Mattina (Parte 2)
di
Telos1984
genere
etero
Sono accucciata sotto la scrivania da almeno un’ora, o almeno così mi sembra. Ho la mascella leggermente indolenzita, stare con la lingua di fuori dopo un po’ stanca.
Dopo che mi ha detto cosa dovevo fare, a quattro zampe lì sotto, mentre lui avrebbe seguito la lezione, si è abbassato i pantaloncini ed i boxer e si è seduto. Alla cieca ha avvicinato la mano alla mia nuca e mi ha spinto verso le sue palle. Mi ha detto di leccare ed io ho obbedito, così senza pensarci. Sono sicura che ripenserò per molto tempo a quello che sta succedendo oggi, a quanto posso diventare troia quando sono eccitata. A quanto posso diventare obbediente quando penso solo al cazzo.
Mi sono ritrovato con il naso tra i suoi coglioni e la lingua che si muoveva tra le sue cosce in modo disordinato. Il suo odore mi è arrivato come uno schiaffo e mi ha procurato una certa vertigine. È odore di cazzo, di sesso e sudore. Sono sicura che non ha fatto la doccia, perché quello che sento è l’odore del sesso che abbiamo fatto questa notte, lo stesso che sento quando gli succhio il cazzo dopo che mi ha scopata.
Mi sono ripresa ed ho iniziato a leccare con più metodo, cercando di riprendere un minimo di controllo. In fondo volevo riuscire a metterlo in difficoltà con la mia lingua, a distrarlo almeno un po’. Ho deciso di cominciare dall’interno delle cosce, solo con la punta della lingua, per poi dare qualche lappata piena sui coglioni, partendo dal perineo ed arrivando alla base del cazzo.
Inguine, interno coscia, coglioni. Ho continuato così per un po’. Lui sembrava sempre indifferente ma il suo cazzo mi dava un minimo di soddisfazione, non era certamente di marmo, ma era sveglio, e sarebbe bastato un niente per farlo diventare dritto e cattivo, come piace a me.
Il primo intoppo al mio lavoro di cagnetta è arrivato circa quarantacinque minuti fa, quando l’ovetto vibrante è ripartito a velocità sostenuta e mi fatto cominciare la mia lagna, il mio piagnucoli di godimento, di quando mi sto avvicinando all’orgasmo. Ho dovuto smettere di leccare, non potevo che concentrarmi sull’onda che stava montando. Dopo credo un minuto, o forse un’ora, boh, non ci capisco un cazzo…dicevo, mi ha detto di fare attenzione a non gridare, di portarmi una mano alla bocca, e subito dopo la vibrazione si è fatta ancora più intensa. Ho avuto il primo orgasmo aggrappata al suo polpaccio, con la fronte sul ginocchio e mordendomi il dorso della mano. Stronzo maledetto, perché non mi permetti di gridare, non so quanto posso resistere, lo capisci vero? Almeno spegni questo affare adesso, altrimenti non smetto più di venire, oddio.
Il secondo orgasmo è arrivato forse trenta secondi dopo il primo. Gli ho affondato le unghie nel polpaccio e morso poco sopra il ginocchio. Credo che abbia capito in quel momento, perché anche lui ha imprecato. Quando sono ritornata sulla terra ho sentito che mi chiamava… “ehi troia, come va?”. Ho riacquistato un po’ di lucidità e ho deciso di non rispondergli abbaiando, ma ho pensato che una risposta da vera cagna sarebbe stata quella di riprendere il lavoro e ricominciare a leccare. Ma lui voleva giocare. Mi ha detto di portarmi una mano tra le gambe e mi ha chiesto se ero bagnata.
Ho abbaiato, ero fradicia.
Per la mezzora successiva ha continuato ad accendere e spegnere l’ovetto, sempre alla minima potenza. Come una corda di violino, ha cominciato a tendermi sempre di più. Non riesco a quantificare quanta voglia ho di essere scopata. Ho provato a leccarlo per bene, a scoprire i punti che potevano provocargli qualche fremito evidente. Volevo farlo distrarre, fargli perdere un minimo di controllo. Ma senza poter toccare il cazzo l’impresa si è rivelata abbastanza ardua. Mi sento sempre più succube della situazione. Io che ormai penso solo al suo cazzo, a quando mi scoperà, a come mi scoperà. Immagino lui che mi blocca le mani dietro la schiena, mentre mi sbatte. Sento la mia faccia premuta contro il muro di quando mi scoperà in piedi vicino alla finestra. Sento tirare i capelli con forza per farmi inarcare la schiena mentre mi prende da dietro. Posso sentire, come se fosse reale, la sua voce che mi sussurra che sono la sua puttana, la sua cagna, mentre mi tappa la bocca e mi fissa negli occhi. Io sono in questo delirio di immagini causate da queste vibrazioni intermittenti nella mia fica, e lui sembra seguire la lezione con tranquillità. Cristo!
Finalmente la lezione finisce. Io ho la bocca secca ed indolenzita dal troppo leccare. Comincio ad uggiolare – oddio lo sto facendo per davvero – e a strofinare il viso sulla sua gamba sperando che capisca. Lo faccio per una decina di secondi e alla fine mi chiede cosa voglio, io abbaio e lui mi chiede se ancora sete, “rispondo” in modo affermativo e lui mi passa la bottiglietta d’acqua. Quando finisco di bere lui si alza dalla sedia e si sposta sul letto, seduto sul bordo e rivolto verso la scrivania. “Vieni qui, su. Adesso tocca a me divertirmi” Davvero? Che stronzo, penso. Però sto sorridendo come una scema, perché intanto penso anche che tra pochi secondi avrò il suo cazzo in bocca e lo farò impazzire. Esco da sotto la scrivania mi avvicino al bordo del letto, gattonando. Mi piazzo in mezzo alle sue gambe leggermente aperte e comincio a strusciarmi sulle sue cosce. Quell’odore mi colpisce ancora è ho un crampo al ventre. Mi sembra per un attimo che l’ovetto sia ripartito, invece è solo il mio cervello che fa contrarre la mia vagina. Mi sento così bagnata laggiù, ho quasi il timore che l’ovetto possa scivolare fuori. Mi immagino la scena e la cosa mi sentire una puttana senza ritegno. Penso di avere un viso che supplica “scopami e basta, non mi interessa nient’altro”. Lui mi afferra i capelli, fa una coda di cavallo e la usa per farmi alzare il mento e lo sguardo verso la sua faccia.
“Adesso sei libera di parlare di nuovo, ma solo a certe condizioni… intanto porti le mani dietro la schiena, perché le brave ragazze succhiano senza mani, solo con la bocca…” Infatti io sono una brava ragazza, e quindi non faccio obbiezioni. “Quindi…adesso puoi parlare, ma funziona così… tu ora inizia a succhiarmelo, ma ogni volta che il mio cazzo esce completamente dalla tua bocca, tu devi dire…‘sono la tua cagna succhiacazzi’…”
Ogni volta che penso che ormai non può essere più porco di quanto già lo è stato, ecco che mi sorprende con una nuova idea che mi fa venire voglia di fare tutto quello che vuole. “Dai, ora inizia, però prima fammi vedere che hai capito…” Sento un brivido
“Cosa devi dire?”
Penso di avere una leggera vertigine, sento un suono uscire dalla mia bocca.
“Sono la… tua… cagna succhiacazzi”
Mi sembra di poter avere un orgasmo solo con tutti i brividi che sento salire dal ventre verso il cervello e tornare indietro mentre pronuncio, con voce un po’ incerta, questa frase. Comincio a succhiare e lui mi lascia fare, poggia le mani sul letto e se la gode. Sento il cazzo che arriva alla sua massima grandezza dentro la mia bocca. Poi diventa cattivo e duro come il marmo. Non arrivo molto in fondo, mi concentro sulla cappella. Serro le labbra sull’asta e scendo fino a metà, poi risalgo lentamente, poi riscendo e risalgo velocemente, Alterno il ritmo. Intanto con la lingua non sto mai ferma, lavoro sulla cappella e sul prepuzio. Provo a produrre più saliva che posso. Ogni tanto si sente un risucchio osceno mentre risalgo. Riscendo, risalgo, mi gusto il suo sapore. Ogni cosa è bagnata, calda e scivolosa.
Se voi foste qui, in questo momento, vi basterebbe chiudere gli occhi ed ascoltare i rumori del mio pompino per eccitarvi. Non per vantarmi…
Finalmente lo sento fremere leggermente, piegare un po’ le gambe, sospirare. Riesco a tenerlo fisso nella mia bocca per un po’, poi però mi distraggo e lo faccio uscire per dare una leccata dalla base fino in cima. Per un attimo neanche lui ci fa caso, io lo riprendo in bocca e continuo a concentrarmi sulla cappella.
Mi afferra di nuovo i capelli e mi fa staccare: “Hai infranto la regola, sai cosa devi dire!” mi ringhia.
“Sono la tua cagna succhiacazzi” ansimo. Mi chiedo se ho risposto così in fretta per poterlo riavere subito in bocca. Oddio.
Riprendo a succhiare e adesso mi ritrovo con la sua mano che mi tiene i capelli e mi spinge il cazzo in bocca. Adesso sì che lo sento perdere lentamente il controllo di sé stesso. Continuo da brava per un po’, succhio, risucchio e non sto ferma con la lingua. Ho sempre almeno la punta del cazzo tra le mie labbra. Con qualche affondo riesco a prenderne una buona metà. Sono presa dalla foga e le mie mani vorrebbero partecipare, stringerlo, segarlo e farlo sballare ancora di più, lui però mi riprende subito e mi rimette al mio posto, con le mani dietro la schiena, accuccia tra le sue gambe.
Pompo e alterno il ritmo, cerco di scendere piano piano sempre di più, provo a prenderlo tutto in bocca. Mi alleno, perché so che tra poco sarà lui a spingermelo in gola, senza chiedere. Un paio di volte lo stronzo fa partire l’ovetto alla massima potenza. Ovviamente quando lo fa mi blocca con il cazzo in bocca, tenendomi per la coda dei capelli. L’effetto è quello di farmi produrre un guaito osceno, un piagnucolio strozzato da animale in calore, dovuto al grido che provo a lanciare con quel palo quasi in gola. Quando lo fa partire per la seconda volta rivolgo lo sguardo verso l’alto, istintivamente, e incontro il suo. Gli rivolgo un’espressione di sofferenza mista a piacere, che non riesco a controllare.
Se qualcuno mi scattasse una fotografia in questo momento e la mostrasse a chiunque mi conosca, nessuno mi riconoscerebbe, perché in quella foto si vedrebbe il viso di una troia in calore che supplica di godere, mentre in pubblico, per tutti, sono una brava ragazza, studiosa e solare.
Non si può mantenere la lucidità per sempre. La sua asta vibra. Ormai è troppo arrapato pure lui. Comincia a spingere, sento quel palo sbattermi in fondo alla bocca, me lo sento in gola a volte. Arriva qualche conato e mi manca il fiato a tratti. A questo punto dopo ogni affondo sono sempre più a corto di ossigeno. Ogni dieci secondi devo riprendere fiato. Quindi ogni dieci secondi circa sento la mia voce dire “Sono la tua… cagna succhia…cazzi”
Certe volte sono in ritardo ma lui mi sprona subito a parlare. Va avanti così per qualche minuto fino a quando sento il suo bacino muoversi come se volesse scoparmi la bocca. Poi lo sento esplodere. Sento la sua sborra in bocca e lui che mi ringhia addosso quanto sono troia, di bere tutto. Lo sento soffocare un grido, che si trasforma in una specie di ruggito silenziato. Sento i suoi schizzi caldi che si susseguono nella mia bocca, stringo la cappella tra le labbra e muovo la testa su e giù con movimenti brevissimi e rapidi. La lingua picchietta sul prepuzio. Comincio a sentire il sapore in bocca.
Ho deciso di mettermi alla prova, di superarmi nel mio essere puttana. Ho deciso di fare qualcosa che ho visto fare solo nei porno. Trattengo ogni schizzo in bocca, provando a non farne uscire una goccia, cercando di non ingoiare. Voglio regalargli un’immagine che gli faccia venire il cazzo duro ogni volta che ci ripensi, che gli faccia capire che quando sono così eccitata, in calore, divento solo una cagnetta capace di qualsiasi cosa. Deve capire che quando perdo il controllo per la voglia di cazzo deve scordarsi la ragazza con cui va al cinema insieme e parla di libri, ma deve ricordarsi di avere davanti una puttana a cui può fare e dire quello che gli pare.
Cerco di mugolare più forte che posso mentre sento gli ultimi spasmi del suo membro che si sta scaricando dentro me. Appena si calma mi stacco da lui con uno schiocco di labbra. Faccio attenzione a non ingoiare e non farmi scivolare il suo sperma lungo il mento e giù per il collo mentre mi alzo e afferro velocemente il mio cellulare sul comodino. Sblocco lo schermo a primo colpo, intanto il suo sapore ormai mi ha invaso il palato, lo sento ovunque. Comincio a produrre troppa saliva che non posso ingoiare. Mi inginocchio rapidamente e gli porgo il cellulare dopo aver fatto partire il video. Lui l’afferra e io punto il mio dito indice verso la mia bocca ancora chiusa, mentre lui punta l’obbiettivo verso di me. Vedo un lampo nei suoi occhi ed un ghigno che mi fanno capire cosa pensa di me in questo momento. Ho una contrazione al ventre, penso che potrei spingere fuori l’ovetto.
“Apri la bocca, cagna!” mi dice con la sua voce di nuovo calma “Fammi vedere cos’hai in bocca”. Eseguo e spalanco bene per far vedere, muovo la lingua, si deve vedere bene quanto roba bianca mi ha schizzato tra le labbra.
Inizialmente non mi accorgo che ha afferrato il suo di cellulare con la mano libera. Per un attimo ho il timore che voglia riprendere anche con il suo di telefono, ma poi sento la botta. La vibrazione riparte e io sbotto di nuovo, per il piacere, per la sorpresa. Non riesco a trattenermi ed una parte di ciò che avevo in bocca mi scappa dalle labbra, mi scivola sul mento ed arriva per terra. Ingoio ciò che resta nella mia bocca perché ho bisogno di ossigeno per poter gridare, ormai sono troppa andata, sto impazzendo. Mi ritrovo con il viso vicino al pavimento, piegata sulle ginocchia, a pochi centimetri dalla chiazza creata dalla sborra che mi sono fatta scappare di bocca.
Lecco per terra, raccolgo quel succo dal pavimento con la mia lingua. Con una mano raccolgo i capelli in una coda ed evito che striscino per terra. Sto leccando sborra dal pavimento e mi preoccupo di non sporcarmi i capelli. La mente umana è strana a volte. Quando penso che sia tutto bello pulito mi rivolgo verso il mio ragazzo e mi ritrovo l’obbiettivo del cellulare ancora puntato verso di me. Ha ripreso tutto.
È strano come in certi momenti si farebbero cose che in altre situazioni non avremmo mai fatto. È come se fossi ubriaca. Faccio cose senza pensare alle conseguenze. Ho solo troppa voglia di venire. Sarebbe meglio con il mio cazzo preferito che mi allarga, con il peso del maschio che mi schiaccia e con le sue braccia che mi bloccano. Con il culo arrossato per gli schiaffi. Ma a questo punto anche con questo affare che mi vibra nella fica va benissimo.
Ormai non riesco a trattenere un mugolio rumoroso, indecente, continuo. Ho iniziato la mia lagna, il mio piagnisteo, quello che metto su quando sono partita. Adesso lo sto supplicando, nella mia mente, di non fermarsi. Ti prego, cazzo ti prego. La mia lagna da puttanella è interrotta da qualche “oddio” o “cristo santo” che escono dalla mia bocca con una voce roca che alla fine si trasforma in un acuto trattenuto, che diventa uno squittio, depravato.
Mi contorco e mi devo aggrappare alle sue gambe.
Ti supplico, dimmi quanto sono troia, dimmi che sono una cagna in calore che ha senso di esistere solo quando ha un cazzo dentro di sé. Dimmi che sono la TUA troia, la TUA cagna. Vorrei dire tutto questo ma non ci riesco, con tutte le contrazioni che mi arrivano al cervello da tutto il corpo, parlare è diventato qualcosa di troppo complesso.
“Ti prego… oddio” riesco solo a biascicare.
“Vuoi che lo spenga? Vuoi che la smetta?”
“No, no, oddio” ansimo in cerca d’aria.
“Vuoi venire?”
“Si, si, cristooo” Mi sono portata una mano dentro i pantaloncini. Mi vergogno per quanto sono bagnata. Le mie dita slittano letteralmente sul mio clitoride.
“Chiedimi il permesso di venire, supplicami” mi dice posando il cellulare che ancora registrava “decido io quando godi, i tuoi orgasmi li decido io” mi grugnisce addosso. Mi afferra i capelli e mi cinge il collo con l’altra mano.
“Una cagna come te gode solo quando gli danno il permesso”
Spegne l’ovetto. La vibrazione si ferma.
“Noooo… no ti prego… sono la tua puttana, la tua cagna… Ti supplico, posso venire? Fammi venireee” piagnucolo.
Se il cellullare avesse continuato a riprende avrebbe immortalato una scena invereconda: una ragazzina con una mano nei pantaloncini, ricoperta da un velo di sudore, con i capelli raccolti in una coda e stretti da una mano maschile, gli occhi piagnucolosi e un’espressione che potrebbe sembrare di sofferenza, ma che invece è piacere puro.
La vibrazione riparte al massimo. Trenta secondi dopo mi spengo. Black out. Sento solo le scosse e il piacere.
L’ultima cosa che ricordo è il mio grido soffocato dalla sua mano che preme, forte, sulla mia bocca.
FINE
I commenti sono più che graditi. A presto.
Telos
telos.1984@libero.it
Dopo che mi ha detto cosa dovevo fare, a quattro zampe lì sotto, mentre lui avrebbe seguito la lezione, si è abbassato i pantaloncini ed i boxer e si è seduto. Alla cieca ha avvicinato la mano alla mia nuca e mi ha spinto verso le sue palle. Mi ha detto di leccare ed io ho obbedito, così senza pensarci. Sono sicura che ripenserò per molto tempo a quello che sta succedendo oggi, a quanto posso diventare troia quando sono eccitata. A quanto posso diventare obbediente quando penso solo al cazzo.
Mi sono ritrovato con il naso tra i suoi coglioni e la lingua che si muoveva tra le sue cosce in modo disordinato. Il suo odore mi è arrivato come uno schiaffo e mi ha procurato una certa vertigine. È odore di cazzo, di sesso e sudore. Sono sicura che non ha fatto la doccia, perché quello che sento è l’odore del sesso che abbiamo fatto questa notte, lo stesso che sento quando gli succhio il cazzo dopo che mi ha scopata.
Mi sono ripresa ed ho iniziato a leccare con più metodo, cercando di riprendere un minimo di controllo. In fondo volevo riuscire a metterlo in difficoltà con la mia lingua, a distrarlo almeno un po’. Ho deciso di cominciare dall’interno delle cosce, solo con la punta della lingua, per poi dare qualche lappata piena sui coglioni, partendo dal perineo ed arrivando alla base del cazzo.
Inguine, interno coscia, coglioni. Ho continuato così per un po’. Lui sembrava sempre indifferente ma il suo cazzo mi dava un minimo di soddisfazione, non era certamente di marmo, ma era sveglio, e sarebbe bastato un niente per farlo diventare dritto e cattivo, come piace a me.
Il primo intoppo al mio lavoro di cagnetta è arrivato circa quarantacinque minuti fa, quando l’ovetto vibrante è ripartito a velocità sostenuta e mi fatto cominciare la mia lagna, il mio piagnucoli di godimento, di quando mi sto avvicinando all’orgasmo. Ho dovuto smettere di leccare, non potevo che concentrarmi sull’onda che stava montando. Dopo credo un minuto, o forse un’ora, boh, non ci capisco un cazzo…dicevo, mi ha detto di fare attenzione a non gridare, di portarmi una mano alla bocca, e subito dopo la vibrazione si è fatta ancora più intensa. Ho avuto il primo orgasmo aggrappata al suo polpaccio, con la fronte sul ginocchio e mordendomi il dorso della mano. Stronzo maledetto, perché non mi permetti di gridare, non so quanto posso resistere, lo capisci vero? Almeno spegni questo affare adesso, altrimenti non smetto più di venire, oddio.
Il secondo orgasmo è arrivato forse trenta secondi dopo il primo. Gli ho affondato le unghie nel polpaccio e morso poco sopra il ginocchio. Credo che abbia capito in quel momento, perché anche lui ha imprecato. Quando sono ritornata sulla terra ho sentito che mi chiamava… “ehi troia, come va?”. Ho riacquistato un po’ di lucidità e ho deciso di non rispondergli abbaiando, ma ho pensato che una risposta da vera cagna sarebbe stata quella di riprendere il lavoro e ricominciare a leccare. Ma lui voleva giocare. Mi ha detto di portarmi una mano tra le gambe e mi ha chiesto se ero bagnata.
Ho abbaiato, ero fradicia.
Per la mezzora successiva ha continuato ad accendere e spegnere l’ovetto, sempre alla minima potenza. Come una corda di violino, ha cominciato a tendermi sempre di più. Non riesco a quantificare quanta voglia ho di essere scopata. Ho provato a leccarlo per bene, a scoprire i punti che potevano provocargli qualche fremito evidente. Volevo farlo distrarre, fargli perdere un minimo di controllo. Ma senza poter toccare il cazzo l’impresa si è rivelata abbastanza ardua. Mi sento sempre più succube della situazione. Io che ormai penso solo al suo cazzo, a quando mi scoperà, a come mi scoperà. Immagino lui che mi blocca le mani dietro la schiena, mentre mi sbatte. Sento la mia faccia premuta contro il muro di quando mi scoperà in piedi vicino alla finestra. Sento tirare i capelli con forza per farmi inarcare la schiena mentre mi prende da dietro. Posso sentire, come se fosse reale, la sua voce che mi sussurra che sono la sua puttana, la sua cagna, mentre mi tappa la bocca e mi fissa negli occhi. Io sono in questo delirio di immagini causate da queste vibrazioni intermittenti nella mia fica, e lui sembra seguire la lezione con tranquillità. Cristo!
Finalmente la lezione finisce. Io ho la bocca secca ed indolenzita dal troppo leccare. Comincio ad uggiolare – oddio lo sto facendo per davvero – e a strofinare il viso sulla sua gamba sperando che capisca. Lo faccio per una decina di secondi e alla fine mi chiede cosa voglio, io abbaio e lui mi chiede se ancora sete, “rispondo” in modo affermativo e lui mi passa la bottiglietta d’acqua. Quando finisco di bere lui si alza dalla sedia e si sposta sul letto, seduto sul bordo e rivolto verso la scrivania. “Vieni qui, su. Adesso tocca a me divertirmi” Davvero? Che stronzo, penso. Però sto sorridendo come una scema, perché intanto penso anche che tra pochi secondi avrò il suo cazzo in bocca e lo farò impazzire. Esco da sotto la scrivania mi avvicino al bordo del letto, gattonando. Mi piazzo in mezzo alle sue gambe leggermente aperte e comincio a strusciarmi sulle sue cosce. Quell’odore mi colpisce ancora è ho un crampo al ventre. Mi sembra per un attimo che l’ovetto sia ripartito, invece è solo il mio cervello che fa contrarre la mia vagina. Mi sento così bagnata laggiù, ho quasi il timore che l’ovetto possa scivolare fuori. Mi immagino la scena e la cosa mi sentire una puttana senza ritegno. Penso di avere un viso che supplica “scopami e basta, non mi interessa nient’altro”. Lui mi afferra i capelli, fa una coda di cavallo e la usa per farmi alzare il mento e lo sguardo verso la sua faccia.
“Adesso sei libera di parlare di nuovo, ma solo a certe condizioni… intanto porti le mani dietro la schiena, perché le brave ragazze succhiano senza mani, solo con la bocca…” Infatti io sono una brava ragazza, e quindi non faccio obbiezioni. “Quindi…adesso puoi parlare, ma funziona così… tu ora inizia a succhiarmelo, ma ogni volta che il mio cazzo esce completamente dalla tua bocca, tu devi dire…‘sono la tua cagna succhiacazzi’…”
Ogni volta che penso che ormai non può essere più porco di quanto già lo è stato, ecco che mi sorprende con una nuova idea che mi fa venire voglia di fare tutto quello che vuole. “Dai, ora inizia, però prima fammi vedere che hai capito…” Sento un brivido
“Cosa devi dire?”
Penso di avere una leggera vertigine, sento un suono uscire dalla mia bocca.
“Sono la… tua… cagna succhiacazzi”
Mi sembra di poter avere un orgasmo solo con tutti i brividi che sento salire dal ventre verso il cervello e tornare indietro mentre pronuncio, con voce un po’ incerta, questa frase. Comincio a succhiare e lui mi lascia fare, poggia le mani sul letto e se la gode. Sento il cazzo che arriva alla sua massima grandezza dentro la mia bocca. Poi diventa cattivo e duro come il marmo. Non arrivo molto in fondo, mi concentro sulla cappella. Serro le labbra sull’asta e scendo fino a metà, poi risalgo lentamente, poi riscendo e risalgo velocemente, Alterno il ritmo. Intanto con la lingua non sto mai ferma, lavoro sulla cappella e sul prepuzio. Provo a produrre più saliva che posso. Ogni tanto si sente un risucchio osceno mentre risalgo. Riscendo, risalgo, mi gusto il suo sapore. Ogni cosa è bagnata, calda e scivolosa.
Se voi foste qui, in questo momento, vi basterebbe chiudere gli occhi ed ascoltare i rumori del mio pompino per eccitarvi. Non per vantarmi…
Finalmente lo sento fremere leggermente, piegare un po’ le gambe, sospirare. Riesco a tenerlo fisso nella mia bocca per un po’, poi però mi distraggo e lo faccio uscire per dare una leccata dalla base fino in cima. Per un attimo neanche lui ci fa caso, io lo riprendo in bocca e continuo a concentrarmi sulla cappella.
Mi afferra di nuovo i capelli e mi fa staccare: “Hai infranto la regola, sai cosa devi dire!” mi ringhia.
“Sono la tua cagna succhiacazzi” ansimo. Mi chiedo se ho risposto così in fretta per poterlo riavere subito in bocca. Oddio.
Riprendo a succhiare e adesso mi ritrovo con la sua mano che mi tiene i capelli e mi spinge il cazzo in bocca. Adesso sì che lo sento perdere lentamente il controllo di sé stesso. Continuo da brava per un po’, succhio, risucchio e non sto ferma con la lingua. Ho sempre almeno la punta del cazzo tra le mie labbra. Con qualche affondo riesco a prenderne una buona metà. Sono presa dalla foga e le mie mani vorrebbero partecipare, stringerlo, segarlo e farlo sballare ancora di più, lui però mi riprende subito e mi rimette al mio posto, con le mani dietro la schiena, accuccia tra le sue gambe.
Pompo e alterno il ritmo, cerco di scendere piano piano sempre di più, provo a prenderlo tutto in bocca. Mi alleno, perché so che tra poco sarà lui a spingermelo in gola, senza chiedere. Un paio di volte lo stronzo fa partire l’ovetto alla massima potenza. Ovviamente quando lo fa mi blocca con il cazzo in bocca, tenendomi per la coda dei capelli. L’effetto è quello di farmi produrre un guaito osceno, un piagnucolio strozzato da animale in calore, dovuto al grido che provo a lanciare con quel palo quasi in gola. Quando lo fa partire per la seconda volta rivolgo lo sguardo verso l’alto, istintivamente, e incontro il suo. Gli rivolgo un’espressione di sofferenza mista a piacere, che non riesco a controllare.
Se qualcuno mi scattasse una fotografia in questo momento e la mostrasse a chiunque mi conosca, nessuno mi riconoscerebbe, perché in quella foto si vedrebbe il viso di una troia in calore che supplica di godere, mentre in pubblico, per tutti, sono una brava ragazza, studiosa e solare.
Non si può mantenere la lucidità per sempre. La sua asta vibra. Ormai è troppo arrapato pure lui. Comincia a spingere, sento quel palo sbattermi in fondo alla bocca, me lo sento in gola a volte. Arriva qualche conato e mi manca il fiato a tratti. A questo punto dopo ogni affondo sono sempre più a corto di ossigeno. Ogni dieci secondi devo riprendere fiato. Quindi ogni dieci secondi circa sento la mia voce dire “Sono la tua… cagna succhia…cazzi”
Certe volte sono in ritardo ma lui mi sprona subito a parlare. Va avanti così per qualche minuto fino a quando sento il suo bacino muoversi come se volesse scoparmi la bocca. Poi lo sento esplodere. Sento la sua sborra in bocca e lui che mi ringhia addosso quanto sono troia, di bere tutto. Lo sento soffocare un grido, che si trasforma in una specie di ruggito silenziato. Sento i suoi schizzi caldi che si susseguono nella mia bocca, stringo la cappella tra le labbra e muovo la testa su e giù con movimenti brevissimi e rapidi. La lingua picchietta sul prepuzio. Comincio a sentire il sapore in bocca.
Ho deciso di mettermi alla prova, di superarmi nel mio essere puttana. Ho deciso di fare qualcosa che ho visto fare solo nei porno. Trattengo ogni schizzo in bocca, provando a non farne uscire una goccia, cercando di non ingoiare. Voglio regalargli un’immagine che gli faccia venire il cazzo duro ogni volta che ci ripensi, che gli faccia capire che quando sono così eccitata, in calore, divento solo una cagnetta capace di qualsiasi cosa. Deve capire che quando perdo il controllo per la voglia di cazzo deve scordarsi la ragazza con cui va al cinema insieme e parla di libri, ma deve ricordarsi di avere davanti una puttana a cui può fare e dire quello che gli pare.
Cerco di mugolare più forte che posso mentre sento gli ultimi spasmi del suo membro che si sta scaricando dentro me. Appena si calma mi stacco da lui con uno schiocco di labbra. Faccio attenzione a non ingoiare e non farmi scivolare il suo sperma lungo il mento e giù per il collo mentre mi alzo e afferro velocemente il mio cellulare sul comodino. Sblocco lo schermo a primo colpo, intanto il suo sapore ormai mi ha invaso il palato, lo sento ovunque. Comincio a produrre troppa saliva che non posso ingoiare. Mi inginocchio rapidamente e gli porgo il cellulare dopo aver fatto partire il video. Lui l’afferra e io punto il mio dito indice verso la mia bocca ancora chiusa, mentre lui punta l’obbiettivo verso di me. Vedo un lampo nei suoi occhi ed un ghigno che mi fanno capire cosa pensa di me in questo momento. Ho una contrazione al ventre, penso che potrei spingere fuori l’ovetto.
“Apri la bocca, cagna!” mi dice con la sua voce di nuovo calma “Fammi vedere cos’hai in bocca”. Eseguo e spalanco bene per far vedere, muovo la lingua, si deve vedere bene quanto roba bianca mi ha schizzato tra le labbra.
Inizialmente non mi accorgo che ha afferrato il suo di cellulare con la mano libera. Per un attimo ho il timore che voglia riprendere anche con il suo di telefono, ma poi sento la botta. La vibrazione riparte e io sbotto di nuovo, per il piacere, per la sorpresa. Non riesco a trattenermi ed una parte di ciò che avevo in bocca mi scappa dalle labbra, mi scivola sul mento ed arriva per terra. Ingoio ciò che resta nella mia bocca perché ho bisogno di ossigeno per poter gridare, ormai sono troppa andata, sto impazzendo. Mi ritrovo con il viso vicino al pavimento, piegata sulle ginocchia, a pochi centimetri dalla chiazza creata dalla sborra che mi sono fatta scappare di bocca.
Lecco per terra, raccolgo quel succo dal pavimento con la mia lingua. Con una mano raccolgo i capelli in una coda ed evito che striscino per terra. Sto leccando sborra dal pavimento e mi preoccupo di non sporcarmi i capelli. La mente umana è strana a volte. Quando penso che sia tutto bello pulito mi rivolgo verso il mio ragazzo e mi ritrovo l’obbiettivo del cellulare ancora puntato verso di me. Ha ripreso tutto.
È strano come in certi momenti si farebbero cose che in altre situazioni non avremmo mai fatto. È come se fossi ubriaca. Faccio cose senza pensare alle conseguenze. Ho solo troppa voglia di venire. Sarebbe meglio con il mio cazzo preferito che mi allarga, con il peso del maschio che mi schiaccia e con le sue braccia che mi bloccano. Con il culo arrossato per gli schiaffi. Ma a questo punto anche con questo affare che mi vibra nella fica va benissimo.
Ormai non riesco a trattenere un mugolio rumoroso, indecente, continuo. Ho iniziato la mia lagna, il mio piagnisteo, quello che metto su quando sono partita. Adesso lo sto supplicando, nella mia mente, di non fermarsi. Ti prego, cazzo ti prego. La mia lagna da puttanella è interrotta da qualche “oddio” o “cristo santo” che escono dalla mia bocca con una voce roca che alla fine si trasforma in un acuto trattenuto, che diventa uno squittio, depravato.
Mi contorco e mi devo aggrappare alle sue gambe.
Ti supplico, dimmi quanto sono troia, dimmi che sono una cagna in calore che ha senso di esistere solo quando ha un cazzo dentro di sé. Dimmi che sono la TUA troia, la TUA cagna. Vorrei dire tutto questo ma non ci riesco, con tutte le contrazioni che mi arrivano al cervello da tutto il corpo, parlare è diventato qualcosa di troppo complesso.
“Ti prego… oddio” riesco solo a biascicare.
“Vuoi che lo spenga? Vuoi che la smetta?”
“No, no, oddio” ansimo in cerca d’aria.
“Vuoi venire?”
“Si, si, cristooo” Mi sono portata una mano dentro i pantaloncini. Mi vergogno per quanto sono bagnata. Le mie dita slittano letteralmente sul mio clitoride.
“Chiedimi il permesso di venire, supplicami” mi dice posando il cellulare che ancora registrava “decido io quando godi, i tuoi orgasmi li decido io” mi grugnisce addosso. Mi afferra i capelli e mi cinge il collo con l’altra mano.
“Una cagna come te gode solo quando gli danno il permesso”
Spegne l’ovetto. La vibrazione si ferma.
“Noooo… no ti prego… sono la tua puttana, la tua cagna… Ti supplico, posso venire? Fammi venireee” piagnucolo.
Se il cellullare avesse continuato a riprende avrebbe immortalato una scena invereconda: una ragazzina con una mano nei pantaloncini, ricoperta da un velo di sudore, con i capelli raccolti in una coda e stretti da una mano maschile, gli occhi piagnucolosi e un’espressione che potrebbe sembrare di sofferenza, ma che invece è piacere puro.
La vibrazione riparte al massimo. Trenta secondi dopo mi spengo. Black out. Sento solo le scosse e il piacere.
L’ultima cosa che ricordo è il mio grido soffocato dalla sua mano che preme, forte, sulla mia bocca.
FINE
I commenti sono più che graditi. A presto.
Telos
telos.1984@libero.it
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