Il vecchio marinaio
di
Simona81
genere
tradimenti
L’ultima settima di giugno, era l’anno 2019, Franco invitò una coppia di amici a trascorrere un fine settimana in barca a vela. La nostra barca é ormeggiata presso la marina di Scarlino. La Toscana, con le sue stupende isole, é il palcoscenico che Franco predilige per le sue veleggiate. Eravamo agli sgoccioli del mese di giugno, e la temperatura dell’aria era già gradevole, mentre quella dell’acqua, per i miei gusti, era ancora abbastanza freddina.
Partimmo da casa nel primo pomeriggio del venerdì e, dopo aver incontrato Pietro e Lara, ci dirigemmo senza tergiversare verso il Puntone di Scarlino. Alle quattro eravamo già in barca, pronti a mollare gli ormeggi e a dirigere la nostra prua in direzione di Porto Azzurro.
La nostra, era un’amicizia di lunga data, nata da rapporti professionali tra a Franco e Pietro, e che con il tempo era diventata vieppiù intima e solida. Mai avevamo comunque affrontato argomenti delle rispettive sfere sessuali. Infatti, questo fine settimana, non era assolutamente previsto nulla di trasgressivo.
Non appena issate le vele, io e Lara decidemmo di metterci un po’ più comode per prendere un po’ di sole. Franco mi aveva regalato un bikini, il cui perizoma metteva in risalto il mio bel culo. Mi sdraiai in coperta, ed iniziai a godermi questa breve traversata, nel silenzio più assoluto, rotto solamente da qualche onda che frangeva contro la carena.
Franco mi si avvicinò e mi sussurro ad un orecchio “Hai un culo stupendo. Sarà felice Massimo di vederti con questo costumino”. Massimo era un nostro conoscente di Porto azzurro, che frequentava il marina e, ogni tanto dava una mano nelle manovre di ormeggio. Un omone di 1m90 che, a dispetto dei sui 67 anni, aveva ancora un fisico ben messo. Quello che mi colpiva di questo vecchio marinaio, erano le sue grandi mani callose ed il suo fare burbero.
“Lo farai impazzire” incalzò Franco, ben sapendo che Massimo mi mangiava con gli occhi ad ogni occasione e che personalmente mi eccitavo al pensiero di esser posseduta da un maschio maturo. Non so perché, ma la mia impressione era che più il maschio é maturo e più diventa porco ed autoritario. Al solo pensiero, iniziai a sentire l’eccitazione crescere dentro di me e ben presto la mia fica fu un lago. Non potei allievare la mia voglia di masturbarmi, vista la presenza di Lara e Pietro, ma il beccheggio della prua ed il contatto del mio pube sul materassino, si trasformò in una piacevole ed eccitante cavalcata.
Franco ci avvisò che stavamo per arrivare e, prima di entrare in porto, mi copri con un prendisole bianco, la cui trasparenza lasciava ben poco all’immaginazione.
All’avvicinarsi alla banchina, l’imponente figura di Massimo, che già era pronto con la cima del “corpo morto” in mano, si fece sempre più nitida.
La manovra di ormeggio fu rapida e senza problemi, e Massimo ci accolse a braccia aperte e con un gran sorriso.
Mi spogliò con un solo sguardo e, pur parlando con Franco, non distolse i suoi occhi dal mio culo.
Dopo aver sistemato la barca, decidemmo di andare a bere un’aperitivo in piazza. Io volevo farmi una bella doccia e dovevo passare pure presso gli uffici del marina per consegnare i documenti della barca.
Massimo si offrì di accompagnarmi presso l’ufficio, e nel cammino, mi disse che potevo approfittare della doccia nel loro magazzino, in quanto quelle del comune stavano per chiudere. Accettai di buon grado. Dopo aver registrato l’arrivo della barca mi avvicinai a Massimo, che non aveva smesso un solo istante di scrutare le mie forme poco celate dalle trasparenze del vestitino, e gli chiesi dove fosse la doccia.
Mi accompagnò in un magazzino contiguo, e quando rinchiuse la porta alle sue spalle, me lo ritrovai a tu per tu, e senza batter ciglio, mi afferrò per i fianchi e mi costrinse contro il muro. Sentivo il suo alito caldo sul collo, e le sue grandi mani callose che mi stavano perlustrando dappertutto. Incurante dei rumori e delle voci che giungevano dall’ufficio vicino, Massimo, sembrava un animale in calore.
Inizialmente rimasi bloccata da tanta irruenza, ma non opposi alcuna resistenza. I suoi modi burberi, pensando ai quali mi ero spesso eccitata, si stavano materializzando. Senza dire una parola, Massimo, mi tenne immobilizzata contro il muro, mentre la sua mano frugava sotto il mio prendisole. Mi ritrovai in un attimo con due dita, che sembravano mille, che mi ravanavano la fica già madida di umori vaginali. Anche egli si accorse della mia eccitazione e, con il suo vocione aspro mi disse “vedo che ti piace, brutta maiala”. La sua irruenza aumentò ulteriormente, ed in un attimo, mi trovai completamente nuda, con una mano che mi strizzava i capezzoli e l’altra che mi sgrillettava la fica.
Dopo il primo momento di paralisi, iniziai ad assecondarlo, e tastando la sua patta già gonfia, iniziai ad armeggiare con la sua cintura per liberargli l’uccello. Tolto il pantalone ed i boxer, mi si presentò davanti un cazzo enorme, sia in lunghezza che in circonferenza, e ... non era ancora al suo apice. Giuro, in vita mia un cazzo cosi lo avevo visto solo nei film porno con degli attori superdotati.
Massimo mi sollevò da terra e, sempre tenendomi appoggiata alla parete, allargandomi le cosce iniziò a leccarmi la fica. La sua lingua ruvida, prese a titillarmi il grilletto, a leccarmi le labbra e a mordicchiarmi dappertutto , per poi dissetarsi con i miei umori, con un rumoroso risucchio. Nello stesso tempo, le sue forti mani, sembrava volessero separarmi le natiche, ed il mio fiorellino era messo sotto pressione.
Quando mi ripose a terra, mi rimpossessai del suo sesso, che a fatica riuscivo a stringere con le mie mani. Mi inginocchiai davanti a lui, che con fare disprezzante iniziò a schiaffeggiarmi con quel cazzo equino. Lo baciai sulla cappella e gli leccai tutta l’asta, per poi concentrarmi sui testicoli. Aveva due palle, che sembravano quelle di un toro, tanto erano grosse e dure. Con difficoltà riuscii ad accogliere in bocca la sua cappella e, malgrado Massimo, premesse per infilarmelo tutto in gola, dovetti liberarmene per evitare di soffocare.
Il mio pompino lo aveva reso duro duro, e ora Massimo non vedeva l’ora di farmelo assaggiare nelle mie carni. Mi sollevò ancora una volta e tenendomi per i fianchi, mi impalò senza preavviso. Mentre io mi tenevo stretta cingendogli il collo, lui mi sollevava quel tanto per poi farmi ricadere sulla sua verga, che ad ogni colpo, entrava sempre più a fondo. Avrò goduto due o tre orgasmi consecutivi, senza rendermi conto dove finisse il primo e dove iniziasse il successivo. E lui continuò a martellarmi, sdraiandomi prima su di una scrivania, per poi girarmi e prendermi a pecorina. La mia fica, arrossata e bollente, era stata ridotta come quella di una puttana. Anche il culo, lubrificato dai miei orgasmi, era stato penetrato dalle sue enormi dita, ma mai sarei riuscita ad accogliere il suo cazzo, se non con il rischio di farmelo lacerare. Per mia fortuna , Massimo, non ci aveva nemmeno provato, ma continuava imperterrito a sbattermelo e a martellarmi nella fica.
La sua foga aumentò ulteriormente, così come l’irruenza dei suoi colpi, ed il suo ansimare lasciava pochi dubbi sul vicino epilogo di questa scopata.
Mi assestò gli ultimi due colpi, stringendomi per i fianchi , e poi con un rantolo iniziò a sborrarmi in pancia. Sentii la fica riempirsi del suo caldo seme.
Mi accasciai ansimante sulla scrivania, mentre la sua sborra mi colava dalla fica arrossata. Massimo si rivesti e, senza degnarmi di una parola, se ne andò chiudendo la porta alle sue spalle.
Dopo una bella doccia rigenerante , raggiunsi Franco ed i nostri amici al bar n piazza. Mi stavano aspettando per l’aperitivo.
Partimmo da casa nel primo pomeriggio del venerdì e, dopo aver incontrato Pietro e Lara, ci dirigemmo senza tergiversare verso il Puntone di Scarlino. Alle quattro eravamo già in barca, pronti a mollare gli ormeggi e a dirigere la nostra prua in direzione di Porto Azzurro.
La nostra, era un’amicizia di lunga data, nata da rapporti professionali tra a Franco e Pietro, e che con il tempo era diventata vieppiù intima e solida. Mai avevamo comunque affrontato argomenti delle rispettive sfere sessuali. Infatti, questo fine settimana, non era assolutamente previsto nulla di trasgressivo.
Non appena issate le vele, io e Lara decidemmo di metterci un po’ più comode per prendere un po’ di sole. Franco mi aveva regalato un bikini, il cui perizoma metteva in risalto il mio bel culo. Mi sdraiai in coperta, ed iniziai a godermi questa breve traversata, nel silenzio più assoluto, rotto solamente da qualche onda che frangeva contro la carena.
Franco mi si avvicinò e mi sussurro ad un orecchio “Hai un culo stupendo. Sarà felice Massimo di vederti con questo costumino”. Massimo era un nostro conoscente di Porto azzurro, che frequentava il marina e, ogni tanto dava una mano nelle manovre di ormeggio. Un omone di 1m90 che, a dispetto dei sui 67 anni, aveva ancora un fisico ben messo. Quello che mi colpiva di questo vecchio marinaio, erano le sue grandi mani callose ed il suo fare burbero.
“Lo farai impazzire” incalzò Franco, ben sapendo che Massimo mi mangiava con gli occhi ad ogni occasione e che personalmente mi eccitavo al pensiero di esser posseduta da un maschio maturo. Non so perché, ma la mia impressione era che più il maschio é maturo e più diventa porco ed autoritario. Al solo pensiero, iniziai a sentire l’eccitazione crescere dentro di me e ben presto la mia fica fu un lago. Non potei allievare la mia voglia di masturbarmi, vista la presenza di Lara e Pietro, ma il beccheggio della prua ed il contatto del mio pube sul materassino, si trasformò in una piacevole ed eccitante cavalcata.
Franco ci avvisò che stavamo per arrivare e, prima di entrare in porto, mi copri con un prendisole bianco, la cui trasparenza lasciava ben poco all’immaginazione.
All’avvicinarsi alla banchina, l’imponente figura di Massimo, che già era pronto con la cima del “corpo morto” in mano, si fece sempre più nitida.
La manovra di ormeggio fu rapida e senza problemi, e Massimo ci accolse a braccia aperte e con un gran sorriso.
Mi spogliò con un solo sguardo e, pur parlando con Franco, non distolse i suoi occhi dal mio culo.
Dopo aver sistemato la barca, decidemmo di andare a bere un’aperitivo in piazza. Io volevo farmi una bella doccia e dovevo passare pure presso gli uffici del marina per consegnare i documenti della barca.
Massimo si offrì di accompagnarmi presso l’ufficio, e nel cammino, mi disse che potevo approfittare della doccia nel loro magazzino, in quanto quelle del comune stavano per chiudere. Accettai di buon grado. Dopo aver registrato l’arrivo della barca mi avvicinai a Massimo, che non aveva smesso un solo istante di scrutare le mie forme poco celate dalle trasparenze del vestitino, e gli chiesi dove fosse la doccia.
Mi accompagnò in un magazzino contiguo, e quando rinchiuse la porta alle sue spalle, me lo ritrovai a tu per tu, e senza batter ciglio, mi afferrò per i fianchi e mi costrinse contro il muro. Sentivo il suo alito caldo sul collo, e le sue grandi mani callose che mi stavano perlustrando dappertutto. Incurante dei rumori e delle voci che giungevano dall’ufficio vicino, Massimo, sembrava un animale in calore.
Inizialmente rimasi bloccata da tanta irruenza, ma non opposi alcuna resistenza. I suoi modi burberi, pensando ai quali mi ero spesso eccitata, si stavano materializzando. Senza dire una parola, Massimo, mi tenne immobilizzata contro il muro, mentre la sua mano frugava sotto il mio prendisole. Mi ritrovai in un attimo con due dita, che sembravano mille, che mi ravanavano la fica già madida di umori vaginali. Anche egli si accorse della mia eccitazione e, con il suo vocione aspro mi disse “vedo che ti piace, brutta maiala”. La sua irruenza aumentò ulteriormente, ed in un attimo, mi trovai completamente nuda, con una mano che mi strizzava i capezzoli e l’altra che mi sgrillettava la fica.
Dopo il primo momento di paralisi, iniziai ad assecondarlo, e tastando la sua patta già gonfia, iniziai ad armeggiare con la sua cintura per liberargli l’uccello. Tolto il pantalone ed i boxer, mi si presentò davanti un cazzo enorme, sia in lunghezza che in circonferenza, e ... non era ancora al suo apice. Giuro, in vita mia un cazzo cosi lo avevo visto solo nei film porno con degli attori superdotati.
Massimo mi sollevò da terra e, sempre tenendomi appoggiata alla parete, allargandomi le cosce iniziò a leccarmi la fica. La sua lingua ruvida, prese a titillarmi il grilletto, a leccarmi le labbra e a mordicchiarmi dappertutto , per poi dissetarsi con i miei umori, con un rumoroso risucchio. Nello stesso tempo, le sue forti mani, sembrava volessero separarmi le natiche, ed il mio fiorellino era messo sotto pressione.
Quando mi ripose a terra, mi rimpossessai del suo sesso, che a fatica riuscivo a stringere con le mie mani. Mi inginocchiai davanti a lui, che con fare disprezzante iniziò a schiaffeggiarmi con quel cazzo equino. Lo baciai sulla cappella e gli leccai tutta l’asta, per poi concentrarmi sui testicoli. Aveva due palle, che sembravano quelle di un toro, tanto erano grosse e dure. Con difficoltà riuscii ad accogliere in bocca la sua cappella e, malgrado Massimo, premesse per infilarmelo tutto in gola, dovetti liberarmene per evitare di soffocare.
Il mio pompino lo aveva reso duro duro, e ora Massimo non vedeva l’ora di farmelo assaggiare nelle mie carni. Mi sollevò ancora una volta e tenendomi per i fianchi, mi impalò senza preavviso. Mentre io mi tenevo stretta cingendogli il collo, lui mi sollevava quel tanto per poi farmi ricadere sulla sua verga, che ad ogni colpo, entrava sempre più a fondo. Avrò goduto due o tre orgasmi consecutivi, senza rendermi conto dove finisse il primo e dove iniziasse il successivo. E lui continuò a martellarmi, sdraiandomi prima su di una scrivania, per poi girarmi e prendermi a pecorina. La mia fica, arrossata e bollente, era stata ridotta come quella di una puttana. Anche il culo, lubrificato dai miei orgasmi, era stato penetrato dalle sue enormi dita, ma mai sarei riuscita ad accogliere il suo cazzo, se non con il rischio di farmelo lacerare. Per mia fortuna , Massimo, non ci aveva nemmeno provato, ma continuava imperterrito a sbattermelo e a martellarmi nella fica.
La sua foga aumentò ulteriormente, così come l’irruenza dei suoi colpi, ed il suo ansimare lasciava pochi dubbi sul vicino epilogo di questa scopata.
Mi assestò gli ultimi due colpi, stringendomi per i fianchi , e poi con un rantolo iniziò a sborrarmi in pancia. Sentii la fica riempirsi del suo caldo seme.
Mi accasciai ansimante sulla scrivania, mentre la sua sborra mi colava dalla fica arrossata. Massimo si rivesti e, senza degnarmi di una parola, se ne andò chiudendo la porta alle sue spalle.
Dopo una bella doccia rigenerante , raggiunsi Franco ed i nostri amici al bar n piazza. Mi stavano aspettando per l’aperitivo.
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