La femminilità di mamma - 6
di
zio-ugo
genere
incesti
LA FEMMINILITA’ DI MAMMA – 6
Passata quell’esperienza nel negozio, la vita continuava tranquilla e la nostra complicità era sempre migliore, anche se sempre rispettosa dei propri ruoli.
Qualche giorno dopo l’acquisto dei due completino intimi, anzi l’acquisto di uno ed il regalo dell’altro, mio figlio mi chiese di vedermeli indossare, vederli meglio, dal momento che sì li aveva già visti al momento dell’acquisto, ma vedermeli addosso mentre cammino ed a figura intera era tutt’altra cosa.
L’idea mi aggradava moltissimo, avevo visto che mi stavano proprio bene e sapevo che a lui piaceva moltissimo la biancheria intima femminile; sapevo che spessissimo andava a guardarla nei miei cassetti, me ne accorgevo perché se ben facesse molta attenzione non rimetteva mai in ordine come poteva e sapeva fare una donna. Del resto non era un problema, anzi oramai ero felice nel vederlo felice per queste cose, ed era felice se si masturbava pensando a me.
Quindi risposi di si e che se voleva lo potevamo fare subito, che si accomodasse sul divano mentre io sarei andata a cambiarmi in lavanderia per poi sfilare per lui.
Così fece e la cosa fu proprio bella, io mi sentivo molto miss e sculettai divinamente con solo reggiseno e perizoma o brasiliana addosso. Calzai anche delle scarpe con un tacco vistoso per slanciare meglio le mie chiappette che, anche se toniche, una spinta verso l’alto l’avrebbero accettata proprio volentieri.
Sculettai come mai avevo fatto, ma era l’occasione giusta per esibirmi come sempre sognavo di fare e che tutte le donne vorrebbero sperimentare almeno una volta: sfilare per un pubblico che ammira e guarda solo te.
Mio figlio mi fece un numero spropositato di complimenti, mi disse che ero fighissima e che nessuna modella sarebbe stata meglio di me con quelle cosine, che avevo un fisico che avrebbe fatto impazzire chiunque e di scusarlo se la sua eccitazione era evidente (in effetti era evidentissima e me ne accorsi subito) ma che come poteva non eccitarsi nel vedermi così.
Lo ringrazia moltissimo e gli dissi che non sapevo come avrei potuto sdebitarmi per tutti quei complimenti, che lui era il mio ammiratore numero uno e che avrei voluto fare qualcosa per lui, ma che quel qualcosa comunque restasse entro quei limiti che ci eravamo imposti.
Con estrema galanteria mi disse che il poterla vedere con quelle splendide cosine addosso era già sdebitarsi ampiamente ma che, se poteva chiedere dell’altro, avrebbe voluto poterla fotografare un poco, con quelle cose addosso o anche mentre sceglievo i vestiti, mentre li indossavo, non so magari mentre infilavo le calze o le scarpe, insomma come quelle foto porno soft che si vedono su Instagram. Per farmi capire cosa voleva mi mostrò la pagina di Justine Matera che per lui era l’immagine della femminilità assoluta.
Mi prese un in contropiede, ci pensai un pochino ma mi dissi che in fondo erano foto dove non mi si vedeva nuda, ero sempre con degli abiti addosso, un po come quando sono al mare, anche se il pizzo e le trasparenze avrebbero accentuato di molto l’aspetto della sensualità femminile.
Volli acconsentire facendogli notare però che, certamente ci si poteva ispirare a Justine, ma che io non era Justine e che poi il confronto sarebbe stato molto cattivo con me.
Li mio figlio si incavolò molto e mi disse che dovevo finirla di sottovalutarmi e che avrei visto come lui sarebbe riuscito a rendermi bella anche più della Matera, anche se io avrei dovuto accondiscendere a suoi dettami, pettinarmi come diceva lui e truccarmi come mi diceva lui, oltre che a mettermi nelle pose e con le luci che avrebbe considerato più adatte.
Non avevo ancora mai scritto come la passione della foto era ben radicata in mio figlio, che erano anni che studiava e faceva foto, anche se io credevo facesse solo panorami o architetture (il padre è architetto ed a volte lo assolda per riprendere le sue costruzioni meglio riuscite).
Ci accordammo di farlo la settimana successiva, nel pomeriggio, mi spiegò come avrei dovuto avere i capelli e come truccarmi mostrandomi alcune foto della subrettina a cui facevamo riferimento; prenotai il parrucchiere e mi preparai per la data stabilita.
Aveva scelto come set camera mia, voleva che il tutto sembrasse come se io mi fossi appena svegliata e che, in camicia da notte (anche quella molto sexy e corta) scegliessi gli indumenti che avrei dovuto indossare per il giorno, dall’intimo alle calze alle scarpe ed all’abitino. Successivamente avrei dovuto togliermi la camiciola notturna per vestirmi, il tutto con le luci giuste e con fare molto sensuale.
La cosa mi eccitava ma per certi versi mi faceva anche un po ridere, non mi ci vedevo come “famme fatale”, ma ero anche curiosa di vedere cosa ne sarebbe venuto fuori.
Lui era molto professionale, aveva posizionato le luci, aperto le finestre in modo che il sole non alterasse il set ed aveva deciso per filo e per segno cosa avrei dovuto scegliere, anche con le indecisioni che avrei dovuto avere sull’intimo e le calze (rigorosamente autoreggenti).
Ero molto imbarazzata non lo nego, ma tanto fece che dopo poco mi sembrò la cosa più naturale del mondo e che anche i miei atteggiamenti e le mie pose divenissero incredibilmente sensuali e femminili.
Spesso prima dello scatto si avvicinava e mi spostava qualche parte di ciò che indossavo in modo da far vedere o nascondere alcune parti del mio corpo. Arrivò pure, con una professionalità inaudita, anche a chiedermi di stimolarmi un po il capezzolo in modo che si inturgidisse per evidenziarsi sotto del tessuto che lo copriva; la cosa più assurda è che io lo feci senza battere ciglio e senza vergogna alcuna.
Oramai mi muovevo come una modella professionista e lui come un fotografo professionista, fu bellissimo e passammo tutto il pomeriggio a fare e rifare un sacco di foto, spogliandomi e rivestendomi infinite volte con diversi completino intimi e varie tipologie di abito.
Fu bellissimo veramente e non nego che mi divertii assai ed anche mi eccitai assai tanto che, con la scusa di andare a fare pipi o di andare a rinfrescarmi e ritoccare il trucco, andai in bagno più volte per asciugarmi la figa che era abbondantemente umida.
Finito gli chiesi se mi mostrava quanto prodotto ma lui prontamente mi rispose di no, perché avrebbe dovuto scegliere e ritoccare le foto migliori, cancellare le altre in modo che, da oltre un centinaio di foto fatte, ne sarebbero rimaste una trentina e che solo quelle poi mi avrebbe mostrato e mi avrebbe regalato.
Un’altra condizione fu anche quella che questo primo servizio (già la parola primo mi stupì non poco) sarebbe stato solo nostro e che nessuno all’infuori di noi avrebbe dovuto e potuto vederlo, nemmeno papà.
La richiesta mi sembrò giusta ed appropriata e quindi felice lo baciai (questa volta fu un bacio a stampo ma sulle labbra) ed andai a farmi una doccia; capii solo allora la fatica che le modelle fanno per ogni set fotografico.
A letto la sera mi passò tutto quel pomeriggio nella mente come un film, rividi ogni immagine ed ogni passo di quello che accadde in camera e mi eccitai moltissimo; immaginai che lo stesso potesse accadere anche al figliolo, a differenza che lui avrebbe avuto anche le foto da guardare per eccitarsi ancora di più, ed immaginai che sicuramente in quel preciso momento si stesse masturbando guardando sua madre che posava per lui come una subrettina super sexy.
Non resistetti e cominciai ad accarezzarmi i capezzoli, proprio come lui mi aveva chiesto nel pomeriggio, poi le carezze si spostarono sulla figa, sul clito e quindi aprii il cassetto del comodino per tirarne fuori un piccolo vibratore che in passato aveo comprato per sollazzarmi, lo accesi spingendolo prima fra le labbra della figa e poi a stimolarmi il clitoride tutto rosso………durai poco ed ebbi un magnifico, grandioso orgasmo che bagnò tutte le lenzuola, ma chi se ne frega, era stata una giornata unica ed irripetibile, forse………..
CONTINUA
Passata quell’esperienza nel negozio, la vita continuava tranquilla e la nostra complicità era sempre migliore, anche se sempre rispettosa dei propri ruoli.
Qualche giorno dopo l’acquisto dei due completino intimi, anzi l’acquisto di uno ed il regalo dell’altro, mio figlio mi chiese di vedermeli indossare, vederli meglio, dal momento che sì li aveva già visti al momento dell’acquisto, ma vedermeli addosso mentre cammino ed a figura intera era tutt’altra cosa.
L’idea mi aggradava moltissimo, avevo visto che mi stavano proprio bene e sapevo che a lui piaceva moltissimo la biancheria intima femminile; sapevo che spessissimo andava a guardarla nei miei cassetti, me ne accorgevo perché se ben facesse molta attenzione non rimetteva mai in ordine come poteva e sapeva fare una donna. Del resto non era un problema, anzi oramai ero felice nel vederlo felice per queste cose, ed era felice se si masturbava pensando a me.
Quindi risposi di si e che se voleva lo potevamo fare subito, che si accomodasse sul divano mentre io sarei andata a cambiarmi in lavanderia per poi sfilare per lui.
Così fece e la cosa fu proprio bella, io mi sentivo molto miss e sculettai divinamente con solo reggiseno e perizoma o brasiliana addosso. Calzai anche delle scarpe con un tacco vistoso per slanciare meglio le mie chiappette che, anche se toniche, una spinta verso l’alto l’avrebbero accettata proprio volentieri.
Sculettai come mai avevo fatto, ma era l’occasione giusta per esibirmi come sempre sognavo di fare e che tutte le donne vorrebbero sperimentare almeno una volta: sfilare per un pubblico che ammira e guarda solo te.
Mio figlio mi fece un numero spropositato di complimenti, mi disse che ero fighissima e che nessuna modella sarebbe stata meglio di me con quelle cosine, che avevo un fisico che avrebbe fatto impazzire chiunque e di scusarlo se la sua eccitazione era evidente (in effetti era evidentissima e me ne accorsi subito) ma che come poteva non eccitarsi nel vedermi così.
Lo ringrazia moltissimo e gli dissi che non sapevo come avrei potuto sdebitarmi per tutti quei complimenti, che lui era il mio ammiratore numero uno e che avrei voluto fare qualcosa per lui, ma che quel qualcosa comunque restasse entro quei limiti che ci eravamo imposti.
Con estrema galanteria mi disse che il poterla vedere con quelle splendide cosine addosso era già sdebitarsi ampiamente ma che, se poteva chiedere dell’altro, avrebbe voluto poterla fotografare un poco, con quelle cose addosso o anche mentre sceglievo i vestiti, mentre li indossavo, non so magari mentre infilavo le calze o le scarpe, insomma come quelle foto porno soft che si vedono su Instagram. Per farmi capire cosa voleva mi mostrò la pagina di Justine Matera che per lui era l’immagine della femminilità assoluta.
Mi prese un in contropiede, ci pensai un pochino ma mi dissi che in fondo erano foto dove non mi si vedeva nuda, ero sempre con degli abiti addosso, un po come quando sono al mare, anche se il pizzo e le trasparenze avrebbero accentuato di molto l’aspetto della sensualità femminile.
Volli acconsentire facendogli notare però che, certamente ci si poteva ispirare a Justine, ma che io non era Justine e che poi il confronto sarebbe stato molto cattivo con me.
Li mio figlio si incavolò molto e mi disse che dovevo finirla di sottovalutarmi e che avrei visto come lui sarebbe riuscito a rendermi bella anche più della Matera, anche se io avrei dovuto accondiscendere a suoi dettami, pettinarmi come diceva lui e truccarmi come mi diceva lui, oltre che a mettermi nelle pose e con le luci che avrebbe considerato più adatte.
Non avevo ancora mai scritto come la passione della foto era ben radicata in mio figlio, che erano anni che studiava e faceva foto, anche se io credevo facesse solo panorami o architetture (il padre è architetto ed a volte lo assolda per riprendere le sue costruzioni meglio riuscite).
Ci accordammo di farlo la settimana successiva, nel pomeriggio, mi spiegò come avrei dovuto avere i capelli e come truccarmi mostrandomi alcune foto della subrettina a cui facevamo riferimento; prenotai il parrucchiere e mi preparai per la data stabilita.
Aveva scelto come set camera mia, voleva che il tutto sembrasse come se io mi fossi appena svegliata e che, in camicia da notte (anche quella molto sexy e corta) scegliessi gli indumenti che avrei dovuto indossare per il giorno, dall’intimo alle calze alle scarpe ed all’abitino. Successivamente avrei dovuto togliermi la camiciola notturna per vestirmi, il tutto con le luci giuste e con fare molto sensuale.
La cosa mi eccitava ma per certi versi mi faceva anche un po ridere, non mi ci vedevo come “famme fatale”, ma ero anche curiosa di vedere cosa ne sarebbe venuto fuori.
Lui era molto professionale, aveva posizionato le luci, aperto le finestre in modo che il sole non alterasse il set ed aveva deciso per filo e per segno cosa avrei dovuto scegliere, anche con le indecisioni che avrei dovuto avere sull’intimo e le calze (rigorosamente autoreggenti).
Ero molto imbarazzata non lo nego, ma tanto fece che dopo poco mi sembrò la cosa più naturale del mondo e che anche i miei atteggiamenti e le mie pose divenissero incredibilmente sensuali e femminili.
Spesso prima dello scatto si avvicinava e mi spostava qualche parte di ciò che indossavo in modo da far vedere o nascondere alcune parti del mio corpo. Arrivò pure, con una professionalità inaudita, anche a chiedermi di stimolarmi un po il capezzolo in modo che si inturgidisse per evidenziarsi sotto del tessuto che lo copriva; la cosa più assurda è che io lo feci senza battere ciglio e senza vergogna alcuna.
Oramai mi muovevo come una modella professionista e lui come un fotografo professionista, fu bellissimo e passammo tutto il pomeriggio a fare e rifare un sacco di foto, spogliandomi e rivestendomi infinite volte con diversi completino intimi e varie tipologie di abito.
Fu bellissimo veramente e non nego che mi divertii assai ed anche mi eccitai assai tanto che, con la scusa di andare a fare pipi o di andare a rinfrescarmi e ritoccare il trucco, andai in bagno più volte per asciugarmi la figa che era abbondantemente umida.
Finito gli chiesi se mi mostrava quanto prodotto ma lui prontamente mi rispose di no, perché avrebbe dovuto scegliere e ritoccare le foto migliori, cancellare le altre in modo che, da oltre un centinaio di foto fatte, ne sarebbero rimaste una trentina e che solo quelle poi mi avrebbe mostrato e mi avrebbe regalato.
Un’altra condizione fu anche quella che questo primo servizio (già la parola primo mi stupì non poco) sarebbe stato solo nostro e che nessuno all’infuori di noi avrebbe dovuto e potuto vederlo, nemmeno papà.
La richiesta mi sembrò giusta ed appropriata e quindi felice lo baciai (questa volta fu un bacio a stampo ma sulle labbra) ed andai a farmi una doccia; capii solo allora la fatica che le modelle fanno per ogni set fotografico.
A letto la sera mi passò tutto quel pomeriggio nella mente come un film, rividi ogni immagine ed ogni passo di quello che accadde in camera e mi eccitai moltissimo; immaginai che lo stesso potesse accadere anche al figliolo, a differenza che lui avrebbe avuto anche le foto da guardare per eccitarsi ancora di più, ed immaginai che sicuramente in quel preciso momento si stesse masturbando guardando sua madre che posava per lui come una subrettina super sexy.
Non resistetti e cominciai ad accarezzarmi i capezzoli, proprio come lui mi aveva chiesto nel pomeriggio, poi le carezze si spostarono sulla figa, sul clito e quindi aprii il cassetto del comodino per tirarne fuori un piccolo vibratore che in passato aveo comprato per sollazzarmi, lo accesi spingendolo prima fra le labbra della figa e poi a stimolarmi il clitoride tutto rosso………durai poco ed ebbi un magnifico, grandioso orgasmo che bagnò tutte le lenzuola, ma chi se ne frega, era stata una giornata unica ed irripetibile, forse………..
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