Sono stata violentata

di
genere
etero

Un racconto scritto diverso tempo fa. C'è della "violenza" (basta il titolo) ma... arrivate fino alla fine...

Mi chiamo Barbara, ho trentadue anni e sono stata violentata.

E’ successo ieri sera, intorno alle 22. Ero a casa, una bella villetta a piano singolo poco fuori città, e stavo preparandomi per andare a dormire.
Avevo staccato tardi dal lavoro e mi ero fermata in un locale lungo la strada per prendere una pizza margherita, troppo stanca per cucinare. Mentre aspettavo la pizza un paio di ragazzoni, giubbotto di pelle, capelli corti, uno un tatuaggio sul lato del collo, avevano cercato di abbordarmi. Non erano male ma ero veramente troppo stanca per cui declinai il loro invito a bere qualcosa insieme e, appena arrivata, presi la pizza e andai via. Non ci erano rimasti troppo bene, ma al momento non ci feci caso.

Arrivata a casa feci una doccia veloce. Ancora in accappatoio mangiai una metà della pizza, riposi il resto, pulii il poco che avevo sporcato e stavo per andare in camera quando sentii rumore di motori. Dalla finestra vidi due motociclette ferme sul vialetto di casa. Uno scese e venne verso la porta mentre l’altro restava in sella col motore ancora acceso. Sentii suonare alla porta. Distrattamente non pensai alla sicurezza, pensai che si fossero persi e aprii.

Non feci in tempo nemmeno a chiedere chi è, l’uomo mi spinse indietro con forza, scaraventandomi a terra, e entrò. Pochi secondi dopo arrivò l’altro.
Mi impaurii, avevo letto tante storie di rapine finite male, col derubato ferito o addirittura ucciso. Restai a terra immobile e chiesi loro cosa volessero.

- Cosa volete? Se sono soldi ve li darò, non sono molti ma vi darò tutto, basta che non mi fate del male -

Il primo entrato, che chiamerò Bastardo Alfa, si tolse il casco ridendo. Sotto aveva un passamontagna con apertura per occhi e bocca.

- Sì troia, ci darai tutto, veramente tutto -

Seguii il suo sguardo che era puntato sulle mie gambe, scoperte nella caduta. Mi coprii subito e cercai di fare la dura.

- Mio marito sta per rientrare, fareste bene a andarvene. Farò finta che non sia successo nulla basta che ve ne andiate -

Il Bastardo Alfa rise ancora.

- Ma davvero? E come mai non hai la fede? -

Quello stronzo aveva spirito d’osservazione.
Intanto l’altro, che chiamerò Bastardo Beta, si era anche lui tolto il casco, anche lui col passamontagna, e mi si era avvicinato.
Scattai in piedi cercando di correre in cucina, da lì una porta secondaria mi avrebbe permesso di scappare.
Inutile. Alfa scattò più veloce di me afferrandomi per un braccio e sbattendomi di nuovo a terra. Mi misi a piangere.
Li avevo entrambi vicini. Mi afferrarono insieme, quasi pesassi nulla, e mi scaraventarono sul divano. Nell’atto l’accappatoio si aprì rivelando la mia nudità. Mi accoccolai sul divano cercando di coprirmi, continuando a piangere terrorizzata.

- Adesso fai la brava, se non rompi le palle non ti facciamo nulla, vogliamo solo divertirci un po’. -

Era stato Beta a parlare, sedendosi vicino a me mi aveva afferrato un braccio tirando per staccarlo dal mio corpo. Cercai di divincolarmi, tremavo come una foglia. Anche Alfa intervenne prendendo l’altro braccio. Insieme riuscirono a farmele aprire, l’accappatoio scivolò, i miei seni e il mio ventre erano in mostra. Alfa allungò una mano a prendermi un seno, stringerlo.

- Guarda che belle tette che ha questa troia. Mi sa che ci divertiremo un bel po’. Hai finito di fare la schizzinosa, puttana -

Scalciai, mossa disperata quanto inutile, colpendo Alfa su un fianco. Mi mollò uno schiaffone che mi stordì.

- Non ci provare troia, adesso ti facciamo un bel servizio, se fai storie ti riempio la faccia di schiaffi. Se fai la brava non ti facciamo nulla. Chissà, potrebbe piacerti. -

E rise ancora. Quella risata che stavo imparando a odiare.
Mi sentii invadere da una freddezza assoluta. Nessuna paura, nessun tremito. Volevo solo che se ne andassero, che tutto finisse presto. Mi lasciai spogliare senza opporre resistenza, acconsentii quando mi fecero inginocchiare, non scappai quando Alfa si aprì la cerniera dei jeans, non mi ritrassi vedendo il suo pene già eretto, sentendo il suo odore acre di poco pulito. Non sono una ragazzina, so come far godere un uomo. Prima loro godono e prima mi lasciano andare. Con questo pensiero aprii la bocca quando me lo spinse sulle labbra, lo accolsi, presi a succhiarlo...odiando ogni istante.

- Accidenti che troia che sei, ti piace il cazzo eh? Attenta, non farti venire strane idee con i denti o ti ammazzo di botte. -

Lo sentii appena, ero impegnata con lingua e bocca ma la mia mente era altrove, come se osservasse estraniata la scena da qualche metro di distanza.
Beta approfittando del mio cedimento mi aveva messo una mano tra le gambe spingendo con forza un dito dentro di me. Mi fece male ma non ci badai.
Ero decisa a sopportare tutto purché finissero in fretta.
Allungai una mano a afferrare l’uccello di Alfa, masturbandolo mentre facevo su e giù con la bocca.

- Cazzo come succhi bene, si vede che ne hai fatti tanti di pompini……aaaaahhhhhhh aspetta, ASPETTA! -

Me lo strappò letteralmente di bocca.

- Brutta troia, cosa credi che te la puoi cavare con un pompino? Farmi venire in due minuti e via? -

Mi tirò su guardandomi in faccia. Occhi pieni di odio. Per un attimo provai ancora paura, poi vidi il suo collo, il tatuaggio. Erano i due ragazzi del pub. Dovevano avermi seguita.

- Adesso mettiti a pecorina e succhia il mio amico. Muoviti troia. -

Mi sbatté a terra, il suo amico se l’era già tirato fuori. Docile presi in bocca anche il suo e lo succhiai come l’altro. Alfa mi si mise dietro, si sputò sulla mano per bagnarsi l’uccello e me lo puntò sulla vagina spingendo forte. Ero totalmente secca. Provai un dolore acuto quando mi forzò. Per un attimo persi la mia determinazione atterrita. Mi aggrappai alle gambe di Beta, forse l’avrei morso se non me l’avesse tolto di bocca all’improvviso.
Beta si accovacciò davanti a me, prese a carezzarmi la testa, il volto.

- Fai la brava, vedi che non ti facciamo male? Facci godere e ce ne andiamo. -

“Che cazzata” pensai. “Ma non lo vedi che mi sta stuprando? Non è fare del male questo?”
Beta non pareva molto intelligente, ma forse con le sue carezze si dimostrava un po’ meno bestia di Alfa, che intanto mi montava con colpi forti facendomi ancora male. Mi rimangiai subito il pensiero quando, in ginocchio, me lo rimise in bocca di forza.
Ripresi il mio piano originale, succhiando e leccando per farlo venire in fretta. Ora sentivo meno male alla vagina, sentivo Alfa scorrere più facilmente.

- Ehi, questa troia ci sta prendendo gusto, la sento che si bagna. Che troia, CHE TROIAAAAAA! -

E giù colpi sempre più forti, a sfondarmi l’utero.
Mi concentrai sul mio corpo. Era vero, c’era una certa umidità. Com’era possibile? Riflettei che forse era una reazione del mio corpo, involontaria, spontanea. Se fosse stato per me li avrei castrati, ammazzati, fatti a pezzettini. Non provavo alcun piacere, solo rabbia e disgusto.
Sopportavo i colpi di Alfa e succhiavo Beta, e intanto avrei voluto dire loro:

“Perché fate così, perché prendete con la forza ciò che potreste chiedere?” Non erano male come uomini, se non fossi stata stanca, al pub, avrei accettato volentieri di bere qualcosa con loro e, chissà, da cosa poteva nascere cosa. Anche adesso, mentre mi scopavano, a me piace il sesso un po’ rude, in altra situazione avrei potuto godere delle loro attenzioni. Ma non così, non forzata, non stuprata nel corpo e nella volontà. Bastardi, bastardi, BASTARDI!
Li odiavo, e odiandoli succhiavo più forte, muovevo le anche per far godere di più quel bastardo, più in fretta.

- Aaaaahhhhhhh, sto godendo…….. vengo, vengo.. VENGOOOOOOO! -

Alfa mi riempì l’utero col suo seme, provai schifo ma anche sollievo, ora ne mancava solo uno e poi sarebbe finita. Accelerai la suzione, sentivo che gemeva, non doveva mancare molto.
Niente da fare, Alfa si mise di mezzo.

- Non la vuoi scopare anche tu? Dai, puoi sempre venirgli in bocca dopo. -

Beta obbedì come un cagnolino. Bastardo e deficiente. Mi fece alzare e sdraiare sul divano, si chinò su di me e mi penetrò. Non sentivo dolore, il suo cazzo era grosso più o meno come quello di Alfa ma ora c’era la lubrificazione dello sperma.
Pochi colpi, era veramente al limite, poi uscì da me e mi venne sopra, indirizzando il suo cazzo verso il mio viso, pretendendo che lo ingoiassi ancora, sporco com’era. Era l’ultima umiliazione da sopportare, aprii la bocca, lo feci entrare e subito sparò in me due o tre schizzi di sperma caldo, amaro come il fiele, e poi si ritrasse finendo di eiacularmi sul volto.

Ero sfinita. A pezzi nel corpo e nello spirito aspettavo solo che si togliessero di torno per andare a lavarmi per togliermi di dosso e da dentro la loro sporcizia, per cercare di purificarmi corpo e anima. Vana speranza. Beta non pareva intenzionato a smettere, ci aveva osservato tutto il tempo masturbandosi.

Come Beta si tolse, mi afferrò per un polso tirandomi e facendomi scendere dal divano. Mi rimise a pecorina, la pancia sul divano, e si fece dietro di me. Pensavo volesse scoparmi ancora ma quel porco aveva altre intenzioni purtroppo.

- Che bel culo che hai puttana, sarebbe un peccato non prenderlo.

Appena sentii puntare il suo uccello sul mio ano ebbi uno scatto, cercai ancora di sfuggire. Un pugno nel fianco mi fece stramazzare sul divano. Dolore, mi mancava il fiato. Piansi ancora e intanto quel bastardo provava a penetrarmi. Lanciai un urlo sentendolo entrare, battei i pugni sul divano per il dolore ma lui niente, continuò a penetrami per tutta la sua lunghezza.
Non ero vergine di dietro, ma quella brutalità, quella violenza, mi umiliavano, il dolore atroce mi instupidiva i sensi.
Avrei voluto urlare loro: “perché PERCHE’ lo fate. Che piacere provate a prendere una donna con la forza? Potreste avere tante donne consenzienti solo essendo gentili, perché questo, perché a me?” Bastardi, mille volte bastardi.

Alfa mi penetrò ancora per un poco, io ero immobile, come morta, il corpo che soffriva e la mente che osservava distaccata, pensando a come fargliela pagare. Alla fine venne, riempiendomi l’ano col suo lerciume. Rimasi abbandonata, senza muovermi. Li sentii muoversi, la voce ancora di Alfa:

- Ciao troia, grazie di tutto, chissà, potremmo rivederci. -

Attesi di sentire il rumore delle moto che si allontanava e corsi in bagno. Vomitai tutto quello che avevo nello stomaco e mi ficcai sotto la doccia sfregandomi forte per far sparire persino il loro odore. Ma se la spugna, l’acqua bollente, potevano pulire il mio corpo, dentro e fuori, nulla poteva pulire il mio spirito oramai affranto, insudiciato da quei due.
Mi asciugai. Con fredda calma andai in cucina, mi versai un bicchiere di vino riflettendo.

Grazie al mio lavoro sapevo come contattare certi personaggi al limite della legalità, gente che per soldi avrebbe saputo come rendere la pariglia, anzi peggio. Oppure chiamare la polizia, farli arrestare, condannare. Rintracciarli non era un problema, appena usciti ero andata alla finestra, col cellulare avevo fotografato le loro targhe. Opzione 1, restituire il male; opzione 2, la polizia.

Ero indecisa. Poi ripensai alle ultime parole di Alfa……… Sorrisi a me stessa. Non avrei chiamato la polizia.

P.S. L'argomento è forte, purtroppo sempre attuale ma quel che volevo dire è che la violenza è spregevole, e, peggio, quasi sempre inutile. Il credersi impuniti è illusione: il male che facciamo ci torna indietro, in un modo o nell'altro. Karma.
di
scritto il
2020-07-01
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