Come una femminuccia (fine)

di
genere
gay

Erano passate alcune settimane da quella notte in cui, vestita da cameriera venni sodomizzato per non aver fatto la polvere. Da allora avevamo fatto di tutto, dipendeva dalle sue voglie e dalle richieste degli iscritti. Alcune erano davvero strampalate, tipo quella in cui mi dovetti vestire da poliziotta o da Wonder Woman. La conclusione di tutti questi teatrini erotici era però sempre uguale: io con le chiappe all’aria e con il suo uccello nel culo.
Comunque, a parte fottermi in web-cam , non sapevo nulla della sua vita. Mi chiedevo spesso se avesse una donna o un lavoro. Probabilmente era un lavoratore autonomo, o una spacciatore, perché aveva molto tempo libero da dedicare a me e ai suoi giochi.
“Perché facciamo tutto questo?” gli chiesi una volta, dopo una nottata in cui mi aveva picchiato con la cinghia e costretto a leccargli il
buco del culo. Giacevamo tutti e due sul letto, io piangevo per le cinghiate e avevamo da poco staccato il collegamento.
“Perché ci piace farlo” rispose.
 
Poi arrivò quella domenica dove tutto precipitò.
Era verso sera e stavamo preparandoci per il nostro abituale collegamento notturno. Avevo addosso un completino da scolaretta con una minigonna scozzese a pieghe che mi copriva a malapena metà delle chiappe. Era uno dei miei travestimenti preferiti. Mi ero già messo la parrucca bionda con due codini alla Harley Quinn e stavo rifinendo il maquillage. Lui era in sala che cazzeggiava con il computer.
All'improvviso sentii il campanello della porta. Dato che così acconciato non potevo farmi vedere, dal bagno urlai a lui di aprire la porta per controllare chi fosse. All’improvviso sentii una voce familiare.
"Chi è lei? Dov’è mio figlio?"
Quasi non potevo crederci: era mio padre!
Lui, data la situazione, rispose con insolita tranquillità. "Sono un suo amico… suo figlio non c'è, è uscito "
In quel momento mi trovavo in piedi appoggiato alle piastrelle del bagno, indeciso se suicidarmi buttandomi dalla finestra, o sparire nello sciacquone del wc. Poi sentii che parlavano, che mio padre non sembrava convinto delle sue risposte, e ad un tratto la porta del bagno si spalancò e mio padre apparve davanti a me. Per un tratto mi fissò incredulo, dubbioso sull’identità di quello che gli appariva davanti agli occhi.
“Ma chi?...”
"Papà… mi dispiace…io…"
“Ma sei tu…? Perché sei vestito da donna?” mi chiese, pallido come un cencio.
“Papà ...ti spiego…” cercavo di prendere tempo, in realtà non sapevo cosa dire.
Cominciò a farmi un sacco di domande: “Chi è quell'uomo? Rispondimi... Ti ricatta? E' perchè ti conci così? Ti droghi? Parla, dii qualcosa!"
Come potevo spiegargli una cosa così complessa, così scandalosa, specie agli occhi di un padre anziano. Riuscii solo a mettermi a piangere seduto sul bordo della vasca.
“E' una femminuccia, non si vede?   si veste così perché gliel’ho detto io ” la sua voce ci interruppe.
“Questo non è possibile. Non ci credo… ti sta drogando!” disse mio padre, e poi scuotendomi per le spalle “E dì qualcosa, cristo! Chi è questo uomo? Ti ricatta?  ”
“Avanti  diglielo  che sei la mia femminuccia. DIGLIELO!”
Quel suo tono, così brusco e perentorio mi fece rabbrividire. Senza riuscire ad alzare la testa lo ammisi :  “Papà, mi spiace... è vero, sono sua …”.
"Come è vero? Ma che dici?! Sei impazzito, io chiamo la polizia. Faccio arrestare questo delinquente …". 
Lui mi fece un cenno  “Vieni qui che facciamo vedere al tuo paparino chi comanda." Con le gambe malferme mi avvicinai. Lui mi girò, mi fece abbassare sotto il suo braccio e mi sollevò la gonnellina mostrando a mia padre  le mie mutandine di pizzo e l'oltraggiosa scritta appena sopra le natiche: FUCK ME.
"Ecco quello che faccio a suo figlio ogni sera."
Per mio padre fu come una coltellata al cuore. Uscì dalla porta senza più dire una parola se ne andò. E per quella notte fu tutto.
 
Seguirono giorni complicati. Passò una settimana e poi un’altra e tutto sembrò tornare come prima, a parte i
rapporti con mio padre che da quella notte si interruppero. Poi un giorno ricevetti una strana telefonata. Il suo tono mi sembrava avesse perso di autorità quasi avesse paura. Mi disse che
doveva partire e che non ci saremmo rivisti per molto tempo.
Può darsi che avesse dei guai con la polizia e  che dovesse scappare per nascondersi.  
Smisi di cercarlo in internet ma non riuscivo a togliermelo dalla mente. Aveva il mio numero di telefono, le mie chiavi e  il mio corpo. In qualsiasi momento poteva arrivare e costringermi a tutto. Terribile,  forse… cullato da quel pensiero preparai una tisana calda e andai a dormire.
Fine ?
di
scritto il
2020-10-11
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