Vacanza a Capo Verde
di
Simona81
genere
tradimenti
Le vacanze estive dello scorso anno, le abbiamo trascorse sull’isola di Sal, nell’arcipelago di Capo Verde. Franco é un amante della vela, e conosceva queste isole, per essere isole ventose considerate il paradiso dei surfisti. Avendo promesso ai nostri figli di portarli a fare windsurf, ed essendo il nostro mediterraneo invivibile durante il mese di agosto, la scelta era caduta su questa isola del oceano atlantico.
Affittammo uno stupendo appartamento in un residence a Santa Maria, con piscina ed accesso diretto alla splendida spiaggia di sabbia bianca.
Ero all’oscuro che Capo Verde fosse una meta del turismo sessuale femminile, ma Franco non perse l’occasione per rendermene partecipe. “Vedrai che bei ragazzi che sono i capoverdiani”.
Atterrati all’aeroporto, una navetta ci condusse al residence e, dopo aver sbrigato le formalità del check-in, prendemmo possesso del nostro appartamento. La vista sul mare turchese e sulla spiaggia semi deserta era semplicemente favolosa, e la tranquillità della piscina, invogliava a farsi un tuffo rinfrescante.
Mi cambiai velocemente, incalzata dai figli che erano già pronti, indossando un costume da bagno di colore nero, che faceva risaltare le belle forme del mio culo, e mi coprii con un copricostume leggero e trasparente. Franco sussurrandomi “Li vuoi stendere subito il primo giorno?”, mi stizzò l’occhio in segno di consenso.
L’acqua della piscina era stupenda, e dopo alcune vasche, mi distesi sulla sdraio a farmi asciugare dal sole. I ragazzi si stavano divertendo e Franco, stava discutendo con un indigeno. Un ragazzo bellissimo, alto, con un fisico scolpito, una pelle color creolo, capelli neri e ricci e, sopratutto, due bellissimi occhi chiari. Veramente un figo stupendo.
Franco si avvicinò e mi presentò Patrick, istruttore di windsurf, che si sarebbe occupato di insegnare ai ragazzi a gestire la tavola. Anche il suo sorriso era bellissimo ed il suo sguardo imperturbabile mi stava facendo arrossire.
Mentre loro due continuarono a discutere, io mi sdraiai nuovamente, questa volta sulla pancia, e mi mangiai letteralmente questo fusto con gli occhi. Anche Patrick era abbastanza interessato dalle mie curve, e non faceva nulla per nasconderlo.
La nostra vacanza stava procedendo in modo tranquillo, e Patrick si dimostrò un istruttore capace e gentile. I ragazzi ne erano entusiasti ed anch’io, in sua presenza, mi sentivo sempre più a mio agio. Il suo era un fascino contagioso, ed io, nel mio abbigliamento, cercavo sempre di sorprenderlo facendomi notare, con parecchia trasparenza, vedo non vedo, e pelle abbronzata
“Ti piacerebbe fartelo?” mi chiese Franco una sera, mentre mi stava scopando. “Non é un po’ troppo giovane, per una donna della mia età?” gli risposi, mentre leggevo tra le righe un invito esplicito a farmi il giovane creolo.
L’indomani Franco ed i ragazzi, parteciparono ad una escursione con le moto d’acqua, ed io approfittai del pomeriggio per rilassarmi in piscina. Patrick mi fece i complimenti per l’abbronzatura ed io colsi la palla al balzo per stuzzicarlo e vedere fin dove si sarebbe spinto.
Gli chiesi se gli andava di insegnarmi i primi rudimenti del windsurf, precisando che non sapevo nemmeno da che parte iniziare. Patrick, con entusiasmo, mi disse di seguirlo e si diresse verso la spiaggia. Qui iniziò a spiegarmi le basi della tecnica e mi mostrò alcuni esercizi da eseguire prima di entrare in acqua. Quando, per correggere la mia postura, alle mie spalle mi appoggiò le mani sui fianchi, sentì un brivido e, senza proferire parola, mi girai e incrociai il suo sguardo ammaliante. Mi lasciai condurre e, appoggiandomi leggermente all’indietro, ebbi la sensazione che il suo pube presentasse un rigonfiamento notevole. Anche a me, il contatto delle sue mani sul mio corpo, mi aveva provocato la più piacevole delle sensazioni; mi stavo eccitando e sentivo crescere in me la voglia di farmi possedere da questo meraviglioso ragazzo.
Ci dirigemmo verso il capanno dove sistemavano tutta l’attrezzatura, nell’intento di prendere la tavola appropriata e, appena entrati, richiusi la porta alle nostre spalle. Patrick, sorpreso, si girò e fu lì che, in punta di piedi, cingendogli le braccia al collo, lo baciai sulle labbra. Le nostre lingue si cercavano, stuzzicandoci reciprocamente, e le nostre mani esploravano i nostri corpi già caldi. Con le sue mani sul mio culo, a volermi stringere a lui, ebbi la conferma della mia precedente sensazione: il suo cazzo era già sull’attenti e le sue dimensioni erano ragguardevoli. Iniziai a spogliarlo e, levandogli la t-shirt, il suo fisico sportivo mi apparve in tutto il suo splendore. A sua volta Patrick, sempre con le sue mani a palpare le mie curve, mi levò il prendisole e mi sollevò appoggiandomi su un bancone. Il bikini volò via in un attimo e mi ritrovai completamente nuda, in balia di uno splendido giovane ragazzo che, al di là della sua giovane età, dimostrava di avere una certa esperienza, sia con la lingua che con le mani. Mi distese sul bancone ed iniziò a baciare e massaggiare tutto il mio corpo, passando dalle labbra al seno, soffermandosi sul collo, per poi scendere sul ventre e stuzzicare l’ombelico. Chiusi gli occhi e mi assaporai questo piacevole momento, sentendo il piacere crescere in me. Patrick mi stava mangiando tutta, a piccoli bocconcini, ma la sua attenzione si focalizzò sulla mia patata. Iniziò a lambirmi le grandi labbra, per poi farsi largo, con movimenti rapidi della sua lingua, sino ad entrare nella mia più profonda intimità. Mi torturò il clitoride, stringendolo tra i denti e picchiettandolo con la punta della lingua. Mentre con le mani mi stringeva i capezzoli, già belli turgidi, con la sua bocca si stava dissetando del mio piacere. L’orgasmo fu intenso, piacevole e profondo, a tal punto che le mie gambe iniziarono a tremare in modo incontrollato.
Mi risollevai e fissandolo negli occhi, lo baciai, lasciando che le nostre lingue si rincorressero per solleticarsi. Poi lo spinsi e lo feci sdraiare, a mia volta, sul bancone ed iniziai ad esplorargli il suo corpo con le mie labbra e con le mie mani. La sua pelle era liscia e di sapore salmastro. Mi inebriai dei suoi sapori, fintanto che non arrivai a lambire il suo cazzo. Non avevo minimamente immaginato di trovarmi dinnanzi ad un palo simile. Grosso, lungo, venoso, con una cappella grande e turgida. Più scuro del colore della pelle del suo corpo e con un erezione già evidente, ma non ancora all’apice del suo potenziale. Lo fissai come si osserva qualcosa da venerare, poi mi avvicinai e lo baciai delicatamente. Al contatto delle mie labbra ebbe un sussulto di piacere. Passai la mia lingua su tutta l’asta e gli avvolsi la cappella con la mia bocca. A fatica riuscì a prenderla tutta in bocca, tanto era grande. Iniziai a pomparlo, passando dal glande al prepuzio, per poi scendere lungo l’asta fino a raggiungere lo scroto, perfettamente depilato. Mi soffermai a succhiargli le palle, anch’esse grosse e piene di piacere. Patrick si stava gustando il mio pompino e, con un espressione estasiata del suo viso, tenendomi la testa tra le sue mani, cercava di spingermelo sempre più in fondo alla gola.
Mi attirò su di se e, mentre io non staccai la bocca dal suo cazzo, mi fece roteare per portarsi la mia patata a portata di mano. La sua lingua riprese a stuzzicarmi le labbra, il grilletto e, scendendo sul perineo, il forellino del mio culo. Dopo averlo lubrificato per bene, mentre riprese a stuzzicarmi la fica, senti la pressione delle sue dita intente a violare il mio pertugio. La sua lingua nelle mie intimità ed il massaggio anale delle sue dita, mi provocarono un orgasmo lungo ed intenso, che penso di non aver mai provato in precedenza.
Ero completamente in balia di questo giovane creolo che, pur con modi molto delicati e premurosi, mi stava conducendo a livelli di piacere mai raggiunti.
Mi rigirò nuovamente e, mentre le nostre lingue ripresero a rincorrersi ed intrecciarsi in un vortice di piacere, il suo cazzo si fece strada dentro di me. Mi penetrò in modo deciso e prese a scoparmi, con colpi sempre più profondi e decisi. Devo ammetterlo, Patrick ci sapeva fare e, tra tutte le decine di maschi che mi avevano posseduta, lui mi stava esplorando più profondamente e più intensamente di nessun altro prima di lui. Il suo possente cazzo mi stava martellando come se non ci fosse un domani, e con le sue mani mi cingeva il culo per assecondare la penetrazione. Le sue dita ripresero anch’esse a tittillarmi il buchetto del culo, simulando una doppia penetrazione, che mi procurò un nuovo orgasmo.
Patrick non dava segni di cedimento e, imperterrito, continuava nella sua cavalcata nelle mie intimità. Mi prese in tutte le posizioni possibili ed immaginabili, ed io ben felice, lo assecondavo e lo incitavo sussurrandogli all’orecchio di non fermarsi.
La prova di quanto il suo cazzo fosse grande, l’ebbi quando mi prese alle spalle in una pecorina che mi strappò qualche lamento, per quando si fosse spinto nel mio ventre.
Sapientemente, ed in modo delicato, ridusse l’intensità della penetrazione, ritraendo il cazzo dalla mia fica per poi sfiorare le grandi labbra ed il forellino anale, con la cappella, fradicia dei miei umori, e rimettermelo dentro e ritrarlo nuovamente fuori.
Questa piacevole sensazione, presagio della calma prima della tempesta, durò fintanto che sentì la cappella premere contro il mio orifizio che, malgrado i sapienti massaggi e la continua lubrificazione data dai miei umori, non era pronto a questo assalto.
Il sesso anale non mi dispiace affatto, ma erano le sue dimensioni ad impensierirmi e a farmi abbozzare, respingendolo con una mano, il mio rifiuto. In vita mia mi ero negata ad uccelli ben più piccoli del suo, ma Patrick non era dello stesso avviso e, sussurrandomi ad un orecchio “vedrai che ti piacerà”, mi ritrasse la mano e continuò a flirtare con la sua cappella sul mio pertugio, facendo una leggera pressione, per poi ritrarla e ricominciare di nuovo. Mi stavo rilassando, ed il mio sfintere con me, e Patrick approfittò dell’istante e con un colpo di reni deciso mi entrò nel culo con tutta la cappella. Iniziò a scoparmi, con un ritmo delicato e con affondi graduali e, mentre con una mano mi masturbava la patata, il suo cazzo si impossessò del mio retto. Mi trapanò senza sosta per parecchi minuti, alternando poi ad ogni affondo il culo alla fica, così da lubrificarne la sua verga
Ero al settimo cielo e mi stavo godendo una delle scopate più intense e coinvolgenti.
Patrick si dimostrò un vero amante con i fiocchi, e mi fece godere non so quante volte, senza dare segni di stanchezza. Mentre io, dopo svariati orgasmi, ero al limite delle mie forze, lui, anche grazie alla sua giovane età, non sembrava intenzionato a capitolare e continuava a martellarmi la fica ed il culo, oramai arrossati e gonfi per il persistente andirivieni.
Mi rigirò per l’ennesima volta, infilandomi il suo cazzo in pancia, e dopo avermi limonato e mordicchiato le labbra, fissandomi con i suoi stupendi occhi, mi disse “ho voglia di venirti dentro” ed io, consapevole del fatto che non correvo rischi per la vicinanza al mio prossimo mestruo, gli risposi “si, sborrami dentro”.
Mi scopò ancora, più a fondo, incrementando il ritmo e la forza dei colpi che stava assestando al mio basso ventre. Il suo respiro iniziò a farsi più ansimante ed il suo cazzo raggiunse l’apice della sua eccitazione. Il mio ennesimo orgasmo era ormai sincronizzato con il suo e lo raggiunsi quando, dopo avermi afferrato per i glutei con il cazzo conficcato nel profondo della mia fica, si irrigidì una frazione di secondo, prima di riempirmi il ventre con la sua calda sborra.
Mi baciò teneramente sulle labbra, ritraendo il suo cazzo gocciolante dei nostri umori e, mentre sentivo la sua sborra colarmi tra le cosce, gli presi l’uccello in bocca e glielo ripulii fino all’ultima goccia.
Affittammo uno stupendo appartamento in un residence a Santa Maria, con piscina ed accesso diretto alla splendida spiaggia di sabbia bianca.
Ero all’oscuro che Capo Verde fosse una meta del turismo sessuale femminile, ma Franco non perse l’occasione per rendermene partecipe. “Vedrai che bei ragazzi che sono i capoverdiani”.
Atterrati all’aeroporto, una navetta ci condusse al residence e, dopo aver sbrigato le formalità del check-in, prendemmo possesso del nostro appartamento. La vista sul mare turchese e sulla spiaggia semi deserta era semplicemente favolosa, e la tranquillità della piscina, invogliava a farsi un tuffo rinfrescante.
Mi cambiai velocemente, incalzata dai figli che erano già pronti, indossando un costume da bagno di colore nero, che faceva risaltare le belle forme del mio culo, e mi coprii con un copricostume leggero e trasparente. Franco sussurrandomi “Li vuoi stendere subito il primo giorno?”, mi stizzò l’occhio in segno di consenso.
L’acqua della piscina era stupenda, e dopo alcune vasche, mi distesi sulla sdraio a farmi asciugare dal sole. I ragazzi si stavano divertendo e Franco, stava discutendo con un indigeno. Un ragazzo bellissimo, alto, con un fisico scolpito, una pelle color creolo, capelli neri e ricci e, sopratutto, due bellissimi occhi chiari. Veramente un figo stupendo.
Franco si avvicinò e mi presentò Patrick, istruttore di windsurf, che si sarebbe occupato di insegnare ai ragazzi a gestire la tavola. Anche il suo sorriso era bellissimo ed il suo sguardo imperturbabile mi stava facendo arrossire.
Mentre loro due continuarono a discutere, io mi sdraiai nuovamente, questa volta sulla pancia, e mi mangiai letteralmente questo fusto con gli occhi. Anche Patrick era abbastanza interessato dalle mie curve, e non faceva nulla per nasconderlo.
La nostra vacanza stava procedendo in modo tranquillo, e Patrick si dimostrò un istruttore capace e gentile. I ragazzi ne erano entusiasti ed anch’io, in sua presenza, mi sentivo sempre più a mio agio. Il suo era un fascino contagioso, ed io, nel mio abbigliamento, cercavo sempre di sorprenderlo facendomi notare, con parecchia trasparenza, vedo non vedo, e pelle abbronzata
“Ti piacerebbe fartelo?” mi chiese Franco una sera, mentre mi stava scopando. “Non é un po’ troppo giovane, per una donna della mia età?” gli risposi, mentre leggevo tra le righe un invito esplicito a farmi il giovane creolo.
L’indomani Franco ed i ragazzi, parteciparono ad una escursione con le moto d’acqua, ed io approfittai del pomeriggio per rilassarmi in piscina. Patrick mi fece i complimenti per l’abbronzatura ed io colsi la palla al balzo per stuzzicarlo e vedere fin dove si sarebbe spinto.
Gli chiesi se gli andava di insegnarmi i primi rudimenti del windsurf, precisando che non sapevo nemmeno da che parte iniziare. Patrick, con entusiasmo, mi disse di seguirlo e si diresse verso la spiaggia. Qui iniziò a spiegarmi le basi della tecnica e mi mostrò alcuni esercizi da eseguire prima di entrare in acqua. Quando, per correggere la mia postura, alle mie spalle mi appoggiò le mani sui fianchi, sentì un brivido e, senza proferire parola, mi girai e incrociai il suo sguardo ammaliante. Mi lasciai condurre e, appoggiandomi leggermente all’indietro, ebbi la sensazione che il suo pube presentasse un rigonfiamento notevole. Anche a me, il contatto delle sue mani sul mio corpo, mi aveva provocato la più piacevole delle sensazioni; mi stavo eccitando e sentivo crescere in me la voglia di farmi possedere da questo meraviglioso ragazzo.
Ci dirigemmo verso il capanno dove sistemavano tutta l’attrezzatura, nell’intento di prendere la tavola appropriata e, appena entrati, richiusi la porta alle nostre spalle. Patrick, sorpreso, si girò e fu lì che, in punta di piedi, cingendogli le braccia al collo, lo baciai sulle labbra. Le nostre lingue si cercavano, stuzzicandoci reciprocamente, e le nostre mani esploravano i nostri corpi già caldi. Con le sue mani sul mio culo, a volermi stringere a lui, ebbi la conferma della mia precedente sensazione: il suo cazzo era già sull’attenti e le sue dimensioni erano ragguardevoli. Iniziai a spogliarlo e, levandogli la t-shirt, il suo fisico sportivo mi apparve in tutto il suo splendore. A sua volta Patrick, sempre con le sue mani a palpare le mie curve, mi levò il prendisole e mi sollevò appoggiandomi su un bancone. Il bikini volò via in un attimo e mi ritrovai completamente nuda, in balia di uno splendido giovane ragazzo che, al di là della sua giovane età, dimostrava di avere una certa esperienza, sia con la lingua che con le mani. Mi distese sul bancone ed iniziò a baciare e massaggiare tutto il mio corpo, passando dalle labbra al seno, soffermandosi sul collo, per poi scendere sul ventre e stuzzicare l’ombelico. Chiusi gli occhi e mi assaporai questo piacevole momento, sentendo il piacere crescere in me. Patrick mi stava mangiando tutta, a piccoli bocconcini, ma la sua attenzione si focalizzò sulla mia patata. Iniziò a lambirmi le grandi labbra, per poi farsi largo, con movimenti rapidi della sua lingua, sino ad entrare nella mia più profonda intimità. Mi torturò il clitoride, stringendolo tra i denti e picchiettandolo con la punta della lingua. Mentre con le mani mi stringeva i capezzoli, già belli turgidi, con la sua bocca si stava dissetando del mio piacere. L’orgasmo fu intenso, piacevole e profondo, a tal punto che le mie gambe iniziarono a tremare in modo incontrollato.
Mi risollevai e fissandolo negli occhi, lo baciai, lasciando che le nostre lingue si rincorressero per solleticarsi. Poi lo spinsi e lo feci sdraiare, a mia volta, sul bancone ed iniziai ad esplorargli il suo corpo con le mie labbra e con le mie mani. La sua pelle era liscia e di sapore salmastro. Mi inebriai dei suoi sapori, fintanto che non arrivai a lambire il suo cazzo. Non avevo minimamente immaginato di trovarmi dinnanzi ad un palo simile. Grosso, lungo, venoso, con una cappella grande e turgida. Più scuro del colore della pelle del suo corpo e con un erezione già evidente, ma non ancora all’apice del suo potenziale. Lo fissai come si osserva qualcosa da venerare, poi mi avvicinai e lo baciai delicatamente. Al contatto delle mie labbra ebbe un sussulto di piacere. Passai la mia lingua su tutta l’asta e gli avvolsi la cappella con la mia bocca. A fatica riuscì a prenderla tutta in bocca, tanto era grande. Iniziai a pomparlo, passando dal glande al prepuzio, per poi scendere lungo l’asta fino a raggiungere lo scroto, perfettamente depilato. Mi soffermai a succhiargli le palle, anch’esse grosse e piene di piacere. Patrick si stava gustando il mio pompino e, con un espressione estasiata del suo viso, tenendomi la testa tra le sue mani, cercava di spingermelo sempre più in fondo alla gola.
Mi attirò su di se e, mentre io non staccai la bocca dal suo cazzo, mi fece roteare per portarsi la mia patata a portata di mano. La sua lingua riprese a stuzzicarmi le labbra, il grilletto e, scendendo sul perineo, il forellino del mio culo. Dopo averlo lubrificato per bene, mentre riprese a stuzzicarmi la fica, senti la pressione delle sue dita intente a violare il mio pertugio. La sua lingua nelle mie intimità ed il massaggio anale delle sue dita, mi provocarono un orgasmo lungo ed intenso, che penso di non aver mai provato in precedenza.
Ero completamente in balia di questo giovane creolo che, pur con modi molto delicati e premurosi, mi stava conducendo a livelli di piacere mai raggiunti.
Mi rigirò nuovamente e, mentre le nostre lingue ripresero a rincorrersi ed intrecciarsi in un vortice di piacere, il suo cazzo si fece strada dentro di me. Mi penetrò in modo deciso e prese a scoparmi, con colpi sempre più profondi e decisi. Devo ammetterlo, Patrick ci sapeva fare e, tra tutte le decine di maschi che mi avevano posseduta, lui mi stava esplorando più profondamente e più intensamente di nessun altro prima di lui. Il suo possente cazzo mi stava martellando come se non ci fosse un domani, e con le sue mani mi cingeva il culo per assecondare la penetrazione. Le sue dita ripresero anch’esse a tittillarmi il buchetto del culo, simulando una doppia penetrazione, che mi procurò un nuovo orgasmo.
Patrick non dava segni di cedimento e, imperterrito, continuava nella sua cavalcata nelle mie intimità. Mi prese in tutte le posizioni possibili ed immaginabili, ed io ben felice, lo assecondavo e lo incitavo sussurrandogli all’orecchio di non fermarsi.
La prova di quanto il suo cazzo fosse grande, l’ebbi quando mi prese alle spalle in una pecorina che mi strappò qualche lamento, per quando si fosse spinto nel mio ventre.
Sapientemente, ed in modo delicato, ridusse l’intensità della penetrazione, ritraendo il cazzo dalla mia fica per poi sfiorare le grandi labbra ed il forellino anale, con la cappella, fradicia dei miei umori, e rimettermelo dentro e ritrarlo nuovamente fuori.
Questa piacevole sensazione, presagio della calma prima della tempesta, durò fintanto che sentì la cappella premere contro il mio orifizio che, malgrado i sapienti massaggi e la continua lubrificazione data dai miei umori, non era pronto a questo assalto.
Il sesso anale non mi dispiace affatto, ma erano le sue dimensioni ad impensierirmi e a farmi abbozzare, respingendolo con una mano, il mio rifiuto. In vita mia mi ero negata ad uccelli ben più piccoli del suo, ma Patrick non era dello stesso avviso e, sussurrandomi ad un orecchio “vedrai che ti piacerà”, mi ritrasse la mano e continuò a flirtare con la sua cappella sul mio pertugio, facendo una leggera pressione, per poi ritrarla e ricominciare di nuovo. Mi stavo rilassando, ed il mio sfintere con me, e Patrick approfittò dell’istante e con un colpo di reni deciso mi entrò nel culo con tutta la cappella. Iniziò a scoparmi, con un ritmo delicato e con affondi graduali e, mentre con una mano mi masturbava la patata, il suo cazzo si impossessò del mio retto. Mi trapanò senza sosta per parecchi minuti, alternando poi ad ogni affondo il culo alla fica, così da lubrificarne la sua verga
Ero al settimo cielo e mi stavo godendo una delle scopate più intense e coinvolgenti.
Patrick si dimostrò un vero amante con i fiocchi, e mi fece godere non so quante volte, senza dare segni di stanchezza. Mentre io, dopo svariati orgasmi, ero al limite delle mie forze, lui, anche grazie alla sua giovane età, non sembrava intenzionato a capitolare e continuava a martellarmi la fica ed il culo, oramai arrossati e gonfi per il persistente andirivieni.
Mi rigirò per l’ennesima volta, infilandomi il suo cazzo in pancia, e dopo avermi limonato e mordicchiato le labbra, fissandomi con i suoi stupendi occhi, mi disse “ho voglia di venirti dentro” ed io, consapevole del fatto che non correvo rischi per la vicinanza al mio prossimo mestruo, gli risposi “si, sborrami dentro”.
Mi scopò ancora, più a fondo, incrementando il ritmo e la forza dei colpi che stava assestando al mio basso ventre. Il suo respiro iniziò a farsi più ansimante ed il suo cazzo raggiunse l’apice della sua eccitazione. Il mio ennesimo orgasmo era ormai sincronizzato con il suo e lo raggiunsi quando, dopo avermi afferrato per i glutei con il cazzo conficcato nel profondo della mia fica, si irrigidì una frazione di secondo, prima di riempirmi il ventre con la sua calda sborra.
Mi baciò teneramente sulle labbra, ritraendo il suo cazzo gocciolante dei nostri umori e, mentre sentivo la sua sborra colarmi tra le cosce, gli presi l’uccello in bocca e glielo ripulii fino all’ultima goccia.
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