingua pulisci per bene, fai andare su e giù la pelle finché non smette di gocciolare, lecca, è tutta tua quella lì eh! E' tutta per te, per la mia piccola donna." A lavoro finito si alzò e sorridente mi disse:
"Ha un sapore strano, non so dire se mi piace o meno, è salata, densa e calda."
"Ci devi fare un poco l'abitudine...."
"Questo vuol dire che giocheremo ancora io e te? Sto imparando, ti ha soddisfatto la mia bocca?"
"Questo è solo l'inizio, ho desiderato tanto poterti accarezzare e baciare in tutti i posti nascosti del tuo corpo ed è un sacco di tempo che speravo che tu avessi voglia di dare un bacetto al mio amico là sotto." Stavo esagerando di brutto, ma il mio obbiettivo era farla sentire importante, apprezzata e desiderata, volevo che si sentisse speciale a soddisfare le mie turbe sessuali, sapevo perfettamente che il mio comportamento mi avrebbe condotto alla galera in caso di denuncia, si trattava di circuizione di minore in piena regola se qualcuno avesse scoperto e mi avesse denunciato. Ma in quel periodo della mia vita sembrava che il gioco valesse la candela. Oramai sta cosa con Serena era diventata una droga per me.
"Per dimostrarti quanto mi è piaciuto ti darò un premio...." La feci alzare dal divano dove era rimasta accovacciata accanto a me, la condussi al tavolo e poi ce la distesi sopra, le divaricai per bene le gambe e cominciai a leccarle la figa molto lentamente:
"Mi farai morire di piacere di sto passo, sono a casa da nemmeno due ore eeeeeheeee...e ho già perso il conto degli ooooohoooorgasmiiiiii, sììììì che beeeelloooo."
Partivo infilando la punta della lingua sulla rosellina dell'ano e poi lentamente risalivo lungo il solco delle labbra e fin su al grilletto, poi staccavo completamente la lingua, mi riposizionavo e ricominciavo da capo, con una lentezza esasperante. Ad ogni passaggio lei inarcava le reni sempre di più verso la mia faccia puntellandosi coi piedi e staccando il bacino per una buona spanna dalla tavola. Le masturbazioni ripetute le avevano arrossato le parti intime ed avevano gonfiato a dismisura le piccole labbra e la clitoride, rendendo tutta la parte ipersensibile a causa della congestione dei tessuti, quella fighetta così rossa in mezzo a quelle cosce così chiare facevano sembrare il rischio della galera una cosa insignificante. Dopo parecchie passate mi soffermai un momento sulla fichetta e lei prese ad ondeggiare con il bacino sospeso, io approfittai di quello spazio per infilare una mano tra le sue chiappe e cominciare a giocare con il buco posteriore, pregustavo già il momento della deflorazione di quello stretto passaggio, ma avrei proceduto con calma nel mio piano. Serena era tutta presa dalle sensazioni che le regalavano la mia bocca e la mia lingua e non si accorse della mia manovra, quando mi staccai lei tornò a far scendere il bacino a contatto con la tavola ed in quel momento si accorse del medio della mia mano destra che veniva premuto dal suo stesso peso contro il suo ano:
"Rilassati, mi hai lasciato entrare anche prima, sai che devi fidarti di me." Mi ascoltò, rilassò l'orifizio e si calò lentamente lasciandosi penetrare dal mio dito, quello che non sapeva era che a puntare sul retto c'era anche l'indice ma siccome è poco più corto del medio si accorse della sua presenza quando ormai era troppo tardi, oramai rilassata e quasi a peso morto si lasciò cadere. La sua espressione di doloroso stupore sarebbe stata da fotografare, era rimasta senza fiato e senza parole e prima che si potesse lamentare io avevo già ricominciato a lavorare le sue parti basse con la lingua.
Quasi subito ricominciò ad ondeggiare col bacino scossa dalle ondate di piacere, io con la bocca da sopra e con le dita da sotto cercavo di tenerla ferma per non smettere di farla godere. Lunghi interminabili secondi durante i quali la sua forza parve moltiplicarsi per dieci, mi tirava i capelli, mi artigliava la nuca ed emetteva urla e gemiti senza alcun senso. Sentivo i muscoli rettali stringere forte attorno alle mie dita per poi contrarsi in continui e ripetuti spasmi. Poi la calma, pareva morta tutto di colpo. Alzai il mio viso dalle sue cosce e notai che se ne stava con gli occhi chiusi ed un sorriso beato in totale e completo appagamento. Ma io non ero soddisfatto, volevo portare quella ragazzina oltre ogni limite, ripresi a lavorare con la lingua, furiosamente nuovamente sul grilletto, in modo da darle nuovamente piacere:
"Nooooo, non ce la faccioooo, ti supplicooooo, baaasta."
Ignorai le sue preghiere ed oltre a lappare e succhiare la clitoride presi ad andare avanti ed indietro con le dita che la stavano inculando; l'orgasmo che ne seguì fu privo della violenza del precedente, i suoi gemiti divennero più ravvicinato e più acuti, poi irrigidì le gambe e serrò tutti i muscoli del suo corpo, temetti quasi di aver combinato un casino facendole avere una crisi epilettica, ma si trattava semplicemente di troppo poche forze per ripetere la prestazione precedente. Quando smisi lei aveva la bocca aperta ed il fiato corto, faceva fatica a parlare e con un filo di voce mi disse:
"Ti amo." Quello era il segnale che avevo vinto definitivamente, avrebbe fatto tutto quello che le avrei chiesto.

FINE PARTE 9
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scritto il
2011-11-13
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