Senza remore - 2 - La telefonata

di
genere
trio

SENZA REMORE - 2 - La telefonata

Essere impiegata in una scuola era fantastico. Lavorare sei ore era fantastico.
Tornare a casa nel primo pomeriggio lo era di certo. Avrebbe fatto quello che la notte precedente non aveva potuto fare: dormire.
Ma i suoi piani sfumarono non appena mise piede in casa.
Suo marito era ancora a letto. In genere lei provava a raggiungerlo nel letto cercando e magari ottenendo attenzioni. Ma quel giorno non lo avrebbe fatto. Era certa che aveva smesso di elemosinare una scopata mediocre.

Quando lui si svegliò lei era intenta a cucinare.
Le diede un bacio su una tempia e quello fu tutta l'intimità che le concesse prima di andare al lavoro.
Verso le sei Lele rincasò. Ma non da solo. Elena gli stringeva la mano tutta cinguettante. Le diede fastidio, ma fu solo un momento. Erano qualcosa di diverso dall'essere amanti. Lei era sposata e se suo marito avesse voluto del sesso lei avrebbe dovuto acconsentire, che le piacesse o meno. Quindi era giusto che lui continuasse a scoparsi la ragazzina.
"Vado a fare un po' di spesa. Ti serve nulla Lele?"
"No grazie." rispose lui con un sorriso.
Lei prese la giacca e le chiavi della macchina ma lui la raggiunse alla porta.
"Non andare, lascio la porta aperta. Mi faccio fare un pompino. Voglio che mi guardi."
"Ma sei pazzo?"
"Credo che tu mi abbia fritto qualcosa stanotte… ti prego, resta e guardami."
Laura scosse la testa e poi uscì. Si mise in macchina ma non mise in moto. Tra le gambe aveva un lago.
Attese qualche minuto, poi lo chiamò sul cellulare.
Lui rispose e lei capì subito dal suo respiro che avevano già cominciato.
"Si ho fatto una corsa, avevo lasciato il telefono in bagno." disse lui.
Laura sorrise. Lele ne sapeva una più del diavolo. Povera sua madre.
Le aveva detto quella cosa per far credere ad Elena che sua cognata avesse chiesto il perché di quel respiro affannoso.
"Si il latte che era in frigo l'ho finito stamattina. Ne ho aperto un altro ma era l'ultimo."
Il latte. Il loro codice per il sesso.
Lo salutò e chiuse il telefono. Scese dalla macchina ed entrò in casa senza scarpe. Vicino alla camera di Lele sentì dei gemiti in sottofondo.
Era quasi vicino alla porta quando si paralizzò.
"Voglio sborrarti dentro…"
"Non chiedere… fai quello che vuoi…"
"Dio si! Come sei bella così! Dio ti sento tutta! Hai il culo che è un forno!"
Erano le loro voci. Erano loro due quella notte… ma cosa cavolo…
La registrazione si interruppe e sentì solo il rumore del risucchio della bocca della ragazza.
"Ma guardi porno mentre ti succhio il cazzo?" si lamentò lei.
"Lo sai che amo i porno. E poi è uno di quei video che adoro io."
"Un'inculata?" chiese lei.
"Si e pure incestuosa!"
"Dio se avevi una sorella ci sarebbe lei ora qui al posto mio! Sei così porco!"
"Ti va di fare quella cosa?"
La ragazza sbuffò ma doveva aver annuito perché poi lui disse che era una brava bimba.
"Lo ungo bene, non ti preoccupare e poi decidi tu quanto farlo entrare."
"Ok."
"Però poi ingoi."
"Ingoio sempre io."
Laura sentì Lele ridacchiare. Poi trafficare con qualcosa e poco dopo i gemiti contrariati della ragazzina.
"Brava così! Ringrazierò a vita mia cognata che ha messo lo specchio lì accanto alla porta… è il massimo guardare come ti impali mentre me lo succhi."
"Sei proprio un porco."
"E tu non lo sei?"
Laura sentì lei mugugnare qualcosa.
"Dai dimmi ancora quando hai perso la verginità."
"Ma se lo sai… te l'ho detto un sacco di volte."
"Lo sai che mi piace…"
"Ma se parlo non posso succhiare."
"Ma puoi segarmi."
"E se torna tua cognata?"
"E' appena uscita. Ci metterà almeno mezz'ora ma se non hai voglia finiamola qui.."
"Non ho detto questo."
"Dai allora, non perdere tempo!"
"Avevo tredici anni."
"E chi è il porco che ti ha sverginata?"
"Il socio di mio padre."
"Mmmmm si…. Succhia ti prego…"
La mano di Laura era già le sue gambe ma temeva che non avrebbe resistito e che l'avrebbero sentita.
Si allontanò di qualche passo. Poi andò nella lavanderia e chiamò Lele.
Lui rispose quasi subito. La voce tesa.
"Non chiudere la telefonata." poi abbassò il telefono tra le sue gambe, dove aveva già le dita immerse nel suo laghetto personale e gli fece sentire quanto fosse già bagnata.
Poi se lo riportò all'orecchio.
"Sono in lavanderia. Falla parlare. Voglio sapere."
"Ok. Quindi poi vai in lavanderia? Ok… si possiamo ordinare una pizza. Poi glielo chiedo. Ok. A dopo. Si non ti preoccupare. Non credo sia un problema se… ah no… non può restare a cena, mi ha detto che deve tornare per le sette e mezza. Ok a dopo."
Disse il ragazzo, poi fece finta di chiudere la chiamata e si mise il telefono sulla pancia a schermo sotto.
"Hai quasi un'ora per farmi godere."
"Mi vuoi slogare la mascella?
"No, sei tu che fai la preziosa. Non vuoi darmi né la figa né il culo."
"Mi fai sempre male…"
"Ma dovresti essere abituata ai cazzi grossi. A tredici anni ti sei beccata quello di uno di quanti anni?"
"Ne aveva trentacinque."
"E come aveva il cazzo?"
"Era più corto del tuo… lui non mi arrivava così in fondo."
"E come avete cominciato?"
"Ero nell'ufficio di papà, loro erano in riunione. Stavo guardando un porno sul telefonino e mi ero infilata un evidenziatore dentro… lui è entrato e mi ha vista."
"Mmmm me lo immagino il suo cazzo rizzarsi subito nei pantaloni."
"Mi ha detto che non lo diceva a papà se lo lasciavo guardare."
"E tu da brava bambina troietta ci sei stata."
"Si."
"Succhiami forte la cappella… oh si così… oh si… cazzo mi fai impazzire quando muovi la lingua sul buchetto mentre succhi. Brava la mia cucciola porcella."
La mano di Laura si muoveva come indemoniata sul clitoride, aveva già avuto un mini orgasmo. Immaginò Elena su una poltrona di pelle a gambe aperte mentre si scopava la fighetta con l'evidenziatore e lo sguardo allupato di un uomo che bramava quel fiore appena schiuso.
"Cazzo siiii!" disse appoggiata al lavatoio con le dita che le sprofondavano nella figa fradicia.
"E poi cosa è successo?"
"Quando sono venuta mi ha preso l'evidenziatore e se lo è messo in bocca. Mi ha detto di rimettermi in ordine ed è tornato in riunione."
"E poi?"
"Il giorno dopo era fuori da scuola. Mi ha offerto un passaggio ma si è fermato in un parcheggio e mi ha chiesto se avevo mai visto un cazzo duro."
"Mmmmm te lo ha tirato fuori lì…"
"Si… e mi ha chiesto di toccarlo."
"Ti ha guidato nella sega."
"Si."
"Avevi paura?"
"No. Ero eccitata."
"Perché tu sei una…"
"Troia."
"Uh si…. Sei una bellissima piccola troia… dai succhiamelo, dai che voglio sborrarti in bocca."
Laura, dal telefono, riusciva a sentire benissimo il lavoro di bocca che Elena gli stava facendo, sentiva quanto fosse umido e quanto impegno la ragazzina ci stesse mettendo.
"Oddio si che bocca favolosa… ti ha insegnato tutto lui vero?"
"Si."
"Lo vedevi spesso?"
"Quasi tutti i giorni."
"E cosa facevate?"
"Io masturbavo lui e lui masturbava me."
"Fino a quando?" chiese Lele. La maestria del ragazzo nel farle raccontare tutto era notevole. Ed eccitante.
"Fino a quando un giorno mi ha detto che papà gli aveva confidato che temeva io avessi un ragazzino. Lo pensava perché ero spesso distratta."
"Tu pensavi al quel cazzo vero?"
"Si."
"E ti masturbavi pure a casa. Perché non ti bastava con lui."
"Lo facevo anche tre o quattro volte al giorno." ammise la ninfetta.
"E cosa ti ha detto lui?"
"Che papà gli aveva chiesto se poteva curarmi quando uscivo da scuola. Lui passava da lì per andare a casa e papà pensava che non avrei notato la sua macchina e che invece avrei riconosciuto la sua o quella della mamma."
"Mmmmm…. Dio si…. Ti ha messo tuo padre nella tana del lupo…"
"Lui ha accettato e gli ha detto che magari un giorno poteva portarmi a prendere un gelato, facendo finta di essere lì per caso… che magari con lui mi sarei aperta."
Laura venne… il pensiero che un padre chieda un favore ad un porco e gli fornisca il tempo di scopargli la figlioletta… la fece fremere.
"Ho bisogno di scoparti…" disse Lele.
"Ma… fai piano?" si lamentò Elena.
"Cerco. Lo sai che mi piace scopare, non sono il tipo che fa l'amore."
"Per favore… l'altro giorno ho avuto delle perdite di sangue."
"Si dai… piano, faccio il meglio che posso."
Laura sentì dei rumori sul letto, e il telefono che veniva spostato.
Sentì un gemito dolorante di Elena. "Piano di prego."
"Hai dentro solo la punta puttanella, non lamentarti inutilmente."
Laura sentì altri gemiti, respiri corti e poi un dolcissimo "Oh siiii"
"Vedi come sono bravo… te lo spingo dentro piano anche se sei bella bagnata…"
"Lo so."
Altri gemiti e il letto che cominciava a far rumori inequivocabili.
"Quindi lui ti è venuto a prendere come al solito, ma quella volta con il bene placido di tuo padre."
"Si."
"E dove ti ha portata?"
"In una casa fuori paese. Una casa grande con tanti campi intorno. Era la casa dove abitava da ragazzo."
"C'era qualcuno?"
"No. Ha aperto la porta con le chiavi."
"E…"
"E mi ha fatto spogliare. E lui lo stesso. Poi mi ha fatto sedere su una poltrona e lui si è inginocchiato sul tappeto."
"Ti ha leccato la figa?"
"Si, era la prima volta. Prima usava solo le dita."
"Mentre tu a lui lo avevi già preso in bocca…"
"Si. Prima solo la mano. Poi quando veniva mi chiedeva di ripulirlo. Poi di potermi venire in bocca."
"E ti chiedeva di ingoiare."
"Si. Sempre."
"Ti piace la sborra?"
"Si. Mi piace tenerla in bocca e poi mandarla giù."
"Proprio da puttanella."
Elena fece un urletto e lui le chiese scusa… le disse che era eccitato allo spasimo.
"Continua… dimmi cosa avete fatto dopo."
"Dopo che sono venuta tante volte è andato in cucina ed è tornato con un ghiacciolo. Un po' me lo ha fatto succhiare ma poi me lo passava tra le labbra della figa e sul clitoride."
"Che porco!"
"Lo passava e poi mi leccava e succhiava. Poi piano piano me lo ha infilato dentro. Prima lo muoveva avanti e indietro e poi ha cominciato a girare il bastoncino. Era una sensazione fortissima. Ma solo per un po'… poi era come se non sentissi quasi nulla. Avevo solo freddo e ho dovuto alzare la testa per capire che lo avevo ancora dentro e cosa stesse facendo."
"E poi…"
"Poi mi ha chiesto se mi piaceva sentire qualcosa che mi si muoveva dentro. Se volevo provare qualcosa di molto più caldo, gli ho detto di si. Si è messo più vicino a me e ha preso il cazzo in mano e mi ha chiesto se volevo provare ad avere dentro quello, ma non gli ho risposto subito. Era grosso… non avevo mai messo dentro nulla di così grosso."
"Non era lungo come il mio ma era largo come ce l'ho io?
"Quasi…"
"E lui cosa ti ha detto."
"Mi ha detto: tuo padre pensa che vedi un ragazzo tra i quindici e i sedici anni. Uno carico di ormoni, teme che lo stronzetto possa sverginarti e magari farti male. Io in questo momento mi sento un orco nei tuoi confronti: sei una ragazzina, vergine e potresti essere mia figlia. Ma vorrei comunque avere io l'onore di farti diventare una donna, di sverginarti… ma me lo devi chiedere tu, non voglio forzarti… se non sei pronta… riprendo a masturbarti. Poi tu lo fai a me e ti riporto a casa."
"E tu…" chiese Lele.
"L'idea che un uomo adulto fosse così eccitato per me… mi piaceva da matti. Gli ho detto di mettermelo dentro."
"E lui ha fatto così? Come sto facendo io? Prima la punta, poi piano, piano… o… così!"
Laura non poteva vedere ma capì che gli aveva spinto il cazzo dentro fino alla radice perché la ragazzina cominciò ad urlare. Il letto scricchiolò rumorosamente e riconobbe i grugniti animaleschi del ragazzo… solo la notte precedente li aveva sentiti così vicini alle sue orecchie. Venne e gemette a denti stretti. Mentre sentiva Elena lamentarsi recuperò il telefono chiuse la chiamata e richiamò il ragazzo.
Lele rispose quasi subito.
"Mandala via. Ho bisogno di averti dentro di me. Ora."
"Cosa? Ohmmerda! Si! Subito!!" disse Lele quasi urlando. Ancora non chiuse la telefonata e Laura poté sentire che diceva "Devi andare via subito. Sta arrivando la mamma di mia cognata, se ti vede qui è la fine. Se lo dice a mia madre io torno a vivere a casa e noi non ci possiamo più vedere." sentì Elena lamentarsi e dopo la porta di casa sbattere.
Dopo qualche secondo Lele era sulla porta della lavanderia, con il cazzo duro e lucido.
Laura si gettò sulle ginocchia e gli prese il cazzo in bocca, affamata. Il sapore della ragazzina era acido ma buonissimo.
Il ragazzo imprecò e le prese la testa tra le mani. Le scopò la bocca per interminabili minuti poi glielo spinse più dentro che poté e Laura sentì i caldi schizzi di sborra direttamente in gola. Non aveva ancora finito di venire che se lo tolse di bocca, si mise in piedi, si girò e se lo puntò sul buco del culo.
Lele imprecò di nuovo e glielo spinse dentro di colpo. Laura urlò e si aggrappò alla lavatrice e subì la monta forsennata del ragazzo finchè, dopo l'ennesimo orgasmo non le cedettero le ginocchia, ma lui non aveva finito. Si mise dietro di lei sul pavimento e la inculò di nuovo. Laura fece un grido strozzato: era spossata, aveva male alle gambe e al buco ma non riusciva a dirgli di lasciarla stare. Quel tipo di sesso spinto e torrido le era mancato tantissimo.
"Ti è piaciuto il sapore di Elena?"
"Si…"
"Pensa… ha la metà dei tuoi anni…"
"Si…"
"Ti eccita sta cosa?"
"Si…"
"Mi piacerebbe vedervi scopare… O scoparvi insieme."
Laura rivide la figa di Cinzia, la sua amica di tanti anni prima. L'unica esperienza lesbica della sua vita fino ad allora. Ricordava il piacere di farla godere spingendole le dita dentro e succhiandole il clitoride. Cinzia che le premeva la testa contro la figa e si muoveva mentre raggiungeva l'orgasmo. Il suo sapore sulla lingua… la figa liscia grondante di umori… erano state poco più grandi di Elena quando era successo… pensare di poter godere di una ragazzina la mandò in fregola: mi mise una mano tra le gambe e si strizzò il clitoride forte mentre Lele dietro la tamponava a ripetizione.
Venne in un orgasmo multiplo. Poi le si annebbiò la mente per quello che sembrò un attimo.
Quando riaprì gli occhi era stesa a pancia sopra sul pavimento. Lele era inginocchiato accanto a lei. Lo sguardo preoccupato.
"Stai bene?"
"Si, perché?"
"Come perché? Sei svenuta!"
Laura fece per alzarsi ma le girava la testa. Si rimise sdraiata e respirò profondamente.
"Posso portarti qualcosa?"
"Acqua e zucchero… e magari una banana".
"Vuoi un'altra banana? Credo che sia per colpa della mia banana che sei svenuta."
Ma detto questo sparì oltre la porta.
Quando tornò l'aiutò a mettersi seduta. Bevve piano e mangiò la banana a piccoli morsi.
"Troppe emozioni…" si lamentò con un sorriso furbo.
"O troppi orgasmi."
"Beh meglio che la palestra."
"Ah questo è certo. A meno che non fai come me che ci vado solo quando so che il mio istruttore ha un'ora libera."
"Per farti inculare?"
"No, lui lo inculo io. Ha il cazzo piccolo. Sua moglie, che lavora con lui, ha una relazione con un cliente, uno che potrebbe essere suo padre. Lui si fa scopare da me che potrei essere suo figlio."
"Per bilanciare le cose, giustamente." ironizzò Laura.
Lele le tese la mano e lei si mise in piedi. Tornarono mezzi nudi in casa. Fuori era buio.
La fece sedere al tavolo e cominciò a cucinare due uova.


NdA: ho messo la storia nel genere Trio non sapendo bene dove inserirla: di certo, due dei tre, sapevano che erano in tre.
scritto il
2020-07-25
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