Solo l'inizio

di
genere
etero

Lo vedo seduto ai tavoli esterni di un bar. È un uomo sulla sessantina, prestante, brizzolato, vestiti coloniali. Sorseggia un negroni, legge il Sole 24ore. Io sono arrivata li un po' camminando ed un po' in autostop ed il caldo di Luglio su quell'isola m'ha reso pigra e molle. Gli sfilo davanti, il caschetto biondo, gli shorts bianchi ed una magliettina a righe bianche e celesti, sottile sottile. In testa, un panama preso a 5 euro da una bacarella. Entro nel bar, il barista mi serve senza mai schiodare gli occhi dalle mie tette. Mi piace essere guardata, mi eccita sapere di suscitare pensieri sconci. E l'eccitazione si vede tutta sui miei capezzoli che sotto quegli sguardi si induriscono subito. Faccio per un attimo un pensierino ad andare in bagno ed accarezzarli un po', ma il mio intento è prendere l'autobus ed andare, finalmente, in spiaggia. Esco e prendo un sorso d'acqua dalla bottiglia appena comprata. Lo faccio davanti al tizio seduto al tavolo, lasciandomi guardare. So che ha notato i miei seni turgidi ed il suo mezzo sorriso me lo conferma. Ricambio. Passo oltre,raggiungendo la fermata del bus di fronte al bar. Il mio costume a perizoma mi sta torturando. È troppo stretto ed oltre ad infilarsi tra le mie natiche infastidendo il mio piccolo ano arricciato, mi si conficca nella passera, rendendo davvero fastidioso camminare. Mentre leggo il cartello con gli orari, quindi, sovrapensiero, infilo le mani nei calzoncini, da sotto, scostando il filo del perizima con gli indici. Che sollievo, si per aver eliminato il fastidio, sia per la carezza alla mia fica che mi regalo.
Il tiziobal bar deve avermi vista, perché me lo trovo vicino.

scritto il
2020-06-30
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