L'inizio della trasgressione
di
a.narciso
genere
etero
2°
Ci vedevamo regolarmente da qualche mese. Lui faceva i salti mortali per venire a trovarmi e questo mi inorgogliva, innalzava la mia autostima. Marco aveva qualche anno più di me, era un bel 45 enne, che occupava una certa posizione sociale, molto affascinante, la prima volta che ci incontrammo non avevo afferrato completamente il suo fascino, ma col tempo notai che ne aveva da vendere! Mi sentivo una regina quando eravamo assieme, anche il solo andare a mangiare in un ristorante o prenderci un caffè, mi faceva sentire la padrona del mondo di fianco a quell’uomo che emanava sicurezza e testosterone!
Ogni momento che riusciva ad avere libero mi raggiungeva, io problemi non ne avevo, ero spesso sola. Eravamo diventati amanti fissi, mi piaceva, mi appagava, scopavamo come ricci, non so se si drogasse, ma facevamo certe cavalcate che in vita mia mai mi ero sognata potessero essere possibili. Scopavamo ovunque: in macchina, dentro e fuori, in albergo, in un pied-a-terre di un suo conoscente che divideva con un’altra persona per gli stessi scopi, un paio di volte anche a casa mia. Non lo avrei mai creduto possibile fino a pochi mesi prima! Mi faceva letteralmente perdere la testa.
Riuscii a scappare con lui un week end dopo peripezie, pietose bugie e la copertura di una cara vecchia amica alla quale avevo confidato tutto. A mio marito dissi che la andavo a trovare, lei stava in una località di mare sull’altra costa e il venerdì era programmata la partenza. Vogliosa fin dalla sera prima, irrequieta mi masturbai appena rientrata in casa dal lavoro pensando al giorno dopo in cui sarebbe cominciato il fine settimana di fuoco. Non mi bastava e la sera stessa mi feci anche scopare da mio marito, ricevendone i suoi complimenti per la passione che ci avevo messo; ero proprio in calore!
La mattina dopo, appena lui fu uscito, infilai nel trolley la collezione completa dell’intimo più sexy prelevata dal cassetto ed un bikini molto succinto comperato per l’occasione, saremmo andati anche al mare, oltre ad un po’ di vestitini tutti rigorosamente sexy; volevo strabiliarlo e a lui piacevo vestita in maniera vistosa, notavo che si compiaceva quando gli altri maschi mi mangiavano con gli occhi quando ero in sua compagnia quelle poche volte che eravamo in giro, perché la maggior parte del tempo la passavamo a letto. Era estate, faceva caldo, misi per il viaggio un vestitello leggero un po’ corto, col bustino aderente e le coppe per il seno, quasi una guepiere con la gonna, ma molto leggera con una stampa floreale, abbastanza evidente e sgargiante. Sandalini alti aperti con cinghino alla caviglia e, visto che dovevamo stare un po’ in macchina e volevo provocarlo, non misi l’intimo, né sopra né sotto. Dopo un po’ che viaggiavamo gli dissi:
“sai che sono senza slip?”
Lui infilo subito la mano fra le gambe e, mentre guidava, mi massaggiò la figa bagnata lentamente, mi fece un ditalino inesorabilmente eccitante che dopo poco mi sciolse in un’orgasmo spasmodico, il primo di una lunga serie per i giorni a seguire. Appena ripreso fiato, gli toccai il pacco che era ovviamente gonfio, eccitato dai miei sospiri e dalla mia goduta; gli massaggiai da sopra i jeans il suo bellissimo cazzo che era diventato di pietra.
“sai che hai dato spettacolo?” mi disse.
“cioè?” risposi io.
“Avevi aperto le gambe, appoggiato il piede destro sul cruscotto, ti dimenavi e ti massaggiavi il seno mentre ti toccavo. Un paio di camion mi hanno dato le luci quando li abbiamo sorpassati, segno che ti hanno vista dallo specchietto mentre stavamo per sorpassarli e, dall’alto, ti hanno osservato mentre a gambe larghe ti godevi il mio massaggio mentre eravamo di fianco a loro” mi disse sorridendo.
“e a te non ha infastidito la cosa?” gli chiesi.
“tanto che mentre stavamo sorpassando l’ultimo, mi sono accostato per un lungo tratto di strada andando alla stessa velocità per farlo guardare meglio. Quando ci siamo allontanati ha dato fiato alle trombe! Tu non te ne sei proprio accorta, eri troppo presa”.
La risposta mi sorprese un po’, era proprio un porco!
“sei un porco” gli dissi mentre gli stringevo forte il largo e duro cazzo da sopra i calzoni.
Glieli aprii e lo tirai fuori. Prudentemente si accostò in una piazzola di sosta ed eccitatissima da quella sua voglia di esibirmi, me lo mangiai letteralmente con una foga inusuale. Lo ingoiai letteralmente e gli feci una pompa a suo dire, memorabile chinata su di lui, in macchina come la più lurida delle mignotte da strada. Ricordo che mentre gemeva sotto la mia bocca affamata, sentivo che la mia figa colava eccitatissima, non vedevo l’ora di farmelo mettere dentro. Venne copiosamente dopo pochissimo sotto l’accurato e assatanato lavoro della mia bocca: leccavo l’asta lasciandogli sopra grossi quantitativi di saliva, in modo da lasciarlo bagnatissimo per menargllelo meglio quando lo ingoiavo tutto, con una certa fatica per via della larghezza o gli ciucciavo la cappella. Lo sperma caldo che ne uscì mi riempì la bocca; ingoiai tutta la sborra vogliosa di non perdermi nulla di quel maschio che mi faceva sentire tanto desiderata.
Proseguimmo il viaggio e l’odore del suo cazzo sulle labbra ed il sapore del suo seme in bocca mi mantennero alto il livello di eccitazione tanto che dovetti asciugarmi con un fazzolettino in mezzo alle gambe per non bagnare il vestito sopra al quale ero seduta. Giunti in albergo, ancora affamati l’uno dell’altra, dopo una rapida rinfrescata alla toilette, ricominciammo a fare sesso, quell’uomo mi faceva impazzire di desiderio, ne avevo sempre voglia. Mi tolsi in un attimo quel poco che indossavo, lui mi fece tenere i sandalini alti, mi vidi riflessa nello specchio che occupava quasi tutta la parete di lato al letto che chiudeva l’armadio: nuda sui tacchi, il mio corpo snello, ancora una volta riflettei che ero una bella donna, desiderabile e, in quel momento, desiderata.
Mi buttai sopra di lui, glielo presi in mano e me lo infilai dentro cominciando a cavalcarlo come una forsennata. Venni dopo poco anche in seguito a quello che mi diceva:
“nuda coi tacchi sei ancora più eccitante, sembri una puttana, come poco fa in quella piazzola di sosta mentre mi ciucciavi il cazzo. Sei proprio bravissima a farlo, ma chi ti ha insegnato?”.
Per tutta risposta, presa da quel cazzo che mi stavo godendo, fra sospiri e gemiti, mi chinai a baciarlo sulla bocca: mi scopava mentre le nostre lingue si intrecciavano e venni inesorabilmente e rumorosamente. Mi adagiai supina sul letto ansimante e, mentre riprendevo fiato, lui mi girò e comincio a carezzarmi la schiena, le natiche, in mezzo al solco giocando coi miei fluidi vaginali che erano usciti e mi bagnavano tutta, spargendoli un po’ dappertutto. Iniziò a baciarmi la schiena, lentamente; mi godevo come una gatta quei baci, quella lingua che scorreva lungo la schiena che assaporava la mia pelle; scese fra le natiche, assaggiò per un po’ la mia figa fradicia, mi fece tornare la voglia di scopare, era fantastico ci sapeva proprio fare. Poi si concentrò sul buchetto posteriore, mi allargò le chiappe, mi fece un sacco di complimenti sul fatto che avessi un bel culo stretto, tondo a mandolino; era uno dei più bei culi su cui avesse mai messo le mani, diceva. Con le mani che lo allargavano, mi leccò a lungo il buco, sentivo la lingua che, dura, penetrava e la cosa, che non avevo mai provato prima, mi piaceva, mi piaceva un sacco. Lo agevolai sollevando il bacino, mettendomi in ginocchio con la faccia in giù; lui da dietro mi lavorava con la lingua e ora anche con le dita, violava il mio buchetto. Io con la mano mi massaggiavo da sotto la figa, inevitabilmente fradicia. Mugolavo di piacere, stavo impazzendo, da sotto lo vedevo, il suo cazzo durissimo voglioso, come avrei voluto prenderlo in quel momento! A quel punto mi disse:
“sei vergine dietro. Vorresti provare?” come lo sapeva?
Mai ne avevamo parlato. Io morivo dalla voglia di provare tutto con quell’uomo che mi faceva andare letteralmente fuori di testa.
Gli risposi: “sì non l’ho mai preso lì. Cerca di essere il più dolce possibile”.
Si mise in piedi dietro di me, io in ginocchio sul letto a gattoni, appoggiò la punta del cazzo sul buchetto che aveva bagnato con la saliva e lentissimamente lo spinse dentro. Sentii chiaramente quando entrò il solco del glande, gemetti un po’, strinsi i denti; lui si fermò un attimo, io sospiravo forte eccitatissima da quella nuova esperienza, poi lentamente mi spinse tutto dentro. Una sensazione di pienezza mi pervase; mi sentivo la più porca delle porche, si muoveva all’inizio lentamente poi sempre più velocemente. Mi stava inculando! Quel cazzone dentro il mio culo, l’idea mi faceva diventare matta e mi godevo le sue spinte e tutta quella carne dentro di me. Venni un’altra volta, agevolata anche dalla mia mano che si titillava il clito mentre lui mi scopava il culo e dopo poco sentii anche lui che raggiunse l’orgasmo venendomi dentro. Avevo superato un altro tabù con lui, dopo aver tradito mio marito, avevo perso la verginità posteriore. Tutto avrebbe preso un’altra direzione da quel momento.
Cenammo e dopo cena, andammo a fare una passeggiata in quella località di mare affollata di turisti. Scelse lui quello che dovevo mettere: dalla valigia mi tirò fuori un paio di leggins bianchi, molto aderenti ed un top nero con degli strass sul davanti che mi teneva quasi tutta la schiena scoperta, sandali alti naturalmente. Mi piaceva essere guidata così.
In giro mi si notava, lui era evidentemente compiaciuto di questo. Gli sguardi degli uomini mi spogliavano. Passeggiavamo, lui mi cingeva la vita e io ancheggiavo sui tacchi alti; ero la sua troia! E tale mi sentivo. La cosa mi eccitava, mi eccitava tanto essere l’oggetto del desiderio; pensavo che quelli che mi osservavano avrebbero voluto tutti scoparmi. Dopo avermi esibita in giro, rientrammo in albergo e, naturalmente, rifacemmo l’amore eccitata dal defileè fatto poco prima. (continua)
Ci vedevamo regolarmente da qualche mese. Lui faceva i salti mortali per venire a trovarmi e questo mi inorgogliva, innalzava la mia autostima. Marco aveva qualche anno più di me, era un bel 45 enne, che occupava una certa posizione sociale, molto affascinante, la prima volta che ci incontrammo non avevo afferrato completamente il suo fascino, ma col tempo notai che ne aveva da vendere! Mi sentivo una regina quando eravamo assieme, anche il solo andare a mangiare in un ristorante o prenderci un caffè, mi faceva sentire la padrona del mondo di fianco a quell’uomo che emanava sicurezza e testosterone!
Ogni momento che riusciva ad avere libero mi raggiungeva, io problemi non ne avevo, ero spesso sola. Eravamo diventati amanti fissi, mi piaceva, mi appagava, scopavamo come ricci, non so se si drogasse, ma facevamo certe cavalcate che in vita mia mai mi ero sognata potessero essere possibili. Scopavamo ovunque: in macchina, dentro e fuori, in albergo, in un pied-a-terre di un suo conoscente che divideva con un’altra persona per gli stessi scopi, un paio di volte anche a casa mia. Non lo avrei mai creduto possibile fino a pochi mesi prima! Mi faceva letteralmente perdere la testa.
Riuscii a scappare con lui un week end dopo peripezie, pietose bugie e la copertura di una cara vecchia amica alla quale avevo confidato tutto. A mio marito dissi che la andavo a trovare, lei stava in una località di mare sull’altra costa e il venerdì era programmata la partenza. Vogliosa fin dalla sera prima, irrequieta mi masturbai appena rientrata in casa dal lavoro pensando al giorno dopo in cui sarebbe cominciato il fine settimana di fuoco. Non mi bastava e la sera stessa mi feci anche scopare da mio marito, ricevendone i suoi complimenti per la passione che ci avevo messo; ero proprio in calore!
La mattina dopo, appena lui fu uscito, infilai nel trolley la collezione completa dell’intimo più sexy prelevata dal cassetto ed un bikini molto succinto comperato per l’occasione, saremmo andati anche al mare, oltre ad un po’ di vestitini tutti rigorosamente sexy; volevo strabiliarlo e a lui piacevo vestita in maniera vistosa, notavo che si compiaceva quando gli altri maschi mi mangiavano con gli occhi quando ero in sua compagnia quelle poche volte che eravamo in giro, perché la maggior parte del tempo la passavamo a letto. Era estate, faceva caldo, misi per il viaggio un vestitello leggero un po’ corto, col bustino aderente e le coppe per il seno, quasi una guepiere con la gonna, ma molto leggera con una stampa floreale, abbastanza evidente e sgargiante. Sandalini alti aperti con cinghino alla caviglia e, visto che dovevamo stare un po’ in macchina e volevo provocarlo, non misi l’intimo, né sopra né sotto. Dopo un po’ che viaggiavamo gli dissi:
“sai che sono senza slip?”
Lui infilo subito la mano fra le gambe e, mentre guidava, mi massaggiò la figa bagnata lentamente, mi fece un ditalino inesorabilmente eccitante che dopo poco mi sciolse in un’orgasmo spasmodico, il primo di una lunga serie per i giorni a seguire. Appena ripreso fiato, gli toccai il pacco che era ovviamente gonfio, eccitato dai miei sospiri e dalla mia goduta; gli massaggiai da sopra i jeans il suo bellissimo cazzo che era diventato di pietra.
“sai che hai dato spettacolo?” mi disse.
“cioè?” risposi io.
“Avevi aperto le gambe, appoggiato il piede destro sul cruscotto, ti dimenavi e ti massaggiavi il seno mentre ti toccavo. Un paio di camion mi hanno dato le luci quando li abbiamo sorpassati, segno che ti hanno vista dallo specchietto mentre stavamo per sorpassarli e, dall’alto, ti hanno osservato mentre a gambe larghe ti godevi il mio massaggio mentre eravamo di fianco a loro” mi disse sorridendo.
“e a te non ha infastidito la cosa?” gli chiesi.
“tanto che mentre stavamo sorpassando l’ultimo, mi sono accostato per un lungo tratto di strada andando alla stessa velocità per farlo guardare meglio. Quando ci siamo allontanati ha dato fiato alle trombe! Tu non te ne sei proprio accorta, eri troppo presa”.
La risposta mi sorprese un po’, era proprio un porco!
“sei un porco” gli dissi mentre gli stringevo forte il largo e duro cazzo da sopra i calzoni.
Glieli aprii e lo tirai fuori. Prudentemente si accostò in una piazzola di sosta ed eccitatissima da quella sua voglia di esibirmi, me lo mangiai letteralmente con una foga inusuale. Lo ingoiai letteralmente e gli feci una pompa a suo dire, memorabile chinata su di lui, in macchina come la più lurida delle mignotte da strada. Ricordo che mentre gemeva sotto la mia bocca affamata, sentivo che la mia figa colava eccitatissima, non vedevo l’ora di farmelo mettere dentro. Venne copiosamente dopo pochissimo sotto l’accurato e assatanato lavoro della mia bocca: leccavo l’asta lasciandogli sopra grossi quantitativi di saliva, in modo da lasciarlo bagnatissimo per menargllelo meglio quando lo ingoiavo tutto, con una certa fatica per via della larghezza o gli ciucciavo la cappella. Lo sperma caldo che ne uscì mi riempì la bocca; ingoiai tutta la sborra vogliosa di non perdermi nulla di quel maschio che mi faceva sentire tanto desiderata.
Proseguimmo il viaggio e l’odore del suo cazzo sulle labbra ed il sapore del suo seme in bocca mi mantennero alto il livello di eccitazione tanto che dovetti asciugarmi con un fazzolettino in mezzo alle gambe per non bagnare il vestito sopra al quale ero seduta. Giunti in albergo, ancora affamati l’uno dell’altra, dopo una rapida rinfrescata alla toilette, ricominciammo a fare sesso, quell’uomo mi faceva impazzire di desiderio, ne avevo sempre voglia. Mi tolsi in un attimo quel poco che indossavo, lui mi fece tenere i sandalini alti, mi vidi riflessa nello specchio che occupava quasi tutta la parete di lato al letto che chiudeva l’armadio: nuda sui tacchi, il mio corpo snello, ancora una volta riflettei che ero una bella donna, desiderabile e, in quel momento, desiderata.
Mi buttai sopra di lui, glielo presi in mano e me lo infilai dentro cominciando a cavalcarlo come una forsennata. Venni dopo poco anche in seguito a quello che mi diceva:
“nuda coi tacchi sei ancora più eccitante, sembri una puttana, come poco fa in quella piazzola di sosta mentre mi ciucciavi il cazzo. Sei proprio bravissima a farlo, ma chi ti ha insegnato?”.
Per tutta risposta, presa da quel cazzo che mi stavo godendo, fra sospiri e gemiti, mi chinai a baciarlo sulla bocca: mi scopava mentre le nostre lingue si intrecciavano e venni inesorabilmente e rumorosamente. Mi adagiai supina sul letto ansimante e, mentre riprendevo fiato, lui mi girò e comincio a carezzarmi la schiena, le natiche, in mezzo al solco giocando coi miei fluidi vaginali che erano usciti e mi bagnavano tutta, spargendoli un po’ dappertutto. Iniziò a baciarmi la schiena, lentamente; mi godevo come una gatta quei baci, quella lingua che scorreva lungo la schiena che assaporava la mia pelle; scese fra le natiche, assaggiò per un po’ la mia figa fradicia, mi fece tornare la voglia di scopare, era fantastico ci sapeva proprio fare. Poi si concentrò sul buchetto posteriore, mi allargò le chiappe, mi fece un sacco di complimenti sul fatto che avessi un bel culo stretto, tondo a mandolino; era uno dei più bei culi su cui avesse mai messo le mani, diceva. Con le mani che lo allargavano, mi leccò a lungo il buco, sentivo la lingua che, dura, penetrava e la cosa, che non avevo mai provato prima, mi piaceva, mi piaceva un sacco. Lo agevolai sollevando il bacino, mettendomi in ginocchio con la faccia in giù; lui da dietro mi lavorava con la lingua e ora anche con le dita, violava il mio buchetto. Io con la mano mi massaggiavo da sotto la figa, inevitabilmente fradicia. Mugolavo di piacere, stavo impazzendo, da sotto lo vedevo, il suo cazzo durissimo voglioso, come avrei voluto prenderlo in quel momento! A quel punto mi disse:
“sei vergine dietro. Vorresti provare?” come lo sapeva?
Mai ne avevamo parlato. Io morivo dalla voglia di provare tutto con quell’uomo che mi faceva andare letteralmente fuori di testa.
Gli risposi: “sì non l’ho mai preso lì. Cerca di essere il più dolce possibile”.
Si mise in piedi dietro di me, io in ginocchio sul letto a gattoni, appoggiò la punta del cazzo sul buchetto che aveva bagnato con la saliva e lentissimamente lo spinse dentro. Sentii chiaramente quando entrò il solco del glande, gemetti un po’, strinsi i denti; lui si fermò un attimo, io sospiravo forte eccitatissima da quella nuova esperienza, poi lentamente mi spinse tutto dentro. Una sensazione di pienezza mi pervase; mi sentivo la più porca delle porche, si muoveva all’inizio lentamente poi sempre più velocemente. Mi stava inculando! Quel cazzone dentro il mio culo, l’idea mi faceva diventare matta e mi godevo le sue spinte e tutta quella carne dentro di me. Venni un’altra volta, agevolata anche dalla mia mano che si titillava il clito mentre lui mi scopava il culo e dopo poco sentii anche lui che raggiunse l’orgasmo venendomi dentro. Avevo superato un altro tabù con lui, dopo aver tradito mio marito, avevo perso la verginità posteriore. Tutto avrebbe preso un’altra direzione da quel momento.
Cenammo e dopo cena, andammo a fare una passeggiata in quella località di mare affollata di turisti. Scelse lui quello che dovevo mettere: dalla valigia mi tirò fuori un paio di leggins bianchi, molto aderenti ed un top nero con degli strass sul davanti che mi teneva quasi tutta la schiena scoperta, sandali alti naturalmente. Mi piaceva essere guidata così.
In giro mi si notava, lui era evidentemente compiaciuto di questo. Gli sguardi degli uomini mi spogliavano. Passeggiavamo, lui mi cingeva la vita e io ancheggiavo sui tacchi alti; ero la sua troia! E tale mi sentivo. La cosa mi eccitava, mi eccitava tanto essere l’oggetto del desiderio; pensavo che quelli che mi osservavano avrebbero voluto tutti scoparmi. Dopo avermi esibita in giro, rientrammo in albergo e, naturalmente, rifacemmo l’amore eccitata dal defileè fatto poco prima. (continua)
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