Chiara perdonami, mi sono scoperta
di
Anton
genere
tradimenti
Dove eravamo rimasti, si ricordo, sono salita sulla moto di Pietro indossando quel casco e velocemente mi ha portato via. Via dalle mie paure, dalle mie vergogne, dalla mia timidezza, dalla mia limpidezza. Mentre correvamo come una freccia scagliata nel cielo, i miei occhi erano chiusi. Non credevo che la Chiara da me sempre conosciuta potesse vivere quello che era avvenuto al supermercato. Sembrava una storia inventata, avrei tanto voluto lo fosse. Ahimè era accaduto veramente. Pietro mi stava trascinando verso un percorso di perdizione e di libertà che fino ad allora non conoscevo. Lui stava scoprendo una parte di me da sempre sopita e mai rivelata. Iniziai a sentire una leggera brezza marina che mi accarezzava dolcemente la pelle donandomi brividi di piacere brevi ed intensi.Mi strinsi ancora più forte a quel ragazzo fidandomi per la prima volta di lui e della strada dove voleva condurmi. Quando aprii gli occhi Pietro si era fermato davanti al cancello di una villetta. Eravamo vicini al mare. Tutto intorno silenzio. Tirò fuori un pulsante e subito il cancello si aprì. Parcheggiammo la moto, mi aiutò a scendere ed insieme entrammo in questa casetta piccola ma graziosa. Subito chiesi a Pietro di chi fosse questa proprietà. Lui mi disse "tranquilla, è di un mio caro amico, me l'ha prestata, nessuno ci darà fastidio". Presi dalla borsa il mio cellulare, tre messaggi: il capo ("Chiara come mai ancora non sei in ufficio, ho urgenza di incontrarti), mio marito (tesoro ho provato a chiamarti in ufficio, non hai risposto, dove sei?) ed Anna (Chiaretta mi è successa una cosa incredibile, dove sei, chiamami appena puoi). Rapidamente risposi: al mio capo dissi "Luigi scusami tanto, mi sono sentita poco bene, ho preso un antibiotico e mi sono addormentata. Se non ti dispiace, ne riparliamo lunedì, oggi ho proprio bisogno di restare a casa (era la prima volta che mentivo al mio ufficio, una colpa mi pervase)". A mio marito scrissi "amore mi ero dimenticata di dirtelo, oggi sono in missione fuori città, torno stasera. Appena mi libero ti richiamo". Ed infine Anna, cosa scriverLe, mi conosceva troppo bene. Mentre pensavo sentivo la voce di Pietro che mi chiamava. Si avvicino' al mio cellulare, lo prese e lo gettò via. "Oggi sei mia" mi disse, "se vuoi farti una doccia li in fondo trovi un bagno con gli asciugamani puliti". "Ti porto un costume da bagno, cambiati, io ti aspetto in spiaggia". Si avevo proprio bisogno di una doccia dopo quanto avvenuto al supermercato. Mi spogliai e mi rigenerai in quella doccia non troppo calda. Stavo vivendo un sogno ma per la prima volta volevo viverlo completamente. Volevo conoscere la Chiara sopita e silenziosa che mi supplicava di godermi in pieno questi istanti. Uscita dalla doccia trovai un costumo a due pezzi, bianco a righe blue, esattamente della mia taglia. Subito mi domandai come Pietro conoscesse questi dettagli. Subito immaginai che quel ragazzo tante volte aveva rovistato tra i miei vestiti, i miei indumenti intimi mentre mio figlio si perdeva in quei videogiochi. Non persi tempo, indossai il costume, camminai lungo il corridoio, vidi sulla mia destra una lunga porta finestra, l'aprii e mi ritrovai in un piccolo patio. In fondo, delle scalette che portavano alla spiaggia. Mi incamminai e da lontano vidi Pietro. Stava facendosi il bagno nonostante fosse fine maggio. Lo raggiunsi e potei finalmente osservarlo meglio. Era veramente cresciuto, era divenuto molto muscoloso, spalle larghe, addominali scolpiti, lineamenti decisi, carnagione scura. Si Pietro era diventato un bel ragazzo, chissà quante ragazze gli correvano dietro. Dentro di me vi era una certa gelosia e una riflessione mi rese triste "cosa ci fa come me, donna di quarant'anni, sposata e con due figli". Pietro accorgendosi del mio volto triste mi prese la mano e mi trascino' dentro l'acqua. Era fredda, le correnti erano forti ma lui, vedendo i miei brividi e la mia insicurezza, mi strinse forte a lui, mi accarezzo' i capelli e con una dolcezza inaspettata mi baciò. La sua lingua si faceva largo tra le mie labbra, facevo resistenza, volevo giocare con lui. Mi sentivo una ragazzina, mi sembrava essere tornata a tempi del liceo e della spensieratezza di quei momenti.
Uscimmo dall'acqua mano nella mano, prese un asciugamano e mi avvolse. Poi ci sdraiammo in quel sole caldo e pomeridiano. Lentamente, senza accorgermene, mi addormentai. Quando mi risvegliai Pietro non era più accanto a me, lo cercai con lo sguardo, lo vidi da lontano che mi faceva cenno di raggiungerlo.
Rientrati a casa, mi chiese se avessi fame. Non ne avevo, stavo vivendo un'esperienza nuova ed ero curiosa di questa nuova vita. Pietro mi disse di togliermi il costume e di indossare un vestitino con i bottoni davanti, sembrava fatto di viscosa per quanto sentissi il piacere addosso. Poi prese un foulard e mi bendo' gi occhi. Subito ebbi un istante di paura ma Pietro mi rassicuro "tranquilla, goditi il piacere che riceverai". Mi sdraio' sul letto e lentamente sentii le sue labbra che lentamente mi baciavano e mi accarezzavano lungo i miei polpacci, le mie cosce quasi arrivando alla mia passerina. Con le mani uno dopo l'altro sbottonava quel vestitino aprendo il mio corpo alla sua vista. Stavo bagnando con i miei umori le mie mutandine, Pietro se ne accorse e lentamente me le sfilò. Sentii la sua lingua tra le mie labbra e poi giocare con il mio clitoride. Sentii le sue dita che lentamente mi penetravano prima con movimenti lenti poi con movimenti sempre più decisi. Stavo provando brividi di piacere infiniti, stringevo le lenzuola tra le mie mani. Mio marito Felice non aveva mai voluto provare il sesso orale, diceva che era poco igienico, aveva le sue manie. Ma questo ragazzo finalmente stava riscoprendo in me desideri reconditi e sopiti da troppo tempo. Volevo godermi ogni istante, accarezzavo la testa di Pietro, lo spingevo con forza sulla mia passerina, non volevo finisse mai.Pietro però, ad un certo punto, si fermò. Sentii che si alzava dal letto.
Sentii un alito di vento ed un rumore leggero nella stanza, ma poi sentii Pietro di nuovo sdraiarsi sul letto e lentamente riprendere la dove si era fermato. La sua lingua mi sembrava diversa, le sue dita più minute, sottili. Ero talmente inebriata di piacere che chiusi gli occhi e mi rilassai. I movimenti erano diventati più delicati ed esperti, le sue dita più lunghe e veloci. Godevo come mai prima d'ora. Ad un certo punto sentii una chiusura lampo che si abbassava e un pene che spingeva contro la mia bocca. Rimasi interdetta, cosa stava accadendo. Pietro vedendo la mia agitazione, mi tolse la benda dagli occhi. La scena che mi presentò era surreale. Una testa dai lunghi capelli rossi si muoveva tra le mie gambe, vedevo a mala pena il suo sederino bianco e minuto. Di lato Pietro che con il suo arnese voleva scoparmi in bocca con forza e vigore. Prese la mia testa, strinse i miei capelli e mi spingeva come se fossi una troia. Nessun uomo mi aveva mai trattata così. Mi piaceva però. Avevo avuto da giovane la curiosità di fare un'esperienza con una ragazza. Una volta, in infermeria scorsi una mia compagna di scuola senza mutandine e con le gambe divaricate. Aveva una fighetta rasa e pulita. La guardai con desiderio, per un istante. Lei si accorse che la stavo guardando ed io, imbarazzata, di scatto mi voltai, con il volto colmo di vergogna.
Ora, a quarant'anni, grazie a questo ragazzo stavo vivendo quella fantasia. Emisi un forte grido di piacere, stavo godendo profondamente. Intanto Pietro continuava scoparmi in bocca, mi faceva male ma quel dolore non mi dava fastidio, anzi mi eccitava. Sentii il suo sperma riempirmi la bocca, era la prima volta che mi accadeva. Un sapore dolciastro e limaccioso. Lo ingoiai, quelle poche gocce che colavano dalle mie labbra furono pulite dalla lingua di quella ragazza che piano piano si era messa sopra di me. Mi baciava, mi accarezzava e lentamente scendeva sui miei seni giocando con i miei capezzoli. Era giovane, avrà avuto si e no vent'anni ma era esperta, non era la sua prima esperienza. E conosceva bene Pietro, vedevo nei loro occhi complicità. Poi si sdraio' sul letto prese la mia mano e la mise sulla sua fighetta. Voleva che la masturbassi. Iniziai un movimento lento, la penetravo con le mie dita, giocavo con il suo clitoride. Era una sensazione bellissima. Pietro, nel frattempo, mi sussurrò nell'orecchio, "assapora i suoi umori, leccala, falla godere". Mi alzai di fianco e misi la mia testa tra le sue gambe. Iniziai con la lingua ad accarezzare le sue labbra ed iniziai a penetrarla con le mie dita con una forza che non mi riconoscevo, volevo scopare quella ragazza, lo desideravo con tutta me stessa. Pietro approfitto' della mia posizione e con un colpo secco sentii il suo pene penetrarmi, i suoi movimenti erano risoluti e sempre più profondi. Il suo pollice giocava con il mio buchino vergine, cercava di farsi largo in quella fessurina stretta. Mi urlava parole sempre più sconce: "ho sempre saputo che dentro di te eri una troia, mammina", "tuo marito non si è mai accorto di quanto fossi troia e quanto ti piacesse il cazzo. Ora sei la mia puttana. Dimmelo che sei la mia troia, dimmelo". Vidi quella ragazza gemere fortemente, i suoi umori avevano completamente coperto il mio volto. Sentii Pietro venire dentro di me, il suo sperma scendeva lentamente lungo le mie gambe. Anch'io venni in quell'istante. Stremati, tutti e tre ci sdraiammo sul letto, l'uno accanto all'altro. Ci addormentammo lentamente. Sembrava vivessimo un sogno bellissimo, un messaggio del mio cellulare ahimè ci sveglio'...
Uscimmo dall'acqua mano nella mano, prese un asciugamano e mi avvolse. Poi ci sdraiammo in quel sole caldo e pomeridiano. Lentamente, senza accorgermene, mi addormentai. Quando mi risvegliai Pietro non era più accanto a me, lo cercai con lo sguardo, lo vidi da lontano che mi faceva cenno di raggiungerlo.
Rientrati a casa, mi chiese se avessi fame. Non ne avevo, stavo vivendo un'esperienza nuova ed ero curiosa di questa nuova vita. Pietro mi disse di togliermi il costume e di indossare un vestitino con i bottoni davanti, sembrava fatto di viscosa per quanto sentissi il piacere addosso. Poi prese un foulard e mi bendo' gi occhi. Subito ebbi un istante di paura ma Pietro mi rassicuro "tranquilla, goditi il piacere che riceverai". Mi sdraio' sul letto e lentamente sentii le sue labbra che lentamente mi baciavano e mi accarezzavano lungo i miei polpacci, le mie cosce quasi arrivando alla mia passerina. Con le mani uno dopo l'altro sbottonava quel vestitino aprendo il mio corpo alla sua vista. Stavo bagnando con i miei umori le mie mutandine, Pietro se ne accorse e lentamente me le sfilò. Sentii la sua lingua tra le mie labbra e poi giocare con il mio clitoride. Sentii le sue dita che lentamente mi penetravano prima con movimenti lenti poi con movimenti sempre più decisi. Stavo provando brividi di piacere infiniti, stringevo le lenzuola tra le mie mani. Mio marito Felice non aveva mai voluto provare il sesso orale, diceva che era poco igienico, aveva le sue manie. Ma questo ragazzo finalmente stava riscoprendo in me desideri reconditi e sopiti da troppo tempo. Volevo godermi ogni istante, accarezzavo la testa di Pietro, lo spingevo con forza sulla mia passerina, non volevo finisse mai.Pietro però, ad un certo punto, si fermò. Sentii che si alzava dal letto.
Sentii un alito di vento ed un rumore leggero nella stanza, ma poi sentii Pietro di nuovo sdraiarsi sul letto e lentamente riprendere la dove si era fermato. La sua lingua mi sembrava diversa, le sue dita più minute, sottili. Ero talmente inebriata di piacere che chiusi gli occhi e mi rilassai. I movimenti erano diventati più delicati ed esperti, le sue dita più lunghe e veloci. Godevo come mai prima d'ora. Ad un certo punto sentii una chiusura lampo che si abbassava e un pene che spingeva contro la mia bocca. Rimasi interdetta, cosa stava accadendo. Pietro vedendo la mia agitazione, mi tolse la benda dagli occhi. La scena che mi presentò era surreale. Una testa dai lunghi capelli rossi si muoveva tra le mie gambe, vedevo a mala pena il suo sederino bianco e minuto. Di lato Pietro che con il suo arnese voleva scoparmi in bocca con forza e vigore. Prese la mia testa, strinse i miei capelli e mi spingeva come se fossi una troia. Nessun uomo mi aveva mai trattata così. Mi piaceva però. Avevo avuto da giovane la curiosità di fare un'esperienza con una ragazza. Una volta, in infermeria scorsi una mia compagna di scuola senza mutandine e con le gambe divaricate. Aveva una fighetta rasa e pulita. La guardai con desiderio, per un istante. Lei si accorse che la stavo guardando ed io, imbarazzata, di scatto mi voltai, con il volto colmo di vergogna.
Ora, a quarant'anni, grazie a questo ragazzo stavo vivendo quella fantasia. Emisi un forte grido di piacere, stavo godendo profondamente. Intanto Pietro continuava scoparmi in bocca, mi faceva male ma quel dolore non mi dava fastidio, anzi mi eccitava. Sentii il suo sperma riempirmi la bocca, era la prima volta che mi accadeva. Un sapore dolciastro e limaccioso. Lo ingoiai, quelle poche gocce che colavano dalle mie labbra furono pulite dalla lingua di quella ragazza che piano piano si era messa sopra di me. Mi baciava, mi accarezzava e lentamente scendeva sui miei seni giocando con i miei capezzoli. Era giovane, avrà avuto si e no vent'anni ma era esperta, non era la sua prima esperienza. E conosceva bene Pietro, vedevo nei loro occhi complicità. Poi si sdraio' sul letto prese la mia mano e la mise sulla sua fighetta. Voleva che la masturbassi. Iniziai un movimento lento, la penetravo con le mie dita, giocavo con il suo clitoride. Era una sensazione bellissima. Pietro, nel frattempo, mi sussurrò nell'orecchio, "assapora i suoi umori, leccala, falla godere". Mi alzai di fianco e misi la mia testa tra le sue gambe. Iniziai con la lingua ad accarezzare le sue labbra ed iniziai a penetrarla con le mie dita con una forza che non mi riconoscevo, volevo scopare quella ragazza, lo desideravo con tutta me stessa. Pietro approfitto' della mia posizione e con un colpo secco sentii il suo pene penetrarmi, i suoi movimenti erano risoluti e sempre più profondi. Il suo pollice giocava con il mio buchino vergine, cercava di farsi largo in quella fessurina stretta. Mi urlava parole sempre più sconce: "ho sempre saputo che dentro di te eri una troia, mammina", "tuo marito non si è mai accorto di quanto fossi troia e quanto ti piacesse il cazzo. Ora sei la mia puttana. Dimmelo che sei la mia troia, dimmelo". Vidi quella ragazza gemere fortemente, i suoi umori avevano completamente coperto il mio volto. Sentii Pietro venire dentro di me, il suo sperma scendeva lentamente lungo le mie gambe. Anch'io venni in quell'istante. Stremati, tutti e tre ci sdraiammo sul letto, l'uno accanto all'altro. Ci addormentammo lentamente. Sembrava vivessimo un sogno bellissimo, un messaggio del mio cellulare ahimè ci sveglio'...
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