Il seminario
di
Cardinal Mazzarino
genere
etero
(la storia è realmente accaduta, ovviamente prima del COVID)
Inizio di novembre. La località dove si sarebbe tenuto il seminario era una bella cittadina sul lago, ma il tempo piovoso (e piovve, infatti, tutto il tempo) non aiutava certamente a rendere il posto attraente.
Mi ero portato da lavorare e avrei impiegato i tempi morti a chiudere una serie di cose in sospeso, che mi trascinavo da giorni. Non mi faceva piacere che il seminario fosse stato organizzato venerdì pomeriggio e sabato fino alle 16 e, per le coincidenze aeree, sarei potuto ripartire solo la mattina della domenica.
L’albergo dove pernottavo e si teneva il seminario era una struttura degli anni ’70 rifatta circa un anno fa in modo eccellente, e per i due giorni c’era tutto; così avrei trascorso tutto il tempo senza la necessità di uscire, visto il tempo.
Arrivai verso le 13 (il seminario sarebbe cominciato alle 14) e mi sistemai: normalissima stanza di albergo, con un bel balcone dal quale si poteva vedere il lago. Mi affacciai, osservando che tutte le stanze avevano un balcone con vista lago.
La prima giornata del seminario fu intensa ma interessante. Finì alle 20 circa e alle 20,30 ci sarebbe stata la cena. Andai su per cambiarmi e notai che la stanza accanto alla mia era occupata. Sentivo una voce femminile che parlava al cellulare; la TV accesa.
Mi incuriosisce sempre sapere chi nella stanza accanto; è il mio essere voyeur.
Alla cena parlai con un po’ di persone; conobbi alcuni collaboratori del presidente e lavorava nella sede di Milano. Tutto sommato una cena senza formalismi e senza stress.
Mi misi a parlare con un giovane donna. Avrà avuto 35 anni al massimo, una delle collaboratrici del presidente; donna molto brava e capace, ma che certamente non era attraente né sensuale, e sicuramente non ci si relazionava bene: molto sulle sue (timida?), incapace di fare battute e sorridere.
Alle 23 la cena terminò e mentre qualcuno si mise nel portico a fumare, la gran parte andò nelle proprie camere.
Mi addormentai immediatamente (ero talmente stanco che lasciai la luce dell’abat jour accesa, e la serranda del balcone alzata, con le tende aperte). A un certo punto qualcosa mi fece svegliare. Non capivo cosa fosse. Era un ansimare, non particolarmente rumoroso ma penetrante. Nella stanza accanto si stava scopando e tanto; probabilmente il loro letto era accanto alla parete e dall’altro lato c’era il mio.
Confesso che la cosa non mi lasciò indifferente. Misi il mio orecchio al muro per udire meglio la coppia. Lei chiaramente stava godendo, mentre dell’uomo ascoltavo solo grugniti. Mi eccitava la situazione: sentivo due persone godere e io nella stanza accanto che stavo cominciando a toccarmi, a tirarmi una sega che voleva essere lunga, cercando di venire quando lei sarebbe venuta. Era la prima volta che provavo una situazione del genere: strana, ma eccitante.
Mentre stavo masturbandomi, proprio per il fatto che ero crollato, il libro che leggevo cadde dal comodino. Ma non mi interessava e continuai a masturbarmi. Ero sempre più eccitato nel sentire la donna che gridava:
“continua, continua, …, mi piace sentirlo dentro, vorrei averlo tutto”
e poi sospiri e grida di godimento.
La situazione era molto eccitante. A un certo punto lui venne, dicendo:
“vengo, vengo”.
Dalla voce capii che era il mio presidente e ricollegando la voce apparteneva alla collaboratrice con cui avevo scambiato battute a cena.
Neanche il tempo di realizzare che sentii un rapidissimo rivestirsi e un chiudere la porta. Evidentemente al presidente non piacevano né le attenzioni, né si preoccupava se la donna avesse provato piacere!
Avevo però il pisello in mano, e l’eccitazione era sempre notevole, sebbene non avessi più quel magnifico sonoro della collaboratrice. Mi sdraiai cercando di pensare ai dolci suoni prima sentiti, con altri pensieri erotici, ricordando alcune delle mie esperienze passate. Ero sul letto con gli occhi chiusi immaginando il piacere della coppia e lo collegavo a esperienze che avevo avuto.
A un certo punto mi fermai; c’era qualcosa che non quadrava. Aprii gli occhi e voltandomi verso la finestra vidi la donna con un semplice accappatoio che mi guardava.
Imbarazzato mi coprii come potevo, ma era chiaro che lei mi avesse visto.
Andando verso la porta-finestra mi resi conto che ancora un po’ di eccitazione mi pervadeva.
“Ciao” fece lei. “spero di non disturbarti!”
La mia risposta fu un esempio di idiozia maschile: “Ciao … mi spiace esser visto in questo modo”
“Mi fai entrare o dobbiamo passare la sera sul balcone?”
“Certo” risposi io
Entrata, mi guardò e mi disse a bruciapelo: “Ti ho sentito quando sospiravi, mentre stavo scopandomi il nostro beneamato presidente. Non sei silenzioso, anzi maldestro un po’ lo sei.”
Continuò: “Ti sei eccitato? Ti ho visto attraverso il riflesso della finestra. Da come reagivi, mentre ti osservavo senza vedermi, ti piaceva!”
Decidetti di vedere se qualcosa poteva scapparci: “Allora sei una voyeur?”
Mi sorprese con la sua risposta: “Quando non posso! Oppure quando vengo lasciata a metà”
Mi buttai. “Allora posso aiutarti a finire!”
Neanche finii la frase che lei fece cadere l’accappatoio.
La guardai bene. Il viso non era attraente ma sicuramente interessante, il corpo – che non valorizzava proprio – era fantastico: un paio di tette perfette, una terza o forse una quarta, con capezzoli turgidi; la figa pur non essendo depilata (e a me piace il cespuglio nero) era curatissima; un ventre piatto naturalmente; un culo sodo.
La baciai lentamente capendo che le piaceva in modo particolare il collo. Decisi di prendermi il tempo che era necessario. Mentre la baciavo le massaggiavo il seno; anche quello era sensibilissimo. Sentivo piccoli tremiti che mi trasmetteva. Ancora non le toccavo la figa ma già sentivo il suo grado elevato di eccitamento. Gettava dei gemiti leggeri ma eccitanti. Mi prese in mano il cazzo, iniziando a masturbarmi. Lo faceva con delicatezza e questo aumentava ancor di più la mia eccitazione. La fermai e scesi con la lingua verso il basso. La sua figa era bagnatissima. Cominciai con lentezza a leccarle il clitoride, ma dopo pochi secondi mi disse che stava venendo. Continuai e continuai finché la sentii sussultare prima e saltare dopo. Mi chiese di fermarmi, ma continuai a leccarle la sua dolce figa. Gli umori la rendevano eccitantissima. Proseguii piano e dopo un tentativo di alzarmi la testa per fermarmi me la riprese per continuare ad essere leccata. La voce di lei cambiò tonalità: roca ma mi implorava di continuare. Stava raggiungendo un secondo orgasmo. Questa volta fu violento. Gridò due volte “si!”, ansimò tantissimo (il tutto ad alta voce) e il suo corpo fu scosso da un tremito violento.
Mi fermò. “Aspetta!” disse.
Mi prese il cazzo in bocca. Cominciò a farmi un pompino delicato ma eccitantissimo, con la lingua mi leccava il prepuzio mentre con le labbra mi toccava la cappella.
Dopo poche battute ero pronto a venire, e la fermai. Volevo scopare con lei e bene.
Mi misi sdraiato, lei mi salì sopra, cominciando lentamente a muoversi. Piano piano aumentò la sua velocità, mi prese le mani e se le portò sul seno; con gli occhi chiusi guidava il suo e il mio piacere. I suoi gemiti rochi ma sensuali mi eccitavano sempre di più. Sia lei che io in pochissimo eravamo pronti a venire e volevo che potessimo godere insieme così accelerai anch’io, e nel contempo sfregandole i capezzoli che intuivo era una cosa che l’eccitava tantissimo.
Alla fine con dei gemiti crescenti venimmo quasi all’unisono.
Dopo un paio di minuti che li passammo solamente a riprenderci, mi chiese: “Speriamo che si possa partecipare ad altri seminari, dove potremmo imparare meglio … una qualche arte”.
Pur essendo mancate occasioni di seminari, i miei viaggi a Milano e i suoi a Roma furono abbastanza frequenti.
Inizio di novembre. La località dove si sarebbe tenuto il seminario era una bella cittadina sul lago, ma il tempo piovoso (e piovve, infatti, tutto il tempo) non aiutava certamente a rendere il posto attraente.
Mi ero portato da lavorare e avrei impiegato i tempi morti a chiudere una serie di cose in sospeso, che mi trascinavo da giorni. Non mi faceva piacere che il seminario fosse stato organizzato venerdì pomeriggio e sabato fino alle 16 e, per le coincidenze aeree, sarei potuto ripartire solo la mattina della domenica.
L’albergo dove pernottavo e si teneva il seminario era una struttura degli anni ’70 rifatta circa un anno fa in modo eccellente, e per i due giorni c’era tutto; così avrei trascorso tutto il tempo senza la necessità di uscire, visto il tempo.
Arrivai verso le 13 (il seminario sarebbe cominciato alle 14) e mi sistemai: normalissima stanza di albergo, con un bel balcone dal quale si poteva vedere il lago. Mi affacciai, osservando che tutte le stanze avevano un balcone con vista lago.
La prima giornata del seminario fu intensa ma interessante. Finì alle 20 circa e alle 20,30 ci sarebbe stata la cena. Andai su per cambiarmi e notai che la stanza accanto alla mia era occupata. Sentivo una voce femminile che parlava al cellulare; la TV accesa.
Mi incuriosisce sempre sapere chi nella stanza accanto; è il mio essere voyeur.
Alla cena parlai con un po’ di persone; conobbi alcuni collaboratori del presidente e lavorava nella sede di Milano. Tutto sommato una cena senza formalismi e senza stress.
Mi misi a parlare con un giovane donna. Avrà avuto 35 anni al massimo, una delle collaboratrici del presidente; donna molto brava e capace, ma che certamente non era attraente né sensuale, e sicuramente non ci si relazionava bene: molto sulle sue (timida?), incapace di fare battute e sorridere.
Alle 23 la cena terminò e mentre qualcuno si mise nel portico a fumare, la gran parte andò nelle proprie camere.
Mi addormentai immediatamente (ero talmente stanco che lasciai la luce dell’abat jour accesa, e la serranda del balcone alzata, con le tende aperte). A un certo punto qualcosa mi fece svegliare. Non capivo cosa fosse. Era un ansimare, non particolarmente rumoroso ma penetrante. Nella stanza accanto si stava scopando e tanto; probabilmente il loro letto era accanto alla parete e dall’altro lato c’era il mio.
Confesso che la cosa non mi lasciò indifferente. Misi il mio orecchio al muro per udire meglio la coppia. Lei chiaramente stava godendo, mentre dell’uomo ascoltavo solo grugniti. Mi eccitava la situazione: sentivo due persone godere e io nella stanza accanto che stavo cominciando a toccarmi, a tirarmi una sega che voleva essere lunga, cercando di venire quando lei sarebbe venuta. Era la prima volta che provavo una situazione del genere: strana, ma eccitante.
Mentre stavo masturbandomi, proprio per il fatto che ero crollato, il libro che leggevo cadde dal comodino. Ma non mi interessava e continuai a masturbarmi. Ero sempre più eccitato nel sentire la donna che gridava:
“continua, continua, …, mi piace sentirlo dentro, vorrei averlo tutto”
e poi sospiri e grida di godimento.
La situazione era molto eccitante. A un certo punto lui venne, dicendo:
“vengo, vengo”.
Dalla voce capii che era il mio presidente e ricollegando la voce apparteneva alla collaboratrice con cui avevo scambiato battute a cena.
Neanche il tempo di realizzare che sentii un rapidissimo rivestirsi e un chiudere la porta. Evidentemente al presidente non piacevano né le attenzioni, né si preoccupava se la donna avesse provato piacere!
Avevo però il pisello in mano, e l’eccitazione era sempre notevole, sebbene non avessi più quel magnifico sonoro della collaboratrice. Mi sdraiai cercando di pensare ai dolci suoni prima sentiti, con altri pensieri erotici, ricordando alcune delle mie esperienze passate. Ero sul letto con gli occhi chiusi immaginando il piacere della coppia e lo collegavo a esperienze che avevo avuto.
A un certo punto mi fermai; c’era qualcosa che non quadrava. Aprii gli occhi e voltandomi verso la finestra vidi la donna con un semplice accappatoio che mi guardava.
Imbarazzato mi coprii come potevo, ma era chiaro che lei mi avesse visto.
Andando verso la porta-finestra mi resi conto che ancora un po’ di eccitazione mi pervadeva.
“Ciao” fece lei. “spero di non disturbarti!”
La mia risposta fu un esempio di idiozia maschile: “Ciao … mi spiace esser visto in questo modo”
“Mi fai entrare o dobbiamo passare la sera sul balcone?”
“Certo” risposi io
Entrata, mi guardò e mi disse a bruciapelo: “Ti ho sentito quando sospiravi, mentre stavo scopandomi il nostro beneamato presidente. Non sei silenzioso, anzi maldestro un po’ lo sei.”
Continuò: “Ti sei eccitato? Ti ho visto attraverso il riflesso della finestra. Da come reagivi, mentre ti osservavo senza vedermi, ti piaceva!”
Decidetti di vedere se qualcosa poteva scapparci: “Allora sei una voyeur?”
Mi sorprese con la sua risposta: “Quando non posso! Oppure quando vengo lasciata a metà”
Mi buttai. “Allora posso aiutarti a finire!”
Neanche finii la frase che lei fece cadere l’accappatoio.
La guardai bene. Il viso non era attraente ma sicuramente interessante, il corpo – che non valorizzava proprio – era fantastico: un paio di tette perfette, una terza o forse una quarta, con capezzoli turgidi; la figa pur non essendo depilata (e a me piace il cespuglio nero) era curatissima; un ventre piatto naturalmente; un culo sodo.
La baciai lentamente capendo che le piaceva in modo particolare il collo. Decisi di prendermi il tempo che era necessario. Mentre la baciavo le massaggiavo il seno; anche quello era sensibilissimo. Sentivo piccoli tremiti che mi trasmetteva. Ancora non le toccavo la figa ma già sentivo il suo grado elevato di eccitamento. Gettava dei gemiti leggeri ma eccitanti. Mi prese in mano il cazzo, iniziando a masturbarmi. Lo faceva con delicatezza e questo aumentava ancor di più la mia eccitazione. La fermai e scesi con la lingua verso il basso. La sua figa era bagnatissima. Cominciai con lentezza a leccarle il clitoride, ma dopo pochi secondi mi disse che stava venendo. Continuai e continuai finché la sentii sussultare prima e saltare dopo. Mi chiese di fermarmi, ma continuai a leccarle la sua dolce figa. Gli umori la rendevano eccitantissima. Proseguii piano e dopo un tentativo di alzarmi la testa per fermarmi me la riprese per continuare ad essere leccata. La voce di lei cambiò tonalità: roca ma mi implorava di continuare. Stava raggiungendo un secondo orgasmo. Questa volta fu violento. Gridò due volte “si!”, ansimò tantissimo (il tutto ad alta voce) e il suo corpo fu scosso da un tremito violento.
Mi fermò. “Aspetta!” disse.
Mi prese il cazzo in bocca. Cominciò a farmi un pompino delicato ma eccitantissimo, con la lingua mi leccava il prepuzio mentre con le labbra mi toccava la cappella.
Dopo poche battute ero pronto a venire, e la fermai. Volevo scopare con lei e bene.
Mi misi sdraiato, lei mi salì sopra, cominciando lentamente a muoversi. Piano piano aumentò la sua velocità, mi prese le mani e se le portò sul seno; con gli occhi chiusi guidava il suo e il mio piacere. I suoi gemiti rochi ma sensuali mi eccitavano sempre di più. Sia lei che io in pochissimo eravamo pronti a venire e volevo che potessimo godere insieme così accelerai anch’io, e nel contempo sfregandole i capezzoli che intuivo era una cosa che l’eccitava tantissimo.
Alla fine con dei gemiti crescenti venimmo quasi all’unisono.
Dopo un paio di minuti che li passammo solamente a riprenderci, mi chiese: “Speriamo che si possa partecipare ad altri seminari, dove potremmo imparare meglio … una qualche arte”.
Pur essendo mancate occasioni di seminari, i miei viaggi a Milano e i suoi a Roma furono abbastanza frequenti.
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