Rivedersi (parte seconda)
di
Cardinal Mazzarino
genere
etero
Mi svegliai in tempo per passare in albergo, dove avevo lasciato tutto il cambio, e prendere il materiale per la mia relazione … non mi rimaneva assolutamente tempo da dedicare a un po’ di sesso mattutino (tra l’altro avevo letto recentemente che un po’ di sesso mattutino aumenta la produzione di ossitocina e di immunoglobulina A).
Sarebbe stato per la sera.
Giovanna (e il suo cane Lampadina) dormivano beati quando uscii. Ci saremmo sentiti telefonicamente.
Terminato il seminario, nel pomeriggio, passai dall’albergo facendo il check-out … avrei avuto più tempo a disposizione l’indomani prima che il mio aereo partisse.
Decidemmo di prenderci un aperitivo a casa sua … sarebbe stato anche un modo per cominciare con lentezza, ma avendo qualcosa nello stomaco. Più tardi scoprii che era un bene rimanere solo sull’aperitivo, le sue doti sessuali richiedevano di non essere affaticati dalla digestione di cene pesanti.
Mi aprì la porta, indossando un abito scuro dal quale risaltavano le sue tette e notai anche delle calze a rete. Si era leggermente truccata.
Aveva già deciso il programma della serata … e seppur non lo conoscessi lo approvavo in toto.
Mi versò del prosecco, e volle brindare al fatto di esserci rivisti e al sesso fra di noi scoperto dopo più di 30 anni! Tirò fuori anche una foto di quando eravamo quindicenni, con le correlate battute sul trascorrere del tempo. In tutto questo sempre in compagnia del cane … che fortunatamente non chiedeva l’aperitivo, ma che ci guardava.
Dopo una decina di minuti di chiacchiere, si avvicinò … pensavo mi volesse baciare … mise, invece, subito una mano sui pantaloni, toccando il mio pisello e disse:
“Voglio questo! Ieri la mia bocca lo ha accolto … e bene … ora la mia figa reclama la sua parte! … E poi ha la dimensione giusta.”
Il cambiamento del linguaggio (è una scrittrice) era associato al cambiamento nei suoi occhi … voleva, anzi reclamava, quanto perso nell’anno e mezzo di astinenza.
Cominciò a spogliarsi lentamente, levandosi il vestito … nel frattempo – con qualche difficoltà – avevo trovato modo di far funzionare lo stereo. Rimase con una guêpière, calze e slip. La guêpière era di quanto più sexy avessi pensato: di pizzo nero che faceva intravedere i capezzoli di Giovanna … capezzoli senza una grande aurora ma con un punta pronunciata. Le calze a rete la slanciavano, ma le mutandine, semitrasparenti che facevano vedere il cespuglietto rappresentavano puro erotismo.
Lentamente, si sfilò le calze. Con difficoltà rimanevo fermo … mi sarei fiondato su di lei, le avrei strappato i vestiti. Venne accanto a me e con le sue tette mi sfiorava il viso … non ce la feci ... con le mie mani cominciai a toccarle il seno con passione sentendola già ansimare. Le levai la guêpière in maniera da poter baciare meglio quelle tette, mordendole e succhiandole i capezzoli. Nel frattempo lei mi toccava i pantaloni, slacciandomi la cintura e sbottonando i pantaloni.
Preferii levarmi tutto rapidamente, rimanendo nudo con il cazzo eretto e pulsante. Lei si gettò sul pisello, masturbandolo, e dicendo:
“E’ una delle cose più belle che ha l’uomo … ma solo quando è dritto. E tu ce l’hai bellissimo!”
A questo punto, girai intorno a lei e mi misi alle sue spalle, facendole sentire la mia eccitazione sul culo e nel frattempo misi le mani dentro gli slip cominciandola a masturbare … era già bagnatissima … la vedevo che le piaceva questa posizione … si muoveva facendo aderire il suo culo al mio pisello … poi con un sospiro pose un unico limite:
“Dietro è off-limits … tutto ma non dietro!”
In realtà, avendo nelle mie esperienze trovato veramente poche donne disposte a dar il culo, la cosa non mi sorprese.
“Nessun problema.” le risposi.
Continuai a masturbarla, sempre in piedi, sempre più velocemente fino a sentire il tremore anticipatore dei suoi orgasmi. E venne! Mi piaceva che godesse a voce alta.
Ci trasferimmo sul letto, e lì presi a leccare la sua figa … senza levarle ancora gli slip. Le passavo la lingua, alternativamente, sopra gli slip e alzandoli, sul suo clitoride. Con la mano destra le toccavo una tetta, mentre le dita della sinistra entravano dentro ed uscivano dalla sua figa. Era un lago.
“Ah! Godo un’altra volta. Ahhhhhh!”
Con la lingua sentii un clitoride grandissimo, o almeno ebbi la sensazione.
Ma volevo approfittare delle sue tette per una spagnola come si deve … non era l’obiettivo di venire ma avendo capito che le tette erano per lei particolarmente erogene, metterle il pisello l’avrebbe reso ancora più eccitata. Continuammo con la spagnola dove entrambi toccavamo le sue tette.
Ormai l’eccitazione era al culmine … volevo penetrarla!
La feci mettere sopra di me e cominciò a calvalcarmi. Prima lentamente, poi sempre più velocemente. Gridava di continuo:
“Sìììì, continua così, voglio sentirlo bene bene”
In certi momenti, quando urlava troppo, si metteva la mano sulla bocca. Ma è nella sua natura essere spontanea e quindi dopo riprendeva senza problemi a dire:
“Ahhh! Ahhh! Dai che ti voglio tutto.”
Oppure solo urla … con quella voce un po’ roca altamente sexy.
Le dicevo:
“Senti come sei eccitata … tutta bagnatissima”
E in effetti un paio di volte, a causa dell’agitazione, il mio pisello uscì fuori. Avevo superato il momento che potevo venire … ero in grado di continuare per diverso tempo.
La girai e la presi a pecorina.
“Sì, così, lo sento tutto e meglio” mi disse.
Era stupendo sentire come la sua figa si aprisse e restringesse ad ogni movimento. Vedevo come il mio cazzo entrava fino alle palle dentro di lei. Venne un’altra volta, anche questa volta urlando. Mi accorsi che se non cambiavo posizione avrei resistito per poco.
Mi rimisi sotto dicendole:
“Ora cerchiamo di venire insieme. Ti dico quando mi manca pochissimo …”
Continuammo a scopare per qualche minuto, ad un certo punto le gridai:
“Giovanna, sono vicino.”
“Anch’io … sto per venire. Sì, continua, continua, sììììì.”
Venimmo insieme … con un godimento totale … senza alcuna esitazione.
Appena passato il primo momento in cui ci si riprende, mi disse:
“Che peccato aver perso più di 30 anni!”
Ormai sono diversi anni che ci vediamo, condividendo sesso e altri piaceri.
Sarebbe stato per la sera.
Giovanna (e il suo cane Lampadina) dormivano beati quando uscii. Ci saremmo sentiti telefonicamente.
Terminato il seminario, nel pomeriggio, passai dall’albergo facendo il check-out … avrei avuto più tempo a disposizione l’indomani prima che il mio aereo partisse.
Decidemmo di prenderci un aperitivo a casa sua … sarebbe stato anche un modo per cominciare con lentezza, ma avendo qualcosa nello stomaco. Più tardi scoprii che era un bene rimanere solo sull’aperitivo, le sue doti sessuali richiedevano di non essere affaticati dalla digestione di cene pesanti.
Mi aprì la porta, indossando un abito scuro dal quale risaltavano le sue tette e notai anche delle calze a rete. Si era leggermente truccata.
Aveva già deciso il programma della serata … e seppur non lo conoscessi lo approvavo in toto.
Mi versò del prosecco, e volle brindare al fatto di esserci rivisti e al sesso fra di noi scoperto dopo più di 30 anni! Tirò fuori anche una foto di quando eravamo quindicenni, con le correlate battute sul trascorrere del tempo. In tutto questo sempre in compagnia del cane … che fortunatamente non chiedeva l’aperitivo, ma che ci guardava.
Dopo una decina di minuti di chiacchiere, si avvicinò … pensavo mi volesse baciare … mise, invece, subito una mano sui pantaloni, toccando il mio pisello e disse:
“Voglio questo! Ieri la mia bocca lo ha accolto … e bene … ora la mia figa reclama la sua parte! … E poi ha la dimensione giusta.”
Il cambiamento del linguaggio (è una scrittrice) era associato al cambiamento nei suoi occhi … voleva, anzi reclamava, quanto perso nell’anno e mezzo di astinenza.
Cominciò a spogliarsi lentamente, levandosi il vestito … nel frattempo – con qualche difficoltà – avevo trovato modo di far funzionare lo stereo. Rimase con una guêpière, calze e slip. La guêpière era di quanto più sexy avessi pensato: di pizzo nero che faceva intravedere i capezzoli di Giovanna … capezzoli senza una grande aurora ma con un punta pronunciata. Le calze a rete la slanciavano, ma le mutandine, semitrasparenti che facevano vedere il cespuglietto rappresentavano puro erotismo.
Lentamente, si sfilò le calze. Con difficoltà rimanevo fermo … mi sarei fiondato su di lei, le avrei strappato i vestiti. Venne accanto a me e con le sue tette mi sfiorava il viso … non ce la feci ... con le mie mani cominciai a toccarle il seno con passione sentendola già ansimare. Le levai la guêpière in maniera da poter baciare meglio quelle tette, mordendole e succhiandole i capezzoli. Nel frattempo lei mi toccava i pantaloni, slacciandomi la cintura e sbottonando i pantaloni.
Preferii levarmi tutto rapidamente, rimanendo nudo con il cazzo eretto e pulsante. Lei si gettò sul pisello, masturbandolo, e dicendo:
“E’ una delle cose più belle che ha l’uomo … ma solo quando è dritto. E tu ce l’hai bellissimo!”
A questo punto, girai intorno a lei e mi misi alle sue spalle, facendole sentire la mia eccitazione sul culo e nel frattempo misi le mani dentro gli slip cominciandola a masturbare … era già bagnatissima … la vedevo che le piaceva questa posizione … si muoveva facendo aderire il suo culo al mio pisello … poi con un sospiro pose un unico limite:
“Dietro è off-limits … tutto ma non dietro!”
In realtà, avendo nelle mie esperienze trovato veramente poche donne disposte a dar il culo, la cosa non mi sorprese.
“Nessun problema.” le risposi.
Continuai a masturbarla, sempre in piedi, sempre più velocemente fino a sentire il tremore anticipatore dei suoi orgasmi. E venne! Mi piaceva che godesse a voce alta.
Ci trasferimmo sul letto, e lì presi a leccare la sua figa … senza levarle ancora gli slip. Le passavo la lingua, alternativamente, sopra gli slip e alzandoli, sul suo clitoride. Con la mano destra le toccavo una tetta, mentre le dita della sinistra entravano dentro ed uscivano dalla sua figa. Era un lago.
“Ah! Godo un’altra volta. Ahhhhhh!”
Con la lingua sentii un clitoride grandissimo, o almeno ebbi la sensazione.
Ma volevo approfittare delle sue tette per una spagnola come si deve … non era l’obiettivo di venire ma avendo capito che le tette erano per lei particolarmente erogene, metterle il pisello l’avrebbe reso ancora più eccitata. Continuammo con la spagnola dove entrambi toccavamo le sue tette.
Ormai l’eccitazione era al culmine … volevo penetrarla!
La feci mettere sopra di me e cominciò a calvalcarmi. Prima lentamente, poi sempre più velocemente. Gridava di continuo:
“Sìììì, continua così, voglio sentirlo bene bene”
In certi momenti, quando urlava troppo, si metteva la mano sulla bocca. Ma è nella sua natura essere spontanea e quindi dopo riprendeva senza problemi a dire:
“Ahhh! Ahhh! Dai che ti voglio tutto.”
Oppure solo urla … con quella voce un po’ roca altamente sexy.
Le dicevo:
“Senti come sei eccitata … tutta bagnatissima”
E in effetti un paio di volte, a causa dell’agitazione, il mio pisello uscì fuori. Avevo superato il momento che potevo venire … ero in grado di continuare per diverso tempo.
La girai e la presi a pecorina.
“Sì, così, lo sento tutto e meglio” mi disse.
Era stupendo sentire come la sua figa si aprisse e restringesse ad ogni movimento. Vedevo come il mio cazzo entrava fino alle palle dentro di lei. Venne un’altra volta, anche questa volta urlando. Mi accorsi che se non cambiavo posizione avrei resistito per poco.
Mi rimisi sotto dicendole:
“Ora cerchiamo di venire insieme. Ti dico quando mi manca pochissimo …”
Continuammo a scopare per qualche minuto, ad un certo punto le gridai:
“Giovanna, sono vicino.”
“Anch’io … sto per venire. Sì, continua, continua, sììììì.”
Venimmo insieme … con un godimento totale … senza alcuna esitazione.
Appena passato il primo momento in cui ci si riprende, mi disse:
“Che peccato aver perso più di 30 anni!”
Ormai sono diversi anni che ci vediamo, condividendo sesso e altri piaceri.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Rivedersi (parte prima)racconto sucessivo
Perdere la testa
Commenti dei lettori al racconto erotico