Carmela è la moglie di Salvatore cap 2
di
Cynicaal
genere
dominazione
Passai l'intera giornata a programmare la nuova assunzione di Salvatore: nulla doveva restare al caso, nulla doveva essere trascurato; per Salvatore il ritorno nella mia ditta avrebbe rappresentato un sostanziale cambiamento per la sua vita e non potevo permettermi errori.
Alle 8 meno un quarto della mattina successiva, puntuale, arrivai in azienda. A quell'ora già c’erano i dipendenti e la fidata segretaria che aveva aperto la sede.
Arrivai, parcheggiai e c'era già anche la Punto di Salvatore, vuota e chiusa, parcheggiata davanti all'ingresso.
Entrai e andai dritto alla scrivania della segretaria:
"Pina buongiorno"
"buongiorno"
con la coda dell'occhio vidi Carmela e Salvatore che dalla saletta d’attesa mi venivano incontro, mi voltai per non vederli e non li considerai.
"Pina, rintraccia il proprietario di quel cesso bianco, quel cesso di macchina parcheggiato qua davanti e fallo spostare. Che andasse a parcheggiare nel cesso con quella merda a 4 ruote"
Pina capì al volo e mi diede corda:
"come vuole signor Antonio, dirò di metterla nel cesso...la merda"
"si! E ricordati di dirgli che se la riparcheggia lì, nel cesso, con la testa, ci finisce lui"
"come una merda?"
"esatto, come un grosso pezzo di merda"
Poi mi girai e andai verso il mio ufficio, passando davanti a loro 2 senza degnarli di uno sguardo.
Giunsi sull'uscio e mi voltai:
"Pina, alle 8 ho un appuntamento con certa gentaglia, un pezzente e sua moglie, fammi la cortesia di farli attendere fino alle 9, magari in piedi, certa feccia non voglio che si segga sulle mie poltrone. Grazie"
"come vuole, signor Antonio"
entrai e chiusi la porta.
45 minuti dopo, alle 8 e 30, mi raggiunse Sandro, il mio commercialista, un amico dai tempi delle elementari col quale ero in ottimi rapporti anche privati. L'avevo chiamato il giorno prima e gli avevo spiegato la faccenda.
"Anto' buongiorno"
"Ue' Sandro, tutto bene?"
"tutto perfetto. Ma sono loro questi due fuori?"
"si, si, li hai visti?"
"cazzo se li ho visti: lei sta vestita proprio a zoccola, che puttana con quella gonna e gli stivali al ginocchio; lui mi sembra un ritardato...vedessi, sta in piedi davanti alla poltrona d'attesa e guarda fisso il muro."
"Sandro, preparati perché oggi ne vedrai di cose da meravigliarti. Scommettiamo che vedrai cose che neanche t'immagini?...facciamo i seri che con quei 2 non voglio scherzare: hai portato i contratti?"
Sandro mi passò una cartellina e iniziai a leggere i vari documenti, poi li divisi con ordine sulla scrivania e iniziammo a chiacchierare del più e del meno, aspettando che si facessero le 9.
Alle 9 esatte Pina mi chiamò sulla linea interna:
“ci sono due persone per un appuntamento”
“chiedigli se sono la merda e la troia”
/> “siete la merda e la troia?”
Poi mi disse:
“sono loro, hanno detto di si”
"falli entrare"
La prima ad entrare fu Carmela, indossava un paio di stivali corsari in finta pelle, piuttosto logori con un tacco 10 che le dava un'andatura goffa; pensai che forse non erano suoi gli stivali, forse se li era fatti prestare.
Le cosce erano coperte da un paio di calze nere di medio spessore che si interrompevano un palmo sopra il ginocchio con l'orlo della gonna. Questa era di tipo a portafoglio, nera e dal taglio fuori moda. In vita una cintura e più su una camicetta di cotone piuttosto trasparente. La camicetta era bianca con i bottoncini bianchi aperti all'attacco dei seni. A completare l'opera c'era una collana di grosse finte perle effetto metallo, i soliti orecchini a lampadario e un paio di occhiali da sole che aveva usato come frontino per reggersi i capelli. Il trucco era veramente eccessivo: 2 tinte tra rossetto e matita per le labbra, un paio di colori anche per l'ombretto sugli occhi e sugli zigomi c'era tanto di quel cerone che la faceva apparire abbronzata tanto ne aveva. Logicamente il contrasto tra il colore del viso e il pallore del petto amplificava l'effetto di cattivo gusto che dava in complesso. Volgare, ecco l’aggettivo adatto per Carmela quella mattina: eccessivamente volgare.
Entrò Carmela e salutò:
"buongiorno don Anto', noi stiamo qua"
a seguirla entrò Salvatore: uno spettacolo dell'indecenza.
Salvatore indossava un paio di pseudo snickers che da chilometri ti accorgevi essere una fetente produzione cinese da 10 euro a paio sulle bancarelle. Aveva dei jeans chiari e sporchi, senza forma, che gli cadevano addosso come un sacco. Sopra c’era una maglietta a maniche lunghe, con un orrenda stampa sul peto che si deformava mentre scendeva sul panzone da alcolista che si ritrovava.
I capelli sciatti e sporchi e la barba di una settimana completavano il quadro.
Entrò e muto chiuse la porta.
"dalle miei parti anche le bestie salutano" urlai, lui a testa bassa sembrava confuso e io proseguì:
"bestia tornatene fuori e torna tra un quarto d'ora sa-lu-tan-do quando entri. Capito bestia?" e scandii bene salutando.
Lui si voltò e uscì.
Restammo noi 3.
"Carmela buongiorno, tutto bene?"
"si dotto' e a voi?"
"bene, bene. Vieni qua a sederti che parliamo un pò." aspettai che si sedesse davanti alla scrivania e feci segno a Sandro di prendere l'altra sedia.
"Carmela lui e' Sandro, un mio caro amico da tantissimi anni. Sandro e' anche il commercialista della ditta e sta oggi con noi per farvi firmare i contratti"
"si dotto', piacere Carmela"
"bene, per prima cosa dobbiamo mettere un po' in chiaro certe cose: inizia a sbottonarti la camicetta e a toglierti la fede dal dito"
Carmela senza alzarsi posò la fede sulla scrivania e sbottonò tutta la camicetta mostrando i seni pieni e sodi. Sembrava intimorita e sicuramente non era a suo agio per la presenza di Sandro, i suoi occhi erano bassi e di tanto in tanto cercava i miei per avere una sorta di conforto. Quando terminò, tette al vento, dissi:
"Sandro che dici? La camicetta gliela lasciamo...magari solo il quarto e quinto bottone chiusi...la pancia fuori mi piace, a te?"
"Antò sei tu il capo...per me un paio di bottoni possono restare. Certo che ste' tettone sono uno sballo, sono ancora meglio di come me le hai descritte" e rapido iniziò a toccarle come un porco. Carmela lasciò fare senza battere ciglio.
"allora Carmela, hai sentito? Abbottonati il quarto e il quinto e lascia aperta la scollatura"
Carmela aspettò che Sandro terminasse l’ispezione ed eseguì concentrandosi a non sbagliare nessuna mossa.
"Sandro, facciamo la foto per il tesserino" mi alzai e presi la macchinetta digitale che avevo nel cassetto della scrivana, feci girare Carmela sulla sedia ponendola con le spalle alla parete vuota e scattai una foto, poi:
"Sandro scattane una tu" e passai la macchinetta al mio commercialista, mi alzai e raggiunsi Carmela dall'altro lato della scrivania, mi sbottonai i pantaloni e tirai fuori il cazzo. Le strusciai la nerchia sulla faccia e lei apriva la bocca ogni volta che la cappella le passava sulle labbra. Mi guardava interrogativa, secondo me non capiva se doveva prenderlo in bocca o lasciarmi fare, per non sbagliare mi lasciò fare. Aspettai che mi venisse bello duro e le dissi:
"apri bene" e le misi il cazzo in bocca di traverso, creando quel tipico gonfiore con la cappella sulla guancia opposta "Carmela stai che sei una bellezza; sorridi, guarda il fotografo...Sandro scatta!"
"fatto, è venuta naturale"
"perfetto, dammi qua. E tu impara a ringraziare quando ricevi un complimento"
Annuì e disse: “grazie signor Antonio e grazie signor Sandro”
Scaricai le foto e creai il tesserino di riconoscimento. Era un tesserino double face: da un lato c'era la versione ufficiale con Carmela della prima foto, dall'altro c'era la versione ufficiosa con Carmela della seconda. Stampai e misi il tutto nel porta tessera con la pinzetta da fissare al petto.
"Sandro, fammi la cortesia, mi serve un bel capezzolo duro duro per appendere il tesserino"
Sandro si alzò subito e infilò lesto le mani nella scollatura di Carmela iniziando a torturarle il capezzolo destro. Dopo un pò lo scoprì e mi mostrò il risultato.
"ottimo” risposi “lascio a te l'investitura ufficiale" e porsi il tesserino a Sandro. Lui lo prese e premendo sulla pinzetta l'aprì, poi rovistò nella scollatura e lo fissò sul capezzolo lasciando che il tesserino tenesse aperta la camicetta. Carmela ebbe un sussulto che trattenne a stento, poi si calmò.
"complimenti Carmela...mo' sei la puttana aziendale, la svuota palle, la troia succhiacazzi che tanto serviva qua dentro. Complimenti Carmela e se vuoi dire qualcosa..."
"grazie dotto', grazie assai. Che vi devo dire? A me sembra un sogno a stare qua…"
"non ringraziare me, ringrazia Sandro, è sua l’idea di assumervi"
Carmela, senza che nessuno le avesse spiegato nulla, si inginocchiò ai piedi di Sandro e gli sfilò il cazzo dai pantaloni, lo imboccò e con la voce goffa di chi parla con qualcosa in bocca disse:
"grazie signor Sandro"
"bene, passiamo al resto"
la feci alzare e le feci notare che la gonna era troppo lunga per i miei gusti.
"Carmela per oggi ti arrangi con quella che tieni: alzatela più sopra, non ci deve stare più di un paio di centimetri tra il culo e la gonna. Da domani ti organizzi con gonne inguinali, d'accordo?"
“si, dottò, scusatemi non accadrà più” poi si alzò e, allentata la cintura, tirò su la gonna di un bel pò coprendo tutto l'ombelico e lasciando tutte le cosce scoperte. "vado bene così dottò?"
"ora si, per oggi può andare, domani organizzati che non mi piaci con la pancia coperta"
poi continuai: "che tieni sotto?"
"mi sono messa un perizoma"
"fammi vedere"
Carmela alzò ancora un po’ la gonna e fece un giro su se stessa mostrando il culo e la figa villosa. Sandro allungò le mani e le pasturò per un po' il culo e la figa. Carmela quando si sentì tastare aprì appena le cosce agevolando l’ispezione con le dita del commercialista
"Carmela vai a chiamare o' cornuto"
Conciata da vera baldracca Carmela si avviò verso la porta e chiamò il marito.
Salvatore entrò, occhi bassi e sembrava impazzito per la vergogna per come aveva visto conciata la moglie e forse immaginando il suo futuro.
"buongiorno don Antonio"
"brava la bestia, buongiorno pure a te, animale"
la porta si chiuse
"prego, accomodati"
Salvatore si avvicinò e prese posto sulla poltrona.
"Sandro, questa è la bestia, te la ricordi?...la bestia che lavorava con noi...quella che poi è scappata...eccola, ora sta qua la bestia. Qua sta la bestia e ci sta pure quella zoccolona di sua moglie."
poi provai a calmarmi e ripresi:
"facciamo la foto per il tesserino"
presi la macchinetta e scattai una foto a Salvatore grosso modo con la stessa procedura di prima, poi mi rivolsi a Carmela:
"prendi la fede che ti sei tolta prima, qua sta un nastrino rosa, legala al nastrino e poi vieni da me"
Carmela eseguì sculettando per tutta la stanza, poi si avvicinò:
"caccia fuori il cazzetto di questa merda e lega il nastrino sotto alla cappella"
Carmela mi guardò interrogativa:
"si, Carmela, hai capito bene. Legagli il nastro intorno alla cappella e lascia la fede a pendere sotto, come se fosse una campanella al collo di una pecora"
Carmela incredula eseguì.
Tirò fuori dai pantaloni del marito un cazzetto molle e rintanato, lo scappellò e legò con un doppio nodo il nastro.
Quando ebbe finito si spostò e io scattai la seconda foto. Stampai il cartellino lasciandolo col cazzo fuori dai pantaloni. Quando conclusi mi avvicinai e gli fissai la pinzetta al petto girata dal lato della foto del cazzo.
"vattene fuori che devo prepararti il contratto e visto che stai nudo e fai schifo, ti metti fuori alla porta con la faccia contro il muro. Mi raccomando, non fare entrare nessuno che qui teniamo da fare"
Salvatore in silenzio se ne uscì.
Quando la porta si richiuse immediatamente ci fiondammo addosso a Carmela: la mettemmo piegata sulla scrivania e senza troppi complimenti io mi posizionai dietro, mi sputai sulla cappella che mi era rimasta di marmo e spostato il perizoma la penetrai di netto, Carmela inarcò la schiena e si lasciò fottere; Sandro invece l'afferrò per i capelli dall'altro lato della scrivania e tenendola ferma iniziò a scoparla in bocca.
"che zoccola...che zoccola che sei. Sandro, questa e' un puttanone mai visto...sta fradicia, sta tutta fradicia sta puttana" e intanto la scopavo forte da far spostare la scrivania.
"prendi puttana, prendi"
anche Sandro non si risparmiò:
"lecca, lecca, lecca troia, lecca. Puttana lecca, fammi vedere come lo lecchi puttana" e allentata la presa sulla testa permetteva a Carmela di esprimere la sua arte da bocchinara.
Continuammo a pomparla forte per qualche minuto, personalmente stavo scaricando parecchia tensione accumulata, poi decisi di fare le cose per bene e di godermi tutta quella prima scopata con questa nuova troia.
Iniziai a schiaffeggiarla sul culo e a strizzarle le tette rallentando il ritmo e godendomi ogni affondo. Carmela, di suo, iniziò a muovere il bacino assecondando i miei colpi e facendosi fottere per bene; evidentemente la troia ci aveva preso gusto tant'e' che i suoi umori iniziarono a colare abbondanti.
Mi chinai un attimo sulla sua schiena e avvicinandomi al suo orecchio le sussurrai: "ti piace vero? Ti piace quando ti fotto come una puttana? E ti piace quando anche mi metto tuo marito sotto i piedi?...già, si vede che ti piace. Stai tranquilla che lo schiaccio quel ricchione, lo schiaccio come una merda e a te ti riempio di cazzo.." Carmela trasalì e si voltò appena per guardarmi, come per un consenso, e con ancora il cazzo di Sandro in bocca mi disse: “sguarratemi…sono la puttana vostra”
Le bloccai la nuca e le ruotai la testa rispondendole: “pensa a succhiare troia”.
Aumentai il ritmo e la sentì venire. Venne che muoveva il bacino per prendersi tutto il piacere, venne muovendo il culo per farselo entrare fino alle palle. Venne soffocata col cazzo in bocca, ma venne. D'un tratto iniziò a vibrare e i mugugni soffocati si fecero sentire.
Sandro non si trattenne e le verso parecchia sborra in gola. Lei fu presa alla sprovvista e di colpo serrò le labbra cercando di non far cadere niente. Quasi si strozzò ad ingoiare tutto e ripulì il cazzo lasciandolo impregnato della sua saliva.
Sandro finì di pulirsi il cazzo su i suoi capelli e le abbassò la testa per farle pulire le poche gocce di sborra cadute sulla scrivania, poi si ricompose e si allontanò lasciandomi pompare da solo.
A questo punto decisi di fermarmi, ero vicino all'orgasmo ma volevo un'altra occasione per umiliare Salvatore.
Uscii senza preavviso dalla sua figa lasciandola riversa sulla scrivania, mi andai a sedere e la chiamai. La feci sedere sopra di me dandomi le spalle a smorza candela. Le infilai una mano in mezzo alle cosce e iniziai a giocare col clitoride, con l'altra le abbassai la gonna per coprire il tutto.
Chiamai la segretaria:
"Pina fallo entrare" e poco dopo la porta si aprì.
Salvatore entrò e sgranò gli occhi: davanti a se, dietro la scrivania, la moglie sedeva sulle mie gambe con una mano era infilata sotto alla gonna mentre con l'altra giocavo con un seno dentro alla camicetta. Non mi vedeva, in parte ero nascosto sotto il corpo della moglie che puntellatasi con le mani sulla scrivania ritmava la scopata.
Sull'altra poltrona il commercialista si godeva la scena.
“posso dottò?”
“entra e chiudi”
Si avvicinò e rimase in piedi a guardare la moglie che muoveva il bacino e ansimava. Le diedi un colpo e li rallentò, trovai la concentrazione necessaria e dissi:
"Salvatore, sulla scrivania ci sta il tuo contratto, firmalo e sei assunto un'altra volta. Il contratto dura un mese e te lo rinnovo di un altro mese tutte le volte che Carmela verrà a lavorare. Quindi per me se vieni con Carmela puoi stare tranquillo che il lavoro lo tieni. Lo stipendio e' quello base e gli straordinari li riconosco solo a Carmela" nel dire queste parole sfilai la mano dalla camicetta della moglie e le sollevai la gonna, il tempo di fargli vedere il cazzo nella figa e le dita sul clitoride e ricomposi il tutto.
Salvatore ci rimase male a vedere la figa della moglie infilzata sul mio cazzo, con gli umori che colavano e con lei che reclinava la testa presa dal piacere.
"lavorerai nel cesso, tutte le 8 ore le passerai a pulire i cessi. Almeno per i primi mesi farai questo, poi si vedrà. Anche la pausa mensa la passerai nel cesso. Mi sembra di averti detto tutto. Ah no! Dimenticavo. Vedi che c'è un altro foglio, e' un altro contratto. Questo contratto e' per certe regole che devi tenere: la prima è che ti scordi di fare il maiale con Carmela, da oggi niente sesso. La seconda e' che accetti ogni mia volontà nei tuoi confronti, sia in fabbrica sia a casa tua. Terza cosa: Carmela non e' più roba tua, Carmela è mia. Tu ti dovrai preoccupare solo di mantenerla e di salvare le apparenze. Chiaro? Firma e vattene a lavorare che qua teniamo da fare"
Mentre parlavo Carmela si era alzata sulle punte dei piedi e aveva iniziato a pomparsi con più vigore il cazzo nella figa, tant'e' che fui costretto a lasciare il clitoride. Parecchi umori colarono dalla sua figa sporcandomi le gambe.
Salvatore si avvicinò e firmò prima il contratto vero, poi l'accordo tra noi due. Quando si rimise in piedi, Sandro si alzò e avvicinatosi esclamò:
"si sta arrapando..."
sbottai:
"e quello è un ricchione, è un frocio impotente, e' normale che si arrapa. Tutti i ricchioni froci impotenti quando vedono la moglie a fottere si arrapano. Che cazzo volevi Sandro che questo cornutone non si arrapasse..."
Mi alzai e piegai la moglie sulla scrivania iniziando a pompare forte, ero vicinissimo a venire:
"girati cornuto, girati faccia al muro che fai schifo...tua moglie a fottere e tu ti arrapi...fai schifo cornutone...faaaiii schiiifffooo" ancora pochi colpi assestati bene e venni, venni forte. Tenevo Carmela bloccata per i capelli, offendevo Salvatore e le versai tutto il carico di sborra nella figa. Anche Carmela venne, forse per la seconda o terza volta, mugugnando e ansimando.
Venne e si accasciò sulla scrivania aspettando che io terminassi di pomparle gli ultimi schizzi in fondo alla cervice, poi quando finì ed uscii si volto e mi sorprese:
"che cazzo ca tenite don Antò, che cazzo…mamma mia che chiavata, mamma mia. Posso pulire don Antò?" prese a pulire con la bocca tutta l'asta pulsante. Salvatore aprì la porta e col cazzo dritto, il fiocco rosa e la fede in bella mostra e uscì.
Sandro andò via una mezz'ora dopo, prima però provò una spagnola con Carmela, cazzo tra le tettone e cappella in bocca.
Quel porco la costrinse a farsi riempiere di ringraziamenti mentre se la fotteva:
"grazie, grazie di cuore, che persona gentile che siete, che bel contratto ci avete regalato" poi rincarò la dose:
"cacciate, cacciate fuori tutto, cacciate che ci sta a' troia vostra a svuotarvi le palle" a queste parole Sandro non si trattenne e le sborrò sul collo. Carmela subito scese dalla poltrona e si mise in ginocchio, raccolse le tette tra le mani e aprì la bocca tirando la testa indietro: aspettava la pisciata. Sandro non lo capì e le infilò il cazzo in bocca per farsi pulire. Poi si riassettò, salutò e andò via.
Misi in ordine i documenti e quando restai solo con Carmela la feci alzare e uscimmo dalla stanza.
Alle 8 meno un quarto della mattina successiva, puntuale, arrivai in azienda. A quell'ora già c’erano i dipendenti e la fidata segretaria che aveva aperto la sede.
Arrivai, parcheggiai e c'era già anche la Punto di Salvatore, vuota e chiusa, parcheggiata davanti all'ingresso.
Entrai e andai dritto alla scrivania della segretaria:
"Pina buongiorno"
"buongiorno"
con la coda dell'occhio vidi Carmela e Salvatore che dalla saletta d’attesa mi venivano incontro, mi voltai per non vederli e non li considerai.
"Pina, rintraccia il proprietario di quel cesso bianco, quel cesso di macchina parcheggiato qua davanti e fallo spostare. Che andasse a parcheggiare nel cesso con quella merda a 4 ruote"
Pina capì al volo e mi diede corda:
"come vuole signor Antonio, dirò di metterla nel cesso...la merda"
"si! E ricordati di dirgli che se la riparcheggia lì, nel cesso, con la testa, ci finisce lui"
"come una merda?"
"esatto, come un grosso pezzo di merda"
Poi mi girai e andai verso il mio ufficio, passando davanti a loro 2 senza degnarli di uno sguardo.
Giunsi sull'uscio e mi voltai:
"Pina, alle 8 ho un appuntamento con certa gentaglia, un pezzente e sua moglie, fammi la cortesia di farli attendere fino alle 9, magari in piedi, certa feccia non voglio che si segga sulle mie poltrone. Grazie"
"come vuole, signor Antonio"
entrai e chiusi la porta.
45 minuti dopo, alle 8 e 30, mi raggiunse Sandro, il mio commercialista, un amico dai tempi delle elementari col quale ero in ottimi rapporti anche privati. L'avevo chiamato il giorno prima e gli avevo spiegato la faccenda.
"Anto' buongiorno"
"Ue' Sandro, tutto bene?"
"tutto perfetto. Ma sono loro questi due fuori?"
"si, si, li hai visti?"
"cazzo se li ho visti: lei sta vestita proprio a zoccola, che puttana con quella gonna e gli stivali al ginocchio; lui mi sembra un ritardato...vedessi, sta in piedi davanti alla poltrona d'attesa e guarda fisso il muro."
"Sandro, preparati perché oggi ne vedrai di cose da meravigliarti. Scommettiamo che vedrai cose che neanche t'immagini?...facciamo i seri che con quei 2 non voglio scherzare: hai portato i contratti?"
Sandro mi passò una cartellina e iniziai a leggere i vari documenti, poi li divisi con ordine sulla scrivania e iniziammo a chiacchierare del più e del meno, aspettando che si facessero le 9.
Alle 9 esatte Pina mi chiamò sulla linea interna:
“ci sono due persone per un appuntamento”
“chiedigli se sono la merda e la troia”
/> “siete la merda e la troia?”
Poi mi disse:
“sono loro, hanno detto di si”
"falli entrare"
La prima ad entrare fu Carmela, indossava un paio di stivali corsari in finta pelle, piuttosto logori con un tacco 10 che le dava un'andatura goffa; pensai che forse non erano suoi gli stivali, forse se li era fatti prestare.
Le cosce erano coperte da un paio di calze nere di medio spessore che si interrompevano un palmo sopra il ginocchio con l'orlo della gonna. Questa era di tipo a portafoglio, nera e dal taglio fuori moda. In vita una cintura e più su una camicetta di cotone piuttosto trasparente. La camicetta era bianca con i bottoncini bianchi aperti all'attacco dei seni. A completare l'opera c'era una collana di grosse finte perle effetto metallo, i soliti orecchini a lampadario e un paio di occhiali da sole che aveva usato come frontino per reggersi i capelli. Il trucco era veramente eccessivo: 2 tinte tra rossetto e matita per le labbra, un paio di colori anche per l'ombretto sugli occhi e sugli zigomi c'era tanto di quel cerone che la faceva apparire abbronzata tanto ne aveva. Logicamente il contrasto tra il colore del viso e il pallore del petto amplificava l'effetto di cattivo gusto che dava in complesso. Volgare, ecco l’aggettivo adatto per Carmela quella mattina: eccessivamente volgare.
Entrò Carmela e salutò:
"buongiorno don Anto', noi stiamo qua"
a seguirla entrò Salvatore: uno spettacolo dell'indecenza.
Salvatore indossava un paio di pseudo snickers che da chilometri ti accorgevi essere una fetente produzione cinese da 10 euro a paio sulle bancarelle. Aveva dei jeans chiari e sporchi, senza forma, che gli cadevano addosso come un sacco. Sopra c’era una maglietta a maniche lunghe, con un orrenda stampa sul peto che si deformava mentre scendeva sul panzone da alcolista che si ritrovava.
I capelli sciatti e sporchi e la barba di una settimana completavano il quadro.
Entrò e muto chiuse la porta.
"dalle miei parti anche le bestie salutano" urlai, lui a testa bassa sembrava confuso e io proseguì:
"bestia tornatene fuori e torna tra un quarto d'ora sa-lu-tan-do quando entri. Capito bestia?" e scandii bene salutando.
Lui si voltò e uscì.
Restammo noi 3.
"Carmela buongiorno, tutto bene?"
"si dotto' e a voi?"
"bene, bene. Vieni qua a sederti che parliamo un pò." aspettai che si sedesse davanti alla scrivania e feci segno a Sandro di prendere l'altra sedia.
"Carmela lui e' Sandro, un mio caro amico da tantissimi anni. Sandro e' anche il commercialista della ditta e sta oggi con noi per farvi firmare i contratti"
"si dotto', piacere Carmela"
"bene, per prima cosa dobbiamo mettere un po' in chiaro certe cose: inizia a sbottonarti la camicetta e a toglierti la fede dal dito"
Carmela senza alzarsi posò la fede sulla scrivania e sbottonò tutta la camicetta mostrando i seni pieni e sodi. Sembrava intimorita e sicuramente non era a suo agio per la presenza di Sandro, i suoi occhi erano bassi e di tanto in tanto cercava i miei per avere una sorta di conforto. Quando terminò, tette al vento, dissi:
"Sandro che dici? La camicetta gliela lasciamo...magari solo il quarto e quinto bottone chiusi...la pancia fuori mi piace, a te?"
"Antò sei tu il capo...per me un paio di bottoni possono restare. Certo che ste' tettone sono uno sballo, sono ancora meglio di come me le hai descritte" e rapido iniziò a toccarle come un porco. Carmela lasciò fare senza battere ciglio.
"allora Carmela, hai sentito? Abbottonati il quarto e il quinto e lascia aperta la scollatura"
Carmela aspettò che Sandro terminasse l’ispezione ed eseguì concentrandosi a non sbagliare nessuna mossa.
"Sandro, facciamo la foto per il tesserino" mi alzai e presi la macchinetta digitale che avevo nel cassetto della scrivana, feci girare Carmela sulla sedia ponendola con le spalle alla parete vuota e scattai una foto, poi:
"Sandro scattane una tu" e passai la macchinetta al mio commercialista, mi alzai e raggiunsi Carmela dall'altro lato della scrivania, mi sbottonai i pantaloni e tirai fuori il cazzo. Le strusciai la nerchia sulla faccia e lei apriva la bocca ogni volta che la cappella le passava sulle labbra. Mi guardava interrogativa, secondo me non capiva se doveva prenderlo in bocca o lasciarmi fare, per non sbagliare mi lasciò fare. Aspettai che mi venisse bello duro e le dissi:
"apri bene" e le misi il cazzo in bocca di traverso, creando quel tipico gonfiore con la cappella sulla guancia opposta "Carmela stai che sei una bellezza; sorridi, guarda il fotografo...Sandro scatta!"
"fatto, è venuta naturale"
"perfetto, dammi qua. E tu impara a ringraziare quando ricevi un complimento"
Annuì e disse: “grazie signor Antonio e grazie signor Sandro”
Scaricai le foto e creai il tesserino di riconoscimento. Era un tesserino double face: da un lato c'era la versione ufficiale con Carmela della prima foto, dall'altro c'era la versione ufficiosa con Carmela della seconda. Stampai e misi il tutto nel porta tessera con la pinzetta da fissare al petto.
"Sandro, fammi la cortesia, mi serve un bel capezzolo duro duro per appendere il tesserino"
Sandro si alzò subito e infilò lesto le mani nella scollatura di Carmela iniziando a torturarle il capezzolo destro. Dopo un pò lo scoprì e mi mostrò il risultato.
"ottimo” risposi “lascio a te l'investitura ufficiale" e porsi il tesserino a Sandro. Lui lo prese e premendo sulla pinzetta l'aprì, poi rovistò nella scollatura e lo fissò sul capezzolo lasciando che il tesserino tenesse aperta la camicetta. Carmela ebbe un sussulto che trattenne a stento, poi si calmò.
"complimenti Carmela...mo' sei la puttana aziendale, la svuota palle, la troia succhiacazzi che tanto serviva qua dentro. Complimenti Carmela e se vuoi dire qualcosa..."
"grazie dotto', grazie assai. Che vi devo dire? A me sembra un sogno a stare qua…"
"non ringraziare me, ringrazia Sandro, è sua l’idea di assumervi"
Carmela, senza che nessuno le avesse spiegato nulla, si inginocchiò ai piedi di Sandro e gli sfilò il cazzo dai pantaloni, lo imboccò e con la voce goffa di chi parla con qualcosa in bocca disse:
"grazie signor Sandro"
"bene, passiamo al resto"
la feci alzare e le feci notare che la gonna era troppo lunga per i miei gusti.
"Carmela per oggi ti arrangi con quella che tieni: alzatela più sopra, non ci deve stare più di un paio di centimetri tra il culo e la gonna. Da domani ti organizzi con gonne inguinali, d'accordo?"
“si, dottò, scusatemi non accadrà più” poi si alzò e, allentata la cintura, tirò su la gonna di un bel pò coprendo tutto l'ombelico e lasciando tutte le cosce scoperte. "vado bene così dottò?"
"ora si, per oggi può andare, domani organizzati che non mi piaci con la pancia coperta"
poi continuai: "che tieni sotto?"
"mi sono messa un perizoma"
"fammi vedere"
Carmela alzò ancora un po’ la gonna e fece un giro su se stessa mostrando il culo e la figa villosa. Sandro allungò le mani e le pasturò per un po' il culo e la figa. Carmela quando si sentì tastare aprì appena le cosce agevolando l’ispezione con le dita del commercialista
"Carmela vai a chiamare o' cornuto"
Conciata da vera baldracca Carmela si avviò verso la porta e chiamò il marito.
Salvatore entrò, occhi bassi e sembrava impazzito per la vergogna per come aveva visto conciata la moglie e forse immaginando il suo futuro.
"buongiorno don Antonio"
"brava la bestia, buongiorno pure a te, animale"
la porta si chiuse
"prego, accomodati"
Salvatore si avvicinò e prese posto sulla poltrona.
"Sandro, questa è la bestia, te la ricordi?...la bestia che lavorava con noi...quella che poi è scappata...eccola, ora sta qua la bestia. Qua sta la bestia e ci sta pure quella zoccolona di sua moglie."
poi provai a calmarmi e ripresi:
"facciamo la foto per il tesserino"
presi la macchinetta e scattai una foto a Salvatore grosso modo con la stessa procedura di prima, poi mi rivolsi a Carmela:
"prendi la fede che ti sei tolta prima, qua sta un nastrino rosa, legala al nastrino e poi vieni da me"
Carmela eseguì sculettando per tutta la stanza, poi si avvicinò:
"caccia fuori il cazzetto di questa merda e lega il nastrino sotto alla cappella"
Carmela mi guardò interrogativa:
"si, Carmela, hai capito bene. Legagli il nastro intorno alla cappella e lascia la fede a pendere sotto, come se fosse una campanella al collo di una pecora"
Carmela incredula eseguì.
Tirò fuori dai pantaloni del marito un cazzetto molle e rintanato, lo scappellò e legò con un doppio nodo il nastro.
Quando ebbe finito si spostò e io scattai la seconda foto. Stampai il cartellino lasciandolo col cazzo fuori dai pantaloni. Quando conclusi mi avvicinai e gli fissai la pinzetta al petto girata dal lato della foto del cazzo.
"vattene fuori che devo prepararti il contratto e visto che stai nudo e fai schifo, ti metti fuori alla porta con la faccia contro il muro. Mi raccomando, non fare entrare nessuno che qui teniamo da fare"
Salvatore in silenzio se ne uscì.
Quando la porta si richiuse immediatamente ci fiondammo addosso a Carmela: la mettemmo piegata sulla scrivania e senza troppi complimenti io mi posizionai dietro, mi sputai sulla cappella che mi era rimasta di marmo e spostato il perizoma la penetrai di netto, Carmela inarcò la schiena e si lasciò fottere; Sandro invece l'afferrò per i capelli dall'altro lato della scrivania e tenendola ferma iniziò a scoparla in bocca.
"che zoccola...che zoccola che sei. Sandro, questa e' un puttanone mai visto...sta fradicia, sta tutta fradicia sta puttana" e intanto la scopavo forte da far spostare la scrivania.
"prendi puttana, prendi"
anche Sandro non si risparmiò:
"lecca, lecca, lecca troia, lecca. Puttana lecca, fammi vedere come lo lecchi puttana" e allentata la presa sulla testa permetteva a Carmela di esprimere la sua arte da bocchinara.
Continuammo a pomparla forte per qualche minuto, personalmente stavo scaricando parecchia tensione accumulata, poi decisi di fare le cose per bene e di godermi tutta quella prima scopata con questa nuova troia.
Iniziai a schiaffeggiarla sul culo e a strizzarle le tette rallentando il ritmo e godendomi ogni affondo. Carmela, di suo, iniziò a muovere il bacino assecondando i miei colpi e facendosi fottere per bene; evidentemente la troia ci aveva preso gusto tant'e' che i suoi umori iniziarono a colare abbondanti.
Mi chinai un attimo sulla sua schiena e avvicinandomi al suo orecchio le sussurrai: "ti piace vero? Ti piace quando ti fotto come una puttana? E ti piace quando anche mi metto tuo marito sotto i piedi?...già, si vede che ti piace. Stai tranquilla che lo schiaccio quel ricchione, lo schiaccio come una merda e a te ti riempio di cazzo.." Carmela trasalì e si voltò appena per guardarmi, come per un consenso, e con ancora il cazzo di Sandro in bocca mi disse: “sguarratemi…sono la puttana vostra”
Le bloccai la nuca e le ruotai la testa rispondendole: “pensa a succhiare troia”.
Aumentai il ritmo e la sentì venire. Venne che muoveva il bacino per prendersi tutto il piacere, venne muovendo il culo per farselo entrare fino alle palle. Venne soffocata col cazzo in bocca, ma venne. D'un tratto iniziò a vibrare e i mugugni soffocati si fecero sentire.
Sandro non si trattenne e le verso parecchia sborra in gola. Lei fu presa alla sprovvista e di colpo serrò le labbra cercando di non far cadere niente. Quasi si strozzò ad ingoiare tutto e ripulì il cazzo lasciandolo impregnato della sua saliva.
Sandro finì di pulirsi il cazzo su i suoi capelli e le abbassò la testa per farle pulire le poche gocce di sborra cadute sulla scrivania, poi si ricompose e si allontanò lasciandomi pompare da solo.
A questo punto decisi di fermarmi, ero vicino all'orgasmo ma volevo un'altra occasione per umiliare Salvatore.
Uscii senza preavviso dalla sua figa lasciandola riversa sulla scrivania, mi andai a sedere e la chiamai. La feci sedere sopra di me dandomi le spalle a smorza candela. Le infilai una mano in mezzo alle cosce e iniziai a giocare col clitoride, con l'altra le abbassai la gonna per coprire il tutto.
Chiamai la segretaria:
"Pina fallo entrare" e poco dopo la porta si aprì.
Salvatore entrò e sgranò gli occhi: davanti a se, dietro la scrivania, la moglie sedeva sulle mie gambe con una mano era infilata sotto alla gonna mentre con l'altra giocavo con un seno dentro alla camicetta. Non mi vedeva, in parte ero nascosto sotto il corpo della moglie che puntellatasi con le mani sulla scrivania ritmava la scopata.
Sull'altra poltrona il commercialista si godeva la scena.
“posso dottò?”
“entra e chiudi”
Si avvicinò e rimase in piedi a guardare la moglie che muoveva il bacino e ansimava. Le diedi un colpo e li rallentò, trovai la concentrazione necessaria e dissi:
"Salvatore, sulla scrivania ci sta il tuo contratto, firmalo e sei assunto un'altra volta. Il contratto dura un mese e te lo rinnovo di un altro mese tutte le volte che Carmela verrà a lavorare. Quindi per me se vieni con Carmela puoi stare tranquillo che il lavoro lo tieni. Lo stipendio e' quello base e gli straordinari li riconosco solo a Carmela" nel dire queste parole sfilai la mano dalla camicetta della moglie e le sollevai la gonna, il tempo di fargli vedere il cazzo nella figa e le dita sul clitoride e ricomposi il tutto.
Salvatore ci rimase male a vedere la figa della moglie infilzata sul mio cazzo, con gli umori che colavano e con lei che reclinava la testa presa dal piacere.
"lavorerai nel cesso, tutte le 8 ore le passerai a pulire i cessi. Almeno per i primi mesi farai questo, poi si vedrà. Anche la pausa mensa la passerai nel cesso. Mi sembra di averti detto tutto. Ah no! Dimenticavo. Vedi che c'è un altro foglio, e' un altro contratto. Questo contratto e' per certe regole che devi tenere: la prima è che ti scordi di fare il maiale con Carmela, da oggi niente sesso. La seconda e' che accetti ogni mia volontà nei tuoi confronti, sia in fabbrica sia a casa tua. Terza cosa: Carmela non e' più roba tua, Carmela è mia. Tu ti dovrai preoccupare solo di mantenerla e di salvare le apparenze. Chiaro? Firma e vattene a lavorare che qua teniamo da fare"
Mentre parlavo Carmela si era alzata sulle punte dei piedi e aveva iniziato a pomparsi con più vigore il cazzo nella figa, tant'e' che fui costretto a lasciare il clitoride. Parecchi umori colarono dalla sua figa sporcandomi le gambe.
Salvatore si avvicinò e firmò prima il contratto vero, poi l'accordo tra noi due. Quando si rimise in piedi, Sandro si alzò e avvicinatosi esclamò:
"si sta arrapando..."
sbottai:
"e quello è un ricchione, è un frocio impotente, e' normale che si arrapa. Tutti i ricchioni froci impotenti quando vedono la moglie a fottere si arrapano. Che cazzo volevi Sandro che questo cornutone non si arrapasse..."
Mi alzai e piegai la moglie sulla scrivania iniziando a pompare forte, ero vicinissimo a venire:
"girati cornuto, girati faccia al muro che fai schifo...tua moglie a fottere e tu ti arrapi...fai schifo cornutone...faaaiii schiiifffooo" ancora pochi colpi assestati bene e venni, venni forte. Tenevo Carmela bloccata per i capelli, offendevo Salvatore e le versai tutto il carico di sborra nella figa. Anche Carmela venne, forse per la seconda o terza volta, mugugnando e ansimando.
Venne e si accasciò sulla scrivania aspettando che io terminassi di pomparle gli ultimi schizzi in fondo alla cervice, poi quando finì ed uscii si volto e mi sorprese:
"che cazzo ca tenite don Antò, che cazzo…mamma mia che chiavata, mamma mia. Posso pulire don Antò?" prese a pulire con la bocca tutta l'asta pulsante. Salvatore aprì la porta e col cazzo dritto, il fiocco rosa e la fede in bella mostra e uscì.
Sandro andò via una mezz'ora dopo, prima però provò una spagnola con Carmela, cazzo tra le tettone e cappella in bocca.
Quel porco la costrinse a farsi riempiere di ringraziamenti mentre se la fotteva:
"grazie, grazie di cuore, che persona gentile che siete, che bel contratto ci avete regalato" poi rincarò la dose:
"cacciate, cacciate fuori tutto, cacciate che ci sta a' troia vostra a svuotarvi le palle" a queste parole Sandro non si trattenne e le sborrò sul collo. Carmela subito scese dalla poltrona e si mise in ginocchio, raccolse le tette tra le mani e aprì la bocca tirando la testa indietro: aspettava la pisciata. Sandro non lo capì e le infilò il cazzo in bocca per farsi pulire. Poi si riassettò, salutò e andò via.
Misi in ordine i documenti e quando restai solo con Carmela la feci alzare e uscimmo dalla stanza.
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