L'inizio della trasgressione 3°

di
genere
etero



Al risveglio, com’era naturale che succedesse, facemmo nuovamente sesso. Mi svegliai di mattina presto, eravamo nudi nel letto addormentatici così dopo la cavalcata serale ed anche questa era per me una novità. Nel torpore del risveglio pensai agli accadimenti dell’ultimo giorno e cominciai ad eccitarmi, lui dormiva steso supino. Comincia col baciargli lievemente l’uccello, con leggerezza per non svegliarlo; lo bagnai con la mia saliva per leccarlo meglio, nel mentre iniziavo a prendergli in bocca la cappella, si svegliò. Il suo bellissimo cazzo cominciò ad indurirmisi in bocca, una sensazione stupenda, il potere di saper eccitare così un uomo mi fece bagnare immediatamente. Dopo un po’ che lo ciucciavo, gli salii sopra e cominciai una nuova cavalcata. Quel maschio mi faceva impazzire di desiderio e di piacere. Dopo il mio primo orgasmo, che venne quasi subito, lo tirai fuori e sempre standogli sopra a cavalcioni, me lo infilai didietro, ci avevo preso gusto; la cosa mi eccitava ancor di più sapendo che a lui piaceva, tanto che mi venne poco dopo nel culo.
Era abbastanza presto, scendemmo per la colazione e mi disse:
“so di un posto qui vicino che è una spiaggia per nudisti. Hai mai fatto nudismo?”.
Figuriamoci! Mai mi aveva nemmeno sfiorato l’idea. Non facevo nemmeno il topless, una volta che ci ho provato mio marito mi ha fatta subito coprire. Stuzzicata dall’idea e incuriosita a fare qualunque esperienza con lui, acconsentii anche se un po’ dubbiosa. Gli chiesi se lui l’avesse già fatto in passato e mi disse che era successo una sola volta in Francia con un’amica, ma non entrò nei particolari, era piuttosto riservato sul suo passato.
Sapeva che lì vicino c’era una spiaggia nota per questo, molto lunga, con una grande pineta selvaggia alle spalle. Intimorita, ma stuzzicata e desiderosa di replicare l’esperienza esibizionistica della sera prima, mi misi il bikini comperato per l’occasione: un due pezzi a triangoli coi laccetti color turchese, che risaltava perfettamente sull’abbronzatura che già avevo. Lui tirò fuori dalla sua valigia un vestitino copricostume che mi aveva comperato, molto molto aderente di cotone a maglie piuttosto larghe, quasi a rete di colore bianco; misi un paio di sandali di corda con la zeppa, alti e ci incamminammo.
Ero, come spesso accadeva ultimamente con lui, molto vistosa; nel tragitto fuori dall’albergo chi mi incrociava mi divorava con gli occhi e io mi sentivo tanto puttana e notavo in lui il suo sguardo luciferino e compiaciuto nel mostrarmi così. Dopo una lunga passeggiata nella pineta, arrivammo in spiaggia; era veramente bella! Selvaggia, semi-deserta, pochissima gente molto distante l’una dall’altro, ci spogliammo e ci stendemmo sugli asciugamani. Dopo un po’ cominciarono ad arrivare un po’ di persone: un paio di coppie, ma la maggior parte erano uomini, quasi tutti soli, tutti a debita distanza. Mi addormentai completamente nuda. baciata dal caldissimo sole, assonnata dopo le peripezie notturne. Al risveglio anche lui dormiva al mio fianco, a poca distanza, 5/6 metri al massimo, si erano messi solitari, ognuno per i fatti propri, tre maschi soli. Li guardai di sottecchi, uno era sulla cinquantina, seduto con l’asciugamano in vita, notai senza essere vista, che si stava toccando da sotto l’asciugamano; era senza slip. Non riesco ancora oggi a capire se la cosa mi infastidiva o se mi eccitava, penso più la seconda; comunque non mi sentivo a mio agio e distolsi lo sguardo. Osservai gli altri due: uno era sulla quarantina, nulla di memorabile, l’altro era decisamente più giovane, alto, atletico, un arnese in mezzo alle gambe fra i più grossi mai visti in vita mia, a livello dei migliori attori pornografici. Non potevo fare a meno di guardarlo! da sotto la visiera del cappellino, da dietro le lenti scure degli occhiali da sole, stavolta ero io che mi mangiavo con gli occhi quel giovane toro con quel pitone mostruoso fra le gambe. Fantasticando su quel che avrei potuto fare con lui, iniziai di nuovo a bagnarmi, era un continuo in quei giorni. Lui mi guardava, sfacciatamente: giovane, ma deciso! Ero imbarazzata, oltre che esserlo, mi sentivo nuda, ma fortemente eccitata. Tutte quelle nuove sensazioni, mai provate prima. Accaldata dal sole, mi alzai e mi tuffai in mare. Il ragazzo mi seguiva con lo sguardo e dopo pochissimo mi seguii anche in acqua. Rimase in piedi con l’acqua appena sotto il pube con la punta del cazzo immersa. Mentre risalivo dal mare verso la spiaggia e ci incrociammo, ci scambiammo un lungo sguardo, fisso negli occhi. Girai un po’ l’asciugamano in favore del sole e casualmente era anche in favore del suo sguardo, mi sdraiai supina gambe aperte mostrandole la figa nuda, che lui continuava ad osservare
All’ora di pranzo, accaldati dalla mattinata, lasciammo la spiaggia per rientrare in albergo a mangiare qualcosa. Avevo insistito per lasciare piantato in spiaggia l’ombrellone dicendo che avrei voluto ritornare lì nel pomeriggio e, in cuor mio, sperando di ritrovare quel giovane torello.
Prima di pranzare, saliti in camera per rinfrescarci, non facemmo in tempo a chiudere la porta della stanza che saltai addosso a Marco eccitata dalla mattinata inusuale, era per ogni giorno che passavamo assieme, un’esperienza nuova! Facemmo l’amore in maniera piuttosto selvaggia, mi scopò in piedi senza togliermi nulla, scostando solo di lato lo slip, con le mani appoggiate allo specchio dell’armadio, guardandomi eccitata come un’animale che venivo presa da dietro dal mio maschio. L’immagine mi eccitò ancor di più e mentre ero sotto i colpi del mio ariete, pensando al ragazzo del mattino, immaginando fosse quel gran cazzo a scoparmi, venni rumorosamente fra gemiti e spasmi; ebbi un lunghissimo orgasmo in quanto lui non si fermò e continuò a scoparmi forte fino a quando mi disse di girarmi per schizzarmi tutto il seme sulla faccia che assaporai affamata. Appena venuto, mi disse:
“sei proprio troia! Ti ha eccitato il gran cazzo di quel ragazzo, vero? È per quello che eri bagnata come una cagna in calore e mi sei saltata addosso appena entrati qui?”
ammisi che era vero; mi ero eccitata, dissi, un po’ per quello, un po’ perché mi sentivo desiderata da lui e dall’altro che si era toccato. “che puttana! Adesso ho capito perché hai insistito a voler lasciare in quella spiaggia l’ombrellone per tornarci nel pomeriggio…”.
In qualunque altra occasione certe cose non avrei permesso di dirle a nessuno, ma sentirmi dire così, accresceva la mia eccitazione consapevole che aveva ragione, come sempre. Come mi conosceva bene, aveva colto la mia essenza, aveva saputo tirar fuori da me un lato del mio carattere che nemmeno io ero a conoscenza che esistesse. Dopo un pranzo veloce, ritornammo in quella spiaggia, eravamo quasi soli, il più vicino era distantissimo, il ragazzo del mattino però non c’era. Mi rilassai godendomi di nuovo il sole e mi addormentai di nuovo. Al risveglio lo trovai sul suo asciugamani a poca distanza sdraiato supino, col suo boa addormentato sul ventre. Sollevai la testa, non potevo fare a meno di guardarlo, lo osservai sfacciatamente mentre ad occhi chiusi prendeva il sole, aveva un bel fisico asciutto, alto, spalle larghe, moro di carnagione scura, con pochi peli sul corpo, ma soprattutto aveva sto cazzo enorme fra le gambe che ancora oggi il solo pensiero mi fa bagnare. Marco si accorse che ero sveglia e che lo guardo, sorride, mi sussurra:
“ti piace, vero?”
sorrido senza rispondere. Mi mette la mano lì in mezzo, infila un po’ il dito, è fradicia.
“troia!” mi dice nell’orecchio.
Nel mentre si sveglia anche il ragazzo; ci guardiamo, guarda Marco, sorride e accenna un buongiorno. Marco gli dice:
“sei un abitueè di questa spiaggia meravigliosa?”
lui ci risponde che ci viene spesso perché è selvaggia, solitaria e adora stare nudo al sole. Concordiamo con lui che è una bella sensazione e Marco lo invita ad avvicinarsi a noi con l’asciugamano. Ci presentiamo, si chiama Gianni e conversiamo del più e del meno per un altro po’, io stavo in mezzo a loro seduta, non perdendo d’occhio con la vista laterale quel grosso arnese. Marco ad un certo punto mi dice: “amore, sei un po’ rossa sulla schiena, vuoi un po’ di crema?” mi girai a pancia sotto e mi spalmò la crema. Mentre mi godevo il lungo massaggio rinfrescante sentendo i loro occhi addosso al mio corpo steso prono, allargai le gambe per agevolarlo e lui puntò dritto alla figa. Mi toccò leggermente, infilando la punta del dito fra le labbra, rigorosamente umide, disse
“sei bagnata. Vuoi sentire?” rivolto a Gianni.
Non si fece pregare e mise la mano fra le mia gambe; iniziò a farmi un massaggio prima fra le labbra, titillando ogni tanto il clito, poi con le dita dentro. Ci sapeva fare il ragazzo, alternava il massaggio sul mio bottoncino con lo scoparmi con le dita. Mi godevo le sue attenzioni sospirando e sentendo salire la voglia. Stava salendo anche a lui; osservai che il suo pitone si stava risvegliando. Non ne potei fare a meno, glielo presi in bocca in un istante, lì sulla spiaggia. Marco sorrideva, il porco! Disse:
“spostiamoci da qui. Va bene che siamo in una spiaggia nudista, ma certe cose non si possono fare in pubblico”.
Prendemmo gli asciugamani, rientrammo nella pineta incamminandoci all’interno fino ad un radura solitaria e silenziosa e piuttosto riparata dagli arbusti, nel tragitto sculettavo dall’alto delle zeppe dei sandalini di corda davanti a Gianni sentendo il suo sguardo su di me. Mentre Marco stende gli asciugamani, io mi chino davanti al ragazzo che resta in piedi, glielo tiro fuori e mi do da fare a ciucciargli il cazzo. Ci accomodiamo sugli asciugamani, lui sdraiato con quel palo dritto sopra di sé, io a quattro zampe a lavorarmelo con la bocca. Ero eccitatissima, mai mi ero figurata potessi vivere una cosa del genere, mi sembrava di essere nella scena di un film porno. Due maschi per me! Uno conosciuto poche istanti prima, io in mezzo a loro a fare la porca come mai avrei pensato potessi essere. Marco si toccava il cazzo duro eccitato da quel che vedeva; io chinata a ciucciare quel grosso uccello gli mostravo il mio didietro che cominciò ad accarezzare. Cominciò a scoparmi da dietro a pecorina. Avevo un cazzo in bocca e uno nella figa, morivo dall’eccitazione, dalla voglia. Venni per prima, sono sempre stata sensibile e, ultimamente con quel’uomo così porco, sempre di più! Subito dopo venne il ragazzo, non resistendo alla mia abile bocca; per far raggiungere l’orgasmo a Marco, mi girai e gli dissi:
“amore mettimelo dietro per piacere, che mi piace tanto!”.
Lo sfilò dalla figa e bagnatissimo, senza bisogno di lubrificarmi l’ano, me lo spinse tutto dentro nel culo scopandomi lì come un ossesso e venendomi dentro. Mamma mia che sensazioni forti! Quanto ero troia!
Ci ricomponemmo, soddisfatti tutti, sorridenti e allegri del bel pomeriggio trascorso assieme. Gianni doveva rientrare, aveva appuntamento con la fidanzata per uscire il sabato sera; provai una punta di invidia per quella ragazza che aveva a disposizione tutte le volte che voleva tutto quel ben di dio e mi guardai bene dal chiedere qualcosa di lei per evitare che mi ritenessero un po’ gelosa, quale ero! Vidi che Marco e Gianni si scambiarono il numero per vedere se ci si fosse rivisti il giorno dopo nella stessa spiaggia. Io ero un po’ frastornata, quasi ubriaca da tutto quel cazzo che avevo preso nelle ultime ore; li lasciai fare senza indagare, senza chiedere spiegazioni, mi piaceva essere guidata così, pensava a tutto lui.
Rientrammo anche noi in albergo per rilassarci un po’ in camera prima della serata, che passammo a coccolarci reciprocamente fra baci e carezze dolci. Mio marito, mi chiamò per sapere come andava il weekend e come stesse la mia amica; mentii spudoratamente, me ne vergognavo un po’, ma un istante dopo era tutto dimenticato, era già lontano anni luce (continua)

attendo i vostri commenti narciso.a@outlook.it
scritto il
2020-12-07
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