Immaginando Laura
di
Giovanni Gentili
genere
orge
Mario una volta doveva essere stato anche un bell’uomo ma adesso come un relitto umano si aggirava mezzo ubriaco per i bar della città.
Quanti anni aveva si domandava Laura... forse settanta forse più ma probabilmente la sua vita sregolata aveva inciso su quel volto invecchiandolo precocemente.
- Sono provocanti le tue scarpe rosse - le aveva detto un giorno mentre lei era seduta al tavolino del bar dove solitamente pranzava, tentando un goffo approccio con lei, e Laura forse più per curiosità che per pietà gli rispose e da allora le conversazioni erano continuate, seppur confuse, tra i due.
Quel giorno però lei lo ignorò pur sapendo che lui la stava osservando, e nonostante sapendo questo faceva in modo che a lui gli risultasse ben in evidenza il profilo del suo corpo, soprattutto i suoi seni procaci e ben visibili dalla scollatura della sua maglietta.
Si alzò per andare a pagare e nel tornare al suo tavolino notò che lui se ne era andato ma in bella vista appoggiato vi era un bigliettino.
- Oggi sentivo chiaramente l’odore della tua fica -
Un pensiero folle le passò per la mente.
Più di una volta l’aveva visto in un boschetto mentre lei andava a camminare lungo il torrente e pertanto andò alla sua ricerca.
Infatti era lì, in un luogo isolato, dove pensava di non essere visto e disturbato.
Lei gli si avvicinò.
- Oggi non solo ne sentirai l’odore ma la potrai pure vedere - gli disse alzando la gonna e mostrandogli che non portava nulla sotto.
L’uomo non disse nulla ma si sbottonò i pantaloni e quello che tirò fuori non era un cazzo flaccido e floscio ma una verga eretta di notevoli proporzioni tale da fare invidia a molti che avrebbero dato chissà cosa per averne una simile.
Un cazzo irriverente e sicuramente prepotente che sembrava l’immagine di un Dio greco della fecondità a cui non si poteva che inginocchiarsi e adorarlo, cosa che la donna fece.
In estasi e adorante, Laura in ginocchio accarezzò quella verga dura come il marmo di una statua e uno schizzo irriverente la colpì sul viso… gli occhi... i capelli... e un brivido la scosse percorrendole tutta la schiena facendole dilatare lo sfintere anale, e in quel momento ululando come una lupa, coperta di sperma desiderò follemente di essere sodomizzata.
Quasi in estasi la donna non si accorse nemmeno che Mario le aveva appoggiato le mani sulla testa e l’aveva spinta in basso verso il terreno erboso, poi con sorprendente agilità le si era messo a cavalcioni sulla sua schiena, afferrandole nel contempo i capelli come se fossero delle redini e sembrava che volesse cavalcarla come una puledra.
Era la sua cavalla e con sorpresa quella situazione le piaceva... seminuda in un luogo isolato con un uomo sulla schiena in piena esaltazione... un’assurdità... che la eccitava.
Sapeva che la sua fica pulsava... per non parlare dello sfintere anale in piena fibrillazione... e il suo pensiero era rivolto a quel cazzo.
La mano sinistra di Mario aveva legato la lunga criniera di lei in un fascio di capelli che tirava costringendole la testa verso l'indietro, facendole inarcare di conseguenza tutto il corpo.
Adesso lei voleva essere completamente nuda e non gli importava il luogo dove si trovasse ma voleva essere travolta in questa selvaggia situazione cui l'uomo la stava sottoponendo.
La mano destra di Mario scostandole la gonna le espose il culo di lei alla completa nudità e cominciò a sculacciarla.
Mani forti e rugose che la percuotevano con forza e senza pietà con una continua serie di colpi.
A ogni colpo il corpo di lei aveva un sussulto... adesso sì che era come se stesse galoppando con sul dorso un cavaliere rivolto verso un confine sconosciuto...
Il culo in fiamme le dava una sensazione di dolore che necessitava di una esplosione di piacere...
E dalla sua bocca uscivano gemiti e gridolini che stimolavano quel cavaliere a colpirla con sempre più forza.
Mario le tirò molto indietro i capelli costringendola a formare con la schiena un arco perfetto.
La sua mano aveva smesso di percuoterla e aveva iniziato una esplorazione attraverso la fenditura delle natiche della donna.
E la sensazione di desiderio di Laura si fece sempre più intensa.
- Sì sentivo l’odore della tua fica... ti sentivo... - Per la prima volta l'uomo parlò mentre con il dito indugiava sul buco del culo di lei.
- Sì ti sento - disse ancora facendola mugolare di piacere.
Il dito smise di indugiare e accompagnato da un secondo si fece strada senza difficoltà all’interno.
Le due dita ruvide non cercavano la profondità ma svolgevano una operazione di dilatazione e sembravano molto esperte in questa operazione.
Con gli occhi annebbiati dall'eccitazione e la bocca appena socchiusa Laura si accorse che qualcosa di umido si era appoggiato alle sue labbra.
In un primo momento pensò alle dita di lui ma poi comprese che non era possibile perché una la stava afferrando per i capelli mentre l’altra si stava affaccendando nel suo culo.
L’odore distinguibile di una cappella le fece comprendere che non poteva essere che un cazzo.
Il cazzo di lui come era possibile?
Infatti non era il cazzo di Mario.
Tutta la scena aveva avuto testimoni e adesso il più intraprendente si era messo davanti a lei.
Sorpresa sì, turbata un po’ ma quel cazzo si fece strada fra le sue labbra e lei lo accolse come un regalo inaspettato mentre le dita erano diventate tre e adesso affondavano in profondità.
Le piaceva quel cazzo sconosciuto in bocca, se lo stava godendo da esperta bocchinara come si stava godendo quelle dita nel culo.
Mario era ancora a cavalcioni su di lei con ben stretti i capelli fra le mani.
Ah Mario che sorpresa era per lei, sotto quei vestiti dimessi e un fisico apparentemente da vecchio si celava ben altro.
E nonostante questo adesso lo desiderava nel culo mentre il cazzo sconosciuto faceva il suo dovere.
Peccato non poterlo toccare, con le mani lo avrebbe apprezzato di più.
Ma era ancora la cavalla di Mario.
Ancora una volta desiderò essere nuda.
Voleva che i due uomini apprezzassero il suo corpo e godessero della vista dei suoi grandi seni.
Mario in particolare che da tempo li aveva osservati, giudicati, soppesati e sicuramente ora ne era certa, erano fonte di lunghe sedute di sesso solitario in quel boschetto.
Ma adesso Mario era lì su di lei che le stava allargando il culo con le dita.
Era la sua cavalla.
Era una troia per un altro sconosciuto.
Ma era contenta.
Era lei.
Succhiava avidamente quel cazzo in bocca.
Sapore intenso ma non la disturbava.
Avrebbe voluto vedersi, avrebbe voluto rivedere il cazzo di Mario che sicuramene adesso era in splendida erezione.
O forse no?
Si era forse afflosciato?
Ma la risposta non si fece attendere quando Mario si alzò dalla sua schiena.
- Sputa lì - era la voce di Mario.
- Con piacere -
Ma la voce in risposta non proveniva da davanti dove era posizionato il cazzo sconosciuto che lei stava spompinando, ma da dietro.
C’era dunque un’altra persona.
Un grugnito e si trovò la bocca piena di sborra calda.
Si godette quel momento mentre il cazzo si afflosciava e usciva dalla sua bocca mentre gocce di sperma colavano dalle sue labbra.
Fu solo un momento e un altro cazzo si sistemò con prepotenza al posto del precedente.
Non ne fu sorpresa anzi lo desiderava mentre il suo buco del culo era stato reso umido dalla saliva che qualcuno aveva sputato sopra.
Adesso erano tre gli uomini stava pensando Laura.
Mario che la teneva per i capelli, l’uomo che aveva sborrato nella sua bocca e questo nuovo cazzo e poi chi altro?
Chi era lì ora era silenzioso come per non rendere manifesto al mondo quello che stava succedendo in quel primo pomeriggio in quel boschetto lungo le rive del torrente Pesa.
Tenendo ben saldi i capelli di Laura con la mano, Mario appoggiò il suo cazzo contro lo sfintere lubrificato dalla saliva e ben dilatato che si contraeva dagli spasmi quasi urlando di essere penetrato.
Laura non poté nemmeno urlare quando il grosso cazzo di Mario la penetrò.
Era una verga di carne dura come un pezzo di legno che Mario spinse dentro con forza incurante del dolore che avrebbe provocato.
Quanta energia si nascondeva sotto quell’immagine da vecchio.
Un’energia che nascondeva mille cose.
Adesso Mario inculava il mondo.
Inculando Laura metteva lì anni di umiliazioni, delusioni, rabbia, desideri repressi.
Colpi duri che adesso in un crescendo di spinte sempre più energiche lui rivolgeva al buco del culo di Laura.
E Laura impazziva... quei colpi che arrivavano erano colpi di frusta che come flash si trasformavano da dolore in estasi di piacere.
Nonostante avesse un altro cazzo quasi in gola, Laura iniziò a rinculare accogliendo quel palo sempre più in profondità.
Percepiva quello che stava passando nella testa di Mario.
Avrebbe voluto masturbarsi ma era costretta in quella posizione a quattro zampe.
Ma Mario in un momento di lucidità forse percepì questo o solamente voleva accrescere la sua libidine quando disse a qualcuno - Leccala -
E Laura sentì che qualcuno da sotto le stava leccando la fica.
Non era più in quel boschetto... la sua mente la portava su sentieri sconosciuti... in visioni irreali...
Quel cazzo la stava impalando.
E desiderò veramente di essere impalata.
Ormai stava vaneggiando.
Con quel cazzo in culo e un altro in gola era come fosse infilata su uno spiedo.
- Si sono una bella porca allo spiedo... Sì spingi Mario... Sono la tua porca... Spingi!!! -
Non vi erano più limiti ai suoi pensieri e Mario spingeva come un ossesso.
Gli piaceva quella donna con quelle sue scarpe rosse provocanti e quella folta criniera da leonessa.
Tante volte si immaginava con la sua testa in mano come un Perseo e il suo corpo nudo, coperto di sperma, decapitato ai suoi piedi.
E poi quei seni sempre in bella mostra.
Molte volte in quel boschetto si era masturbato pensando a lei.
Ma oggi lei era arrivata lì e sapeva che prima o poi qualcosa del genere sarebbe accaduto.
Oggi aveva percepito l’odore della sua fica come avesse percepito quella di una femmina in calore.
Quella di una donna piena di desideri nascosti, inconfessabili, a cui lui ed altri davano ora compimento.
Sì da loro Laura adesso si sarebbe fatta fare tutto.
Voleva soddisfare ogni loro desiderio o pulsione senza limiti.
Il suo cervello seguiva gli stimoli che provenivano dalla sua bocca in cui un cazzo stantuffava fino in gola e da dove colava saliva e sperma, dalla fica solcata da una lingua rugosa e denti che ogni tanto si facevano sentire e dal culo in cui un cazzo smisurato si faceva strada nella profondità del suo intestino retto.
Il primo orgasmo aveva tardato ad arrivare ma il secondo non si era fatto attendere.
Adesso qualcuno si era intrufolato con le mani nella sua maglietta, strappandola, e aveva cominciato a strizzarle i capezzoli.
- Si sono una vacca mungimi... mungimi... oddio ma chi sei, Mario o quello che lecca... o quello che spompino??? -
Ma in fondo non gli importava più di tanto.
Vacca da mungere o porca allo spiedo lo era sempre stata in fondo anche prima di assaggiare il cazzo di Mario che la stava facendo impazzire e ormai aveva perso il conto degli orgasmi avuti.
Quando Mario si sfilò da lei ci rimase male perché pensava che le sarebbe venuto dentro, nel suo culo.
Anche l’uomo che stava spompinando si sfilò fuori.
Adesso Laura era in ginocchio attorniata da quattro uomini seminudi con il cazzo in mano.
Tutti uomini che frequentavano lo stesso bar.
Mario la colpì con uno schizzo di sperma in piena faccia, mentre quello che aveva spompinato per ultimo qualche secondo dopo, poi gli altri due.
Con la maglietta strappata la faccia e i capelli appiccicati di sborra e la gonna alzata che non copriva più nulla, così si presentava alla vista di questi uomini.
Uno alla volta se ne andarono e Mario per ultimo.
- A domani - disse andandosene.
Sì lo sapeva che tanto sarebbe tornata il giorno dopo.
Ormai era la troia di Mario e la vacca e la porca degli altri.
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