Vendemmia con il contadino porco - Pt2 -
di
Flux
genere
gay
Dopo quel giorno divenni velocemente lo sfogo sessuale di Mario, il quale sfruttava ogni momento in cui si ritrovava da solo con me per potermi umiliare oppure per poter approfittare di me sessualmente.
Non voleva però che Antonio, l’altro aiutante che lavorava con noi, venisse a sapere nel nostro rapporto segreto.
Normalmente aspettava sempre la fine della giornata per potermi scopare liberamente dentro casa in tutta comodità e tranquillità, ma se aveva l’occasione sfruttava pure quei momenti utili per ottenere qualcosa.
Un giorno infatti mandò Antonio a compare all’agraria degli utensili, il quale si sarebbe dovuto assentare per più di un ora dal campo.
Non appena rimanemmo soli l’uomo mi disse :
“Non abbiamo molto tempo! Abbassati subito i pantaloni e dammi il culo che te lo rompo!”
“Qui? Non è meglio andare in casa?”
“No voglio incularti qui, proprio in mezzo al campo!”
“Ok...”
Mi abbassai i pantaloni e le mutande, per poi mettermi a pecora con la testa sotto ad una vite.
L’uomo tirò fuori il cazzo già duro come un bastone di legno, per poi iniziare a fottermi duramente senza alcuna lubrificazione.
Mi faceva male, perché era rude e mi scopava sempre con molta forza e mi spingeva la cappella sul fondo del mio culo con una forte pressione.
Mi ero abituato però al suo modo dì scopare, infatti nonostante sentissi del dolore, riuscivo ogni volta a sopportarlo e ad abituarmi sempre di più.
Era il suo modo di possedermi, di rendermi la sua schiava, ogni volta infatti mi inculava con l’unico intento di soddisfare in primis se stesso e di punirmi per quel che avevo fatto il primo giorno nell’officina.
Un altra volta invece si fece fare un pompino sempre in mezzo al vigneto, in pieno giorno con la presenza di Antonio.
Lo mandò a controllare una fila di viti dal lato opposto da dove eravamo noi e mentre Mario se ne stava in piedi a controllare che non tornasse da noi, a me ordinò invece di inginocchiarmi e di leccare il suo arnese.
Antonio non ci avrebbe mai scoperto, anche perché essendo così lontano non poteva assolutamente vedere o sentire niente, riusciva solo a vedere Mario in piedi che faceva finta di cogliere l’uva dalle viti.
“Avanti succhiami il cazzo!” Mi disse l’uomo
“Ora?”
“Certo, proprio qui! Se ti inginocchi non ci può vedere!”
“Ok...fai attenzione!”
“Te pensa solo a succhiarmi il cazzo, al resto ci penso io!”
Una volta inginocchiato afferrai il suo membro e velocemente con molta dedizione iniziai a far scivolare quell’asta tra le mie labbra.
Dopo pochi minuti data la forte eccitazione che stava provando Mario, mi sganciò in gola una potente sborrata bollente, che dovetti ingoiare.
“Brava zoccoletta! Ora torna a lavorare...” disse l’uomo
L’ultimo giorno di lavoro però accadde qualcosa di inaspettato.
Finimmo prima del previsto secondo la tabella di marcia che ci avevamo dato, così da avere più tempo libero per poterci riposare e rilassare.
Ci sedemmo tutti e tre intorno tavolino all’esterno della mia abitazione, iniziando così a berci tutti insieme delle belle birre ghiacciate rinfrescanti, decidendo infine di accendere una brace e rimanere a cena tutti e tre li, per festeggiare la fine del lavoro.
Sia Mario che Antonio fecero ritorno alle proprie abitazioni per farsi una doccia e vestirsi con dei vestiti puliti per la serata.
Passammo tutta la sera a mangiare carne cotta al barbecue, a bere vino e a divertirci.
Quella sarebbe stata la mia ultima sera li, visto che il giorno dopo avrei fatto ritorno a casa.
Mario lo sapeva e non voleva assolutamente perdersi l’ultima occasione possibile per potermi usare e fottere un ultima volta.
A fine serata vedevo nei suoi occhi che non stava più in se, sia per l’alcol che per l’eccitazione che li era salita.
Antonio però non andava via, così mentre mi alzai per andare in bagno a fare pipì, Mario mi segui e una volta dentro casa mi trascinò per una mano dentro al bagno.
Chiuse la porta alle sue spalle, ma senza girare la chiave per poi dirmi:
“Quel ciglione non se ne vuole andare e io non riesco più a trattenermi...voglio incularti!”
“Dai aspettiamo che se ne vada...ora è troppo rischioso!”
“Non mi interessa! Ho il cazzo così duro che mi fa male, devo mettertelo dentro!”
“Dai...fermati...ora no...”
“Zitta troia!”
Mi spinse al muro per poi abbassarmi i pantaloni e le mutande, poi tirò fuori il suo cazzo e in pochi istanti lo spinse dentro al mio canale.
“Cazzo com’è duro!” Esclamai godendo
“Si ed è tutto per te! Ti piace?”
“Si...mi piace...”
“Mmm che Troia!”
Iniziò a fottermi dentro al bagno come se fossimo soli, non facendo caso al rumore che stavamo provocando.
Quel rumore eccessivo e particolare richiamò infatti l’attenzione di Antonio, che incuriosito entrò dentro casa.
Mentre prendevo il cazzo, vidi aprite la porta del bagno, che Mario si era scordato di chiudere a chiave e vedere lo sguardo scioccato di Antonio che esclamò:
“Oddio non ci credo!”
“Chiudi quella cazzo di porta e vattene!” Urlò Mario infastidito
Nel frattempo io e l’uomo ci eravamo distanziati ed io mi sentivo nuovamente in imbarazzo per quel che era appena successo, avevo il cuore che mi batteva a mille.
La voglia mi era passata tutta insieme, quel momento così eccitante sembrava essere svanito dal nulla.
Anche l’uomo sembrava turbato, provò a riprendere da dove era rimasto ma il suo cazzo oramai era diventato moscio e sembrava non dare alcun cenno di vita.
L’uomo a quel punto si ricompose per poi uscire e dirmi :
“Tu rimani qua, vado a vedere se è sempre qua così ci parlo”
“Ok...”
Fine seconda parte
Non voleva però che Antonio, l’altro aiutante che lavorava con noi, venisse a sapere nel nostro rapporto segreto.
Normalmente aspettava sempre la fine della giornata per potermi scopare liberamente dentro casa in tutta comodità e tranquillità, ma se aveva l’occasione sfruttava pure quei momenti utili per ottenere qualcosa.
Un giorno infatti mandò Antonio a compare all’agraria degli utensili, il quale si sarebbe dovuto assentare per più di un ora dal campo.
Non appena rimanemmo soli l’uomo mi disse :
“Non abbiamo molto tempo! Abbassati subito i pantaloni e dammi il culo che te lo rompo!”
“Qui? Non è meglio andare in casa?”
“No voglio incularti qui, proprio in mezzo al campo!”
“Ok...”
Mi abbassai i pantaloni e le mutande, per poi mettermi a pecora con la testa sotto ad una vite.
L’uomo tirò fuori il cazzo già duro come un bastone di legno, per poi iniziare a fottermi duramente senza alcuna lubrificazione.
Mi faceva male, perché era rude e mi scopava sempre con molta forza e mi spingeva la cappella sul fondo del mio culo con una forte pressione.
Mi ero abituato però al suo modo dì scopare, infatti nonostante sentissi del dolore, riuscivo ogni volta a sopportarlo e ad abituarmi sempre di più.
Era il suo modo di possedermi, di rendermi la sua schiava, ogni volta infatti mi inculava con l’unico intento di soddisfare in primis se stesso e di punirmi per quel che avevo fatto il primo giorno nell’officina.
Un altra volta invece si fece fare un pompino sempre in mezzo al vigneto, in pieno giorno con la presenza di Antonio.
Lo mandò a controllare una fila di viti dal lato opposto da dove eravamo noi e mentre Mario se ne stava in piedi a controllare che non tornasse da noi, a me ordinò invece di inginocchiarmi e di leccare il suo arnese.
Antonio non ci avrebbe mai scoperto, anche perché essendo così lontano non poteva assolutamente vedere o sentire niente, riusciva solo a vedere Mario in piedi che faceva finta di cogliere l’uva dalle viti.
“Avanti succhiami il cazzo!” Mi disse l’uomo
“Ora?”
“Certo, proprio qui! Se ti inginocchi non ci può vedere!”
“Ok...fai attenzione!”
“Te pensa solo a succhiarmi il cazzo, al resto ci penso io!”
Una volta inginocchiato afferrai il suo membro e velocemente con molta dedizione iniziai a far scivolare quell’asta tra le mie labbra.
Dopo pochi minuti data la forte eccitazione che stava provando Mario, mi sganciò in gola una potente sborrata bollente, che dovetti ingoiare.
“Brava zoccoletta! Ora torna a lavorare...” disse l’uomo
L’ultimo giorno di lavoro però accadde qualcosa di inaspettato.
Finimmo prima del previsto secondo la tabella di marcia che ci avevamo dato, così da avere più tempo libero per poterci riposare e rilassare.
Ci sedemmo tutti e tre intorno tavolino all’esterno della mia abitazione, iniziando così a berci tutti insieme delle belle birre ghiacciate rinfrescanti, decidendo infine di accendere una brace e rimanere a cena tutti e tre li, per festeggiare la fine del lavoro.
Sia Mario che Antonio fecero ritorno alle proprie abitazioni per farsi una doccia e vestirsi con dei vestiti puliti per la serata.
Passammo tutta la sera a mangiare carne cotta al barbecue, a bere vino e a divertirci.
Quella sarebbe stata la mia ultima sera li, visto che il giorno dopo avrei fatto ritorno a casa.
Mario lo sapeva e non voleva assolutamente perdersi l’ultima occasione possibile per potermi usare e fottere un ultima volta.
A fine serata vedevo nei suoi occhi che non stava più in se, sia per l’alcol che per l’eccitazione che li era salita.
Antonio però non andava via, così mentre mi alzai per andare in bagno a fare pipì, Mario mi segui e una volta dentro casa mi trascinò per una mano dentro al bagno.
Chiuse la porta alle sue spalle, ma senza girare la chiave per poi dirmi:
“Quel ciglione non se ne vuole andare e io non riesco più a trattenermi...voglio incularti!”
“Dai aspettiamo che se ne vada...ora è troppo rischioso!”
“Non mi interessa! Ho il cazzo così duro che mi fa male, devo mettertelo dentro!”
“Dai...fermati...ora no...”
“Zitta troia!”
Mi spinse al muro per poi abbassarmi i pantaloni e le mutande, poi tirò fuori il suo cazzo e in pochi istanti lo spinse dentro al mio canale.
“Cazzo com’è duro!” Esclamai godendo
“Si ed è tutto per te! Ti piace?”
“Si...mi piace...”
“Mmm che Troia!”
Iniziò a fottermi dentro al bagno come se fossimo soli, non facendo caso al rumore che stavamo provocando.
Quel rumore eccessivo e particolare richiamò infatti l’attenzione di Antonio, che incuriosito entrò dentro casa.
Mentre prendevo il cazzo, vidi aprite la porta del bagno, che Mario si era scordato di chiudere a chiave e vedere lo sguardo scioccato di Antonio che esclamò:
“Oddio non ci credo!”
“Chiudi quella cazzo di porta e vattene!” Urlò Mario infastidito
Nel frattempo io e l’uomo ci eravamo distanziati ed io mi sentivo nuovamente in imbarazzo per quel che era appena successo, avevo il cuore che mi batteva a mille.
La voglia mi era passata tutta insieme, quel momento così eccitante sembrava essere svanito dal nulla.
Anche l’uomo sembrava turbato, provò a riprendere da dove era rimasto ma il suo cazzo oramai era diventato moscio e sembrava non dare alcun cenno di vita.
L’uomo a quel punto si ricompose per poi uscire e dirmi :
“Tu rimani qua, vado a vedere se è sempre qua così ci parlo”
“Ok...”
Fine seconda parte
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