Legato e sculacciato da Giulia
di
QuelRagazzoImbavagliato
genere
bondage
QUESTA È UNA STORIA DI FANTASIA, NOMI LUOGHI E PERSONE SONO COMPLETAMENTE INVENTATI.
Il mio migliore amico, Claudio, vive accanto a me, di conseguenza passo molto tempo a casa sua e lui molto tempo a casa mia. Ci conosciamo dall’infanzia e sia io che lui sappiamo parecchio della nostra famiglia. Io in particolare ho sempre trovato molto simpatica sua sorella maggiore di 23 anni Giulia, una ragazza sul metro e settanta dai capelli lunghi, ricci e scuri, gli occhi marroni profondi e un sorriso smagliante. Non è chissà quanto atletica ma ha comunque un fisico sinuoso e per certi versi mi ha sempre arrapato
abbastanza.
Ora io e Claudio, come ha già detto, passavamo parecchio tempo insieme ed era abbastanza normale che spesso ci scordassimo cose l’uno a casa dell’altro. Claudio un giorno scordò a casa mia un quaderno dell’Università e data l’importanza passai a riportarglielo nel pomeriggio il giorno dopo. Lo chiamai al cellulare e gli dissi che ero fuori casa sua. “Bro io sono fuori adesso, torno verso l’ora di cena, suona e lascialo a Giulia”.
“Ok bro” risposi io.
Suonai il citofono, Giulia rispose e io le spiegai cos’ero venuto a fare. “Oh certo entra!” Disse e sentii il click del cancello. Mi diressi verso le porta d’ingresso e Giulia aprí quasi subito.
“Hey G! Come va?” Mi salutò lei.
“Tutto a posto! Tuo fratello ha scordato questo da me, tieni!” Dissi allungando la mano con il quaderno verso di lei.
“Oh grazie, è sempre il solito sbada...” Giulia si interruppe a metà frase, stava toccando il quaderno ma non me lo aveva ancora preso di mano. Rimase come ipotizzata guardando il
mio braccio, con un’aria decisamente basita. Io, confuso, cercai cosa l’avesse bloccata in quel modo con lo sguardo e quando me ne resi conto ritraei immediatamente la mano, arrossendo. Aveva visto l’ombra del timbro “Sub6” sul mio polso.
Quel timbro, che non avevo lavato via abbastanza accuratamente, veniva fatto ai membri del “Black Whip” un club/dungeon bdsm situato in una zona segreta, di cui facevo parte ormai da 4 anni.
Giulia rimase ferma a fissarmi, dritto negli occhi mentre io cercavo di riconnettere i pensieri nella mia testa. “Ha riconosciuto il timbro, non c’è dubbio.” Pensai “Ma come fa a conoscerlo?! Solo i membri del club lo conoscono... aspetta ma quindi-“ come se mi stesse leggendo la mente Giulia disse “Sei un membro del Black Whip... anche tu?!”.
A quel “anche tu” sobbalzai, bocca aperta e occhi spalancati: anche lei faceva parte del Black Whip?! Rimanemmo immobili a fissarci negli occhi per minuti interi prima che io rispondessi timidamente “Sí”.
Calò di nuovo un silenzio molto teso e imbarazzante tra di noi, poi Giulia alzò un braccio e abbassò la manica, rivelando un timbro più fresco del mio: “Miss5”.
Sub e Miss erano dei timbri che servivano ad identificare chi era un sottomesso o sottomessa, come me, e chi un dominatore o, come Giulia, una dominatrice. I numeri indicavano il nostro livello di esperienza. Rimanemmo a guardarci un altro pò e poi Giulia disse “ti va un caffè?”. Io adoro il caffè.
Annuii ed entrai. Una volta a tavola iniziammo a riempirci di domande l’un l’altro, l’imbarazzo di prima sembrava essere scomparso del tutto, sostituito da una curiosità tremenda, data anche dal fatto che finalmente avevamo entrambi qualcuno con cui parlare del Black Whip. Giulia ne era entrata a far parte qualche anno prima di me, grazie a una sua amica che la aiutò a scoprire il bdsm, un fetish che l’aveva sempre incuriosita, a detta sua. Dopo qualche mese capì che adorava dominare gli uomini e quindi iniziò a studiare per riempire il ruolo di dominatrice e nel corso del tempo si era guadagnata una discreta notorietà nel club. Io avevo conosciuto altre mistress che frequentavano il club più spesso nelle giornate in cui io lo frequentavo, quando potevo, e così capimmo come mai non ci eravamo mai incontrati. Chiacchierammo per un’ora intera delle cose più svariate: dei nostri fetish, delle nostre passioni, dei nostri giochi preferiti, di tutto e di più. Lei in particolare era incuriosita dal mio amore per la sottomissione, e le raccontai così della mia passione per il bondage, che mi faceva impazzire fin da quando ero piccolo. Eravamo diventati entrambi due fiumi di parole, e non riuscivamo a fermarci. A un certo punto, mentre chiacchieravamo, le citai alcune delle mie mistress e le chiesi se ne conoscesse qualcuna.
“Hummm... Miss Goldfinger, lei credo di averla intravista nella sala relax una volta, ma non ci ho scambiato neanche mezza parola!”.
“Si al di fuori del bdsm è molto timida”.
“Davvero? Timida? Io ho sentito dire che è dannatamente cattiva con i suoi schiavi!” Disse Giulia sbalordita.
“Oh lo è! È veramente pesante! Ma quando si leva la maschera, negli spogliatoi, mi chiede continuamente se è stata troppo cattiva con me, una volta si è quasi messa a piangere!”
Giulia rise sconcertata “Wow, certo che le persone cambiano davvero tanto quando si mettono una maschera eh?”.
“È un gioco in fondo. Diamo libero sfogo a ciò che abbiamo dentro! Una ragazza timida e gentile come Miss goldfinger in realtà ha dentro di sé una tigre feroce!” Dissi, prendendo un sorso di caffè. Giulia mi fissò pensierosa per un secondo e con un tono curioso disse:
“E tu cos’hai dentro?”.
Io rimasi in silenzio a guardarla, con aria interrogativa.
“Da fuori sei un giovane uomo alto e muscoloso, calmo e pacato... ma quando sei laggiù, davanti alla tua Mistress, che cosa sei? Cosa viene fuori di te?” Disse appoggiando la sua testa sulla sua mano e guardandomi dritto negli occhi. Io sogghignai un po’ e dissi “Credo... uno schiavo.”
“Davvero? Uno schiavo? E come mai?” Giulia incrociò le braccia sul tavolo e appoggiò la testa nell’’incavo, guardandomi incuriosita sempre di più.
“Beh perché... non lo so... credo che sia ciò che rappresenta meglio i miei gusti” dissi io.
“Ti andrebbe di parlamene?” Disse Giulia.
L’idea di parlarle, anzi, di confessarle i miei desideri più profondi mi faceva impazzire.
“Beh...” iniziai io, un po’ bloccato, tuttavia bastò un’occhiata incoraggiante di Giulia per farmi rilassare. “Adoro essere legato, proprio immobilizzato con la forza. Voglio che la mia mistress non mi dia la possibilità di scappare, neanche se ci provassi!”.
“Ah quindi sei un ribelle!” Disse Giulia sorridendo, e ridemmo un po’ tutti e due della cosa.
“Si mi puoi definire così! Mi piace ribellarmi, ma in realtà dentro di me voglio che mi sottometta, voglio che mi controlli con la forza! Oh e amo i bavagli!”. Dissi.
“I bavagli?” Disse lei alzando leggermente la testa. “Si! Li adoro! Cioè proprio adoro essere imbavagliato! Credo potrei vivere con una gagball in bocca!” Giulia rise molto alla mia affermazione “Wow non ho mai visto qualcuno così entusiasta di non poter parlare!” Disse lei in seguito.
“Adoro i mugolii, che ci posso fare!” Ridemmo ancora. Fu allora che iniziai a percepire una sorte di tensione tra noi due, ma non riuscivo veramente a farci troppo caso, preso com’ero dai miei discorsi. Lei mi disse di continuare.
“Altra cosa che adoro davvero tanto...” lasciai la fresa a mezz’aria, chiaramente per dare un po’ di suspense. Lei ridacchiò un po’ e disse “Dai su, sono curiosa!” Disse lei eccitata.
“Le sculacciate!” Conclusi con tono entusiasta.
“Scherzi!?” Disse lei di nuovo sbalordita.
“Per niente! Se vuoi farmi godere davvero devi farmi il culo rosso!” Dissi io sorridendo.
“Le sculacciate! Non ci credo... cioè sono una cosa abbastanza comune eh, ma sentirlo dire da te! Ti giuro è tutto così surreale!”.
“E lo dici a me?!” Ridemmo abbastanza sguaiatamente, eravamo tutti e due in totale estasi. “Wow... è così strano... mi sembra di conoscerti da una vita adesso sai?” Disse lei.
“Beh se è per questo ci conoscevamo già da tanto!” Risposi io.
“Si ma... così mi sembra di sapere molte più cose di te!” Giocherellò un po’ con la tazzina vuota del caffè “Le sculacciate... in più sei un livello 6, quindi immagino che ne avrai ricevute tante.” Disse lei sorridendo.
“Eh già!” Risposi io. Rimanemmo un po’ in silenzio. Quella tensione tra di noi continuava a crescere in sottofondo. “In pratica... ti piace essere usato...” disse lei “ma anche controllato. Quindi...” disse lei guardandomi.
“Abusato. “ risposi io un po’ più serio “Ma solo per finta! È un gioco di ruolo in fondo!” Conclusi.
“Si si certo... certo...” Disse Giulia. Mi guardò intensamente. Io sentii il peso del suo sguardo su di me, in qualche modo. Si avvicinò con la sedia a me e guardandomi dritto negli occhi mi disse “Vorresti vedere una cosa nella mia stanza?”. Io rimasi come ipnotizzato da quel suo tono caldo e seducente. Risposi di sì. Andammo al piano di sopra e mi portò in camera sua. Una stanza molto larga, con la moquette beige e un letto molto largo. Andò verso un grosso armadio pieno di vestiti e si piegò sulle ginocchia, dopo di che tirò fuori una scatola nera di legno, chiusa con un lucchetto. Sbloccò il lucchetto e poi si girò a guardarmi. “Qual’è la tua safeword?” Disse.
Io rimasi paralizzato sul posto, inchiodato a terra dal suo sguardo. Era una pantera. Mi voleva dominare, lo vedevo, lo percepivo. E io volevo affrontare quella pantera e volevo perdere. Volevo che mi prendesse. “Sei sicura?” Chiesi io. “Sì. Lo voglio. E da come hai risposto presumo lo voglia anche tu.” Disse lei sicura. Io la guardai, un bagliore di pura eccitazione nei miei occhi si rifletté nei suoi ed entrambi sembravamo due adolescenti in piena crisi ormonale.
Giulia aprì la cassetta e ne estrasse una lunga corda arrotolata. “Te lo chiederò di nuovo, e sarà l’ultima volta che lo farò.” Il suo tono ora era autoritario e freddo, come quello di una vera dominatrice. “Qual’è la tua safeword?”.
Io la guardai con aria di sfida. “Scoprilo da sola!” Dissi deciso. Con le mie altre mistress avevamo già fatto una cosa del genere: è un gioco per calarsi nel role play, in cui la mistress con una buona dose di “tortura” mi costringe a rivelarle la safeword con modi abbastanza “diretti”. È un metodo molto più hardcore, ma mi eccita da morire. Dallo sguardo di Giulia capii che era la prima volta che lo faceva, ma che aveva capito il gioco. “Così sia.” Fu l’ultima cosa che mi disse prima di saltarmi addosso spingendomi sul letto. Io all’inizio faticai a reagire, sia perché era stata più rapida del previsto, sia perché non mi aspettavo Giulia fosse così forte. La mia incredulità però fu anche la mia condanna, dato che Giulia ne stava approfittando per legarmi saldamente le braccia ai lati del busto. Quando cercai di controbattere afferrò entrambe le corde e le strinse con forza, bloccandomi il gomito contro il busto. “Non te l’aspettavi eh?!” Mi disse con tono sfottente e mi afferrò i polsi. Io inizia a dimenarmi usando il busto e le gambe, il mio obiettivo era rimettermi in piedi. Lei però intersecò una delle sue gambe con le mie, riuscì così a impedirmi di fare perno con essa. Non cedetti e provai a levarmela di dosso girando il busto, e per un secondo ci riuscii anche... o almeno credevo di esserci riuscito. Giulia lasciò andare la mia gamba, e afferratomi per le spalle mi fece rivoltare su me stesso e mi ritrovai a pancia in giù sul letto. “Grazie, volevo proprio metterti così!” Disse Giulia salendomi sulla schiena per tenermi fermo sul materasso. Io digrignai i denti e mi dimenai, furioso, ma messo in quella posizione, senza l’utilizzo di braccia e gambe, era fin troppo complicato liberarsi. Senza contare il peso di Giulia sulla mia schiena, che non era chissà che ma faceva il suo porco lavoro. Giulia si rigirò sulla mia schiena e iniziò a legarmi le gambe, partendo dalle ginocchia, poi procedendo verso le caviglie. Nel giro di cinque minuti aveva fatto dei nodi abbastanza stretti da immobilizzarle abbastanza. Dopo avermi legato per bene anche le mani scese dalla mia schiena e guardò la sua opera. “Wow! Sei molto più forte di quanto sembri cazzo! Te lo concedo questo!” Disse lei sdraiandosi vicino a me sul letto, il suo volto a dieci centimetri dal mio. “Allora G... vuoi dirmi la tua safeword?”. Io la guardai ansimante e dissi “Dovrai fare meglio di così, che credi?!” E lei, sorridendo, rispose “Valeva la pena chiedere! Anche perché...” tirò fuori dal nulla una paio di mutandine nere e me lo infilò in bocca, di prepotenza “Non potrai parlare più di tanto per un po’!”. Sentii il cazzo diventarmi durissimo, premuto contro il materasso. “Oh si, so che ti sta piacendo, ma tranquillo...” disse lei alzandosi e prendendo qualcosa dalla scrivania. Tornò verso di me e sentii il tipico suono del nastro adesivo venir tirato fuori e poco dopo iniziò a farmelo passare attorno alla bocca e alla testa. Almeno cinque o sei volte. Nel mentre che mi imbavagliava continuò “Farò in modo che tu voglia dirmi quella safeword.. desidererai che ti levi questo bavaglio!”.
Detto questo si alzò e iniziò a far scorrere una mano sulla mia schiena, su e giu, su e giù, spesso passando sulla linea dei miei jeans, abbassandoli leggermente. A un tratto, senza preavviso, me li abbassò con entrambe le mani di colpo, scoprendo i miei boxer grigi e aderenti. Per un secondo mi ripassò per la testa il pensiero che la sorella del mio migliore amico, che io conoscevo da una vita, mi aveva appena legato e imbavagliato sul suo letto e adesso stava per prendermi a sculacciate. Arrossii violentemente, sopratutto anche per quello che disse dopo. “Sai, ho sempre pensato tu avessi un bel culo, dentro di me avrei sempre voluto toccarlo, ma come mi sarei mai potuta permettere!” Mi accarezzò i boxer, tastando la carne sotto avidamente, sentii il suo respiro farsi più affannoso mentre Palpava e massaggiava. Abbassò a metà i boxer, si morse il labbro e li lasciò così per un attimo. Si stava gustando il momento. Tirò giù completamente i boxer, ormai il mio culo era totalmente esposto, indifeso. Ero già pronto a sentire qualche schiaffo deciso abbattersi su di esso, ma lei continuò a palparlo e strizzarlo avidamente, respirando in preda a un estasi di bramosia e lussuria. “Oh so benissimo che vuoi che ti sculacci subito! Ma ho una piccola confessione da farti...” Mi strizzò con tre dita una chiappa, tirandola su e poi giù, facendomi mugolare dietro al bavaglio. “Anche io adoro le sculacciate... mi fanno sentire potente. E penso che la prima sia veramente importante perché deve scuoterti dentro, non solo fuori. E non conta solo la forza ma anche la posizione!”. Mi strizzò entrambi i glutei violentemente, mugolai un po’ di piacere. “Per esempio questa posizione non va bene... humm... come potrei metterti...” disse strizzandomi a piena mano la chiappa destra. “Comunque complimenti ti sei depilato veramente bene qua dietro... aspetta... mi chiedo se...” io capii cosa stava per fare e strizzai i glutei cercando di serrarli, per tutta risposta li afferrò saldamente e piano piano me li fece allargare, rivelandole così un buchetto rosa perfettamente depilato. “Oh... allora non mi hai detto tutte le cose che ti piacciono, eh?” Sentii un suo dito toccarmi i contorni dell’ano e ebbi un brivido che mi fece scuotere tutto. La senti ridere e poi dire “Ok basta giocare!” E dentro di me mi sentii esplodere. Si mise a sedere sul letto e mi trascinò sulle sue ginocchia, una posizione che ho sempre trovato tremendamente umiliante. Mi dimenai e mugolai, sperando che mi cambiasse di posizione, ma così capì che odiavo quella posizione. Rimettendo una mano sui miei glutei disse “Oh che c’è? Non vuoi essere sculacciato sulle mie ginocchia come un bambino cattivo?”. Io mugolai in risposta.
“Oh, povero piccolo... ma in fondo tu stai facendo il permaloso, quindi sono abbastanza sicura che questa sia la posizione più adatta!” Disse strizzandomi di nuovo molto forte il culo. Io ormai non stavo più nella pelle. “Perciò... adesso fammi un favore... e gemi per me!” E allora la prima secca e sonora sculacciata si abbatté sul mio culo. Io mugolai un gemito breve ma intenso. Sentii uno spasmo nel basso ventre. Poi arrivò la seconda, altrettanto forte. Poi la terza. E poi iniziò a sculacciarmi a cadenza regolare, senza fermarsi, sempre più forte, finché non arrivò ad un’intensità veramente alta. Avevo subito di peggio ma mai così velocemente e costantemente. Ogni schiaffo sul mio culo corrispondeva a un mio gemito soffocato e uno spasmo verso l’alto della mia testa. A un certo punto Giulia mi tirò i capelli verso di lei e mi disse a dentro stretti: “ti piacciono ancora le sculacciate? Eh?” E mi diede due schiaffi ancora più forti. Io gemetti fortemente dietro al bavaglio e lei si morse le labbra gemendo in maniera malvagia. “Oh, sei proprio un bambino cattivo” mi lasciò la testa e iniziò a sculacciarmi con forza con entrambe le mani. Io iniziai a gemere ancora di più, ormai Inebriato dalla scarica di dolore e piacere che partiva dal mio culo.
La cosa che mi sorprese di più era la cattiveria con cui Giulia continuava a sculacciarmi, nessun’altra mistress lo aveva mai fatto così caparbiamente e sembrava non volersi fermare. Continuò a sculacciarmi per dieci minuti buoni con entrambi le mani, iniziai a sentire formarsi le lacrime intorno agli occhi e i miei gemiti si trasformarono presto in un pianto soffocato dal nastro adesivo. Incredibilmente sentivo il bisogno di dirle la safeword, ero convinto che avrei resistito molto più di così, ma mi sbagliavo. Con un ultimo schiaffo fermo la sua mano sui miei glutei e disse “Allora, sento che qualcuno qui si sta pentendo delle sue scelte, non è vero?” E io mugolai disperato perché mi levasse il bavaglio. Lei gemette di godimento e soddisfazione palpando bramosamente il mio culo indolenzito e rosso acceso, poi iniziò, con un mano, a strapparmi il nastro di faccia. Appena libero dal nastro mi tenne la testa ferma con entrambe le mani e mi sfilò di bocca le mutandine pregne di saliva. Ridacchiò divertita quando annaspai per aria e sollievo. “Allora G? Adesso mi dirai la tua safeword?” Mi sussurrò all’orecchio. Io, riprendendo fiato esalai un disperato “S-sì! Sì!” E subito dopo mi tappò la bocca con una mano. “Me la dirai, me la dirai... ma prima ho voglia di giocare un po’ col tuo buchetto la dietro!” E detto ciò, mentre la supplicavo per pietà mi rinfilò le sue mutandine in bocca. Continuai a piangere mugolando e supplicando e lei, tirandomi uno schiaffo sul culo, disse “Falla finita! Pensi che non senta il tuo amico pulsare sulle mie cosce?!” Ed effettivamente il mio cazzo mi stava davvero tradendo. Giulia riprese il nastro adesivo e come prima me lo passò sulla bocca, facendolo girare intorno alla testa, ma stavolta non si fermò lì. Me lo fece passare sopra agli’ occhi, alle orecchie e in parte della fronte, creando una sorta di cappuccia di nastro improvvisato. Non potevo parlare, vedere o sentire (non al massimo almeno) nulla di tutto quello succedeva intorno a me. Giulia riprese a sculacciarmi, meno forte di prima ma ormai il mio culo era sensibilissimo, quindi anche una carezza bastava a farmi sussultare. Poi sentii qualcosa di freddo e viscoso colarmi in mezzo ai glutei, e capii cosa sarebbe successo di lì a poco. Giulia mi mise una mano sulla bocca imbavagliata e mi costrinse ad alzare la testa, inarcando la schiena. Poi sentii il suo dito entrarmi dentro. Iniziai a gemere quasi subito, il mio cazzo era pronto a esplodere. Mi penetrò lentamente all’inizio, poi sempre più forte, sempre più ferocemente, finché il suo dito non entrava e usciva con la velocità di una macchina dentro e fuori dal mio culo. Iniziò a spingermi leggermente avanti e indietro nel farlo, e così il mio cazzo, strusciando sulle sue cosce, non resistette più e scoppiò in un’eiaculazione enorme. Io gemetti tutto il mio orgasmo dietro al bavaglio, sentivo il mondo intorno a me girare all’impazzata. Tutto si fermò, Giulia compresa. La sentii leggermente attraverso il nastro dire qualcosa, poi mi liberò un’orecchio e sussurrò “Io adesso mi prendo il tuo culo!”
Seguito da un’ultima violenta sculacciata.
Continua...
Il mio migliore amico, Claudio, vive accanto a me, di conseguenza passo molto tempo a casa sua e lui molto tempo a casa mia. Ci conosciamo dall’infanzia e sia io che lui sappiamo parecchio della nostra famiglia. Io in particolare ho sempre trovato molto simpatica sua sorella maggiore di 23 anni Giulia, una ragazza sul metro e settanta dai capelli lunghi, ricci e scuri, gli occhi marroni profondi e un sorriso smagliante. Non è chissà quanto atletica ma ha comunque un fisico sinuoso e per certi versi mi ha sempre arrapato
abbastanza.
Ora io e Claudio, come ha già detto, passavamo parecchio tempo insieme ed era abbastanza normale che spesso ci scordassimo cose l’uno a casa dell’altro. Claudio un giorno scordò a casa mia un quaderno dell’Università e data l’importanza passai a riportarglielo nel pomeriggio il giorno dopo. Lo chiamai al cellulare e gli dissi che ero fuori casa sua. “Bro io sono fuori adesso, torno verso l’ora di cena, suona e lascialo a Giulia”.
“Ok bro” risposi io.
Suonai il citofono, Giulia rispose e io le spiegai cos’ero venuto a fare. “Oh certo entra!” Disse e sentii il click del cancello. Mi diressi verso le porta d’ingresso e Giulia aprí quasi subito.
“Hey G! Come va?” Mi salutò lei.
“Tutto a posto! Tuo fratello ha scordato questo da me, tieni!” Dissi allungando la mano con il quaderno verso di lei.
“Oh grazie, è sempre il solito sbada...” Giulia si interruppe a metà frase, stava toccando il quaderno ma non me lo aveva ancora preso di mano. Rimase come ipotizzata guardando il
mio braccio, con un’aria decisamente basita. Io, confuso, cercai cosa l’avesse bloccata in quel modo con lo sguardo e quando me ne resi conto ritraei immediatamente la mano, arrossendo. Aveva visto l’ombra del timbro “Sub6” sul mio polso.
Quel timbro, che non avevo lavato via abbastanza accuratamente, veniva fatto ai membri del “Black Whip” un club/dungeon bdsm situato in una zona segreta, di cui facevo parte ormai da 4 anni.
Giulia rimase ferma a fissarmi, dritto negli occhi mentre io cercavo di riconnettere i pensieri nella mia testa. “Ha riconosciuto il timbro, non c’è dubbio.” Pensai “Ma come fa a conoscerlo?! Solo i membri del club lo conoscono... aspetta ma quindi-“ come se mi stesse leggendo la mente Giulia disse “Sei un membro del Black Whip... anche tu?!”.
A quel “anche tu” sobbalzai, bocca aperta e occhi spalancati: anche lei faceva parte del Black Whip?! Rimanemmo immobili a fissarci negli occhi per minuti interi prima che io rispondessi timidamente “Sí”.
Calò di nuovo un silenzio molto teso e imbarazzante tra di noi, poi Giulia alzò un braccio e abbassò la manica, rivelando un timbro più fresco del mio: “Miss5”.
Sub e Miss erano dei timbri che servivano ad identificare chi era un sottomesso o sottomessa, come me, e chi un dominatore o, come Giulia, una dominatrice. I numeri indicavano il nostro livello di esperienza. Rimanemmo a guardarci un altro pò e poi Giulia disse “ti va un caffè?”. Io adoro il caffè.
Annuii ed entrai. Una volta a tavola iniziammo a riempirci di domande l’un l’altro, l’imbarazzo di prima sembrava essere scomparso del tutto, sostituito da una curiosità tremenda, data anche dal fatto che finalmente avevamo entrambi qualcuno con cui parlare del Black Whip. Giulia ne era entrata a far parte qualche anno prima di me, grazie a una sua amica che la aiutò a scoprire il bdsm, un fetish che l’aveva sempre incuriosita, a detta sua. Dopo qualche mese capì che adorava dominare gli uomini e quindi iniziò a studiare per riempire il ruolo di dominatrice e nel corso del tempo si era guadagnata una discreta notorietà nel club. Io avevo conosciuto altre mistress che frequentavano il club più spesso nelle giornate in cui io lo frequentavo, quando potevo, e così capimmo come mai non ci eravamo mai incontrati. Chiacchierammo per un’ora intera delle cose più svariate: dei nostri fetish, delle nostre passioni, dei nostri giochi preferiti, di tutto e di più. Lei in particolare era incuriosita dal mio amore per la sottomissione, e le raccontai così della mia passione per il bondage, che mi faceva impazzire fin da quando ero piccolo. Eravamo diventati entrambi due fiumi di parole, e non riuscivamo a fermarci. A un certo punto, mentre chiacchieravamo, le citai alcune delle mie mistress e le chiesi se ne conoscesse qualcuna.
“Hummm... Miss Goldfinger, lei credo di averla intravista nella sala relax una volta, ma non ci ho scambiato neanche mezza parola!”.
“Si al di fuori del bdsm è molto timida”.
“Davvero? Timida? Io ho sentito dire che è dannatamente cattiva con i suoi schiavi!” Disse Giulia sbalordita.
“Oh lo è! È veramente pesante! Ma quando si leva la maschera, negli spogliatoi, mi chiede continuamente se è stata troppo cattiva con me, una volta si è quasi messa a piangere!”
Giulia rise sconcertata “Wow, certo che le persone cambiano davvero tanto quando si mettono una maschera eh?”.
“È un gioco in fondo. Diamo libero sfogo a ciò che abbiamo dentro! Una ragazza timida e gentile come Miss goldfinger in realtà ha dentro di sé una tigre feroce!” Dissi, prendendo un sorso di caffè. Giulia mi fissò pensierosa per un secondo e con un tono curioso disse:
“E tu cos’hai dentro?”.
Io rimasi in silenzio a guardarla, con aria interrogativa.
“Da fuori sei un giovane uomo alto e muscoloso, calmo e pacato... ma quando sei laggiù, davanti alla tua Mistress, che cosa sei? Cosa viene fuori di te?” Disse appoggiando la sua testa sulla sua mano e guardandomi dritto negli occhi. Io sogghignai un po’ e dissi “Credo... uno schiavo.”
“Davvero? Uno schiavo? E come mai?” Giulia incrociò le braccia sul tavolo e appoggiò la testa nell’’incavo, guardandomi incuriosita sempre di più.
“Beh perché... non lo so... credo che sia ciò che rappresenta meglio i miei gusti” dissi io.
“Ti andrebbe di parlamene?” Disse Giulia.
L’idea di parlarle, anzi, di confessarle i miei desideri più profondi mi faceva impazzire.
“Beh...” iniziai io, un po’ bloccato, tuttavia bastò un’occhiata incoraggiante di Giulia per farmi rilassare. “Adoro essere legato, proprio immobilizzato con la forza. Voglio che la mia mistress non mi dia la possibilità di scappare, neanche se ci provassi!”.
“Ah quindi sei un ribelle!” Disse Giulia sorridendo, e ridemmo un po’ tutti e due della cosa.
“Si mi puoi definire così! Mi piace ribellarmi, ma in realtà dentro di me voglio che mi sottometta, voglio che mi controlli con la forza! Oh e amo i bavagli!”. Dissi.
“I bavagli?” Disse lei alzando leggermente la testa. “Si! Li adoro! Cioè proprio adoro essere imbavagliato! Credo potrei vivere con una gagball in bocca!” Giulia rise molto alla mia affermazione “Wow non ho mai visto qualcuno così entusiasta di non poter parlare!” Disse lei in seguito.
“Adoro i mugolii, che ci posso fare!” Ridemmo ancora. Fu allora che iniziai a percepire una sorte di tensione tra noi due, ma non riuscivo veramente a farci troppo caso, preso com’ero dai miei discorsi. Lei mi disse di continuare.
“Altra cosa che adoro davvero tanto...” lasciai la fresa a mezz’aria, chiaramente per dare un po’ di suspense. Lei ridacchiò un po’ e disse “Dai su, sono curiosa!” Disse lei eccitata.
“Le sculacciate!” Conclusi con tono entusiasta.
“Scherzi!?” Disse lei di nuovo sbalordita.
“Per niente! Se vuoi farmi godere davvero devi farmi il culo rosso!” Dissi io sorridendo.
“Le sculacciate! Non ci credo... cioè sono una cosa abbastanza comune eh, ma sentirlo dire da te! Ti giuro è tutto così surreale!”.
“E lo dici a me?!” Ridemmo abbastanza sguaiatamente, eravamo tutti e due in totale estasi. “Wow... è così strano... mi sembra di conoscerti da una vita adesso sai?” Disse lei.
“Beh se è per questo ci conoscevamo già da tanto!” Risposi io.
“Si ma... così mi sembra di sapere molte più cose di te!” Giocherellò un po’ con la tazzina vuota del caffè “Le sculacciate... in più sei un livello 6, quindi immagino che ne avrai ricevute tante.” Disse lei sorridendo.
“Eh già!” Risposi io. Rimanemmo un po’ in silenzio. Quella tensione tra di noi continuava a crescere in sottofondo. “In pratica... ti piace essere usato...” disse lei “ma anche controllato. Quindi...” disse lei guardandomi.
“Abusato. “ risposi io un po’ più serio “Ma solo per finta! È un gioco di ruolo in fondo!” Conclusi.
“Si si certo... certo...” Disse Giulia. Mi guardò intensamente. Io sentii il peso del suo sguardo su di me, in qualche modo. Si avvicinò con la sedia a me e guardandomi dritto negli occhi mi disse “Vorresti vedere una cosa nella mia stanza?”. Io rimasi come ipnotizzato da quel suo tono caldo e seducente. Risposi di sì. Andammo al piano di sopra e mi portò in camera sua. Una stanza molto larga, con la moquette beige e un letto molto largo. Andò verso un grosso armadio pieno di vestiti e si piegò sulle ginocchia, dopo di che tirò fuori una scatola nera di legno, chiusa con un lucchetto. Sbloccò il lucchetto e poi si girò a guardarmi. “Qual’è la tua safeword?” Disse.
Io rimasi paralizzato sul posto, inchiodato a terra dal suo sguardo. Era una pantera. Mi voleva dominare, lo vedevo, lo percepivo. E io volevo affrontare quella pantera e volevo perdere. Volevo che mi prendesse. “Sei sicura?” Chiesi io. “Sì. Lo voglio. E da come hai risposto presumo lo voglia anche tu.” Disse lei sicura. Io la guardai, un bagliore di pura eccitazione nei miei occhi si rifletté nei suoi ed entrambi sembravamo due adolescenti in piena crisi ormonale.
Giulia aprì la cassetta e ne estrasse una lunga corda arrotolata. “Te lo chiederò di nuovo, e sarà l’ultima volta che lo farò.” Il suo tono ora era autoritario e freddo, come quello di una vera dominatrice. “Qual’è la tua safeword?”.
Io la guardai con aria di sfida. “Scoprilo da sola!” Dissi deciso. Con le mie altre mistress avevamo già fatto una cosa del genere: è un gioco per calarsi nel role play, in cui la mistress con una buona dose di “tortura” mi costringe a rivelarle la safeword con modi abbastanza “diretti”. È un metodo molto più hardcore, ma mi eccita da morire. Dallo sguardo di Giulia capii che era la prima volta che lo faceva, ma che aveva capito il gioco. “Così sia.” Fu l’ultima cosa che mi disse prima di saltarmi addosso spingendomi sul letto. Io all’inizio faticai a reagire, sia perché era stata più rapida del previsto, sia perché non mi aspettavo Giulia fosse così forte. La mia incredulità però fu anche la mia condanna, dato che Giulia ne stava approfittando per legarmi saldamente le braccia ai lati del busto. Quando cercai di controbattere afferrò entrambe le corde e le strinse con forza, bloccandomi il gomito contro il busto. “Non te l’aspettavi eh?!” Mi disse con tono sfottente e mi afferrò i polsi. Io inizia a dimenarmi usando il busto e le gambe, il mio obiettivo era rimettermi in piedi. Lei però intersecò una delle sue gambe con le mie, riuscì così a impedirmi di fare perno con essa. Non cedetti e provai a levarmela di dosso girando il busto, e per un secondo ci riuscii anche... o almeno credevo di esserci riuscito. Giulia lasciò andare la mia gamba, e afferratomi per le spalle mi fece rivoltare su me stesso e mi ritrovai a pancia in giù sul letto. “Grazie, volevo proprio metterti così!” Disse Giulia salendomi sulla schiena per tenermi fermo sul materasso. Io digrignai i denti e mi dimenai, furioso, ma messo in quella posizione, senza l’utilizzo di braccia e gambe, era fin troppo complicato liberarsi. Senza contare il peso di Giulia sulla mia schiena, che non era chissà che ma faceva il suo porco lavoro. Giulia si rigirò sulla mia schiena e iniziò a legarmi le gambe, partendo dalle ginocchia, poi procedendo verso le caviglie. Nel giro di cinque minuti aveva fatto dei nodi abbastanza stretti da immobilizzarle abbastanza. Dopo avermi legato per bene anche le mani scese dalla mia schiena e guardò la sua opera. “Wow! Sei molto più forte di quanto sembri cazzo! Te lo concedo questo!” Disse lei sdraiandosi vicino a me sul letto, il suo volto a dieci centimetri dal mio. “Allora G... vuoi dirmi la tua safeword?”. Io la guardai ansimante e dissi “Dovrai fare meglio di così, che credi?!” E lei, sorridendo, rispose “Valeva la pena chiedere! Anche perché...” tirò fuori dal nulla una paio di mutandine nere e me lo infilò in bocca, di prepotenza “Non potrai parlare più di tanto per un po’!”. Sentii il cazzo diventarmi durissimo, premuto contro il materasso. “Oh si, so che ti sta piacendo, ma tranquillo...” disse lei alzandosi e prendendo qualcosa dalla scrivania. Tornò verso di me e sentii il tipico suono del nastro adesivo venir tirato fuori e poco dopo iniziò a farmelo passare attorno alla bocca e alla testa. Almeno cinque o sei volte. Nel mentre che mi imbavagliava continuò “Farò in modo che tu voglia dirmi quella safeword.. desidererai che ti levi questo bavaglio!”.
Detto questo si alzò e iniziò a far scorrere una mano sulla mia schiena, su e giu, su e giù, spesso passando sulla linea dei miei jeans, abbassandoli leggermente. A un tratto, senza preavviso, me li abbassò con entrambe le mani di colpo, scoprendo i miei boxer grigi e aderenti. Per un secondo mi ripassò per la testa il pensiero che la sorella del mio migliore amico, che io conoscevo da una vita, mi aveva appena legato e imbavagliato sul suo letto e adesso stava per prendermi a sculacciate. Arrossii violentemente, sopratutto anche per quello che disse dopo. “Sai, ho sempre pensato tu avessi un bel culo, dentro di me avrei sempre voluto toccarlo, ma come mi sarei mai potuta permettere!” Mi accarezzò i boxer, tastando la carne sotto avidamente, sentii il suo respiro farsi più affannoso mentre Palpava e massaggiava. Abbassò a metà i boxer, si morse il labbro e li lasciò così per un attimo. Si stava gustando il momento. Tirò giù completamente i boxer, ormai il mio culo era totalmente esposto, indifeso. Ero già pronto a sentire qualche schiaffo deciso abbattersi su di esso, ma lei continuò a palparlo e strizzarlo avidamente, respirando in preda a un estasi di bramosia e lussuria. “Oh so benissimo che vuoi che ti sculacci subito! Ma ho una piccola confessione da farti...” Mi strizzò con tre dita una chiappa, tirandola su e poi giù, facendomi mugolare dietro al bavaglio. “Anche io adoro le sculacciate... mi fanno sentire potente. E penso che la prima sia veramente importante perché deve scuoterti dentro, non solo fuori. E non conta solo la forza ma anche la posizione!”. Mi strizzò entrambi i glutei violentemente, mugolai un po’ di piacere. “Per esempio questa posizione non va bene... humm... come potrei metterti...” disse strizzandomi a piena mano la chiappa destra. “Comunque complimenti ti sei depilato veramente bene qua dietro... aspetta... mi chiedo se...” io capii cosa stava per fare e strizzai i glutei cercando di serrarli, per tutta risposta li afferrò saldamente e piano piano me li fece allargare, rivelandole così un buchetto rosa perfettamente depilato. “Oh... allora non mi hai detto tutte le cose che ti piacciono, eh?” Sentii un suo dito toccarmi i contorni dell’ano e ebbi un brivido che mi fece scuotere tutto. La senti ridere e poi dire “Ok basta giocare!” E dentro di me mi sentii esplodere. Si mise a sedere sul letto e mi trascinò sulle sue ginocchia, una posizione che ho sempre trovato tremendamente umiliante. Mi dimenai e mugolai, sperando che mi cambiasse di posizione, ma così capì che odiavo quella posizione. Rimettendo una mano sui miei glutei disse “Oh che c’è? Non vuoi essere sculacciato sulle mie ginocchia come un bambino cattivo?”. Io mugolai in risposta.
“Oh, povero piccolo... ma in fondo tu stai facendo il permaloso, quindi sono abbastanza sicura che questa sia la posizione più adatta!” Disse strizzandomi di nuovo molto forte il culo. Io ormai non stavo più nella pelle. “Perciò... adesso fammi un favore... e gemi per me!” E allora la prima secca e sonora sculacciata si abbatté sul mio culo. Io mugolai un gemito breve ma intenso. Sentii uno spasmo nel basso ventre. Poi arrivò la seconda, altrettanto forte. Poi la terza. E poi iniziò a sculacciarmi a cadenza regolare, senza fermarsi, sempre più forte, finché non arrivò ad un’intensità veramente alta. Avevo subito di peggio ma mai così velocemente e costantemente. Ogni schiaffo sul mio culo corrispondeva a un mio gemito soffocato e uno spasmo verso l’alto della mia testa. A un certo punto Giulia mi tirò i capelli verso di lei e mi disse a dentro stretti: “ti piacciono ancora le sculacciate? Eh?” E mi diede due schiaffi ancora più forti. Io gemetti fortemente dietro al bavaglio e lei si morse le labbra gemendo in maniera malvagia. “Oh, sei proprio un bambino cattivo” mi lasciò la testa e iniziò a sculacciarmi con forza con entrambe le mani. Io iniziai a gemere ancora di più, ormai Inebriato dalla scarica di dolore e piacere che partiva dal mio culo.
La cosa che mi sorprese di più era la cattiveria con cui Giulia continuava a sculacciarmi, nessun’altra mistress lo aveva mai fatto così caparbiamente e sembrava non volersi fermare. Continuò a sculacciarmi per dieci minuti buoni con entrambi le mani, iniziai a sentire formarsi le lacrime intorno agli occhi e i miei gemiti si trasformarono presto in un pianto soffocato dal nastro adesivo. Incredibilmente sentivo il bisogno di dirle la safeword, ero convinto che avrei resistito molto più di così, ma mi sbagliavo. Con un ultimo schiaffo fermo la sua mano sui miei glutei e disse “Allora, sento che qualcuno qui si sta pentendo delle sue scelte, non è vero?” E io mugolai disperato perché mi levasse il bavaglio. Lei gemette di godimento e soddisfazione palpando bramosamente il mio culo indolenzito e rosso acceso, poi iniziò, con un mano, a strapparmi il nastro di faccia. Appena libero dal nastro mi tenne la testa ferma con entrambe le mani e mi sfilò di bocca le mutandine pregne di saliva. Ridacchiò divertita quando annaspai per aria e sollievo. “Allora G? Adesso mi dirai la tua safeword?” Mi sussurrò all’orecchio. Io, riprendendo fiato esalai un disperato “S-sì! Sì!” E subito dopo mi tappò la bocca con una mano. “Me la dirai, me la dirai... ma prima ho voglia di giocare un po’ col tuo buchetto la dietro!” E detto ciò, mentre la supplicavo per pietà mi rinfilò le sue mutandine in bocca. Continuai a piangere mugolando e supplicando e lei, tirandomi uno schiaffo sul culo, disse “Falla finita! Pensi che non senta il tuo amico pulsare sulle mie cosce?!” Ed effettivamente il mio cazzo mi stava davvero tradendo. Giulia riprese il nastro adesivo e come prima me lo passò sulla bocca, facendolo girare intorno alla testa, ma stavolta non si fermò lì. Me lo fece passare sopra agli’ occhi, alle orecchie e in parte della fronte, creando una sorta di cappuccia di nastro improvvisato. Non potevo parlare, vedere o sentire (non al massimo almeno) nulla di tutto quello succedeva intorno a me. Giulia riprese a sculacciarmi, meno forte di prima ma ormai il mio culo era sensibilissimo, quindi anche una carezza bastava a farmi sussultare. Poi sentii qualcosa di freddo e viscoso colarmi in mezzo ai glutei, e capii cosa sarebbe successo di lì a poco. Giulia mi mise una mano sulla bocca imbavagliata e mi costrinse ad alzare la testa, inarcando la schiena. Poi sentii il suo dito entrarmi dentro. Iniziai a gemere quasi subito, il mio cazzo era pronto a esplodere. Mi penetrò lentamente all’inizio, poi sempre più forte, sempre più ferocemente, finché il suo dito non entrava e usciva con la velocità di una macchina dentro e fuori dal mio culo. Iniziò a spingermi leggermente avanti e indietro nel farlo, e così il mio cazzo, strusciando sulle sue cosce, non resistette più e scoppiò in un’eiaculazione enorme. Io gemetti tutto il mio orgasmo dietro al bavaglio, sentivo il mondo intorno a me girare all’impazzata. Tutto si fermò, Giulia compresa. La sentii leggermente attraverso il nastro dire qualcosa, poi mi liberò un’orecchio e sussurrò “Io adesso mi prendo il tuo culo!”
Seguito da un’ultima violenta sculacciata.
Continua...
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