La mia segretaria
di
Suve
genere
etero
Gabriella è la mia segretaria………e la mia amante da 18 mesi.
Trentacinque anni, fisico scolpito da palestra e pilates, capelli rosso fuoco portati selvaggiamente sulle spalle, quarta di seno, vezzoso nasino all’insù, sposata da tempo con due figli di 8 e 10 anni.
Per l’ennesima volta la scusa del lavoro straordinario ci fa rimanere da soli nel grande edificio uso uffici dell’azienda, per l’ennesima volta solo le nostre finestre sono illuminate nel buio precoce dell’ora solare.
E’ bastato un cenno per farle telefonare a casa ed avvisare del ritardo, è bastata una telefonata a me per disdire un incontro. Sono almeno due settimane che non ci troviamo da soli e sono affamato di lei, nei suo occhi leggo la stessa fame.
E’ un rapporto simbiotico il nostro, nato dopo due anni che lavoravamo insieme non so più per iniziativa di chi, chi abbia ceduto all’altro, e nemmeno importa.
Entra nel mio ufficio e già si sta togliendo la camicetta da dentro la gonna, sollevando i lembi e lasciandoli ricadere fuori prima di iniziare a slacciare i bottoni. Lo fa con una sensualità unica, gli occhi fissi nei miei che l’ho preceduta sul divano. La visione del suo reggiseno di pizzo nero, dei suoi capezzoli che spingono sul tessuto semitrasparente, è come un tuffo al cuore per me, sento il calore invadermi le viscere mentre apre la cerniera della gonna e la fa cadere mollemente a terra. Il tanga coordinato copre appena il suo cespuglio di fiamma. Piroetta su se stessa lentamente permettendomi di ammirare le sue natiche sode separate da un filo sottile. Io mi sono tolto la giacca, la cravatta; non riesco a togliermi la camicia perché lei è già sopra di me, a cavallo delle mie gambe, a fermare le mie mani. E’ il suo gioco preferito, sbottonarmi lei la camicia, aprirla sul torace, posare piccoli baci sul mio collo e poi giù, sempre più giù, battito di ali di farfalla sui miei capezzoli, striscia umida di saliva sul mio addome lasciata dalla sua calda lingua fino all’orlo dei pantaloni.
Rialza la testa, inizia a slacciare la cintura, i pantaloni che mi fa scivolare sulle gambe imponendomi di alzare il bacino dal divano. Le sue labbra piombano sul mio sesso ancora coperto dai boxer, lo baciano, lo imprigionano insieme alla stoffa che si bagna della sua saliva. So che devo restare fermo, non sopporta che io mi muova, che le prenda la testa, che anche solo provi a parlare, almeno non ancora.
Tira giù anche i boxer e, rapida, passa la lingua lungo tutta la mia erezione che svetta orgogliosa in attesa di lei, del suo calore umido che mi avvolge pochi istanti dopo, che scende verso il mio pube lentamente fino a che riesce e poi torna indietro lasciando una sensazione di fresco sulla pelle umida esposta all’aria.
Mi impugna e muove piano la mano, la pelle è docile sotto le sue dita e la cappella viene ancora catturata da quelle labbra avide che si chiudono appena sotto di essa. Un risucchio forte, la lingua che si muove sulla corona. Non posso fare a meno di mugolare e stento a rimanere fermo. So che manca poco e potrò muovermi, toccarla.
- Te lo fa anche lei questo? –
La sua voce rompe il silenzio sorprendendomi ma già la sua testa corre velocissima su e giù lungo l’asta, le labbra appena serrate, carezza umida e deliziosa. Mi ribello pensando che voglia farmi venire così, subito, ne è capace, l’ha già fatto, ed invece si rialza prima ancora che possa dire o fare qualcosa.
- Te lo fa lei? –
Non capisco e nemmeno rispondo e lei mi sale sopra a cavalcioni, scosta il tanga e scende con la micina sulla mia asta assorbendola lentamente, centimetro dopo centimetro, dosando lei la penetrazione, muovendo le anche per sentirmi e farsi sentire meglio. E’ stretta, scivolosa, le mucose interne mi fasciano perfettamente l’uccello, la frizione con le sue pareti mi manda in estasi. Dentro e fuori, dentro e fuori. Comanda lei, io ancora non ho nemmeno alzato le mani per toccarla. Lo faccio quando si slaccia il reggiseno per impadronirmi del capezzolo, suggerlo come un bimbo voglioso di latte. Le sue anche si muovono ancora, lente e poi veloci e poi ancora lente. Su e giù, avanti ed indietro. E’ lei che mi sta scopando e io so quanto le piace pensare di avere il predominio, di essere l’unica arbitra del mio e suo piacere. La lascio fare come tante altre volte è successo però, quando come da copione non scritto dovrei prenderla e rovesciarla sotto di me per scoparla con forza, lei si sottrae. Si stende sul divano, si toglie il tanga e allarga le cosce. Mi inginocchio davanti a lei e le cerco il clitoride con la lingua, con due dita la penetro serrandole ad uncino come so che le piace. La lecco a lungo e lei geme, mugola, mi serra a sé impedendomi di staccarmi fino a che non mi gode in faccia riempiendomi di umori caldi e profumati.
Contrariamente a come fa di solito non si lascia andare godendosi gli ultimi tremiti dell’orgasmo, invece mi costringe a sedermi di nuovo e si inginocchia tra le mie gambe riprendendo il pompino precedente. Senza fretta, non vuole farmi godere anche se ci va terribilmente vicino, vuole solo che sia al massimo del vigore per farsi penetrare a pecorina. Come si gira e mi accosto, lei inginocchiata sul divano, mi blocca con la mano, me lo stringe, lo indirizza nel buchino dietro.
Spingo per entrare ma lei mi contrasta, con la mano e con l’anello elastico contratto intorno alla punta.
- Te lo dà lei il culo? –
Non rispondo e spingo con più forza, niente da fare.
- L’hai già inculata? –
- CHI?!? –
Sbotto frustrato senza capire cosa intenda.
- Quella troietta di Annalisa, le hai già rotto il culetto? –
Capisco che ha scoperto la mia relazione con Annalisa, chissà forse ci ha visti la settimana scorsa. Non ho tempo di abborracciare una risposta: toglie la mano, rilassa l’anello di muscoli ed io sprofondo in lei per quanto sono lungo strappandole un forte gemito.
La sensazione del suo ano, che ora si serra e si allenta intorno al mio uccello, è indescrivibile, posso solo muovermi per scoparla con forza, con rabbia pensando a ciò che mi ha detto, e lei non si sottrae anzi mi viene incontro. Il rumore delle nostre carni che si colpiscono intercalano le sue parole:
- La inculi…. così? Glielo… sbatti forte? E’ stretta co…me….. me? –
Rispondo rabbiosamente con la voce e con il corpo. Le racconto, e quindi confesso che sì, ho inculato Annalisa, che la scopo quando voglio e altre cose che nemmeno ricordo mentre colpisco con forza, uscendo quasi tutto e rientrando fino in fondo. Anche lei dice qualcosa ma la mia testa è già proiettata verso il piacere, verso l’orgasmo che sento nascermi dai lombi e salirmi lungo la spina dorsale fino ad esplodermi nel cervello, facendomi urlare mentre le riempio l’ano con il mio seme senza smettere di scoparla con forza.
Lei con la mano è alla micina, si masturba cercando di godere anche lei. Non so se ci riesce, mi gira la testa ed esco da lei accasciandomi sul divano.
La guardo girarsi e sedersi, carezzarsi ancora piano, le dita che si muovono circolarmente sul clitoride, i suoi occhi fissi nei miei. L’aria dura.
E’ passato il momento del sesso, è ora di parlare.
Houston, credo di avere un problema.
Trentacinque anni, fisico scolpito da palestra e pilates, capelli rosso fuoco portati selvaggiamente sulle spalle, quarta di seno, vezzoso nasino all’insù, sposata da tempo con due figli di 8 e 10 anni.
Per l’ennesima volta la scusa del lavoro straordinario ci fa rimanere da soli nel grande edificio uso uffici dell’azienda, per l’ennesima volta solo le nostre finestre sono illuminate nel buio precoce dell’ora solare.
E’ bastato un cenno per farle telefonare a casa ed avvisare del ritardo, è bastata una telefonata a me per disdire un incontro. Sono almeno due settimane che non ci troviamo da soli e sono affamato di lei, nei suo occhi leggo la stessa fame.
E’ un rapporto simbiotico il nostro, nato dopo due anni che lavoravamo insieme non so più per iniziativa di chi, chi abbia ceduto all’altro, e nemmeno importa.
Entra nel mio ufficio e già si sta togliendo la camicetta da dentro la gonna, sollevando i lembi e lasciandoli ricadere fuori prima di iniziare a slacciare i bottoni. Lo fa con una sensualità unica, gli occhi fissi nei miei che l’ho preceduta sul divano. La visione del suo reggiseno di pizzo nero, dei suoi capezzoli che spingono sul tessuto semitrasparente, è come un tuffo al cuore per me, sento il calore invadermi le viscere mentre apre la cerniera della gonna e la fa cadere mollemente a terra. Il tanga coordinato copre appena il suo cespuglio di fiamma. Piroetta su se stessa lentamente permettendomi di ammirare le sue natiche sode separate da un filo sottile. Io mi sono tolto la giacca, la cravatta; non riesco a togliermi la camicia perché lei è già sopra di me, a cavallo delle mie gambe, a fermare le mie mani. E’ il suo gioco preferito, sbottonarmi lei la camicia, aprirla sul torace, posare piccoli baci sul mio collo e poi giù, sempre più giù, battito di ali di farfalla sui miei capezzoli, striscia umida di saliva sul mio addome lasciata dalla sua calda lingua fino all’orlo dei pantaloni.
Rialza la testa, inizia a slacciare la cintura, i pantaloni che mi fa scivolare sulle gambe imponendomi di alzare il bacino dal divano. Le sue labbra piombano sul mio sesso ancora coperto dai boxer, lo baciano, lo imprigionano insieme alla stoffa che si bagna della sua saliva. So che devo restare fermo, non sopporta che io mi muova, che le prenda la testa, che anche solo provi a parlare, almeno non ancora.
Tira giù anche i boxer e, rapida, passa la lingua lungo tutta la mia erezione che svetta orgogliosa in attesa di lei, del suo calore umido che mi avvolge pochi istanti dopo, che scende verso il mio pube lentamente fino a che riesce e poi torna indietro lasciando una sensazione di fresco sulla pelle umida esposta all’aria.
Mi impugna e muove piano la mano, la pelle è docile sotto le sue dita e la cappella viene ancora catturata da quelle labbra avide che si chiudono appena sotto di essa. Un risucchio forte, la lingua che si muove sulla corona. Non posso fare a meno di mugolare e stento a rimanere fermo. So che manca poco e potrò muovermi, toccarla.
- Te lo fa anche lei questo? –
La sua voce rompe il silenzio sorprendendomi ma già la sua testa corre velocissima su e giù lungo l’asta, le labbra appena serrate, carezza umida e deliziosa. Mi ribello pensando che voglia farmi venire così, subito, ne è capace, l’ha già fatto, ed invece si rialza prima ancora che possa dire o fare qualcosa.
- Te lo fa lei? –
Non capisco e nemmeno rispondo e lei mi sale sopra a cavalcioni, scosta il tanga e scende con la micina sulla mia asta assorbendola lentamente, centimetro dopo centimetro, dosando lei la penetrazione, muovendo le anche per sentirmi e farsi sentire meglio. E’ stretta, scivolosa, le mucose interne mi fasciano perfettamente l’uccello, la frizione con le sue pareti mi manda in estasi. Dentro e fuori, dentro e fuori. Comanda lei, io ancora non ho nemmeno alzato le mani per toccarla. Lo faccio quando si slaccia il reggiseno per impadronirmi del capezzolo, suggerlo come un bimbo voglioso di latte. Le sue anche si muovono ancora, lente e poi veloci e poi ancora lente. Su e giù, avanti ed indietro. E’ lei che mi sta scopando e io so quanto le piace pensare di avere il predominio, di essere l’unica arbitra del mio e suo piacere. La lascio fare come tante altre volte è successo però, quando come da copione non scritto dovrei prenderla e rovesciarla sotto di me per scoparla con forza, lei si sottrae. Si stende sul divano, si toglie il tanga e allarga le cosce. Mi inginocchio davanti a lei e le cerco il clitoride con la lingua, con due dita la penetro serrandole ad uncino come so che le piace. La lecco a lungo e lei geme, mugola, mi serra a sé impedendomi di staccarmi fino a che non mi gode in faccia riempiendomi di umori caldi e profumati.
Contrariamente a come fa di solito non si lascia andare godendosi gli ultimi tremiti dell’orgasmo, invece mi costringe a sedermi di nuovo e si inginocchia tra le mie gambe riprendendo il pompino precedente. Senza fretta, non vuole farmi godere anche se ci va terribilmente vicino, vuole solo che sia al massimo del vigore per farsi penetrare a pecorina. Come si gira e mi accosto, lei inginocchiata sul divano, mi blocca con la mano, me lo stringe, lo indirizza nel buchino dietro.
Spingo per entrare ma lei mi contrasta, con la mano e con l’anello elastico contratto intorno alla punta.
- Te lo dà lei il culo? –
Non rispondo e spingo con più forza, niente da fare.
- L’hai già inculata? –
- CHI?!? –
Sbotto frustrato senza capire cosa intenda.
- Quella troietta di Annalisa, le hai già rotto il culetto? –
Capisco che ha scoperto la mia relazione con Annalisa, chissà forse ci ha visti la settimana scorsa. Non ho tempo di abborracciare una risposta: toglie la mano, rilassa l’anello di muscoli ed io sprofondo in lei per quanto sono lungo strappandole un forte gemito.
La sensazione del suo ano, che ora si serra e si allenta intorno al mio uccello, è indescrivibile, posso solo muovermi per scoparla con forza, con rabbia pensando a ciò che mi ha detto, e lei non si sottrae anzi mi viene incontro. Il rumore delle nostre carni che si colpiscono intercalano le sue parole:
- La inculi…. così? Glielo… sbatti forte? E’ stretta co…me….. me? –
Rispondo rabbiosamente con la voce e con il corpo. Le racconto, e quindi confesso che sì, ho inculato Annalisa, che la scopo quando voglio e altre cose che nemmeno ricordo mentre colpisco con forza, uscendo quasi tutto e rientrando fino in fondo. Anche lei dice qualcosa ma la mia testa è già proiettata verso il piacere, verso l’orgasmo che sento nascermi dai lombi e salirmi lungo la spina dorsale fino ad esplodermi nel cervello, facendomi urlare mentre le riempio l’ano con il mio seme senza smettere di scoparla con forza.
Lei con la mano è alla micina, si masturba cercando di godere anche lei. Non so se ci riesce, mi gira la testa ed esco da lei accasciandomi sul divano.
La guardo girarsi e sedersi, carezzarsi ancora piano, le dita che si muovono circolarmente sul clitoride, i suoi occhi fissi nei miei. L’aria dura.
E’ passato il momento del sesso, è ora di parlare.
Houston, credo di avere un problema.
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